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Agostino - Lettera 93 - confuta la lettera del vescovo scismatico Vincenzo

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2014 15:58
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24/01/2014 15:57
 
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La dottrina di S. Cipriano sui buoni e cattivi nella Chiesa.

10. 36. Se poi ti piace l'autorità del santo Cipriano, vescovo e martire glorioso, la quale però - come ti dicevo - deve considerarsi di grado ben diverso da quella dei Libri canonici delle Scritture, perché mai non ti piace il fatto che egli conservò con sentimenti d'amore e difese con argomenti nei suoi scritti l'unità universale di tutte le genti? Perché non ti piace che giudicò assai arroganti e superbi coloro che volevano separarsene, giudicando giusti se stessi, e schernisce coloro che volevano arrogarsi il diritto, non concesso dal Signore neppure agli Apostoli, di raccogliere la zizzania prima del tempo, sforzandosi di separare la paglia dal grano 124, come se a loro fosse stato conferito l'incarico di portare via la paglia e di pulire l'aia? Perché non ti piace la dimostrazione data da lui del fatto che nessuno può venire macchiato da peccati altrui, mentre ciò costituisce l'unico pretesto con cui gli autori dello scisma giustificano la loro empia separazione? Perché non ti piace che Cipriano non si risolse né a giudicare né ad allontanare dal diritto della comunione i colleghi, che avevano un'opinione diversa e opposta proprio alla tesi da lui difesa? Perché non ti piace ciò che dice nella stessa lettera a Giubaiano 125, letta prima di ogni altro argomento nel Concilio, di cui dite di seguire l'autorità per ribattezzare? In essa infatti, mentre ammette che nel passato erano tollerati nella Chiesa, senz'essere ribattezzati, fedeli battezzati altrove, per cui pensa fossero senza battesimo, ciononostante reputa la pace della Chiesa un mezzo tanto utile e apportatore di salvezza, che per amore di essa crede che i colleghi non debbano essere esclusi dalle cariche ecclesiastiche.


Conseguenze dell'opinione di S. Cipriano.

10. 37. Su questo punto tu vedi facilmente, data la tua intelligenza che riconosco, come la vostra argomentazione resti completamente confutata e annientata. Secondo voi la Chiesa, già diffusa in tutto il mondo, sarebbe andata in rovina per aver ammesso anche i peccatori a partecipare ai Sacramenti; se ciò fosse vero, essa dovrebbe essere già morta interamente quando, come dice Cipriano, in essa i fedeli venivano ammessi senza battesimo. In tal caso neppure Cipriano avrebbe avuto una Chiesa in cui nascere e tanto meno poteva averla Donato, il vostro fondatore e padre! Ora, se in quel tempo, in cui i fedeli venivano ammessi nella Chiesa senza battesimo, esisteva tuttavia la Chiesa capace di dare alla luce un Cipriano e di dare alla luce un Donato, ciò non dimostra forse chiaramente che i giusti non restano contaminati dai peccati altrui, allorché partecipano con essi ai Sacramenti? Voi quindi non avete alcuna scusa per giustificare lo scisma col quale siete staccati dall'unità, e nei vostri confronti si avvera la parola della sacra Scrittura: Il figlio cattivo si dichiara giusto da se stesso, ma con ciò non giustifica la sua uscita 126.


L'opinione di Cipriano sul battesimo non ha l'autorità della sacra Scrittura.

