È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

San Giovanni XXIII, il papa sconosciuto

Ultimo Aggiornamento: 27/07/2014 09:48
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/05/2014 21:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota




    San Giovanni XXIII, il papa sconosciuto (Prima parte)


"Comprendo che di un Papa si voglia conoscere tutto e tutto possa servire alla storia.... La mia anima è in questi fogli più che non in qualsiasi altro mio scritto

 

Se facessimo in giro una domanda alla gente: chi è Giovanni XXIII ? avremo diverse risposte fra le quali queste due:

- è il Papa "buono", della Pacem in terris;

- è il Papa del Concilio....

risposte davvero disarmanti dal momento che tutti i Papi, pur solo concentrandoci all'epoca moderna, sono stati Papi "buoni". Tuttavia un concetto di "buono", quello che i Media attribuiscono a questo Pontefice,  che nulla ha a che vedere con i termini biblici del chi è veramente "santo" e del perchè la Chiesa canonizza una tal persona anzichè un'altra.

Non vogliamo fare qui un trattato sui processi di canonizzazione quanto piuttosto rivelare a Voi Lettori il Papa "sconosciuto", questo Giovanni XXIII che senza dubbio "buono" nei modi, era tuttavia un intransigente per Dottrina, con se stesso, contro il peccato.

 

Per comprendere davvero Giovanni XXIII e come è giunto all'apice della sua vita a dare inizio a quella Riforma che troviamo nell'apertura del Concilio Vaticano II è fondamentale leggere e riflettere sul suo "Il Giornale dell'Anima".

 

"Comprendo che di un Papa si voglia conoscere tutto e tutto possa servire alla storia.... La mia anima è in questi fogli più che non in qualsiasi altro mio scritto" (*)

 

"Il Giornale dell’anima è lo strumento più adatto per conoscere Giovanni XXIII, parlare scrivere di lui, interpretarne il pensiero, l’attività, la spiritualità, la autentica pietas, la vera fedeltà alla tradizione, le corrette aperture pastorali nell'indizione del Concilio, la misericordia non disgiunta dall’inflessibile condanna di errori e deviazioni, la quieta conversazione, il senso cristiano dell’humor, il tacere delle sue labbra e il sanguinare del suo cuore. …", così sottolinea più volte, a più riprese e in molte occasioni il suo segretario, oggi cardinale, mons. Capovilla.

 

Su questi "fogli", seguendoli anno dopo anno, si comprende la struttura e la conformazione di una Roccia granitica sulla quale Giovanni XXIII costruisce la sua vita di fede giorno dopo giorno, da seminarista, da pastore di anime, da nunzio apostolico, da Pontefice, fino a concludere questo suo percorso terreno con l'indizione del Concilio. Leggendo attentamente queste pagine si comprende allora che le intenzioni del Concilio stesso nulla hanno a che vedere con le impostazioni e l'eco perversa dei Media di quei giorni, anni, convulsi; Giovanni XXIII non intese mai, neppur minimamente, ad uno stravolgimento liturgico o dottrinale.

Era appunto "buono" nei modi per esporre la dottrina, ma intransigente contro ogni vizio e contro ogni forma di peccato.

 

Non si "canonizza" un Papa perchè "ha aperto il Concilio", diversamente, avendo avuto la Chiesa oltre venti Concili, che avrebbe dovuto fare, canonizzare tutti questi Pontefici coinvolti? E non si canonizza qualcuno perchè " è buono".... conosciamo molte persone che di bontà ne hanno da regalare e molti non sono neppure battezzati, non sono cattolici e già solo per questo non possono essere riconosciuti dalla Chiesa come "Santi", ma la bontà del Vangelo è altra cosa.

Uno solo è buono, risponderà Gesù a chi lo chiamava "buono": "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio" (Mc.10,17-18)

Può forse un Papa, anche tra i più Santi, essere "più buono" di Gesù stesso, o di Dio stesso?

Ovvio che no, sarebbe come un mettersi (o mettere un Santo) al di sopra di Gesù stesso.

