È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

DOMANDE E RISPOSTE PER AFFRONTARE UN VERO FRUTTUOSO ECUMENISMO

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2016 14:00
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
27/10/2016 09:56
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Lutero affigge le 95 tesi
 

In vista della commemorazione luterano-cattolica esce un libro del professor Castellano che analizza vita e opere di Lutero alla luce dei frutti politici della sua eresia. "Lutero è il canto del gallo della Modernità. E' il padre dell'assolutismo, del laicismo e della concezione della politica come mero potere. Per questo nessuno può «riabilitarlo» nè proporlo come maestro da imitare. 

di Lorenzo Bertocchi

A pochi giorni dalla Commemorazione luterano-cattolica della Riforma protestante, (il prossimo 31 ottobre, infatti, Papa Francesco si recherà in Svezia per i 500 anni della riforma luterana), esce un libro dal titolo intrigante: Martin Lutero. Il canto del gallo della Modernità(Edizioni Scientifiche Italiane). Il testo esce anche in spagnolo presso la casa editrice Marcial Pons di Madrid.

L'autore è il professor Danilo Castellano, allievo del filosofo cattolico Augusto Del Noce, già preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Udine. «Il presente lavoro», si legge nella Prefazione, «deliberatamente ignora le grandi questioni religiose poste da Lutero», anche se implicitamente ne tiene conto, e si concentra in modo originale su ciò che la Riforma «ha significato e significa sul piano etico, politico e giuridico». Un libro di uno studioso, capace di andare in profondità e offrire uno sguardo controcorrente. La Nuova BQ l'ha intervistato

Prof. Castellano, nel sottotitolo del suo recentissimo libro dedicato a Martin Lutero, scrive che il riformatore tedesco rappresenta il «canto del gallo della Modernità». Perché?

Lutero preannuncia la «Modernità» come il canto del gallo preannuncia l'aurora. Il riformatore tedesco, pur fra incertezze, ripensamenti, contraddizioni, sta all'origine del «mondo moderno» sia per le grandi questioni etiche (si pensi, per esempio, al suo modo di intendere la coscienza) sia per le questioni politiche (il modo d'intendere la libertà e soprattutto il popolo).

Scusi, ma cosa intende per “modernità”?

La «Modernità» non va intesa in senso cronologico, cioè non si identifica con l'epoca moderna anche se in questa trova sviluppo, ma in senso assiologico, ossia come visione del mondo. Lutero è padre dell'Assolutismo e della democrazia moderna, che sono due aspetti della stessa medaglia. Può sembrare strano, ma è proprio così. Credo di averlo spiegato ampiamente nelle pagine del libro. L'Assolutismo è una logica conseguenza della dottrina politica luterana, come la democrazia moderna: sia quella magistralmente teorizzata da Rousseau, imposta all'Europa dalla Rivoluzione francese ed esportata dagli eserciti napoleonici, sia quella elaborata in America (Stati Uniti) sulla base delle premesse del protestantesimo più rigoroso che coerentemente rifiutò la pace di Augusta.

Quindi anche il liberalismo è figlio di Lutero...

Il liberalismo è una reazione interna alla Weltanschauung protestante; non è una sua alternativa. Dirò di più. Anche parte della cultura politica «cattolica» «dipende» da Lutero, talvolta nell'opposizione, come per esempio con Francisco Suárez, talvolta abbracciandola come è avvenuto nell'epoca contemporanea con Jacques Maritain, per esempio, e con taluni uomini di cultura del nostro tempo. La Riforma è una rivoluzione gnostica integrale che ha caratterizzato e tuttora caratterizza le diverse (talvolta apparentemente, ma solo apparentemente, contrarie) teorie politiche del «mondo moderno».

Possiamo affermare che Lutero sia il padre del laicismo e quindi di una innaturale separazione tra Chiesa e Stato?

