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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (3)

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2014 11:38
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17/11/2014 17:01
 
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Papa: Chiesa non è gruppo di eletti chiuso in microclima "ecclesiastico"




Papa Francesco celebra la Messa a Casa S. Marta - OSS_ROM





17/11/2014 10:40



Accade nella Chiesa che i cristiani siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con i poveri e gli emarginati, isolandosi in un “microclima ecclesiastico” che nulla ha di autenticamente ecclesiale. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:


Guardare Gesù dimenticandosi di vederlo nel povero che chiede aiuto, nell’emarginato che fa ribrezzo. È la tentazione che la Chiesa vive in ogni epoca, quella di recintare se stessa all’interno di un “microclima ecclesiastico”, come lo definisce il Papa, invece che aprire le porte ai socialmente esclusi. L’omelia di Francesco parte da una delle pagine più intense del Vangelo, protagonista il cieco di Gerico. Costui, osserva il Papa, rappresenta la “prima classe di persone” che popola il racconto dell’evangelista Luca. Un uomo che non contava nulla, ma che “aveva voglia di salvezza”, “voglia di essere curato”, e che quindi grida più forte del muro di indifferenza che lo circonda finché vince la sua scommessa e riesce a bussare alla “porta del cuore di Gesù”. A quest’uomo si oppone la cerchia dei discepoli, che pretendono di zittirlo per evitare che disturbi e così facendo, afferma Papa Francesco, allontanano “il Signore da una periferia”:


“Questa periferia non poteva arrivare al Signore, perché questo circolo – ma con tanta buona volontà, eh – chiudeva la porta. E questo succede con frequenza, fra noi credenti: quando abbiamo trovato il Signore, senza che noi ce ne accorgiamo, si crea questo microclima ecclesiastico. Non solo i preti, i vescovi, anche i fedeli: ‘Ma noi siamo quelli che stanno col Signore’. E da tanto guardare al Signore non guardiamo le necessità del Signore: non guardiamo al Signore che ha fame, che ha sete, che è in prigione, che è in ospedale. Quel Signore, nell'emarginato. E questo clima fa tanto male”.


Dall’ironia venata di amarezza Papa Francesco passa alla descrizione di un gruppo che si sente prescelto – “adesso siamo eletti, siamo col Signore”, dice – e che dunque vuole conservare “questo piccolo mondo” allontanando chiunque “disturbasse il Signore”, perfino “i bambini”. “Avevano dimenticato, avevano abbandonato – nota – il loro primo amore”:


“Quando nella Chiesa i fedeli, i ministri, divengono un gruppo così… non ecclesiale, ma ‘ecclesiastico’, di privilegio di vicinanza al Signore, hanno la tentazione di dimenticare il primo amore, quell’amore tanto bello che tutti noi abbiamo avuto quando il Signore ci ha chiamato, ci ha salvato, ci ha detto: ‘Ma ti voglio tanto bene’. Questa è una tentazione dei discepoli: dimenticare il primo amore, cioè dimenticare anche le periferie, dove io ero prima, anche se devo vergognarmi”.


C’è poi il terzo gruppo sulla scena: il “popolo semplice”, quello che loda Dio per la guarigione del cieco. “Quante volte – afferma in proposito Papa Francesco – troviamo gente semplice, tante vecchiette che camminano e vanno” anche con sacrificio “a pregare in un santuario della Madonna”. “Non chiedono privilegi, chiedono grazia soltanto”. È il “popolo fedele”, conclude il Papa, quello “che sa seguire il Signore, senza chiedere alcun privilegio”, capace “di perdere tempo con il Signore” e soprattutto di non dimenticare la “Chiesa emarginata” dei bambini, degli ammalati, dei carcerati:


“Chiediamo al Signore la grazia che tutti noi, che abbiamo la grazia di essere stati chiamati, mai, mai, mai ci allontaniamo da questa Chiesa. Mai entriamo in questo microclima dei discepoli ecclesiastici, privilegiati, che si allontanano dalla Chiesa di Dio, che soffre, che chiede salvezza, che chiede fede, che chiede la Parola di Dio. Chiediamo la grazia di essere popolo fedele di Dio, senza chiedere al Signore alcun privilegio, che ci allontani dal popolo di Dio”.