Infatti lo stesso Papa Francesco si è guardato bene dal motivare tale canonizzazione con gli stereotipi creati ad arte dai Media, piuttosto ha usato una espressione che riteniamo una conferma alle riflessioni che abbiamo voluto raccogliere in questo articolo, dice Il Papa:

".. san Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito Santo" (1).

 

Il concetto di "Papa buono" è stato sviscerato da molti articoli in questi anni, perciò non ce ne occuperemo, ricordiamo solo che i Media si crogiolano in termini slogan, o ad effetto, proprio per ingannare la gente e dare, di un Papa o di un Santo, una immagine che spesse volte non corrisponde affatto a quella bontà insegnata dal Vangelo verso la quale tutti dobbiamo tendere se vogliamo entrare nel Regno dei Santi.

Cercheremo di rispondere, in questa prima parte e a questo riguardo, con le parole stesse di Papa Giovanni attraverso i fogli del suo Il Giornale dell'Anima.

 

Nel rapporto con il mondo e con le anime, questo è il vero pensiero di Giovanni XXIII:

 

"Le creature sono state create per nostro aiuto nella consecuzione del fine. Dobbiamo servircene o astenercene in tanto quanto ci danno o no questo aiuto. Perciò:

a) sanità, malattia, pensiero delle persone care, ricordo del mondo in quanto distraggono non sono per noi;

b) le creature devono essere benedette quando portano la croce e non maledette;

c) devono essere tutte ali per ascendere e non catene che ci fanno schiavi..."

 

Per Roncalli tutta la vita e tutti i mezzi ci sono dati per un unico scopo, un solo fine, Dio. E riflette:

 

"Il fine. Dio voluto, cercato, amato, servito in tutto e per sempre. In ordine a questo fine, quattro conclusioni:

1) pensarvi sempre con sentimenti di amore;

2) desiderarlo con effusione di preghiera, con generosità di esibizioni;

3) scegliere i mezzi che la Provvidenza ci propone;

4) scegliere e preferire i mezzi migliori."

 

Chi non persegue questo "fine", va incontro alla dannazione eterna.

Non usa mezze parole Roncalli e spiega:

 

"L'inferno.... Per capire l'inferno bisogna immedesimarsi colle anime che ivi stanno a soffrire. Perchè sono là? Perchè hanno voluto trovare fuori di Dio un piacere che non può essere perfetto se non in Lui. Ego erravimus (Sap.5,6), che parola! Sono rimasti sotto il peso del loro piacere, del loro peccato.

Iddio non ha cambiato nulla nell'anima del dannato per farla soffrire. L'ha lasciata nel suo peccato: questo è il suo inferno, inferno che del resto era già cominciato anche sulla terra.

Ma in che cosa consiste veramente questa pena? Oh! i gemiti lugubri e terribili dei dannati: Dio perduto, perduto per sempre; un'eternità senza Dio, senza luce, senza pace, senza amore.

L'inferno sia per noi scuola di amore e di zelo. Anche di zelo per tante anime che sono sul punto di cadervi, e vi cadono, e vi cadono!

Bisogna pregare, immolarsi, sacrificarsi all'amore e alla giustizia del Signore come Santa Teresa che quando vedeva, per rivelazione, le anime cadere, scoppiava di dolore e di zelo..." (2)

 

E giunge così a spiegare in cosa consistono la giustizia e la misericordia di Dio, inseparabili:

"La giustizia di Dio...

1) Attende. Con tanta pazienza nel sopportarci; con quanta indulgenza nel perdonarci; con quanta saggezza nell'avvertirci.

2) La prova. Necessità della prova per espiare e meditare; bontà della prova col raddolcirla e col conforto, la fine della prova; santificarci facendoci morire al mondo e distaccandoci da esso.

3) Colpisce. Ci colpisce nella vita con crisi talora decisive; nella morte - pena del peccato - consumazione del sacrificio; nella eternità - Dio non voglia - nell'inferno senza rimedio, oppure nel Purgatorio..."

