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Il Vicario di Cristo il Papa il suo ruolo e la sua rinuncia

Ultimo Aggiornamento: 17/07/2016 23:44
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25/11/2014 19:06
 
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  La “squadra di Bergoglio”





great reformerNel controverso libro di Antonio Socci, “Non è Francesco”, c’è un passaggio che in questi giorni trova conferma dall’Inghilterra. Non si tratta di questioni legate alla legittimità dell’elezione del Papa, ma della presenza di una lobby di cardinali “riformisti” che per eleggere Bergoglio ha lavorato prima e durante il conclave. In modo discreto, ma molto organizzato.


 


Lo racconta Austen Ivereigh, già addetto stampa del Card. Murphy-O’Connor, nel suo libro intitolato “Il Grande Riformatore”. Secondo quanto riporta il britannico “Telegraph” la parte decisiva nell’elezione di Bergoglio l’avrebbe svolta un piccolo gruppo di cardinali europei. Gli stessi che avrebbero cercato di eleggere il cardinale argentino già nel 2005, durante il conclave che poi vide l’elezione di Joseph Ratzinger.


Secondo Ivereigh proprio il card. Murphy-O’Connor, pur avendo già compiuto 80 anni, e quindi senza possibilità di entrare nel conclave del marzo 2013, avrebbe svolto un ruolo chiave insieme al card. Kasper. In particolare l’ex arcivescovo di Westminster avrebbe svolto un azione di lobbyng presso i cardinali elettori nord-americani.


Una volta assicurati da Bergoglio che non si sarebbe tirato indietro (“in questo momento di crisi della chiesa un porporato non può rifiutare”), il “team Bergoglio” ha organizzato una serie di cene e di incontri prima del conclave in cui, tra l’altro, hanno rassicurato i cardinali che i 76 anni dell’arcivescovo di Baires non avrebbero costituito un problema sotto nessun punto di vista. “Anche perchè i papi – aggiunge Ivereigh nel suo racconto – ora possono dimettersi”.


Bisogna dire che Ivereigh non fa nessuna grande rivelazione, ma racconta la normale amministrazione prima di un conclave. Nel 2005 i liberal ci avevano provato, ma andò male. Questa volta, invece, sembra gli sia andata benone. Lo Spirito Santo si serve di tutto, e il buon Dio può decidere di donare un papa, o di infliggerlo, utilizzando vicende molto umane. A noi non resta che ricordare che comunque la barca di Pietro è sempre in buone mani. Quelle di Cristo.




  aggiornamenti mercoledì 17 dicembre 2014

Il Grande Riformatore: Francesco e la creazione di un Papa radicale

 
Ha fatto scalpore l'azione, evidentemente arrivata in porto, della Lobby riformista all'interno della Chiesa. Ne abbiamo parlato qui, riprendendo gli echi da La stampa e dai media anglofoni nonché nella traduzione del precedente articolo tradotto da From Rome qui. Sempre da From Rome, pubblichiamo il testo che segue che fa il punto della controversa vicenda. L'originale qui
Il libro è ora in vendita anche in Italia (Mondadori).

Il Grande Riformatore: Francesco 
e la creazione di un Papa radicale

di Frà Alexis Bugnolo
 
Il numero di cardinali implicati nello scandalo del patteggiamento di voti potrebbe salire a 30
 
9 dicembre 2014: Nel mezzo dello scandaloso caso del "Team Bergoglio", in un momento in cui il mondo cattolico è agghiacciato non solo dalle accuse del Dr. Austen Ivereigh nel suo nuovo libro, The Great Reformer (Il Grande Riformatore), ma anche dall'inconsistenza e dalle contraddizioni delle smentite a tali accuse, provenienti dalle fonti più autorevoli: il portavoce ufficiale del Cardinal Murphy-O’Connor e quello del Papa, Padre Federico Lombardi, S. J., è opportuno analizzare le testimonianze fornite dal Dr. Ivereigh nel suo testo.
 