Il Papa: quando la conversione arriva alle tasche è sicura

Messa di Papa Francesco a S. Marta - OSS_ROM

18/11/2014 10:40

Attenti a non diventare cristiani tiepidi, comodi o dell’apparenza. E’ il monito di Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che i cristiani devono sempre rispondere alla chiamata di Gesù alla conversione, altrimenti da peccatori diventano corrotti. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Convertirsi è una grazia, “è una visita di Dio”. Papa Francesco ha preso spunto dalla liturgia del giorno, un passo dell’Apocalisse di Giovanni e l’incontro tra Gesù e Zaccheo, per soffermarsi sul tema delle conversioni. Nella prima lettura, ha osservato, il Signore chiede ai cristiani di Laodicea di convertirsi perché sono caduti “nel tepore”. Vivono nella “spiritualità della comodità”. E pensano: “faccio le cose come posso, ma sono in pace che nessuno venga a disturbarmi con cose strane”. Chi vive così, ha affermato, pensa che non “manca niente: vado a Messa le domeniche, prego alcune volte, mi sento bene, sono in grazia di Dio, sono ricco” e “non ho bisogno di nulla, sto bene”. Questo “stato d’animo – ha avvertito – è uno stato di peccato: la comodità spirituale è uno stato di peccato”. E a questi, ha rammentato, il Signore “non risparmia parole” e gli dice: “Perché sei tiepido sto per vomitarti dalla mia bocca”. Tuttavia, ha proseguito, gli dà il consiglio di “vestirsi”, perché “i cristiani comodi sono nudi”.

Poi, ha soggiunto, “c’è una seconda chiamata” a “quelli che vivono delle apparenze, i cristiani delle apparenze”. Questi si credono vivi ma sono morti. E a loro il Signore chiede di essere vigilanti. “Le apparenze – ha detto il Papa – sono il sudario di questi cristiani: sono morti”. E il Signore li “chiama alla conversione”:

“Io sono di questi cristiani delle apparenze? Sono vivo dentro, ho una vita spirituale? Sento lo Spirito Santo, ascolto lo Spirito Santo, vado avanti, o …? Ma, se tutto appare bene, non ho niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa … sono ‘in grazia di Dio’, sono tranquillo. Le apparenze! Cristiani di apparenza … Sono morti! Ma, cercare qualcosa di vivo dentro e con la memoria e la vigilanza, rinvigorire questo perché vada avanti. Convertirsi: dalle apparenze alla realtà. Dal tepore al fervore”.

La terza chiamata alla conversione è con Zaccheo, “capo dei pubblicani e ricco”. “E’ un corrotto - ha detto il Papa - lavorava per gli stranieri, per i romani, tradiva la sua Patria”:

“Era uno come tanti dirigenti che noi conosciamo: corrotti. Questi che, invece di servire il popolo, sfruttano il popolo per servire se stessi. Alcuni ci sono, nel mondo. E la gente non lo voleva. Questo, sì, non era tiepido; non era morto. Era in stato di putrefazione. Corrotto, proprio. Ma sentì qualcosa dentro: ma, questo guaritore, questo profeta che dicono che parli tanto bene, io vorrei vederlo, per curiosità. Lo Spirito Santo è furbo, eh! E ha seminato il seme della curiosità, e quell’uomo per vederlo anche fa un po’ il ridicolo. Pensate a un dirigente che sia importante, e anche che sia un corrotto, un capo dei dirigenti – questo era capo – ma, salire su un albero per guardare una processione: ma pensate questo. Che ridicolo!”