 

Roncalli Nunzio a ParigiRoncalli Nunzio a Parigi

quindi, riepiloga Roncalli:

La Giustizia attende: la misericordia previene.

La Giustizia prova: la misericordia sostiene (nel combattimento).

La Giustizia colpisce: la misericordia salva (chi a lei fa ricorso con il pentimento, la conversione, una vita nuova in Cristo)...

 

Chi non accoglie la Misericordia di Dio, si autoesclude dalla salvezza e perciò va incontro al giudizio di Dio, va all'inferno, alla Sua giustizia che in virtù proprio e specifico del libero arbitrio di cui siamo dotati, non farà altro che confermarci in ciò che abbiamo perseguito su questa terra: o l'eterna beatitudine o l'eterna dannazione, del resto aveva le idee molto chiare, il Papa "buono":

Il peccato mortale! Quale infamia! Inorridisce il solo pensarci!

Ma non meno da fuggirsi per la sua gravezza e pei funesti effetti che apporta, è il peccato veniale, il quale, quantunque non sia tale da meritarmi l’inferno e la perdita della grazia, tuttavia reca a Dio grande dispiacere.”

 

e ancora diceva:

"Peccati e malinconia, fuori di casa mia. Anche le cose che urtano la mia suscettibilità, i compagni che non mi vanno a genio, li debbo sopportare con grande tranquillità; diversamente, dov'è il merito, il piacere di Dio? Mi sforzerò sempre di trovare delle virtù anche dove non sembrano apparire. Soprattutto penserò come, per tanti e tanti miei difetti, gli altri debbano forse fare dei grandi sacrifici per sopportare la mia povera persona. Umiltà, dunque; umiltà e sempre congiunta ad allegria di spirito, ininterrotta, beata. «O Jesu, fac me humilem»".

 

Quale era, per esempio, la "giornata tipo" del giovane seminarista prima e sacerdote poi, Roncalli? Leggiamola da lui stesso:

Ogni giorno:

Fare almeno un quarto d'ora di orazione mentale, subito levato dal letto la mattina.

2. Ascoltare, o meglio servire, la Santa Messa.

3. Fare un quarto d'ora di lezione spirituale.

4. Avanti di andare a letto, la sera, fare l'esame generale della coscienza, coll'atto di contrizione, e preparare i punti per la meditazione del dì seguente.

5. Avanti pranzo o avanti cena, o almeno avanti l'esame generale della sera, fare un altro esame particolare sopra il liberarsi da qualche vizio o difetto, o sopra l'acquisto di qualche virtù.

6. Essere diligente alla congregazione, la festa, alla scuola ed ai circoli nei dì feriali, e dare sempre il suo tempo conveniente allo studio in casa.

7. Visitare il Ss. Sacramento e qualche chiesa o cappella divota alla beata Vergine, almeno una volta (al giorno).

8. Recitare cinque Pater e Ave alle cinque piaghe di Gesù Cristo tra le diciotto e le ventuna ora, e fare almeno tre atti di mortificazione o virtù ad onore di Maria Vergine.

9. Recitare le altre orazioni vocali ed altre solite divozioni a Maria Vergine, a san Giuseppe, ai santi avvocati ed anime del purgatorio; le quali però dovranno essere approvate dal proprio direttore; così anche libri per la meditazione e lezione spirituale.

10. Leggere con attenzione e riflessione un capitolo intero, o almeno una parte, del divotissimo libro di Tommaso da Kempis, latino. Lì per osservare stabilmente le suddette cose, farsi una distribuzione delle ore del giorno, ed ivi assegnare il suo determinato tempo all'orazione, allo studio, alle altre divozioni, alla ricreazione ed al sonno, consultando[si] prima di tutto col direttore.

12. Assuefarsi ad alzare spesso la mente a Dio, con brevi ma ferventi orazioni giaculatorie..."

 

Una giornata tipo che, dimezzata e modificata a causa degli impegni sempre crescenti in quanto Vescovo e Pastore, Nunzio apostolico e poi Pontefice, cercherà comunque sia di mantenere inalterata nell'essenziale, per tutta la vita.

