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NOMEN OMEN BREVE STORIA DEI 16 PAPI COL NOME BENEDETTO

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2014 13:25
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12/07/2014 11:07
 
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* Papa Benedetto XII (1334 +1342) è l’altro papa del Trecento ad assumere il nome Benedetto. Scelta che nel suo caso sembra di nuovo riferita innanzitutto al santo patriarca del monachesimo occidentale, era stato infatti cistercense tanto che, quando fu nominato cardinale, lo chiamavano "il cardinale bianco". Benedetto XII al secolo Giacomo Fournier, terzo dei sette papi cosiddetti avignonesi. Quello che ebbe il regno più breve. Non escludiamo che si volle richiamare anche a Benedetto XI. In effetti accomunavano i due papi tanto la professione religiosa quanto il rigore della vita. Ma non solo. Li accomunava anche la fedeltà personale alla Chiesa, unita alla necessità di prendere le distanze, rispetto ai loro immediati predecessori che erano stati coinvolti in lotte talmente cruciali col potere regio e imperiale (ormai non più distinti se non per nazionalità) da costringerli ad affermazioni e reazioni aspre tanto quanto quelle che intendevano combattere.


Se Bonifacio VIII, predecessore di Benedetto XI, aveva ingaggiato una lotta senza quartiere con Filippo il Bello, Giovanni XXII (1316 +1334) suo predecessore, si era trovato a fronteggiare l’assalto per certi versi ancora più deciso, tanto dal punto di vista dottrinale che disciplinare, di Ludovico il Bavaro, che era arrivato a farsi incoronare imperatore a Roma da un antipapa fatto appositamente eleggere e che per la prima volta nella storia fu definito proprio con questo epiteto.


Tanto sovrani che papi duellavano con tutti i mezzi a disposizione, ivi compresi eserciti di scrittori e scorte di trattati.


 


Siamo in piena "cattività avignonese" e, rigido nei costumi e coerente con una vita virtuosa, Benedetto XII si accinse a riformare la Corte papale cominciando con il dichiarare di non voler più concedere i benefici vacanti. Diceva che era meglio che rimanessero vacanti anzi che male amministrati e che non voleva onorare col fango (lutum exornare) eleggendo persone indegne...


Ebbe desiderio di riportare la sede petrina a Roma dove aveva già trasferito la sua Curia, ma il Sacro Collegio della Corte francese glielo impedì.


La sua scelta come papa, ricorda Benedetto XI.


 «Sembra che la scelta rappresentasse una sorpresa: il nuovo Papa non aveva alcuna esperienza di questioni politiche, ma la sua competenza teologica, la sua attività pastorale, la sua austerità erano atte a produrre un serio sforzo di rettitudine dottrinale, morale e amministrativa. […] Fin dal suo primo concistoro segreto invitò i cardinali che lo avevano eletto ad aiutarlo a “rendere produttiva la vigna del Signore”» (2)


Forte nella fede e nella riforma dei costumi, fu tuttavia debole in politica nella quale, il più delle volte, non volle entrarci, problemi politici che si riverseranno poi al suo successore Clemente VI.


Acerrimo nemico della cultura degli abusi e di ogni forma di favoritismo, Benedetto XII era assai più portato per gli affari interni alla Chiesa, e di questi si occupò con tutte le sue forze anche se non riuscì ad ottenere la riforma sperata.


Ripeteva che il Papa in primis, ma anche ogni sacerdote e dunque cardinali e vescovi, dovevano somigliare a Melchisedech, del quale la Scrittura dice che era senza padre, senza madre, senza genealogia. Questo diceva per combattere contro ogni forma di simonia e di matrimoni combinati per rafforzare i propri poteri.


 


La Bolla Benedictus Deus del 19 febbraio 1336, che pose termine alla tanto discussa questione della "beatifica visione", è senza dubbio il suo Documento più importante e duraturo, visto che è entrato a pieno titolo nel Magistero pontificio e dottrinale. A secoli di distanza, in qualunque trattato di escatologia si legge un giudizio simile. Non è cosa da poco, vista la presunzione che spesso accompagna i teologi.


Bisogna partire da lontano per capire come e perché fu decisivo l’intervento di Benedetto XII sulla questione.


Il suo predecessore Giovanni XXII si era lasciato andare a pericolose elucubrazioni, sostenendo in una serie di sermoni che le anime non conosceranno la perfetta beatitudine se non al momento dell’ultimo giudizio, quando saranno riunite ai corpi. Era una tesi che Giovanni XXII pretendeva poggiare sull’autorità di san Bernardo.