Zaccheo, ha detto, “non ha avuto vergogna”. Voleva vederlo e “dentro lavorava lo Spirito Santo”. E poi “la Parola di Dio è entrata in quel cuore e con la Parola, la gioia”. “Quelli della comodità e quelli dell’apparenza – ha sottolineato – avevano dimenticato cosa fosse la gioia; questo corrotto la riceve subito”, “il cuore cambia, si converte”. E così Zaccheo promette di restituire quattro volte quanto rubato:

“Quando la conversione arriva alle tasche, è sicura. Cristiani di cuore? Sì, tutti. Cristiani di anima? Tutti. Ma, cristiani di tasche, pochi, eh! Pochi. Ma, la conversione … e qui, è arrivata subito: la parola autentica. Si è convertito. Ma davanti a questa parola, l’altra parola, di quelli che non volevano la conversione, che non volevano convertirsi: ‘Vedendo ciò, mormoravano: ‘E’ entrato in casa di un peccatore!’: si è sporcato, ha perso la purezza. Deve purificarsi perché è entrato in casa di un peccatore’”.

Sono “tre chiamate alla conversione”, ha ribadito, che lo stesso Gesù fa “ai tiepidi, a quelli della comodità, a quelli dell’apparenza, a quelli che si credono ricchi ma sono poveri, non hanno niente, sono morti”. La Parola di Dio, ha detto il Papa, “è capace di cambiare tutto”, ma “non sempre abbiamo il coraggio di credere nella Parola di Dio, di ricevere quella Parola che ci guarisce dentro”. La Chiesa, ha concluso, vuole che in queste ultime settimane dell’Anno liturgico “pensiamo molto, molto seriamente alla nostra conversione, perché possiamo andare avanti nel cammino della nostra vita cristiana”. E ci dice di “ricordare la Parola di Dio, fa appello alla memoria, di custodirla, di vigilare e anche di obbedire alla Parola di Dio, perché noi incominciamo una vita nuova, convertita”.




Papa: Gesù piange quando il nostro cuore si chiude alle sue sorprese

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

20/11/2014 10:38

Gesù piange anche oggi quando le porte del nostro cuore, dei pastori, della Chiesa, si chiudono alle sue sorprese non riconoscendo Colui che porta la pace: è quanto ha detto il Papa nella Messa mattutina a Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:

Gesù piange su Gerusalemme perché non ha riconosciuto Colui che porta la pace. Il Papa commenta il Vangelo del giorno, spiegando che il Signore piange per “la chiusura del cuore” della “città eletta, del popolo eletto. Non aveva tempo per aprirgli la porta! Era troppa indaffarata, troppo soddisfatta di se stessa. E Gesù continua a bussare alle porte, come ha bussato alla porta del cuore di Gerusalemme: alle porte dei suoi fratelli, delle sue sorelle; alle porte nostre, alle porte del nostro cuore, alle porte della sua Chiesa. Gerusalemme si sentiva contenta, tranquilla con la sua vita e non aveva bisogno del Signore: non se ne era accorta che aveva bisogno di salvezza. E per questo ha chiuso il suo cuore davanti al Signore”. “Il pianto di Gesù” su Gerusalemme – afferma il Papa – è “il pianto sulla sua Chiesa, oggi, su di noi”:

“E perché Gerusalemme non aveva ricevuto il Signore? Perché era tranquilla con quello che aveva, non voleva problemi. Ma anche – lo dice il Signore nel Vangelo – ‘se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che ti porta la pace. Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata’. Aveva paura di essere visitata dal Signore; aveva paura della gratuità della visita del Signore. Era sicura nelle cose che lei poteva gestire. Noi siamo sicuri nelle cose che noi possiamo gestire… Ma la visita del Signore, le sue sorprese, noi non possiamo gestirle”.

E Papa Francesco aggiunge:

“E di questo aveva paura Gerusalemme: di essere salvata per la strada delle sorprese del Signore. Aveva paura del Signore, del suo Sposo, del suo Amato. E così Gesù piange. Quando il Signore visita il suo popolo, ci porta la gioia, ci porta la conversione. E tutti noi abbiamo paura non dell’allegria - no! – ma sì della gioia che porta il Signore, perché non possiamo controllarla. Abbiamo paura della conversione, perché convertirsi significa lasciare che il Signore ci conduca”.