Lutero, personalmente molto religioso, anche se eretico, apostata ed immorale, e anche molto superstizioso, pone le premesse del laicismo. Sia di quello europeo continentale, si pensi alla «laicità escludente» della Rivoluzione francese, sia di quello nordamericano, si pensi alla «laicità includente» dell'americanismo. Per quanto riguarda i rapporti Chiesa/Stato, Lutero non è favorevole a una loro separazione, già di per sé inaccettabile perché la dottrina cattolica ortodossa è per la distinzione, non per la separazione. Teorizza la subordinazione della Chiesa allo Stato, come avvenuto con la pace di Augusta (1555) e come avviene nel nostro tempo in coerente applicazione delle diverse teorie. Le quali, comunque, hanno proprio questa “laicità” come denominatore comune. In Italia, per esempio, ciò è avvenuto con il Risorgimento e con il Fascismo (nonostante i Patti lateranensi) e, forse, in maniera più radicale con la Costituzione repubblicana del 1948.

Non possiamo ora approfondire questi spunti che lei offre, pur meritevoli, perciò mi limito a chiederle: se dovesse indicare la più grande trasformazione della politica in seguito alle idee luterane, quale segnalerebbe?

La politica con Lutero e dopo Lutero viene identificata con il mero potere. È un'identificazione assurda, disumana. Il potere è (o può, talvolta deve essere uno) strumento della politica, non è la politica. Questa è scienza ed arte del bene comune, il quale è il bene «naturale» dell'uomo, di ogni uomo e, perciò, comune a tutti gli uomini. Cosa difficile da capire, oggi; perfettamente compresa, invece, in altre epoche, soprattutto da pensatori, come per esempio Aristotele, non influenzati, ovviamente, né per adesione né per opposizione al Cristianesimo.

Quale è stato, a suo parere, il risultato di questa trasformazione?

Che la politica come potere non è regolata dal bene. Se regolata dal bene, essa sarebbe quello che deve essere per sua natura: potestas che aiuta gli uomini a divenire migliori. La politica come mero potere, invece, è un bene apparente. Si considera un bene in quanto consente a chi esercita il potere, sia esso il sovrano, il dittatore o il popolo, di realizzare la sua volontà non guidata dalla ragione. Ciò che conta, pertanto, è l’effettività, l’imposizione di qualsiasi volontà anche assurda ed iniqua. Si pensi, per esempio, a molte leggi del nostro tempo che consentono o, addirittura, prescrivono il male.

Infine, mi scusi, una domanda che viene spontanea: perché questo libro?

Nel mio lavoro sugli aspetti etici, politici, giuridici del pensiero di Martin Lutero ho cercato di dimostrare lo stretto ed ineliminabile legame che intercorre fra teoria e prassi, richiamando l'attenzione su alcuni fatti storici che evidenziano come le teorie luterane stanno all'origine di diversi regimi e, conseguentemente, di molte loro opzioni. Le teorie luterane sono razionalmente inaccettabili. È per questo che nessuno, dico nessuno, può «riabilitare» Lutero e tanto meno proporlo come maestro ed esempio da imitare e seguire.





<header class="entry-header">

Conferenza a Trento del prof. Roberto de Mattei sul Concilio di Trento

</header>
_0001-de-mattei-trento-3
LA NOSTRA REGISTRAZIONE AUDIO DELLA CONFERENZA DEL PROF. ROBERTO DE MATTEI, STORICO DELLA CHIESA, SUL CONCILIO DI TRENTO TENUTASI PROPRIO A TRENTO IL 25 OTTOBRE 2016, ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE LEPANTO.

 

Il Concilio di Trento: risposta cattolica all’eresia protestante

PRIMA PARTE: presentazione dell’evento e conferenza del prof. de Mattei

SECONDA PARTE: il prof. de Mattei risponde alle domande del pubblico


Professio Fidei Tridentina

Il 31 ottobre 1517 segnò l’inizio della rivoluzione protestante con l’affissione delle tesi di Martin Lutero a Wittenberg. Nel V centenario che si apre, ricordiamo la Professione di Fede antiluterana promulgata da papa Pio IV nel 1564 a conclusione del Concilio di Trento.