Dopo aver acquisito una copia cartacea dell'edizione americana del libro, il blog From Rome è ora in grado di farlo; tuttavia, per chiarire le ripercussioni legali e l'affidabilità del testimone, procediamo in modo forense. Ciò richiederà di prendere in considerazione in primo luogo gli atti contestati, quindi la confessione del capo della cospirazione e infine le prove lampanti che supportino l'affidabilità di quanto si può leggere nel libro del Dr. Ivereigh.

Il Decreto Papale che criminalizza il patteggiamento di voti 
 
Nel decreto papale Universi Dominici Gregis, promulgato da Papa Giovanni Paolo II nel 1996, il patteggiamento di voti è proibito sotto pena di scomunica automatica (vale a dire, immediatamente applicata, senza necessità di dichiararla). Il reato è descritto in questi termini nel testo originale e ufficiale in latino:
81. Cardinales electores praeterea abstineant ab omnibus pactionibus, conventionibus, promissionibus aliisque quibusvis obligationibus, quibus astringi possint ad suffragium cuidam vel quibusdam dandum aut recusandum.
 
Questa è la traduzione in inglese più adeguata del testo latino secondo il blog From Rome: 
81. Let the Cardinal electors, moreover, abstain from all pacts, agreements, promises and any other obligations you like, by which they might be constrained to give or refuse support (suffragium) for anyone (sing. & plural).
[La traduzione della versione inglese – che verte correttamente quella latina – del blog Chiesa e postconcilio è la seguente:
81. Inoltre, i cardinali elettori si astengano da ogni patto, accordo, promessa e qualsiasi altro tipo di obbligazione in ragione di cui siano costretti a dare o rifiutare il loro sostegno (suffragium) a chicchessia (sing. e plur.), N.d.T.]
Per comprendere il senso di questa proibizione, ricordiamo che Papa Giovanni Paolo II rimase personalmente molto scandalizzato dai pettegolezzi che marcarono il conclave in cui egli stesso venne eletto. Per impedire equivoci futuri, stabilì una pena per una pratica molto frequente nel corso di elezioni: il patteggiamento di voti. Questo è, quindi, il motivo per cui nel decreto papale, la UDG, insista che i cardinali elettori procedano in modo religioso e scelgano, dopo molte preghiere, l'uomo che più piaccia a Dio onnipotente e che sia più utile per la Chiesa nell'epoca in cui vivono (cfr. i paragrafi che precedono e seguono il n. 81).

Dunque, il testo latino tramite il quale Papa Giovanni Paolo II descrive le attività proibite contiene parole molto importanti: la prima è ogni, la seconda descrive tali attività: pactionibus, conventionibus, promissionibus (patto, accordo, promessa), e l'ultima stronca definitivamente ogni genere di attività umana che implichi un obbligo morale: aliisque quibusvis obligationibus (e qualsiasi altro tipo di obbligazione).

Consideriamo ora la moralità dell'atto di chiedere l'elezione di un potenziale candidato: innanzitutto, bisogna avere qualche certezza sulla convenienza e sulla volontà del candidato (n. 1: l'accordo e il patto); poi, bisogna cercare persone disposte a patteggiare i voti (accordo e patto) e far sì anche che garantiscano il loro sostegno (n. 2: promessa e patto). Infine, i pianificatori del patteggiamento di voti presentano ai potenziali elettori – a parole o tramite segni – le ragioni per cui un candidato meriterebbe il sostegno o il voto (proposta di accordo) e ottengono parole o segni di accordo (n. 3: accordo e promessa o obbligazione) sul fatto che egli sia considerato degno dei voti degli elettori. Ciascuno di questi tre passi è reso illegale dal Decreto Papale. Dato che quest'ultimo non esclude alcun tipo di obbligazione e, al contrario, li include tutti, tanto quelli più impegnativi – come le promesse fatte sotto giuramento – quanto quelli più leggeri – come ad esempio quelli segnalati da un ammiccamento –, essi sono tutti proibiti.