“Gerusalemme era tranquilla, contenta – ha proseguito il Papa - il tempio funzionava. I sacerdoti facevano i sacrifici, la gente veniva in pellegrinaggio, i dottori della legge avevano sistemato tutto, tutto! Tutto chiaro! Tutti i comandamenti chiari… E con tutto questo Gerusalemme aveva la porta chiusa”. La croce, “prezzo di quel rifiuto” – osserva il Papa - ci mostra l’amore di Gesù, ciò che lo porta “a piangere anche oggi - tante volte - per la sua Chiesa”.

“Io mi domando: oggi noi cristiani, che conosciamo la fede, il catechismo, che andiamo a Messa tutte le domeniche, noi cristiani, noi pastori siamo contenti di noi? Perché abbiamo tutto sistemato e non abbiamo bisogno di nuove visite del Signore… E il Signore continua a bussare alla porta, di ognuno di noi e della sua Chiesa, dei pastori della Chiesa. Eh sì, la porta del cuore nostro, della Chiesa, dei pastori non si apre: il Signore piange, anche oggi”.

Il Papa, infine, invita ad un esame di coscienza: “Pensiamo a noi: come stiamo in questo momento davanti a Dio?”.




Il Papa: le Chiese non siano mai "affariste", redenzione di Cristo è gratuita

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

21/11/2014 08:51

Le Chiese non diventino mai case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita: è quanto ha detto il Papa nella Messa mattutina a Santa Marta nel giorno in cui la Chiesa celebra la Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria. Il servizio di Sergio Centofanti:

La liturgia del giorno propone il Vangelo in cui Gesù caccia i mercanti dal Tempio, perché hanno trasformato la casa di preghiera in un covo di ladri. Quello di Gesù – ha spiegato il Papa - è un gesto di purificazione: “il Tempio era stato profanato” e con il Tempio, il popolo di Dio. Profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo”.

“La gente è buona – osserva il Papa - la gente andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava … ma doveva cambiare le monete per fare le offerte”. Il popolo di Dio andava al Tempio non per questa gente, per quelli che vendevano, ma andava al Tempio per Dio” e “lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo”. Il Papa ricorda l’episodio biblico di Anna, donna umile, mamma di Samuele, che va al Tempio per chiedere la grazia di un figlio: “bisbigliava in silenzio le sue preghiere”, mentre il sacerdote e i suoi due figli erano corrotti, sfruttavano i pellegrini, scandalizzavano il popolo. “Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento – sottolinea Papa Francesco - con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità … Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi” per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa. “E il popolo si scandalizza”:

“Una volta, appena sacerdote, io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia: ma, volevano farlo con la Messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: ‘No, no: non si può’ – ‘Ma perché non si può con la Messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la Messa …’ – ‘No, non si può, perché più di 20 minuti non si può’ – ‘Ma perché?’ – ‘Perché ci sono altri turni’ – ‘Ma, noi vogliamo la Messa!’ – ‘Ma pagate due turni!’. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni. Questo è peccato di scandalo”.

Il Papa aggiunge: “Noi sappiamo quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: ‘Meglio essere buttati nel mare’”:

"Quando quelli che sono nel Tempio – siano sacerdoti, laici, segretari, ma che hanno da gestire nel Tempio la pastorale del Tempio – divengono affaristi, il popolo si scandalizza. E noi siamo responsabili di questo. Anche i laici, eh? Tutti. Perché se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco. E la gente soffre quello scandalo. E’ curioso: il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato … sa perdonare. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare! E lo scandalo, quando il Tempio, la Casa di Dio, diventa una casa di affari, come quel matrimonio: si affittava la chiesa”.

Gesù “non è arrabbiato” – spiega il Papa – “è l’Ira di Dio, è lo zelo per la Casa di Dio” perché non si possono servire due padroni: “o rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro”:

“Ma perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro? Perché la redenzione è gratuita; la gratuità di Dio Lui viene a portarci, la gratuità totale dell’amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che … eh, non è tanto gratuita, la salvezza … E’ per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel Tempio. Oggi la Liturgia celebra la presentazione della Madonna al Tempio: da ragazzina … Una donna semplice, come Anna, in quel momento, entra la Madonna. Che Lei insegni a tutti noi, a tutti i parroci, a tutti quelli che hanno responsabilità pastorali, a mantenere pulito il Tempio, a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna”.




a proposito dell'ultima omelia... suggeriamo di leggere un articolo riflessivo di un santo sacerdote....

