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Il Vicario di Cristo il Papa il suo ruolo e la sua rinuncia

Ultimo Aggiornamento: 17/07/2016 23:44
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07/07/2014 00:17
 
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"Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!... Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!" (San Paolo)

 

...è questo che nasconde lo slogan "il Papa è uno di noi; il Papa cammina con noi", è tutto ciò che di più gradevole vogliamo sentire e vedere del Papa, tranne che nel "primato petrino" che, se proprio non si può eliminare, allora lo si cambi.

 

A questo servono gli slogan, a cambiare almeno culturalmente ciò che non è possibile eliminare.

 

Diciamoci la verità, non se ne può più di vedere il Papa trattato come un vip, come un leader, come un superuomo di Nietzsche memoria.

E c'è del paradossale perchè se nell''800 assistiamo ad un attacco inferocito ed inaudito contro il Pontefice da parte di anticattolici, antipapisti, ateisti, massoni e chi più ne ha più ne metta, quando la maggior parte della gente era battezzata ed era, almeno a parole, cattolica, oggi ci troviamo davanti al paradosso che la maggior parte di coloro che trattano il Papa da superuomo o da leader o da vip, non sono apparentemente antipapisti o anticattolici, ma ancor peggio sono coloro che hanno sposato la cultura etica e immorale del nostro tempo, sono abortisti, divorzisti,  anti-primato-petrino... e naturalmente battezzati e pure cattolici, così dicono!

 

Sì "anti-primato-petrino" perchè è questo che nasconde lo slogan "il Papa è uno di noi; il Papa cammina con noi", è tutto ciò che di più gradevole vogliamo sentire e vedere del Papa, tranne che nel "primato petrino" che, se proprio non si può eliminare, allora lo si cambi.

 

A questo servono gli slogan, a cambiare almeno culturalmente ciò che non è possibile eliminare.

 

E c'è un altro paradosso: se il Papa viene osannato perchè "uno di noi che cammina con noi" come si fa poi a dipingerlo come un supereroe fumettistico? Siamo forse anche noi dei supereroi, superuomini?

 

Dopo aver approfondito cosa è il Papa, il suo ruolo, di cosa è investito, si legga qui: prima parteseconda parte e terza parte.

Cerchiamo di capire ora cosa il Papa non è!

 

Il Papa "è uno di noi"?

 

Sì e no, tutto sta a capire bene che cosa si vuole intendere perchè, come dice Nostro Signore: « Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna?  Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo.  Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo...» (Mt.15,16-20).

 

Certo che il Papa "è uno di noi" non è mica un alieno! Non è un superuomo, non è un vip, appunto, è "uno di noi" nel senso più pacifico che si possa dire eppure, a ben vedere, c'è dell'insidia in questo slogan.

 

Primo perchè è usato come slogan e, come si sa, tutti gli slogan sono generati dalle ideologie, oppure diventano ideologie.

 

Secondo aspetto questo slogan tende a trascinare il ruolo petrino verso il basso, mentre dovrebbe accadere esattamente il contrario: non noi a trascinare il Papa giù, ma lui a trascinarci su, nel trascendente. Se ciò non avviene, e peggio, avviene il contrario, qualcosa non funziona.

 

Qualcuno potrà dire: ma come siete cavillosi! che male c'è in questa frase? è solo una espressione umana, sentire il Papa vicino a noi, come uno di noi appunto, in fondo poi anche Dio si è fatto uno di noi, o no?!

 

Oh! Bene, e qui casca l'asino, qui ci porta la discussione: Dio si è fatto come noi! Verissimo, ma la frase del canto salmodico termina dicendo: "per farci come Lui".

 

Vediamo bene che questa frase usata come uno slogan ci porta pacificamente a riflettere sulla radice di quel "essere - é ", del chi siamo, chi è e cosa è davvero il Pontefice, il ruolo, i ruoli, gli scopi e le funzioni di un ruolo, e alla fine cosa dobbiamo raggiungere.

 

La maggior parte delle frasi ad effetto, usate come slogan appunto, nascondono delle insidie atte a voler minare il senso vero delle cose, diremo un "adulterare-falsificare" la verità.

 

Dunque: Dio si è fatto uno di noi, anche il Papa è uno di noi!

