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Il Vicario di Cristo il Papa il suo ruolo e la sua rinuncia

Ultimo Aggiornamento: 17/07/2016 23:44
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20/06/2014 22:39
 
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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 gennaio 1993


 

1. L’autorità primaria di Pietro in mezzo agli altri Apostoli si manifesta particolarmente nella soluzione del problema fondamentale che dovette affrontare la Chiesa primitiva: quello del rapporto con la religione giudaica, e quindi della base costitutiva del nuovo Israele. Si doveva, cioè, decidere di trarre le conseguenze dal fatto che la Chiesa non era una diramazione del regime mosaico, né una qualche corrente religiosa o setta dell’antico Israele. In concreto, quando il problema si pose agli Apostoli e alla prima comunità cristiana col caso del centurione Cornelio che chiedeva il battesimo, l’intervento di Pietro fu decisivo. Gli Atti descrivono lo svolgersi dell’avvenimento. Il centurione pagano, in una visione, riceve da un “angelo del Signore” l’ordine di rivolgersi a Pietro: “Fa’ venire un certo Simone detto anche Pietro” (At 10, 5). Quest’ordine dell’angelo include e conferma l’autorità posseduta da Pietro: ci vorrà una sua decisione per l’ammissione dei pagani al battesimo.

2. La decisione di Pietro, peraltro, è rischiarata da una luce datagli in modo eccezionale dall’Alto: in una visione, Pietro è invitato a mangiare delle carni proibite dalla legge giudaica; ode una voce che gli dice: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano!” (At 10, 15). Tale illuminazione, datagli tre volte, come in precedenza per tre volte aveva ricevuto il potere di pascere tutto il gregge di Cristo, mostrava a Pietro che doveva passare sopra le esigenze di osservanza legale circa i cibi e, in generale, sopra le procedure rituali giudaiche. Era un’importante acquisizione religiosa in funzione dell’accoglimento e del trattamento da riservare ai pagani, dei quali si può dire che si presentiva l’arrivo.

3. Il passo decisivo avvenne subito dopo la visione, quando si presentarono a Pietro gli uomini mandati dal centurione Cornelio. Pietro avrebbe potuto esitare a seguirli, dal momento che la legge giudaica interdiceva il contatto con gli stranieri pagani, considerati come impuri. Ma lo spingeva a superare questa legge discriminatrice la nuova consapevolezza, che si era formata in lui durante la visione. A ciò s’aggiunse l’impulso dello Spirito Santo che gli fece comprendere di dover accompagnare senza esitazione quegli uomini, che gli erano stati inviati dal Signore, abbandonandosi completamente allo svolgersi del disegno di Dio sulla sua vita. È facile supporre che, senza l’illuminazione dello Spirito, Pietro si sarebbe mantenuto osservante delle prescrizioni della legge giudaica. Fu quella luce, a lui personalmente data perché prendesse una decisione conforme alle vedute del Signore, che lo guidò e sorresse nella sua decisione.

4. Ed ecco che, per la prima volta, Pietro rende davanti a un gruppo di pagani, riuniti intorno al centurione Cornelio, la sua testimonianza su Gesù Cristo e sulla sua risurrezione: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone; ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (At 10, 34-35). È una decisione che, per rapporto alla mentalità giudaica connessa all’interpretazione corrente della legge mosaica, appariva rivoluzionaria. Il disegno di Dio, tenuto nascosto alle precedenti generazioni, prevedeva che i pagani fossero “chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità” (Ef 3, 5-6), senza dover prima essere incorporati alla struttura religiosa e rituale dell’Antica Alleanza. Era la novità portata da Gesù, che Pietro con quel suo gesto faceva propria e traeva ad applicazione concreta.

5. È da sottolineare il fatto che l’apertura operata da Pietro porta il suggello dello Spirito Santo, il quale scende sul gruppo dei pagani convertiti. Vi è un legame tra la parola di Pietro e l’azione dello Spirito. Leggiamo infatti che “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso” (At 10, 44). Testimone di questo dono dello Spirito Santo, Pietro ne trae le conseguenze, dicendo ai suoi “fratelli”: “Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi? E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo” (At 10, 47). Quella risoluzione formale di Pietro, manifestamente illuminato dallo Spirito, rivestiva un’importanza decisiva per lo sviluppo della Chiesa, eliminando gli intralci derivanti dalle osservanze della legge giudaica.