 

Nel 1900 scrive dei suoi difetti e i proponimenti per diventare santo:

"Qualche volta discorrendo mi scaldo un po' troppo; tal'altra sono meno piacevole in famiglia, meno garbato nel tratto, e infinite altre cose...."

e si propone quanto segue:

"Io rinnovo il mio proponimento di volermi fare santo davvero, e protesto un'altra volta innanzi a te, o Cuore dolcissimo del mio maestro Gesù, di volerti amare come tu lo desideri, di volermi investire del tuo spirito. Intanto, quattro sono le risoluzioni che propongo di praticare, « hic et nunc et semper » per fare qualche passo innanzi. Anzitutto, spirito di unione con Gesù, raccoglimento nel suo Cuore dai primo svegliarsi il mattino al chiudere gli occhi la sera, e, se fosse possibile, anche nel sonno notturno. «Ego dormio sed cor meum vigilat» (Ct 5,2). (Traduzione: io dormo, ma il mio cuore veglia).

Tutti i miei sforzi, poi, li devo condensare nella recita del rosario.

Secondariamente, non dimenticarsi mai dell'« age quod agis»; essere sempre in tutte le mie azioni presente a me stesso. 

In terzo luogo, modestia la più scrupolosa negli sguardi, nelle parole, ecc. Siamo già intesi.

Da ultimo, tranquillità, quiete, giovialità, buone maniere, mai una parola risentita con nessuno, mai scaldarsi ragionando; ma semplicità, cordialità; ma franchezza insieme e non codardia, non cose fiacche.

Aggiungi: non parlare mai di persone, di compagni intimi miei, la di cui triste riuscita faccia sempre più risaltare la mia condotta, se non con riserbo, dicendone quel più bene che si può, coprendone i difetti quando lo svelarli sia inutile, e non faccia che eccitare il mio amor proprio che si nasconde sotto e il più delle volte, così bei' bello, si tradisce..."

 

Roncalli non si è mai sognato di tacere sul peccato quanto piuttosto ciò che i Santi tutti hanno sempre insegnato: non umiliare il prossimo a causa dei suoi difetti, non svelarli se.... lo svelarli sia inutile, e per "eccitar l'amor proprio".

 

Giovanni XXIII era un amante, un fervente, un obbediente alle Devozioni, ma mai devozionista o superstizioso, combatteva i superstiziosi e al tempo stesso ammoniva specialmente quel clero che alle pie pratiche non credeva più.

Amava in particolar modo (come il Rosario di cui abbiamo già parlato sopra) la devozione al Preziosissimo Sangue, una Festa "di vera pietas" che, ahimè, venne meno dopo il Concilio...

Nel Giornale dell'Anima scrive: " Poiché non posso portare dinnanzi alla croce di Gesù i sentimenti di Maria, di Giovanni e delle pie donne, almeno non mi manchi la commozione del centurione che scendeva dal colle percotendosi il petto e confessando la divinità del crocifisso Nazareno. Del dono delle lacrime io non sono degno, o Signore, perché peccatore. Ho però tutti i diritti ad essere purificato nel Vostro Sangue che fu sparso per le mie miserie...."

 

Insomma, basta chiedere alle genti che quel giorno hanno popolato Roma per le due canonizzazioni e chiedere: che cosa ha scritto Giovanni XXIII ? (3). Per sentirsi dire: la Pacem in terris! - ma che domande sono !? -

Ci vorrebbe un altro articolo per approfondire quell'Enciclica che al momento non possiamo affrontare per sfrondarla dai molti miti mediatici, ma ci basti citare un'altro testo poco conosciuto eppure di grande importanza, parliamo di un documento scomodo, approvato pochi mesi prima dell’apertura del Concilio, il 22 febbraio 1962, la Costituzione apostolica Veterum Sapientia (4). Si tratta del documento che riafferma con forza l’uso del latino come lingua immutabile della Chiesa, lingua da studiare nei seminari, da impiegare nei documenti e negli atti ecclesiastici e, soprattutto, nella liturgia.