Cliccare qui per scaricare il pdf






 

Scrittura e Parola di Dio non sono la stessa cosa. La Scrittura è il testo dei libri ispirati dallo Spirito, la Parola di Dio è la pienezza di significato che assumono quando sono predicati sotto la sua azione. La Scrittura è la stessa, ma la Parola di Dio che ne salta fuori è un’altra e spesso vicendevolmente inaccettabile.

di padre Riccardo Barile O.P.

Nell’intervista del 28 ottobre sulla Civiltà Cattolica in vista del viaggio a Lund per l’inizio del cinquecentesimo anniversario della Riforma, Papa Francesco, alla domanda «Che cosa la Chiesa cattolica potrebbe imparare dalla tradizione luterana?», risponde a tamburo battente: «Mi vengono in mente due parole: “riforma” e “Scrittura”». La Nuova BQ ha già commentato la categoria “riforma”, aggiungendo qualcosa - ma molto poco - su “Scrittura” perché questa categoria sembra più condivisibile. E invece è più insidiosa di “riforma”.

Su “Scrittura” Papa Francesco così si spiega: «La seconda parola è “Scrittura”, la Parola di Dio. Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo».

La frase andrebbe precisata, ma con una premessa di metodo: il Papa non è una “macchina dogmatica”, ma una persona normale e bisogna concedergli di dare risposte a braccio o risposte che tengono conto del tipo di comunicazione nel quale si trova: ora è evidente che una intervista non è né una enciclica né una definizione dogmatica e richiede un linguaggio immediato. Il pericolo viene dopo: costruire delle teorie o delle prassi a partire da questo linguaggio come se non fosse una intervista, ma una enciclica o una disposizione canonica. Proprio per evitare questo, credo siano necessarie alcune precisazioni.

La frase riportata passa immediatamente da “Scrittura” a “Parola di Dio”: non sono la stessa cosa! La Scrittura è il testo dei libri ispirati dallo Spirito Santo; la Parola di Dio è la pienezza di significato che questi vengono ad assumere quando sono letti, predicati, commentati sempre sotto l’azione dello Spirito. Ora la Scrittura è la stessa per protestanti e cattolici, ma la Parola di Dio che ne salta fuori è un’altra e spesso è vicendevolmente inaccettabile.

Infatti l’Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini (30.09.2010) di Benedetto XVI ha ricordato la complessità della nozione cattolica della Parola di Dio e, al suo interno, il posto delle Scritture. Al n. 7 è spiegato che “Parola di Dio” è un’espressione “sinfonica”, che indica: a) il Logos fatto carne, cioè la persona di Gesù Cristo; b) la creazione come «libro della natura» in cui l’unico Verbo si esprime; c) l’intera storia della salvezza sino alla pienezza dell’incarnazione e del mistero pasquale; d) la parola predicata dagli Apostoli e «trasmessa nella Tradizione viva della Chiesa»; e) «infine, la Parola di Dio attestata e divinamente ispirata è la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento».

È chiaro che la Sacra Scrittura è nella Parola di Dio, ma il testo della Scrittura come tale non è tutta la Parola di Dio, la quale comprende la rivelazione di Dio nel mondo e la tradizione ecclesiale, cioè le definizioni dogmatiche; il patrimonio dei concili anche nel non strettamente definito; le tradizioni di vita discrete ma forti come l’obbedienza, la castità, la devozione mariana ecc. È chiaro che a questo punto la Parola di Dio in Lutero e nella Chiesa Cattolica non possono coincidere ed è chiaro che a questo livello la Chiesa Cattolica ha ben poco da imparare da Lutero.

