A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Dio dice Io ti perdono ma perché TU ti converta

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2014 17:32
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
11/11/2014 10:49
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

 (cliccare sulle immagini per ingrandirle)

"In quel tempo. Il Signore Gesù disse: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. E’ più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!”. Quelli che ascoltavano dissero: “E chi può essere salvato?”. Rispose: “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Pietro allora disse: “Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito”. Ed egli rispose: “In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà”..." (Lc. 18,24-30)

La domanda che ci viene rivolta, in sostanza, è: “Che cosa desideri davvero?”.

Se adesso Dio dovesse apparirti e dirti: “Dimmi quello che vuoi!”, che cosa risponderesti?

Qual è il vero desiderio che sta dentro il nostro cuore? Diciamo che un bel po’ di sorprese verrebbero fuori, probabilmente insieme a richieste molto più serie, relative a  problemi veri, a situazioni che non si sa come affrontare.

A pochi di noi, però, verrebbe in mente di rispondere come Salomone, che evidentemente era già saggio prima di chiedere la saggezza – altrimenti non sarebbe arrivato a formulare tale richiesta.

Nel Libro del Siracide cap.15,17 leggiamo:" Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà...."

per "morte" si intende la dannazione dell'anima, un vivere eternamente lontano dalla fonte della Vita e che è un non vivere per ciò che siamo stati creati.

E allora, chiediamoci sul serio: “Che cosa desidero davvero?”.

La Sacra Scrittura, come del resto la sequela, il discepolato nel seguire il Cristo non ci da delle facili soluzioni, la strada è stretta e in salita, tuttavia ci vengono offerte delle risposte che poi ognuno di noi deve e può liberamente assimilare, tastare, provare ed infine accettare o rifiutare. Ma un cuore ben nutrito e ben ammaestrato non potrebbe mai rifiutare la fonte della vita.

“Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,5-15)

Salomone chiede la capacità di discernere. Di riconoscere chi ha ragione e chi ha torto, dove sta il bene e dove sta il male.

Certo, il problema era per lui particolarmente evidente. E’ diventato re giovanissimo e subito dopo  Davide: da una parte deve reggere il confronto col suo predecessore e padre, superamato dai sudditi, dall’altra trova una situazione del regno infinitamente complicata. I familiari infatti sono stati profondamente ostili a Davide: tre o quattro hanno provato a sottrargli il trono e uno dei suoi figli è morto in un tentativo di colpo di stato.

Salomone si ritrova in una condizione complessa. Ma riesce a chiedere a Dio una cosa veramente grande. Si rende conto – come poi gli dice Dio – che potrebbe domandare altro: la ricchezza del mondo, l’annientamento dei nemici, una vita lunga e prospera. E invece sceglie di chiedere la capacità di giudicare.

Salomone è grande in questo.

Pensiamo un attimo di dover raccontare a qualche nostro amico - magari cattolico non praticante, o ateo - di esserci trovati nella stessa situazione di Salomone e di aver risposto a Dio: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia distinguere il bene dal male”.

Senza dubbio sentiremo risponderci: "tu sei tutto matto!! a che ti serve un cuore docile, puoi sempre distinguere il bene dal male senza per questo appartenere ad una religione...chiedi piuttosto la salute, il lavoro, una casa....". Davanti a risposte come queste ci disarmiamo, e con la crisi che c'è non sappiamo più come rispondere, o peggio, non sappiamo più rispondere da cristiani, da veri discepoli di Cristo.

Salomone docet, si pone in un atteggiamento umile di fronte a questa richiesta. Perché, per dir la verità, la richiesta di avere la Sapienza è un’arma a doppio taglio.

Anche Eva la voleva.  Nel giardino di Eden è, in fondo, l’oggetto della tentazione a cui Eva cede: mangiare dell’albero del bene e del male, perché nel momento in cui si conoscono il bene e il male si diventa come Dio.

Era la tentazione originaria! Sì, quella superbia che ci portò, anzi fece entrare, il peccato nel mondo la cui conseguenza fu la morte. Qui è il fondamento del Peccato Originale che solo mediante un atto di gratuità ci viene condonato con il Battesimo, non c'è altra via per debellarlo, ma le conseguenze di questo peccato sono rimaste e sono queste che ci affliggono e per le quali è necessario che il nostro cuore riceva quel qualcosa che aiuti l'uomo, cioè noi, per la giusta battaglia.

Senza la vera Sapienza non si è in grado di distinguere il Bene dal Male, anzi, sottolinea Isaia:

"Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti...."(Is.5,20-31)

Insomma dobbiamo cominciare da "un cuore nuovo" e da una intelligenza che supera la sapienza umana contaminata da quel Peccato Originale.

Il Vangelo tutto ritorna su questo aspetto.