Lo stesso Giornale dell'Anima contiene molte citazioni in latino che Roncalli non scriveva per vanagloria o per vantarsi di conoscerlo, al contrario. Imparare e conoscere quella lingua della Chiesa, era costato a Roncalli molto studio e molta fatica, ma gli avevano aperto un mondo sconosciuto al mondo stesso, il mondo dei Padri della Chiesa, dei Santi, dei Dottori, il mondo della Chiesa Mistica alla quale il futuro Pontefice aveva deciso di voler appartenere per sempre, se Dio glielo avesse concesso naturalmente, e su questo desiderio fonda lo scopo della sua vocazione sacerdotale.

E diceva:

"Il mio voler fare, voler dire è amor proprio bello e buono; seguendo i miei modi di vedere, lavorerò, suderò e poi, e poi... vento, vento.

Se voglio essere veramente grande, un gran sacerdote, mi devo spogliare di tutto, come Gesù in croce; e giudicare di tutti gli avvenimenti della vita mia, le disposizioni superiori a mio riguardo, con spirito di fede. Non portiamo, per carità, la critica in questo campo: «Oh! beata simplicitas, o beata simplicitas! »."

"Se il Signore darà a me vita lunga e modo di essere prete di qualche profitto nella Chiesa, voglio che si dica di me, e me ne glorierò più di qualunque altro titolo, che sono stato un sacerdote di fede viva, semplice, tutto di un pezzo, col Papa e per il Papa, sempre, anche nelle cose non definite, anche nei più minuti modi di vedere e sentire..."

 

E così sulla questione della lingua latina già messa a rischio prima del Concilio, chiudeva Giovanni XXIII citando i suoi Predecessori:

"La piena conoscenza e l'uso di questa lingua, cosí legata alla vita della Chiesa, non interessa tanto la cultura e le lettere quanto la Religione, come il nostro Predecessore di immortale memoria Pio XI ebbe ad ammonire; egli, essendosi occupato scientificamente dell'argomento, additò chiaramente tre doti di questa lingua, in modo mirabile conformi alla natura della Chiesa: «Infatti la Chiesa, poiché tiene unite nel suo amplesso tutte le genti e durerà fino alla consumazione dei secoli… richiede per sua natura un linguaggio universale, immutabile, non volgare». 

Poiché è necessario, invero, che «ogni Chiesa si unisca nella Chiesa Romana» e, dal momento che i Sommi Pontefici hanno «autorità episcopale, ordinaria e immediata su tutte le Chiese e su ogni Chiesa in particolare, su tutti i pastori e su ogni pastore e sui fedeli» di qualunque rito, di qualunque nazione, di qualunque lingua essi siano, sembra del tutto conseguente che il mezzo di comunicazione sia universale ed uguale per tutti, particolarmente tra la Sede Apostolica e le Chiese che seguono lo stesso rito latino. Pertanto, sia i Pontefici Romani, quando vogliono impartire qualche insegnamento alle genti cattoliche, sia i Dicasteri della Curia Romana, quando trattano di affari, quando stendono dei decreti, che riguardano tutti i fedeli, sempre usano la lingua latina, che è accolta da innumerevoli genti, quasi voce della madre comune. 

Ed è necessario che la Chiesa usi una lingua non solo universale, ma anche immutabile."

Così, possiamo concludere questa nostra prima parte con un accenno al concetto di "pace" che Roncalli aveva.

 

Non era certo il pacifismo, non è certo la pace che intende il mondo, non è la pace del mondo, così come ci insegna Gesù stesso: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore..." (Gv 14,23-29).