Si noti che dal momento che il Decreto Papale è generico nella sua proibizione, la promessa di un voto ha lo stesso grado di illecito dell'adesione a una cospirazione per patteggiare i voti, dato che si tratta di promettere di votare per un candidato escludendo tutti gli altri candidati. Tuttavia, si noti anche che tale decreto penalizza solo i cardinali elettori. I cardinali che non hanno più diritto al voto a causa dell'età avanzata non incorrerebbero quindi nella pena anche se collaborassero alla richiesta di voti.

Quando il voto è stato patteggiato, quando si è già a conoscenza del fatto che il candidato in questione raggiungerà un certo numero di voti ai primi scrutini e si possiede la certezza della sua elezione o non elezione alla votazione in corso, è possibile confrontare il numero dei voti con quelli promessi.

La confessione del reato

Il 12 settembre 2013, il Catholic Herald ha rivelato che il Cardinal Murphy-O’Connor ha confessato di avere già un'idea di chi sarebbe stato eletto. Nel reportage egli ammette che il Cardinal Bergoglio sapeva già che sarebbe stato proposto come candidato ancor prima dell'inaugurazione del conclave, e che dopo in conclave stesso ha riconosciuto di persona il ruolo fondamentale dei cardinali inglesi nella campagna per la sua elezione. Nell'intervista in questione, il cardinale inglese confessa tanto l'elemento della conoscenza come quello della certezza, che egli non avrebbe potuto ragionevolmente possedere se non per mezzo di un patteggiamento di voti nello stretto senso del termine.

La testimonianza comprovante e la prova

Si noti che il mero fatto che il leader confesso e riconosciuto dal Papa del "Team Bergoglio" fosse il Cardinal Murphy-O’Connor – un cardinale anziano NON elettore – prova la consapevolezza, da parte degli altri membri del "Team Bergoglio" stesso, dell'esistenza della pena imposta dal paragrafo 81 dell'UDG. La testimonianza fornita dal Dr. Austen Ivereigh nella sua apparizione alla BBC il 12 marzo 2013, alle 17:03 ci rivela che Ivereigh e Murphy-O’Connor si erano incontrati precedentemente per discutere insieme gli affari del conclave, e che Ivereigh era a conoscenza della pena imposta dal paragrafo 81 dell'UDG. Anche se nei giorni scorsi Ivereigh si è mostrato ignaro delle implicazioni di tale paragrafo, si può sospettare che ne sia stato informato dallo stesso Cardinal Murphy-O’Connor nel mese di marzo 2013.

La storia della cospirazione secondo la versione di Ivereigh

Vi consiglio calorosamente di procurarvi una copia del libro di Ivereigh poiché la testimonianza che contiene sarà per anni un documento di ingente portata storica. Prendiamo ora in considerazione la prova.
Nel capitolo intitolato "Conclave" (capitolo 9, pagg. 349-367 [dell'edizione americana, N.d.T.]) troviamo queste accuse:

"Avevano imparato la lezione già nel 2005", all'inizio della pagina 355. — Questa dichiarazione fa pensare a una forte motivazione e alla previsione della necessità di ostentare un sostegno massiccio per il Cardinal Bergoglio al primo voto: ma questo era un obiettivo che non si poteva raggiungere senza una campagna di patteggiamento di voti e senza le attività proibite e sanzionate connesse ad esso.

"In primo luogo si sono assicurati il suo consenso. Quando gli si chiese se era disponibile, disse che in questo tempo di crisi della Chiesa nessun cardinale avrebbe potuto rifiutare la proposta" (ibid.). — Questa gesuitica risposta è esattamente quella che ci si aspetterebbe da un cardinale gesuita: una siffatta affermazione è moralmente equivalente a un assenso, e nel contesto della proposta del lancio di una campagna equivale anche a un patto. Si tratta di un'offesa passibile di scomunica in ragione dell'offerta di una campagna elettorale. Un uomo coscienzioso che osservi le norme del conclave avrebbe dovuto aggiungere un'espressione di ripudio di una campagna organizzata, almeno come atto di carità nei confronti dei suoi promotori, affinché non entrassero in collisione con le disposizioni papali. 