Il problema stava nel fatto che Eva voleva rapinare quella capacità, voleva usare di quel dono forse neppure, in coscienza, contro Dio ma voleva usarlo per sé, voleva di più di ciò che Dio aveva loro dato, volevano diventare "come Lui".

Salomone invece si muove bene perché chiede come un mendicante: non pretende; domanda, se possibile, di avere questo dono, lo chiede per il suo popolo e l’ottiene come grazia. E’ il modo giusto di porsi.

Guardate che se noi avessimo il coraggio di chiedere questa Sapienza - come ha fatto Salomone - ci accorgeremmo che davvero in essa c’è la radice di ogni bene. Non è un dono che serve solo ad un re – che servirebbe tanto ad un politico, ad un giudice, ad un prete che deve giudicare le persone in confessionale, ad uno psicologo che le accompagna – tutti ambiti dove il giudicare è un’attività fondamentale.

«Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio» (Gv.5,14).

La grazia di un saper ben giudicare-discernere gli atti che compiamo o che altri compiono, serve nella vita di tutti i giorni

Noi facciamo fatica a capire l’altro perchè troppo spesso, il concetto di giudizio che usiamo è umano, non sapienziale.

Quando Gesù incontrava i peccatori, infatti, non li giudicava in quanto trattava il caso da uomo a uomo, tra pari, ma agiva come "Maestro-Rabbì" ; "la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" (Gv.14,24), Egli faceva emergere l'errore (leggere l'episodio con l'adultera in quel "va e non peccare più" in Gv.8,1-11), rilevando l'atto sbagliato, e questo suo "sapere" convinceva, attirava le persone, così come allontanava coloro che avendo capito il problema non volevano abbandonare il proprio peccare: "cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi..." (Gv.8,37)

O come quando guarisce il paralitico, pochi citano le parole di Gesù che sono un severo giudizio e monito per il comportamento del redento: qui il giudizio del "non peccare più" è accompagnato da un monito severo: "perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio"(Gv.5,14).

Se avessimo il coraggio di chiedere il dono della vera sapienza, questa ci consentirebbe di riconoscere il cuore dell’altro e  fare come Dio, che guarda il cuore, non l’apparenza. Molte cose sarebbero allora possibili, a cominciare dalla nostra vera ed autentica conversione. Qui  nascerebbe la vera pace, la capacità di vivere secondo criteri diversi, di entrare in relazione con le persone, facendo discernimento tra ciò che è Bene e tra ciò che è Male e dunque esercitare la "correzione fraterna", ammonire, istruire, pregare perchè l'altro si converta, in una parola "attrarre l'altro" grazie alla vera sapienza e non farlo scappare a causa dei nostri giudizi sommari.

Quel dono che Salomone ha chiesto è veramente un dono grandissimo. Per non restare giudici dai giudizi perversi, come invece noi spesso siamo. Quando si mette in atto un giudicare che non è costruito sulla sapienza di Dio, viene fuori un macello, una Babele di opinioni e di relativismo, una Babele di soggettività dove Dio viene usato come una mannaia, così come dall'altra parte per eccesso opposto, Dio viene usato come uno zuccherino, una specie di peluche vedi qui l'esempio concreto -

E' San Paolo che ci rammenta quanto segue: “Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio." (1Cor 3,18-23)

raccontando dell’episodio accaduto a Corinto, dove, in base alla ricerca della sapienza, i cristiani hanno cominciato a dividersi tra di loro: io sono più bravo di quello; noi siamo i bravi, loro i cattivi! Paolo sottolinea che questi sono i frutti di una ricerca di sapienza sbagliata, che non mira al bene dell’altro, ma solo ad affermare se stessi, il proprio gruppo, il proprio movimento o associazione: io imparo, studio, per gloriarmi, per essere considerato il migliore,  non per dare qualcosa agli altri, anzi per giudicarli. Guardate che è facilissimo cadere in questa trappola!

L’orgoglio divide. E le divisioni che si creano tante volte all’interno delle comunità cristiane dipendono anche da questo orgoglio smisurato, che non fa conoscere e cercare la vera Sapienza, che non fa cercare il bene dell’altro, ma solo il bene proprio. O, meglio, quello che si ritiene il bene proprio. Perché in realtà il peccato è sempre una fregatura: quando uno cerca se stesso e il proprio bene, non lo raggiunge mai! E’ automatico! E’ certo! Non succede mai che uno cerca solo il proprio bene, solo il proprio interesse, e lo trova. Se uno trova il proprio bene e il proprio interesse è perché, almeno per un attimo, si è aperto a qualcun altro. Allora trova se stesso, altrimenti no. Perché noi siamo persi dentro il nostro cuore diventato così di pietra. E non ci ritroviamo mai, se restiamo lì. Dobbiamo uscire da noi.