10. 38. Non si uguaglia comunque ai meriti di Cipriano chi, a causa dell'uguale valore che hanno i Sacramenti da chiunque siano amministrati, non osa ribattezzare gli stessi eretici, come non eguaglia Pietro chi non obbliga i pagani a seguire i riti giudaici. Poiché nelle Sacre Scritture non è registrato soltanto quell'errore di Pietro, ma anche la sua conversione. Ma che Cipriano avesse avuto del battesimo un'opinione contraria alla norma e alla pratica della Chiesa, si riscontra non già nelle Scritture canoniche, ma nelle opere scritte da lui e in una sua lettera indirizzata ad un concilio. Non si trova invece che egli correggesse quella sua opinione, quantunque non sia illogico pensare, dato il personaggio che egli era, che la correggesse e che in seguito la sua correzione fosse soppressa da quelli che erano troppo fanatici di quell'errore e non volessero perdere un sì illustre avvocato, che in certo modo poteva garantirli. Non mancano del resto persone le quali sostengono che Cipriano non professasse affatto una simile opinione, ma questa fosse stata inventata da temerari e falsi interpolatori, che l'avrebbero spacciata per sua. D'altra parte l'integrità e la trasmissione degli scritti di un sol vescovo, per quanto si voglia illustre, non poterono certo essere salvaguardate come la sacra Scrittura, trasmessa in traduzioni in tante lingue diverse e nell'ordinato avvicendarsi delle celebrazioni liturgiche della Chiesa. Ciononostante non mancarono coloro che manipolarono diversi apocrifi contrari alla sacra Scrittura, spacciandoli come opera degli Apostoli; non riuscirono però nell'intento poiché la sacra Scrittura è troppo venerata, troppo usata nelle celebrazioni liturgiche, troppo nota ai fedeli. Comunque sia, il tentativo della temerarietà eretica dimostra a che cosa essa possa giungere contro scritti non garantiti dall'autorità canonica, dal momento che osò erigersi perfino contro le Sacre Scritture così saldamente fondate su una base granitica di testimonianze.


L'opinione di Cipriano contraria al pretesto dello scisma donatista.

10. 39. Con tutto ciò non nego che quella fosse davvero l'opinione di Cipriano, e ciò per due ragioni. Anzitutto perché il suo stile ha una caratteristica sua propria per cui lo si riconosce facilmente. In secondo luogo perché anche da essa la nostra tesi risulta ancor più inconcussa di fronte ai vostri attacchi. Anzi, il pregiudizio per cui avete fatto lo scisma, quello cioè di non rimanere macchiati da peccati altrui, viene distrutto con la massima facilità, perché da questa lettera di Cipriano appare chiaro che ci fu comunione di Sacramenti coi peccatori, allorché furono ammessi nella Chiesa quelli che, secondo la vostra opinione e secondo quella attribuita da voi a Cipriano, non avevano ricevuto il battesimo; eppure la Chiesa non andò in rovina, anzi il grano del Signore mantenne la dignità della propria natura! Se voi perciò confusi cercate rifugio nell'autorità di Cipriano, come in un porto sicuro, vedete contro quale scoglio va ad urtare il vostro errore. Se invece non ardite cercare rifugio neppure in lui e rinunciate ad ogni tentativo per salvarvi, finite per naufragare.


L'ardente zelo di Cipriano per l'unità.

10. 40. D'altra parte però, o Cipriano non ebbe affatto l'opinione che leggete nelle sue opere, o la corresse in seguito, oppure coprì questo - per così dire - neo della sua purissima anima, con l'abbondanza della sua carità, difendendo con grande eloquenza l'unità della Chiesa, che allora si diffondeva in tutto il mondo, e mantenne con somma perseveranza il vincolo della pace; poiché sta scritto: La carità copre la moltitudine dei peccati 127. A ciò si aggiunga il fatto che se vi era qualche difetto da amputare in quel tralcio incredibilmente fecondo, il Padre lo potò col falcetto del martirio:Ogni tralcio - dice il Signore - che in me porta frutto, il Padre lo pota, affinché ne porti ancora di più 128. E come fu ciò possibile se non perché, rimasto egli attaccato al tralcio della vite, non abbandonò la radice dell'unità? Se infatti non avesse avuto la carità, anche se avesse dato il suo corpo alle fiamme, non gli avrebbe giovato a nulla 129.


Prove dell'ortodossia di Cipriano dalle sue lettere.