L'attendibilità di quanto Ivereigh ha denunciato è considerevole, perché nessuno si azzarderebbe a indire una campagna senza il consenso del candidato: sostenere che il "Team Bergoglio" non abbia chiesto alcun segno di disponibilità al cardinale argentino equivarrebbe a ritenere folli i suoi membri, ed è meno caritatevole accusare un cardinale sano di follia che accusare un cardinale mondano di prudenza ragionevole.

Ivereigh aggiunge poi tra virgolette una citazione che è stata rimossa dalla testimonianza del Cardinal Murphy-O’Connor al Catholic Herald lo scorso anno. Ma il semplice fatto che queste parole siano riportate tra virgolette difende l'onestà della narrazione contro le accuse di basarsi su dicerie.

"Poi si sono messi al lavoro cenando con vari cardinali per promuovere il loro uomo… (ibid.). — Ciò è stato confermato, nel caso dei cardinali Murphy-O’Connor e O’Malley, nel reportage del Wall Street Journal report del 6 agosto 2013. Le recenti smentite del Dr. Ivereigh non negano quest'attività, che egli, ritrattandosi, definisce ora come "suggerire" Bergoglio come candidato.

"… Il loro obiettivo era quello di assicurarsi almeno venticinque voti per Bergoglio al primo scrutinio. Un anziano cardinale italiano aveva previsto su quanti voti potevano contare ancor prima che il conclave iniziasse". — Questa dichiarazione, di cui non è stato mai smentito o ripudiato alcun punto, conferma le accuse di una violazione del paragrafo 81 della UDG, senza possibilità di svicolare, poiché non si può prevedere il numero dei voti se questi non sono stati promessi e, se sono stati promessi, sono stati anche richiesti, e tanto coloro che li hanno richiesti come coloro che li hanno promessi erano entrati in una sorta di obbligazione o patto o accordo di voto per un candidato specifico al primo scrutinio, e di non votare per altri candidati.

Eccovi servita un'accusa formale ed esplicita di una violazione formale ed esplicita del paragrafo 81 dell'Universi Dominici Gregis.

Il Dr. Ivereigh parla poi della certezza che si aveva a proposito dell'adesione dei diciannove cardinali latinoamericani, e aggiunge:

"Il cardinale spagnolo Santos Abril y Castello, arciprete di Santa Maria Maggiore a Roma ed ex-nunzio apostolico in America Latina era molto sollecito nel patteggiamento a favore di Bergoglio all'interno del blocco iberico" (ibid.).  —Quest'accusa non è mai stata smentita da nessuno, nemmeno dal cardinale spagnolo.

Ivereigh menziona in séguito altri cardinali che hanno collaborato: il Cardinal Christoph Schonborn di Vienna e il André Vingt-Trois di Parigi.

Menziona anche altri cardinali in modo da far pensare che possano aver partecipato promettendo i loro voti: il Cardinal Laurent Monsengwo Pasinya di Kinshasa e il Cardinal Sean O’Malley.
Infine, alle pagine 356-355, il Dr. Ivereigh conferma quest'interpretazione della testimonianza che egli offre, scrivendo:
Per questa ragione, e poiché i promotori di questa campagna si mantenevano cautamente dietro le quinte, il carrozzone bergogliano che cominciò a marciare durante la settimana delle congregazioni passò inosservato ai media, tanto che ancor oggi la maggior parte dei vaticanisti crede che non ci sia stato alcun tentativo organizzato pre-conclave di far eleggere Bergoglio.
Numerosi cardinali sono implicati