 

Ma Dio, quando si è fatto uomo non solo è finito sulla Croce, ma si è fatto come noi (cfr Fil.cap.2) "per farci come Lui"in che cosa? Nella salvezza. Salvezza in che cosa? Dal peccato! In questo sta la nostra futura "divinizzazione", l'eliminazione del peccato (partendo dal Peccato Originale), lottare per non offendere più Dio con il peccato, e quindi guadagnarsi quel premio che è la santificazione.

 

L'insidia invece di questo slogan: il Papa è uno di noi; il Papa cammina con noi, sta nel fatto che ci si ferma all'euforia dell'incontro stampato sugli striscioni come si fa ai concerti dei vip o negli stadi osannando la propria squadra o il proprio campione, o l'amato cantante. Non si va oltre, non ci si converte al Cristo, ci si ferma, anzi ci si sdraia restando orizzontali, come a prendere il sole senza fare altro, magari solo a fantasticare su un Cristo fatto a nostra immagine e somiglianza!

Quando morì Giovanni Paolo II, vuoi per affetto sincero, vuoi in buona fede, vuoi per conclamata ignoranza e pure superbia, la salma del Pontefice veniva accolta al grido: "è stato uno di noi!" in netta contraddizione col "santo subito!" perchè, se quel Papa era riconosciuto come santo due sono i punti da discutere:

1. o la gente ha perso il significato di cosa voglia dire essere "santi";

2. se era santo come poi la Chiesa lo ha riconosciuto canonicamente, allora non poteva essere "uno di noi", deve averci per forza superato in qualcosa di trascendente, altrimenti non poteva essere dichiarato santo.

 

Il Papa "cammina con noi", senza dubbio vero, ma manca il finale anche qui: per condurci dove? Lui cammina con noi verso il baratro in cui il mondo si sta dirigendo, oppure cammina con noi per dirci che dobbiamo cambiare strada?

 

Ecco, questa domanda la maggioranza dei fan del Pontefice di oggi, non se la pone!

Non è un giudizio alle intenzioni o alle persone, il nostro, ma è una constatazione di fatto.

 

Vediamo di spiegare il tutto attraverso il Vangelo così da non rischiare di passare per autoreferenziali.

 

Il Papa è il Vicario di Cristo, Successore dell'Apostolo Pietro il quale è stato fatto dal Cristo suo Vicario per la sua professione di fede che non veniva dalle sue opinioni personali, ma da una rivelazione del Padre, dice infatti Gesù a Pietro: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.  A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt.16, 17-19)

 

Quindi, Pietro, certamente è "uno di noi e che cammina con noi" ma non certo per naufragare all'interno dei nostri stagni, al contrario, per tirarcene fuori e quindi, in definitiva, è uno di  noi, cammina con noi, per portarci fuori dal peccato e dall'ateismo, portarci fuori dalle ideologie e dalle nostre personali certezze, per condurci alla "Verità che il Padre gli ha rivelato".

E' in questa verità che dovrà poi "confermarci", lo dice Gesù: «Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Lc.22, 31-32).

La dinamica è la seguente: Pietro "ascolta" il Padre; ha ricevuto dalla Tradizione autentica il Deposito della fede apostolica, ed anche se (come ognuno di noi) è messo alla prova, vige la promessa della preghiera del Signore che è infallibile e se Pietro, umilmente, riconoscerà tutto questo, allora "una volta ravveduto" confermerà i fratelli - tutti noi battezzati - in questa medesima fede.

 

Da quel momento in poi Pietro, con i suoi Successori legittimi, non sarà altro - e non farà altro - che ripetere gesti e parole del Suo Maestro.

Gesti e parole che non sono solo la lavanda dei piedi o gesti caritativi oggi abbondantemente ideologizzati e usati come pietismo, assistenzialismo e moralismo, ma molto di più.

 

Vediamone alcuni:

 

- "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada...." (Mt.10,34)

E' ovvio che con questo non si intende affatto armare interi eserciti e fare le guerre che intendono gli uomini, lo stesso Gesù disse a Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù» (Gv. 18, 36-38), e ancora: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande» (Gv.19,11).

Gesù intende invece sottolineare che la pace che il mondo intende fare con i suoi compromessi, con le sue leggi contro natura, contro la dignità dell'uomo, con l'uccisione degli innocenti quale è l'aborto, i ricatti economici, lo sfruttamento e così via, non è la pace che intende Lui: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Gv.14,27), la spada che intende portare è quella dello Spirito Santo, come rammenterà poi San Paolo che di armi e di battaglie ben si intendeva: " prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio..." (Efes.6,17).