10. 41. Considera ancora un po' le lettere del santo Cipriano per osservare come egli dimostra quanto sia inescusabile chi si è voluto separare, per una propria giustizia, dall'unità della Chiesa che Dio promise e ha realizzato fra tutti gli uomini: così capirai meglio quanto è vera la frase da me ricordata più sopra: Il figlio cattivo si proclama giusto da se stesso, ma con ciò non giustifica la sua uscita 130In una lettera, diretta ad Antoniano, fa un'osservazione assai stringente rispetto alla questione che adesso trattiamo. Ma è meglio citare le sue parole: " Certi vescovi, nostri predecessori in questa stessa provincia, credettero che si dovesse negare l'assoluzione ai fornicatori, anzi esclusero affatto ogni possibilità di penitenza agli adulteri; tali vescovi però non si separarono dalla comunione dei loro colleghi vescovi, né ruppero l'unità della Chiesa cattolica per voler rimanere rigidi ed ostinati nella loro severità, né credettero che si dovesse separare dalla Chiesa chi non concedeva l'assoluzione agli adulteri per il fatto che alcuni la concedevano. Rimanendo saldo il vincolo della concordia e perseverando il legame sacro della Chiesa cattolica, ciascun vescovo dispone e regola le proprie azioni, pronto a dar conto della propria condotta al Signore " 131. Che cosa puoi obiettare a ciò, o fratello Vincenzo? Poiché tu vedi come la più viva preoccupazione di questo grande uomo, di questo vescovo amante della pace, di questo martire fortissimo, fu quella di non rompere il vincolo dell'unità. Vedi quanto soffre non solo perché nascano i piccini concepiti in Cristo, ma anche perché i già nati non muoiano, una volta strappati dal seno della madre!


Nessuno resta macchiato dai peccati altrui.

10. 42. Considera inoltre attentamente il fatto stesso ricordato da Cipriano contro gli autori di scismi. Se coloro, i quali davano l'assoluzione agli adulteri che si pentivano, comunicavano con gli stessi adulteri, forse che coloro, i quali non facevano altrettanto, rimanevano contaminati dalla compagnia di quegli altri? Se invece, come risponde a verità e come giustamente chiede la Chiesa, era bene concedere l'assoluzione agli adulteri che si pentivano, coloro i quali escludevano assolutamente la possibilità di penitenza per gli adulteri, agivano certo da empi, negando la possibilità di salvarsi alle membra di Cristo, e rifiutavano l'uso delle chiavi della Chiesa a quelli che bussavano alla porta: con spietata crudeltà si opponevano alla infinita misericordia e pazienza di Dio, che li lasciava ancora in vita perché pentendosi trovassero la salvezza, offrendo il sacrificio del loro spirito compunto e del loro cuore contrito 132. Comunque, il loro mostruoso errore e la loro empietà non macchiava quegli uomini misericordiosi e amanti della pace mentre partecipavano con essi ai Sacramenti cristiani, e li tolleravano entro le reti dell'unità, fino a quando non fossero giunti alla riva e lì non fossero separati. Se poi li macchiava, già fin d'allora la Chiesa sarebbe rimasta distrutta per la comunione con i malvagi; in tal caso non ci sarebbe stata una Chiesa capace di dare alla luce lo stesso Cipriano! Se invece, come è certo, la Chiesa restò intatta, è altrettanto certo che nell'unità cristiana nessuno può rimanere contaminato dai peccati altrui purché non acconsenta alle azioni dei malvagi, eviti cioè di macchiarsi col partecipare ai peccati; ma per rimanere in comunione coi buoni tolleri i malvagi, raffigurati dalla paglia, nell'aia del Signore fino all'ultima vagliatura. Stando così le cose, dove va a finire il pregiudizio per cui vi siete separati? Non siete piuttosto voi i figli cattivi, in quanto vi proclamate giusti da voi stessi, senza giustificare la vostra separazione?




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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