Ma veniamo ai “tariffari” per i quali si è levato solenne da Santa Marta l’ennesimo grido di disappunto che ha sortito l’effetto di far passare il Santo Padre per giusto castigatore dei cattivi costumi del clero, ed i suoi preti per degli irredimibili sporcaccioni. È vero: molte diocesi hanno stabilito non dei prezzari, ma delle offerte minime da lasciare alle parrocchie in occasione di certe celebrazioni, ad esempio per i matrimoni. E sulla parola “matrimoni” apriamo adesso il capitolo dolente …

… il Santo Padre lo sa che cosa è, specie da Roma in giù, un matrimonio? Il Santo Padre, così preoccupato di un non meglio precisato popolo che si scandalizza, è informato che nessuno si scandalizza invece che una sposa spenda di media non meno di 1.000 euro solo per l’acconciatura del parrucchiere, che il servizio del fotografo costa di media sui 1.500 euro, stampa delle foto ed album del matrimonio escluse, che la ripresa filmica del matrimonio ammonta a circa 3.000 euro? È informato, il Santo Padre, che certe spose entrano in chiesa con un vestito che costa 10.000 euro e che sarà indossato solo quella volta e poi mai più? È informato il Santo Padre che certi sposi spendono tra i 5.000 ed i 10.000 euro per le sole bomboniere da regalare a invitati ed amici e che organizzano pranzi di nozze per una media di 150/250 invitati al costo di 80/100 euro a persona, ammontanti all’incirca a 15.000/25.000 euro per il solo pranzo di nozze? È informato il Santo Padre che certi sposi spendono 5.000 euro solo per cinque minuti di fuochi artificiali?

vigili del fuoco città del vaticano 8
Un mezzo dei Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano davanti al Papazzo del Governatorato

Ma soprattutto, il Santo Padre, è mai stato informato da qualche esponente di questo popolo scandalizzato dai preti, che le persone che fanno queste spese folli, che dentro le chiese facevano attaccare ai cineoperatori fari a giorno che succhiavano corrente a vortice, al povero parroco sottoposto tra l’altro a spese e consumi, non dicevano neppure «grazie!»? E lo sa, il Santo Padre, perché molti degli esponenti di questo popolo scandalizzato dai preti, che pure per un matrimonio hanno speso l’equivalente del costo d’acquisto di un appartamento, non dicevano neppure «grazie!»? Semplice il motivo: ma perché … «la Chiese deve!» e «i preti non devono chiedere niente», anzi «dovrebbero essere poveri».

Ecco perché giustamente molte diocesi hanno stabilito delle quote minime di offerta da lasciare alla parrocchia in occasione della celebrazione di certi Sacramenti, soprattutto per i battesimi ed i matrimoni. E non l’hanno fatto perché i preti sono assatanati di soldi ma per evitare che certi parroci, dinanzi a persone che per un matrimonio hanno bruciato 100.000 euro di spese, non riconoscessero al prete neppure la dignità riconosciuta anche all’ultimo parrucchiere gay che gioca a fare il grande stilista acconciatore, lasciando al primo anche la mancia per il ragazzo di bottega, ed al secondo, ossia al brutto e sporco prete, cattivo e affamato di soldi, la bolletta della luce della chiesa da pagare, ed ancora ripeto: senza neppure un «grazie», perché «la Chiesa deve» e perché «i preti dovrebbero essere poveri».

Domandi il Santo Padre a molti parroci, quante volte è accaduto che gli sposi hanno dato 1.000 euro in compenso a organista, violinista e soprano, mentre al parroco o al rettore della chiesa che ha osato dirgli: «Ma una piccola offerta per le spese di mantenimento della chiesa, la volete lasciare?», hanno risposto andando a dire in giro per mezzo mondo che «il prete ha osato chiedere persino i soldi». E chiudiamo qua il discorso, senza toccare neppure la voce spese dei fioristi per l’addobbo della chiesa.