Roncalli aveva compreso bene di quale Pace parlare e scrive nel suo Giornale dell'anima:

" Amo porre vicino al « pax et bonum» le parole di san Gregorio Nazianzeno: « Voluntas Dei pax nostra». E con ciò siamo subito intesi. La pace è il sommo dei beni: la sostanza viva di questi beni è la volontà di Dio. Non la nostra: ma quella che la vocazione religiosa ha deposto nello spirito come un seme. Una risposta ad una chiamata alla vita religiosa che non fosse ricerca ed esercizio della volontà del Signore sarebbe voce falsa e ingannatrice. Questa conformità alla volontà del Signore in noi è la chiave che schiude i tesori della nostra esistenza: è la guida sicurissima che ci conduce alla nostra felicità quaggiù, e in eterno: è l'affermazione della vera pace in noi, diffusiva di molta pace intorno a noi. Oh! le parole « Voluntas Dei pax nostra». Come mi piace intrecciarle al motto francescano che aggiunge alla « pax nostra », il « bonum », che indica il successo felice del vivere nostro! San Paolo lo dice « pax et gaudium»: pace e letizia (Rm 14.17).

(..) La pace del Signore suppone il perfetto distacco da noi stessi, e l'abbandono assoluto della nostra volontà in ordine ai beni ed alle comodità della nostra vita. Quando l'anima raggiunge una completa indifferenza in faccia alle persone, agli uffici ed alle mutazioni di luoghi, di posti, di carriera più o meno fortunata e felice, quella è la vera pace.

(...) Purtroppo siamo portati ad aggirarci fra i salici babilonesi come pellegrini quaggiù, sulla landa dell'esilio; in atto di trasferire le nostre tende, giorno per giorno, ora per ora, sempre all'ombra della croce. Se fra le spine della vita il Signore ci fa spuntare un gelsomino, una rosa, o qualche altro bel fiore, ce ne compiacciamo, ma queste piccole cose non possono dare la vera pace. Sono una tregua. San Gregorio Magno con bella grazia le dice "aliquantula requies": sono un respiro di pace: però di una pace armata che vuol essere difesa dalle quattro tentazioni.

L'esercizio della pace è qualche cosa di ben più perfetto.

Riposa nel trionfo della misericordia del Signore in noi.

Sant'Agostino dice «una spes, una fiducia, una promissio, misericordia tua ». Nel Salmo 135 questa misericordia viene ricordata ben 27 volte: quoniam in aeternum misericordia eius. "

 

Queste, se vogliamo -  e lo vogliamo - sono state le basi e le fondamenta per laPacem in terris nella sua più autentica e vera interpretazione.

Scrive infatti Giovanni XXIII in questa Enciclica:

"In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili [da una citazione di Pio XII].

Che se poi si considera la dignità della persona umana alla luce della rivelazione divina, allora essa apparirà incomparabilmente più grande, poiché gli uomini sono stati redenti dal sangue di Gesù Cristo, e con la grazia sono divenuti figli e amici di Dio e costituiti eredi della gloria eterna".

 

e sottolinea i parametri della vera pace:

 

"Compito nobilissimo quale è quello di attuare la vera pace nell’ordine stabilito da Dio... (..)  Ma la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell’ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza:ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà..."

ed è naturale che San Giovanni XXIII intendeva affermare una vera Pace fondata sulla Verità di Nostro Signore Gesù Cristo; sull'autentica giustizia donata agli uomini dall'ordine costituito da Dio; da quella Carità che si esprime e si attua nella verità e perciò nella libertà dei Figli di Dio, diversamente, rammenta il Pontefice: la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell’ordine... stabilito da Dio.

 

- fine prima parte

 

Note

 

*) Il Giornale dell'Anima

1) Papa Francesco Omelia 27 aprile 2014

2) Suggeriamo la riflessione su Lettera di Annetta "Sono dannata all'inferno", un testo con tanto di Imprimatur.. Nelle parole di Roncalli sull'inferno sopra lette, si riscontrano i medesimi moniti rivelati da Annetta.

3) scriveremo alcuni articoli anche sulla vera immagine di Giovanni Paolo II e sui suoi scritti.

4) Veterum Sapientia, purtroppo nel sito ufficiale del Vaticano è ancora assente la versione italiana e c'è solo quella in latino. Per la versione italiana, cliccate qui.



 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:45. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com