Gesù ce lo insegna: "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime" (Mt.11,29), chi non accoglie questo invito, inesorabilmente finisce nel suo opposto: "cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi..."(Gv.8,37)

 

Il successo della Chiesa dei primi anni sta proprio nella comunione della gestione di questa Sapienza che non viene chiusa e ristretta a pochi eletti, ma viene annunciata, propagata a tal punto che pagheranno con il martirio la prima evangelizzazione.

Se dunque la sapienza è così fondamentale, è il momento di chiederci come si diventa sapienti.

Il Vangelo dice che c’è un modo, che è il più semplice possibile: ascolta e segui Cristo! La vera sapienza è essere discepoli di Cristo. Non è essere super intelligenti, sapere tante nozioni, aver imparato grandi concetti; la vera sapienza è sapersi muovere nella vita dietro di Lui, con Maria, come Maria partendo dall'Amore vero.

E' un po quando parliamo della teologia fatta "in ginocchio" che è l'umiltà, quella che Gesù ci ha insegnato: "Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato"(Gv.14,24).

Si diventa sapienti per esperienza. La prima esperienza è quella del confessionale, cioè quando noi ci pentiamo del male commesso riconoscendo così il male compiuto. Se noi non ci pentiamo, non ci confessiamo e non correggiamo i nostri difetti, nessuna Sapienza potrà salvarci, ne farci diventare testimoni credibili dell'annuncio del Vangelo.

La prima esperienza è quindi la nostra stessa conversione!

Altrimenti sappiamo delle cose, sì, ma il sapere delle cose non cambia la nostra vita. Quante cose sappiamo dei Vangeli! Sono trenta, quaranta, cinquant’anni che ascoltiamo il Vangelo, lo conosciamo quasi meglio di quelli che lo hanno scritto: ma come è che tante volte non cambia niente? Perché c'è in atto una grave apostasia nella Chiesa stessa? - vedi qui -

Come è che quella Parola non è mai diventata Sapienza vera? Non lo è diventata perché noi in realtà ci siamo limitati a conoscere delle cose. E non abbiamo mai avuto il coraggio di sperimentare nella nostra vita quelle Parole che il Signore ci diceva, anzi, quante volte abbiamo cercato di modificare - nell'interpretazione - questa Parola?

Perché avevamo paura, perché ci sembrava di non essere capaci, perché non ci piacevano i Comandamenti, perché siccome è dottrina della Chiesa allora non ci crediamo, e per mille motivi diversi.

E abbiamo fatto una stupidata! Perché dobbiamo fidarci di Lui e della Sua Parola! E’ l’unica vera strada per diventare persone intelligenti. Altrimenti sapremo tante cose, ma questa non è intelligenza, è superbia!

Ricordiamo Satana quando cerca di tentare Gesù? Ebbene, egli dimostra di conoscere le Scritture, ma non ha la Sapienza. La Sapienza Incarnata - Gesù Cristo - gli dimostra che la sapienza non è conoscere a memoria le Scritture, ma viverle in un cuore nuovo, di carne, in un cuore che si appassiona per il progetto di Dio sull'Uomo, pronto a donarsi per salvarlo.

Noi abbiamo bisogno di ritrovare questa passione del diventare discepoli, perché è la strada per conoscere, per sapere, per imparare come muoversi nella vita. I Santi con le loro storie ce lo insegnano.. Anche quando ci sembra di non capire niente.

Perché non si può ascoltare la Sapienza, essere di fronte all’albero della conoscenza del bene e del male, che è Gesù, e non prendere mai di quel frutto che Lui ci dona. Non possiamo.

In questo sta tutta la sapienza del mondo. In questo conosceremo noi stessi e l’altro e l’universo e Dio: se ascolteremo Lui, se seguiremo Lui. Per quanto complicato possa essere seguirLo, per quanto dovremo abbandonare cose che ci sembrano indispensabili, senza le quali sembra impossibile vivere. Ma non è vero!  L’unica cosa senza cui non si può vivere è Lui.

Tutto il resto passa. Tutto il resto è transitorio. Tutto il resto se ne va. Solo Lui resta, solo la Sua Parola, Lui Sapienza Incarnata. Non c’è nient’altro che valga la pena di seguire e di cercare. Non c’è nulla che possa tenere fermo il nostro cuore, una volta che ci siamo accorti di che cosa Lui è veramente per noi.

Rimane la domanda dell’inizio: che cosa cerchiamo veramente? Qual è il vero desiderio del nostro cuore? Il Signore ce lo sta domandando ancora: proviamo a rispondere, questa volta, nel modo giusto!

Sia lodato Gesù Cristo + sempre sia lodato



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:59. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com