La spada che intende portare il Signore è dunque la Parola, Parola che salva, non parola di uomini, ma Parola di Spirito, quella Parola che vinse contro le tentazioni di Satana verso di Lui: "Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui..." (Lc.4,1-13).

Gesù non è un pacifista, ma in modo pacifico ci ha insegnato come si combattono le tentazioni, la vera guerra che dobbiamo fare in questo mondo.

 

- «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc.2,17)

Il Successore di Pietro ha lo stesso compito proprio in quanto Vicario di Cristo. Egli non si rivolge "ai giusti" ossia a coloro che con superbia si ritengono senza peccato o peggio, che giustificano il proprio peccato e vogliono rimanere a sguazzare nel fango in cui sono immersi... il Papa chiama a raccolta (proprio come Gesù raccoglieva le masse del suo tempo) chi, riconoscendo il proprio stato di peccatore, ha compreso la potenza del Cristo e in qualche modo vuole correre ai ripari, vuole cambiare, vuole convertirsi al Cristo e non certo al Papa in quanto essere dissociato dal Cristo e dal Calvario!

Non ci si converte al Papa di turno, ma al Cristo che è "ieri, oggi e sempre".

Anche il Papa, a sua volta, ricorre al Cristo (si confessa e riceve i Sacramenti della salvezza), in questo senso è appunto "uno di noi" ma non resta immerso nello stagno del peccato, non giustifica il peccato (magistero dottrinale), adopera la spada della Parola con la docilità e la potenza al tempo stesso tipica dello Spirito Santo che non è spirito di timidezza, come riporta San Paolo; il Papa sollecita in tal senso i malati nello spirito a fare ricorso alla confessione, dunque a non rimanere "uno di noi" nel peccato, piuttosto ad uscirne fuori.

 

- "io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi..." (Lc.5,32)

Se il Successore di Pietro non facesse i viaggi apostolici (così come le udienze, gli incontri e lo stesso magistero) con questa intenzione, sarebbe un antipapa!

Stiano attenti "i fan" del Pontefice! Certa idolatria atta a venerare la persona del Papa di turno, dalla quale si pretenderebbe appunto una equiparazione - "è uno di noi"-  nello stato di peccato, produrrebbe al Papa stesso immenso dolore e seminerebbe solo vento.

 

- "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.." (Gv.8,42)

Anche il Successore di Pietro è un "inviato" dal Padre. Per quanto la elezione di un Pontefice verte su giochi interni e politici, di compromessi e di convenienze, resta palese che il legittimo Pontefice, Vicario del Cristo, viene investito dalla cosìddetta Grazia di Stato attraverso la quale, alla fine dei giochi umani, finisce per vincere la strategia del Signore Gesù che è il Capo della Chiesa, per questo dice infatti: " e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa..."

 

- "Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre..." (Gv.12,46)

A questa Luce deve condurre un Pontefice, non certo a se stesso!

Credere in Cristo attraverso l'opera del suo Vicario in terra. Credere in Cristo perchè è questo che deve fare il Suo Vicario: fare in modo che la gente che si riunisce attorno a lui "non rimanga nelle tenebre" ma vedano il Cristo.

Attenzione: non un Cristo fatto a "nostra immagine" o ad immagine del Papa... questo è il grave rischio di oggi e di un papismo osannato nei cognomi dei vari Papi: papato montiniano, papato wojtyliano, papato ratzingeriano, papato bergoglioso... sic!

Gesù usò e cambiò di Simone il nome, non usò il cognome, e su quel cambiamento venne sigillato un papato che è segno di un primato: quello PETRINO.

Chiunque, dunque, crede in questo Cristo del Vangelo, professato dal Primato Petrino e portato avanti nella Tradizione dai successori, non resta nelle tenebre...

Perciò il Papa "è uno di noi e cammina con noi" è corretto, ma solo se poi noi lasciamo il nostro stagno fangoso di peccato e cerchiamo, con Pietro, di andare verso la santificazione. Se si pretende invece elogiare o osannare il Papa perchè è uno come noi nel peccato e tutti felici di restare dove siamo, allora no, la frase è una bestemmia!

 

- "Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo..." (Gv.12,47)

Sembra che queste parole di Gesù siano state scoperte solo oggi: evviva! abbiamo scoperto una nuova notizia, Gesù non ci condanna! Anche il Papa lo dice "chi sono io per giudicare"? Quindi aveva sbagliato la Chiesa del passato, la vecchia matrigna brutta e cattiva, che condannava tutti!