Fino ad ora, sono stati pubblicamente implicati quattro cardinali: Murphy-O’Connor di Westminster, Danneels del Belgium, Kasper e Lehmann della Germania; tuttavia, il testo di Ivereigh ha menzionato altri tre cardinali come membri del team: Schonborn di Vienna, Vingt-Trois di Paris e Santos Abril y Castello di Santa Maria Maggiore.
Un totale di sette cardinali nel team.
Altri due Cardinali, nominati esplicitamente, sono sospettati di aver promesso i loro voti: il Cardinal Laurent Monsengwo Pasinya di Kinshasa e il Cardinal Sean O’Malley.
Inoltre, ed è incredibile pensarlo, tutti i cardinali della Spagna e dell'America Latina potrebbero aver promesso i loro voti – sarebbero quindi più di venti da aggiungere al computo totale, senza considerare i cardinali africani.
In tutto sono trenta i cardinali che potrebbero aver partecipato: quanti di essi erano elettori, sono tuttora scomunicati. *
Impressionante.
Ancor più sorprendente è il fatto che gli elementi portanti di questo racconto non sono stati, ad oggi, smentiti da nessuno dei partecipanti. Gli unici fatti negati sono la richiesta del consenso di Bergoglio alla campagna elettorale da parte dei quattro cardinali e quanto afferma il Dr. Ivereigh riguardo al loro agire. Nulla è stato negato dagli altri, e alcune alterazioni nella cronologia dei fatti presentata potrebbe essere una conseguenza implicita delle affermazioni contenute nella smentita di Padre Lombardi. I fatti smentiti, tuttavia, sono quelli che le prove presentate qui sopra mostrano di essere innegabili.
________________________
NOTE
* Anche se qualcuno di essi non avesse votato per Bergoglio al primo ballottaggio, ciò non lo esimerebbe automaticamente dall'accusa di essersi impegnato a farlo.
===============
Cliccare qui per leggere il nostro reportage completo sul Team Bergoglio e per avere una lista degli altri reportage dei principali organi d'informazione su questo caso.




IMPRESSIONANTE ARTICOLO DI ALDO MARIA VALLI A MO DI PROFEZIA...... 

Leggenda del benigno imam che sanò lo scisma cattolico sulla famiglia

 

di Aldo Maria Valli | 09 Gennaio 2015 ore 06:30

 

 

Sono passati duecento anni, ma sembra ieri. Quei fatti segnarono in maniera indelebile la chiesa cattolica, ma non solo. Io, per comprensibili ragioni, li ho studiati, e sono in grado di ricostruirli in maniera piuttosto fedele.

Correva dunque l’anno 2014 e il Papa di allora, Francesco, chiamò a raccolta i suoi vescovi per discutere i temi legati alla pastorale della famiglia. Desiderava un confronto aperto, franco, sincero, e i vescovi lo presero sul serio. Talmente sul serio che la discussione si fece infuocata e sfociò in contrapposizioni nette. Fu così che il Sinodo sulla famiglia divenne lo Scisma sulla famiglia. Da una parte c’erano i pastori che si riconoscevano nella linea del Papa Francesco: predicavano misericordia, apertura, accoglienza, comprensione, disponibilità. Dicevano che la chiesa non doveva giudicare, ma accompagnare e sostenere. Gesù, spiegavano, non è venuto per i sani, ma per i malati. La chiesa sia dunque un ospedale da campo nel quale curare le ferite di tutti. Dall’altra parte c’erano i pastori che invece predicavano rigore, rispetto della tradizione, intransigenza, severità, inflessibilità. Pensavano che obbligo indefettibile della chiesa fosse applicare e perpetuare la retta dottrina, senza sconti e senza cedimenti allo spirito del mondo. Spiegavano che Gesù ha parlato chiaro quando ha detto: “Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.

Si riferivano, con questa citazione, al problema dell’indissolubilità del matrimonio, che in quel sinodo, divenuto poi scisma, fu il più dibattuto assieme alla questione se concedere o meno la comunione ai divorziati risposati civilmente e alla domanda circa l’atteggiamento da tenere nei confronti delle unioni fra persone omosessuali.