Veniamo ora al nocciolo del problema partendo da uno scritto/esempio base di Lutero: il De captivitate babylonica ecclesiae praeludium (1520). Qui egli rivede tutto il sistema sacramentale con una sorta di rasoio: “Questo sacramento ha o non ha una esplicita istituzione testuale nella Scrittura del Nuovo Testamento?”. Il risultato è che si salvano solo due sacramenti (Battesimo ed Eucaristia) ed un terzo a metà e poi ripudiato (Penitenza).

Lutero dunque usa la Scrittura facendola diventare Parola di Dio con tre procedimenti molto poco cattolici.

- Il primo è che di fatto considera il cristianesimo una “religione del Libro”, mentre «nella Chiesa veneriamo grandemente le sacre Scritture, pur non essendo la fede cristiana una “religione del Libro”» ma «la “religione della Parola di Dio”, non di una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente» (Verbum Domini 7). Se nel cristianesimo tutto dipendesse solo dalle Scritture, bisognerebbe estromettervi Cristo che non scrisse nulla...

- Il secondo è che, limitandosi alla sola Scriptura, si suppone di arrivare a una primitiva purezza scevra da interpretazioni storiche o attuali, cioè si suppone di agire nel “vuoto ermeneutico”: ora tale vuoto ermeneutico non si dà, perché ogni volta che si cita una Scrittura, che la si accosta ad un’altra, che da qui si passa a come devono essere la Chiesa o la vita cristiana ecc., la si interpreta. E così Lutero, alla interpretazione “papista” dei padri e dei concili spesso da lui sbeffeggiata, sostituisce... la sua!

- Infine le due operazioni di cui sopra generano un uso in cui la Scrittura è come “esterna” alla Chiesa, quasi per costruire e giudicare la Chiesa dal di fuori.

Certo, si può concedere la buona fede o la non piena avvertenza di arrivare a questi risultati, ma se «Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo», è così che l’ha messa, con criteri cattolicamente discutibili per non dire inaccettabili.

Se non possiamo prendere esempio da Lutero quanto alla “Parola di Dio”, possiamo prendere esempio da lui quanto allo zelo verso la “Scrittura” nel tradurre la Bibbia in tedesco e con ciò avviando a un più diretto contatto con il testo biblico. È vero che a quei tempi la Chiesa cattolica sembrò un poco in ritardo, ma va ricordato il ministero ecclesiale che in un mondo di analfabeti aveva formato dei credenti i quali attraverso la parola viva e le immagini avevano acquisito una conoscenza biblica di certo superiore all’attuale. E poi anche Lutero non fu uno stinco di santo, a volte piegando i testi alle sue teorie. Ad esempio, per provare che l’Eucaristia come promessa e testamento del Signore dà tranquillità quale che sia il nostro turbamento interno, citò il Salmo 22,5 così: «Tu hai preparato davanti ai miei occhi una mensa contro tutti i miei tormenti»: ora il testo parla di “nemici” e non di “tormenti”, ma a Lutero facevano comodo i tormenti e non si fece scrupolo di una traduzione irrispettosa (Un sermone sul Nuovo Testamento cioè sulla santa Messa - 1520, n. 37).

Dunque lo zelo verso le Scritture sarebbe di Lutero mentre la Chiesa Cattolica ne sarebbe un poco lontana? Assolutamente no. Però la Chiesa Cattolica si accosta alle Scritture in un modo diverso che mi piace collegare a due citazioni autorevoli.

La prima è di san Bonaventura († 1274): «Tutta la Scrittura è come una cetra; l’ultima corda da sola non fa armonia, ma insieme alle altre. Similmente, un luogo della Scrittura dipende da un altro, anzi mille luoghi si riferiscono ad un luogo solo» (Collationes in Hexaemeron 19,7). Estendendo l’immagine bonaventuriana, la Scrittura deve fare armonia non solo al suo interno, ma anche con questo mondo, con le definizioni conciliari, con quanto nella vita cristiana è saldamente acquisito o maturato (ad esempio i tre gradi dell’ordine sacerdotale che nel NT non sono così chiari) ecc.: «la Scrittura va proclamata, ascoltata, letta, accolta e vissuta come Parola di Dio, nel solco della Tradizione apostolica dalla quale è inseparabile» (Verbum Domini7).