Quante volte siamo stati costretti a sentire amenità simili?

La scena per capire queste parole di Gesù, o per una corretta interpretazione, le troviamo nell'adultera:

" Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più»" (Gv.8, 1,11).

 

Anche in questo caso, come in altri, viene omessa dai nostri contemporanei l'ultima frase di Gesù: « va' e d'ora in poi non peccare più».

 

Gesù non condanna per due motivi: il primo perchè qui la donna si è pentita, e lo dimostra chiaramente con il suo atteggiamento umile e di sottomissione alla legge di Mosè che prevedeva quella pena;

secondo perchè se la donna non si fosse pentita e l'attenzione di Gesù non fosse stata portata all'attenzione di quel che stava avvenendo, la donna sarebbe probabilmente morta lapidata, morta a causa del suo peccare, dunque è il peccato che l'aveva condannata e Gesù non ci va a mettere il carico da undici!

Gesù non è venuto a condannare semplicemente perchè siamo stati già condannati dal Peccato Originale che Egli è venuto a rimuovere.

Quindi Dio si è fatto Uomo, Misericordia Incarnata proprio perchè eravamo condannati e Lui è venuto a salvarci, a tirarci fuori da questa situazione stagnante e devastante.

E' come quando dice: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.." (Mt.26,52).

E' il peccato, le azioni sbagliate che ci condannano, sono le scelte che facciamo che ci condannano o ci salvano, Gesù è venuto a portare quella salvezza che da soli non saremo mai riusciti portare a compimento.

Che senso avrebbe il Pontificato stesso senza il Cristo?

Gesù salva e aiuta chi si pente del proprio peccato e chi non usa "la spada", si china su  queste persone senza più difese come l'immagine dell'adultera schiacciata a terra dall'umiliazione, che attende di dover pagare per i suoi sbagli e invece trova davanti la Misericordia Incarnata che tutto le perdona "Neanch'io ti condanno" ma aggiungendole quel monito oggi cancellato dagli aggiornamenti -si veda qui - dei Vangeli: « va' e d'ora in poi non peccare più»....

 

Il Papa è allora sì " uno di noi e cammina con noi" ma con quel fare tipico di chi è vero ed autentico discepolo del Signore: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più», non dobbiamo peccare più, e se anche ricadiamo nel peccato via, rialziamoci, confessiamoci e ritentiamo la salita, ma mai rilassarci nel peccato.

 

Se amiamo davvero il Papa, allora, convertiamoci al Cristo, cambiamo la nostra direzione nel mondo, abbandoniamo le opere della carne come ammonisce San Paolo:

"Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.

E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato...

Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete..." (Rom.8, 9-13).

 

Un Pontefice non può che predicare questi pensieri e con lo stesso criterio e con le medesime intenzioni, così come egli rammenta bene le parole di Ezechiele:

 

«Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.

Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato» (Ezec.3,16-21).

 

Infatti così insegna Benedetto XVI:

"...Il vescovo di Roma siede sulla cattedra per dare testimonianza di Cristo. Così la cattedra è il simbolo della "potestas docendi"....

Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero.

Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire.

La potestà di insegnamento nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell'obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge.

Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell'obbedienza verso Cristo e verso la sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo..."

(Omelia alla Celebrazione Eucaristica e all'insediamento sulla Cathedra romana - 07 maggio 2005)

 

Il Papa è perciò "uno di noi" che, rivestito della Grazia di Stato, viene per tirarci fuori dallo stagno peccaminoso in cui viviamo, e "cammina con noi" per portarci fuori dalla logica di questo mondo nel quale regna il principe delle tenebre (cfr Gv.16,11), il Papa agisce con le stesse intenzioni paoline: " Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli...." (Ef.2),

e per finire il Papa stesso è "uno di noi e cammina con noi" alla maniera di Paolo:

 

" Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, 5 al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.

Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!  L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!  Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!

Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo...." (Gal.1, 1-11)

 

Vi invitiamo a leggere, per la serie, anche questo articolo:

 

VOGLIONO UNA CHIESA IL CRISTO E IL PAPA A PROPRIA IMMAGINE

 

e il libro di Gnocchi-Palmaro : Questo Papa "piace troppo"

 

Sia lodato Gesù Cristo

sempre sia lodato




[Modificato da Caterina63 07/07/2014 00:17]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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