Erano temi, come si può capire, che oggi non suscitano più dibattiti né tanto meno contrasti, ma allora, due secoli fa, erano al centro di dispute infinite, nelle quali la chiesa cattolica finì col perdersi.

Fu così che dal sinodo si scivolò, inevitabilmente, nello scisma, passato alla storia come il grande Scisma sulla famiglia. Inutile fu il tentativo di mediazione proposto dal presidente della Repubblica italiana, il quale, in segno di rispetto per la sede di Pietro, cercò di ricondurre le parti alle ragioni dell’unità. Il disaccordo si fece così profondo, e la disputa così rovente, che i contendenti, a un certo punto, si scagliarono reciproche scomuniche, con tanto di bolle e controbolle. Così da una parte, sotto la guida di Papa Francesco, si costituì la chiesa cattolica apostolica romana misericordiosa (in sigla: Carm), e dall’altra, sotto il Papa Pietro II (un cardinale americano) la chiesa cattolica apostolica romana intransigente (in sigla: Cari).

Da allora, dopo un primo periodo di accuse e recriminazioni senza costrutto, la Carm e la Cari non mancarono di tentare qualche forma non dirò di riconciliazione ma almeno di dialogo. A questo scopo fu costituita un’apposita Commissione ecumenica per il dialogo tra i fratelli separati (Cedfs), che arrivò a elaborare, attraverso sottocommissioni riconosciute da entrambe le chiese, alcuni documenti caratterizzati da segnali distensivi. Nei fatti, tuttavia, la separazione rimase netta.
Dal lontano 2014, come sappiamo, si sono succeduti otto papi da una parte e sette dall’altra (sto parlando di quelli regnanti, lasciando ovviamente da parte i dieci emeriti), e si può dire che tutti, in un modo o nell’altro, pur riconoscendo la necessità di continuare a pregare per l’unità, non hanno fatto che ribadire e confermare in modi sempre più solenni le rispettive posizioni, segnate da un lato dai richiami alla misericordia e dall’altro dagli appelli all’intransigenza.

Capirete perché, mosso da spirito di generosità e di umana benignità, nel nome dell’unico Dio, ho pensato, dopo aver ascoltato il parere di una serie di esperti, di prendere un’iniziativa che possa consentire alla Carm e alla Cari, finalmente, di sancire con un gesto comune la reale volontà di riconciliazione.

 
Non è vero che da parte nostra, come hanno scritto alcuni giornali, ci sono secondi fini. C’è solo, direi, compassione nel senso letterale del termine. E poi non sta forse scritto “nessuno di voi crede completamente fino a che non ami suo fratello come se stesso”? E ancora: “Se qualunque parte è malata, il corpo intero condivide l’insonnia e la febbre”?

Dunque, ho deciso. Domani, nel duecentesimo anniversario dello Scisma sulla famiglia, il Papa Francesco VIII e il Papa Pietro VII saranno ricevuti qui, da noi, in quella che fu la basilica di San Pietro e ora, ormai da più di un secolo e mezzo, è la Grande Moschea Bianca di Roma. In quanto imam supremo, avrei potuto richiedere atti di sottomissione e di obbedienza. Invece, nella mia magnanimità, ho posto soltanto due semplici condizioni. Che entrambi i papi, prima di entrare nella moschea per lo storico incontro e l’altrettanto storico abbraccio, compiano, in segno di purificazione, le rituali abluzioni presso le due fontane della piazza (Francesco VIII nella fontana di sinistra, Pietro VII in quella di destra) e poi, ovviamente, in segno di povertà, austerità e rispetto per il luogo sacro, si tolgano le scarpe.

Il mio cuore è colmo di speranza in queste ore di vigilia. Ma, sia detto fra noi e senza offesa: che siano misericordiosi o intransigenti, a questi cristiani cattolici bisogna insegnare proprio tutto!



 

[Modificato da Caterina63 11/01/2015 00:10]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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