La seconda citazione è di un teologo dei nostri tempi, Yves Congar († 1995): «La Chiesa non riceve il contenuto della sua fede dalla Scrittura: essa ve lo ritrova, il che è ben diverso ... la realtà stessa è molto più profonda di qualunque enunciato» (Vera e falsa riforma nella Chiesa. Jaca Book, Milano 1972, p. 377). È una affermazione ardita, che sembra negare la 1Cor 15,3-4: «(...) Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture (...) fu sepolto (...) è risorto il terzo giorno secondo le Scritture». In realtà non è semplice trovare nell’AT dei testi esatti che parlino della morte, sepoltura e risurrezione non di qualcuno ma di Gesù Cristo: se Paolo ve li trova è perché prima ha trovato il Cristo vivente nella Chiesa. E questo procedimento vale per tanti altri contenuti di ieri e di oggi.

In conclusione, il Concilio Vaticano II ha chiesto di aprire più largamente i tesori della Bibbia perché in questo modo la liturgia, la predicazione e la teologia santamente vigoreggiano (SC 24,51; DV 24). Quando però parla dei rapporti della Chiesa Cattolica con il mondo della Riforma (UR 21), sempre vede l’accordo su la “Sacra Scrittura” e il disaccordo su la “Parola di Dio”, dichiarando che vi sono divergenze sul modo magisteriale e cattolico di «esporre e predicare la parola di Dio scritta». Questa distinzione del Vaticano II, fin qui illustrata, mi pare un saggio criterio interpretativo delle parole di Papa Francesco e di dove possiamo o non possiamo prendere esempio da Lutero riguardo alla Bibbia.

Resta inteso che la convergenza su le «Sacre Parole / Sacra Eloquia» è l’avvio al dialogo «per il raggiungimento di quella unità che il Salvatore offre a tutti gli uomini». Anche se il raggiungimento dell’unità significherà accettare una “Parola di Dio” “cattolica”. Altrimenti è meno peggio restare correttamente (e dolorosamente) separati che scorrettamente uniti.

 




STORIA
 

La strage di ugonotti (calvinisti) francesi, avvenuta il 24 agosto 1572, fu una decisione politica della corona più che una scelta religiosa, e va contestualizzata in quel quarantennio in cui la Chiesa fu sistematicamente vessata e derubata dai protestanti.

di Letizia Laurenzi
Notte di san Bartolomeo

“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”: così Gesù parla di Bartolomeo (Natanaele) nel momento in cui lo incontra. Apostolo scuoiato vivo e raffigurato da Michelangelo col trofeo della sua pelle in mano, a Bartolomeo è capitata post mortem una sorte infausta perché proprio nella notte del giorno festivo a lui dedicato, a Parigi avviene una strage di ugonotti (calvinisti francesi) arrivati nella capitale per festeggiare il matrimonio del loro leader Enrico di Borbone, re di Navarra, con la principessa Margherita di Valois, sorella del re. Nozze che, non essendo il matrimonio ritenuto dai calvinisti un sacramento, non devono essere celebrate in chiesa ma solo sul sagrato. Una vistosa concessione della corona francese al credo riformato che pure a Parigi non era riuscito a mettere piede.

La notte del 24 agosto 1572 dunque, si scatena una violenza indiscriminata contro gli ugonotti. Violenza che tutti i libri di storia non smettono di ricordare, raccapricciati, additando nel cattolicesimo la vera origine di ogni sopruso, intolleranza e guerra. Guerra di religione.