Queste le persone, questo il popolo che si scandalizza e che ancora una volta ha trovato autorevole voce di protesta e di condanna verso i preti da parte del Santo Padre che pare davvero intenzionato a piacere a tutti, soprattutto ai non cattolici, meno che ai suoi devoti e fedeli servitori, ai quali dispensa periodiche frustate che non hanno né la profondità, né l’amore, né lo spessore pastorale di una enciclica scritta in toni decisi e duri, ma veramente e profondamente amorevoli, come la Ad catholici sacerdotiidel Sommo Pontefice Pio XI [vedere qui]. Certe “pastorali” del Santo Padre Francesco sembrano fatte più per piacere e compiacere tutti gli irriducibili anticlericali di questo mondo, anziché risultare preziose ed efficaci per la correzione del clero, che specie di questi tempi non è affatto esente da inadeguatezze, errori e vizi d’ogni mala sorta, avarizia e attaccamento al danaro inclusi.

poste vaticane
Cari Parroci, indirizzate le bollette della luce e del gas delle vostre chiese al Sommo Pontefice Francesco,Domus Sanctae Martae, Città del Vaticano

Alla fine dello scorso inverno un mio confratello, parroco di una chiesa del nord dell’Italia, dove il clima invernale è particolarmente duro, mi disse con grande preoccupazione: «… ad aprile ho chiesto un prestito alla banca per pagare il gas del riscaldamento». Questo santo uomo di Dio, con una temperatura spesso al di sotto dello zero, nella propria canonica teneva il riscaldamento spento ed aveva messo una brandina nella grande cucina dove c’era una vecchia stufa a legna; e lì in pratica viveva d’inverno, bruciando la legna da lui stesso raccolta in giro con le sue mani. Però teneva acceso il riscaldamento della chiesa per riscaldare i fedeli e quello delle due sale parrocchiali dove facevano il catechismo i bambini. Anche i genitori di quei bambini che andavano al catechismo facevano parte del popolo scandalizzato di cui parla il Santo Padre nella sua nuova omelia ad effetto; ed anche loro, per festeggiare la Prima Comunione dei loro bimbi, hanno speso tanto e quanto hanno voluto, ma nessuno si è però domandato se il parroco aveva o no i soldi per pagare la bolletta del gas, sempre sulla base del solito principio: «La Chiesa non deve chiedere ma solo dare» … «i preti devono essere poveri» … e poi, è lo stesso Santo Padre che animato da grande anelito ha detto subito: «Ah, come vorrei una Chiesa povera per i poveri» [vedere qui] …

… e lo stesso Santo Padre concedeva poco tempo dopo “in affitto” la Cappella Sistina in uso alla Porsche per un evento di beneficienza a favore dei poveri [vedere qui]. Anche in questo caso sorge però una domanda: i parroci delle parrocchie povere che non hanno a loro disposizione una Cappella Sistina da dare in affitto a ricchi privati per scopi benefici al fine di ricavarne danaro per le mense dei poveri, potrebbero ricavare qualche cosa affittando le loro chiese, per esempio a …

A questo mio confratello che domandò un prestito alla banca per pagare il gas usato in inverno per riscaldare i fedeli ed i loro figli ed a tutti i non pochi sacerdoti che vivono certe situazioni di disagio economico, vorrei lanciare sia un’idea pertinente sia un appello: quando vi arriva una bolletta della luce o del gas che non riuscite a pagare, mandatela alla Domus Sanctae Martae indirizzata a Sua Santità il Sommo Pontefice Francesco accompagnata da questo biglietto: «Siamo i preti della Chiesa povera per i poveri e non abbiamo i soldi per pagare la bolletta della luce e del gas della chiesa, quindi rimettiamo il pagamento direttamente alla Sede Apostolica».

fonte: http://isoladipatmos.com/servizio-vigili-del-fuoco-il-santo-padre-francesco-e-le-offerte-ai-preti/ 



si legga anche qui IL LISTINO PREZZI - Vaticano - per avere una pergamena che NON è neppure firmata dal Papa....







[Modificato da Caterina63 25/11/2014 00:00]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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