6. Non tutti erano preparati a cogliere e a far propria la grande novità. Difatti furono sollevate critiche contro la decisione di Pietro da parte dei cosiddetti “giudaizzanti”, che costituivano un nucleo importante della comunità cristiana. Era il preludio delle riserve e opposizioni che ci sarebbero state in futuro verso coloro che avrebbero avuto il compito di esercitare la suprema autorità nella Chiesa (cf. At 11, 1-2). Ma Pietro rispose a quelle critiche riferendo ciò che si era verificato nella conversione di Cornelio e degli altri pagani, e spiegando la venuta dello Spirito Santo su quel gruppo di convertiti con quella parola del Signore: “Giovanni battezzò con acqua; voi invece sarete battezzati in Spirito Santo” (At 11, 16). Siccome la dimostrazione veniva da Dio, – dalla parola di Cristo e dai segni dello Spirito Santo – essa fu giudicata convincente, e le critiche si calmarono. Pietro appare così come il primo Apostolo dei pagani.

7. È noto che all’annuncio del Vangelo in mezzo ai pagani venne poi chiamato in modo particolare l’apostolo Paolo, “Doctor gentium”. Ma egli stesso riconosceva l’autorità di Pietro quale garante della rettitudine della sua missione evangelizzatrice: avendo iniziato a predicare ai pagani il Vangelo – egli racconta – “dopo tre anni, andai a Gerusalemme per consultare Cefa” (Gal 1, 18). Paolo era al corrente del ruolo tenuto da Pietro nella Chiesa e ne riconosceva l’importanza. Dopo quattordici anni egli va di nuovo a Gerusalemme per una verifica: “per non trovarmi nel rischio di correre e di aver corso invano” (Gal 2, 2). Questa volta si rivolge non solo a Pietro, ma “alle persone più ragguardevoli” (Gal 2, 2). Mostra però di considerare Pietro come capo supremo. Infatti, se nella distribuzione geo-religiosa del lavoro, a Pietro è stato affidato il Vangelo per i circoncisi (Gal 2, 7), egli tuttavia resta il primo anche nell’annuncio del Vangelo ai pagani, come si è visto nella conversione di Cornelio. Pietro in quel caso apre una porta a tutte le genti allora raggiungibili.

8. L’incidente avvenuto ad Antiochia non implica una smentita di Paolo all’autorità di Pietro. Paolo gli rimprovera il modo di agire, ma non mette in discussione la sua autorità di capo del collegio apostolico e della Chiesa.

Scrive Paolo nella Lettera ai Galati: “Quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo assieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi (ossia dei convertiti dall’ebraismo). E anche gli altri giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei giudei?»” (Gal 2, 11-14). Paolo non escludeva in modo assoluto ogni concessione a certe esigenze della legge giudaica (cf. At 16, 3; 21, 26; 1 Cor 8, 13; 1 Cor 9, 20; Rm 14, 21). Ma ad Antiochia il comportamento di Pietro aveva l’inconveniente di costringere i cristiani provenienti dal paganesimo a sottomettersi alla legge giudaica. Proprio perché riconosce l’autorità di Pietro, Paolo solleva una protesta e gli rimprovera di non agire conformemente al Vangelo.

9. In seguito, il problema della libertà nei riguardi della legge giudaica fu definitivamente risolto nella riunione degli Apostoli e degli Anziani, tenutasi in Gerusalemme, nella quale Pietro svolse un ruolo determinante. Una lunga discussione oppose Paolo e Barnaba ad un certo numero di farisei convertiti, che affermavano la necessità della circoncisione per tutti i cristiani, anche per quelli provenienti dal paganesimo. Dopo la discussione, Pietro si alzò per spiegare che Dio non voleva alcuna discriminazione e che aveva concesso lo Spirito Santo ai pagani convertiti alla fede. “Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, e nello stesso modo anche loro” (At 15, 11). L’intervento di Pietro fu decisivo. Allora – riferiscono gli Atti – “tutta l’assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo di loro” (At 15, 12). Così si costatava che la posizione presa da Pietro veniva confermata dai fatti. Anche Giacomo la fece sua (At 15, 14), aggiungendo alle testimonianze di Barnaba e Paolo la conferma proveniente dalla Scrittura ispirata: “Con questo, disse, si accordano le parole dei profeti” (At 15, 15) e citò un oracolo di Amos. La decisione dell’assemblea fu quindi conforme alla posizione enunciata da Pietro. La sua autorità svolse così un ruolo decisivo nel regolamento di una questione essenziale per lo sviluppo della Chiesa e per l’unità della comunità cristiana. In questa luce trova la sua collocazione la figura e la missione di Pietro nella Chiesa primitiva.








 

[Modificato da Caterina63 20/06/2014 22:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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