Ricordiamo invece come andò davvero. Lutero comincia la sua rivoluzione nel 1517: da allora l’assalto ai beni della Chiesa è generalizzato. Nel nome del puro vangelo e della vera religione, dal momento che i voti religiosi sono dichiarati inammissibili e la gerarchia ecclesiastica estinta, tutta l’enorme ricchezza accumulata dalla Chiesa nel corso dei secoli (amministrata per lo più in favore della popolazione, in particolare della popolazione povera) viene a perdere i legittimi proprietari. Per volontà di Lutero i beni ecclesiastici passano ai soli principi e di qui le guerre civili scatenate prima dai cavalieri poi dai contadini. Nel 1536 inizia la riforma di Calvino e anche in questo caso i beni della Chiesa perdono i loro proprietari. Anche in questo caso c’è un enorme bottino da spartire. 

Francesco I re di Francia perseguita gli ugonotti ma le cose cambiano con Enrico II (1547-1559) e soprattutto con sua moglie Caterina de' Medici che, rimasta vedova, esercita una durevole influenza nella conduzione del regno che passa in breve successione ai tre figli maschi (Francesco II, Carlo IX, Enrico III). La purezza della fede riformata voluta da Calvino induce i calvinisti francesi ad alleanze internazionali con gli altri puri (luterani e anglicani) in funzione anticattolica: si tratta di un vistoso tradimento della patria cui Caterina e i suoi figli contrappongono una politica oscillante, ambigua, di fatto favorevole ai protestanti che sono ovviamente ostili agli Asburgo, i principali difensori della Chiesa e dei suoi beni (la Francia, da sempre, vuole essere il numero uno in Europa e, pur di ottenere una posizione di preminenza rispetto alla Germania, si allea con i nemici della Chiesa, siano essi turchi o protestanti).

La popolazione francese è cattolica. Dal 1560 al 1598 si combattono in Francia otto guerre di religione. Non volute dai cattolici. Scatenate dall’odio protestante che, con l’aiuto di truppe, soldi e armi luterani e anglicani, devasta e saccheggia ripetutamente le regioni centro meridionali della Francia, radendo al suolo centinaia di villaggi, chiese e monasteri. In difesa dei cattolici combattono la nobile famiglia Guisa, la Santa Sede e, soprattutto Filippo II di Spagna. Nasce la Lega: un movimento popolare spontaneo che raccoglie il 90% della popolazione. Una risposta nazionale contro l’aggressione straniera sollecitata dagli ugonotti. A guerre di religione concluse con l’Editto di Nantes del 1598, Enrico IV, divenuto dopo l’ennesima conversione al cattolicesimo re di Francia, per gettare discredito sulla memoria e sulle ragioni del popolo cattolico, ordinerà la distruzione di tutti i documenti della Lega e ne fa stampare e diffondere di falsi.

Nell’editto di Saint Germain del 1570, dopo il saccheggio di buona parte della Francia centro-meridionale, la regina madre Caterina arriva a ringraziare per il loro aiuto i prìncipi stranieri definiti “buoni vicini, genitori e amici”. Questo è il contesto in cui, per motivi di potere, lo stesso Carlo IX e la stessa Caterina scatenano a Parigi la repressione contro gli ugonotti. Regina madre e re che non sembrano guidati da grande spirito cattolico. L’uccisione degli ugonotti – organizzata dalla corona - non è comunque paragonabile al vandalismo di cui per quattro decenni si è macchiata l’internazionale protestante. 

In un’intervista a papa Bergoglio realizzata da Scalfari e pubblicata su Repubblica l'11 novembre, il Fondatore mette sulla bocca del Pontefice questa considerazione: “Certo ci sono state guerre sostenute dalla Chiesa contro altre religioni e ci sono state perfino guerre dentro la nostra religione. La più crudele fu la strage di San Bartolomeo e purtroppo molte altre analoghe. Ma avvenivano quando le varie religioni e la nostra, come e a volte più delle altre, anteponevano il potere temporale alla fede e alla misericordia”.

Bel colpo, Scalfari. Uno dei numerosissimi contro la Chiesa cui nei decenni ci hai abituato.


[Modificato da Caterina63 13/11/2016 14:00]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:45. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com