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8 giugno Preghiera per la Pace in Vaticano

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2014 22:25
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06/06/2014 15:15
 
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PRESENTAZIONE DELL'INVOCAZIONE PER LA PACE


Città del Vaticano, 6 giugno 2014 (VIS). Questa mattina, nel corso di un briefing, Padre Pierbattista Pizzaballa, O.F.M., Custode di Terra Santa e Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, hanno presentato lo svolgimento dell'iniziativa "Invocazione per la pace" alla quale il Santo Padre Francesco ha invitato i Presidenti di Israele e Palestina, Shimon Peres e Mahmoud Abbas.


Domenica prossima, 8 giugno, i due Presidenti Peres e Abbas arriveranno in Vaticano a distanza di 15-20 minuti l?uno dall?altro (il primo alle 18:15 e il secondo alle 18:30 circa). Il Santo Padre li riceverà all?ingresso di Santa Marta e si intratterrà per un breve colloquio, prima con l?uno e poi con l?altro. Successivamente, con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, si recheranno insieme in auto ai Giardini Vaticani dove si terrà la celebrazione, che avrà inizio con un momento musicale e la spiegazione in lingua inglese della sua struttura e modalità. Sarà seguito l?ordine cronologico delle tre religioni: ebraismo, cristianesimo, islam.


Il primo momento avrà inizio alle 19:00: la comunità ebraica reciterà, in lingua ebraica, una Preghiera (creazione), a cui seguirà un breve passaggio musicale, quindi una preghiera di richiesta di perdono, un breve passaggio musicale, una preghiera di invocazione alla pace ed infine una meditazione musicale ebraica. La comunità cristiana seguirà il medesimo schema ma reciterà la prima preghiera in lingua inglese, la seconda in italiano e la terza in lingua araba. Infine la comunità musulmana procederà come le precedenti, recitando le preghiere in lingua araba.


Successivamente un lettore, in lingua inglese, introdurrà l'ultimo momento della celebrazione che comincerà con l'invocazione della pace di Papa Francesco. Quindi il Santo Padre inviterà ciascuno dei due Presidenti a rivolgere anch'essi la loro invocazione: prima il Presidente Shimon Peres, poi il Presidente Mahmoud Abbas. Infine, con il Papa e il Patriarca, i Presidenti Peres e Abbas scambieranno un gesto di pace, quindi Papa Francesco accompagnerà il Patriarca e i due Presidenti a piantare un ulivo, simbolo di pace.


Alla fine della celebrazione, i quattro rimangono uno accanto all'altro e le delegazioni passeranno a salutarli. Poi il Santo Padre, i due Presidenti e il Patriarca si sposteranno alla Casina Pio IV per un incontro in forma privata.


Alla fine il Presidente Shimon Peres e il Presidente Mahmoud Abbas lasceranno il Vaticano, mentre il Papa con il Patriarca rientreranno a Santa Marta.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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INVOCAZIONE PER LA PACE

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Giardini Vaticani
Domenica, 8 giugno 2014

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Signori Presidenti, Santità, fratelli e sorelle!

Con grande gioia vi saluto e desidero offrire a voi e alle distinte Delegazioni che vi accompagnano la stessa calorosa accoglienza che mi avete riservato nel mio pellegrinaggio appena compiuto in Terra Santa.

Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia un cammino alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide.

E ringrazio Vostra Santità, venerato Fratello Bartolomeo, per essere qui con me ad accogliere questi illustri ospiti. La Sua partecipazione è un grande dono, un prezioso sostegno, e testimonianza del cammino che come cristiani stiamo compiendo verso la piena unità.

La vostra presenza, Signori Presidenti, è un grande segno di fraternità, che compite quali figli di Abramo, ed espressione concreta di fiducia in Dio, Signore della storia, che oggi ci guarda come fratelli l’uno dell’altro e desidera condurci sulle sue vie.

Questo nostro incontro di invocazione della pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo è accompagnato dalla preghiera di tantissime persone, appartenenti a diverse culture, patrie, lingue e religioni: persone che hanno pregato per questo incontro e che ora sono unite a noi nella stessa invocazione. È un incontro che risponde all’ardente desiderio di quanti anelano alla pace e sognano un mondo dove gli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da avversari o da nemici.

Signori Presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino.

Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. E’ nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti.

Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo.

La storia ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”. Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo Padre.

A Lui, nello Spirito di Gesù Cristo, io mi rivolgo, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, figlia della Terra Santa e Madre nostra.

Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!

Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani.
Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.
Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen.

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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