Benedetto XII, ancora cardinale, non solo salvaguardò l’ortodossia di san Bernardo, dando un’interpretazione dei suoi scritti che gli rendeva giustizia, ma anche quella di Giovanni XXII, riducendo la sua tesi a una pura opinione personale su di una questione ancora non formalmente definita.


Potremo dire, oggi, davvero "nulla di nuovo".


Nel frattempo, mentre preparava quella definizione dogmatica che da allora fa testo al riguardo (cfr. Denzinger-Hünermann 1000-1002), corresse amabilmente il Papa fino a farlo ravvedere in punto di morte.


Le parole che Eco nel Nome della rosa mette in bocca a Giovanni XXII sono quelle da lui effettivamente pronunciate, secondo la testimonianza dello stesso Benedetto, ma l’atmosfera in cui le situa è un debito pagato alla lettura convenzionale di quell’epoca, anzi… un credito acquistato, ma nella menzogna.


Non basta.


Nel De statu animarum, un grande trattato in sei libri che uscì una volta che fu fatto papa, Benedetto affrontò da par suo – come teologo tomista, ma allo stesso tempo memore della lezione che san Bernardo aveva tratto dai Padri, in particolare Agostino – tutta la questione, lasciando intravedere fra l’altro una possibile via per comprendere correttamente, senza tradire né Tommaso né Agostino, come si possa parlare di un progresso dell’intensità della visione beatifica fra giudizio particolare e giudizio finale. Oggi che alcuni autori anche famosi sostengono un’assoluta coincidenza dei due momenti fino al punto da annullare il senso stesso del giudizio finale, potrebbe essere saggio valorizzare la dottrina di Benedetto! (3)


 


Dopo una lunga malattia, Benedetto XII moriva il 25 aprile 1342, e fu sepolto ad Avignone.


I Cistercensi lo venerano come beato nella propria liturgia.


 




* Due sole parole, concedetecele, per ricordare ben due antipapi col nome Benedetto.


 


Fra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento incontriamo altri due Benedetto.


L’aragonese Pedro de Luna, l’antipapa che sul finire del secolo XIV prese il nome di Benedetto XIII nella linea avignonese o clementista del Grande scisma d’Occidente.


Fatto cardinale ancora da Gregorio XI nel 1375, prima del definitivo ritorno da Avignone di questo Papa, si adoperò per portare all’obbedienza di Clemente VII – che era stato eletto nel 1378 in alternativa al papa romano successore di Gregorio XI – tutti i regni iberici. Succedette poi lui stesso nel 1394 a Clemente VII e pretese regnare anche dopo la deposizione in cui era incorso nel 1417 al Concilio di Costanza, che aveva risolto la compresenza non solo di Benedetto XIII e del papa romano, ma anche di un terzo papa che si era venuto ad aggiungere nel frattempo, deponendo anche costui e favorendo la rinuncia del papa romano.


Fu l’ultimo vero antipapa, anche se altri due gli tennero dietro. Uno dei quali, Benedetto XIV, fu antipapa dell’antipapa, perché segretamente eletto da uno dei quattro cardinali seguaci di Pedro de Luna in opposizione al candidato degli altri tre.


La fine dell’Impero toglieva ormai ogni altro spessore agli antipapi che non fosse quello di poveri Don Chisciotte con un solo scudiero.


La Chiesa non ne avrebbe infatti conosciuti altri, se non l’effimero Felice V (1439-1449) conosciuto in assoluto come l’ultimo antipapa. Da qui l’illusione che in epoca moderna il nemico stia solo all’esterno (4)


 





* Siamo giunti a Benedetto XIII, quello vero (1724 +1730).


 


Dopo una sede vacante di ben tre mesi, il 29 maggio 1724 un altro Domenicano, il terzo, (il secondo fu San Pio V 1566  +1572 e canonizzato nel 1712) sale sulla Cattedra Petrina. E vi sale scegliendo lo stesso nome di Benedetto, nel maggio 1724, il cardinale Pietro Francesco Orsini ovvero, secondo il nome di religione, il domenicano fra Vincenzo Maria Orsini. Il nome di Benedetto in riferimento proprio al beato papa domenicano Benedetto XI del 1303.


Di nobile e religiosissima famiglia pugliese (sua madre, rimasta vedova nel 1658, avrebbe poi vestito l’abito domenicano), fece la sua professione fra i domenicani nel febbraio 1669 poco più che diciannovenne, entrando nel convento domenicano a Venezia. La potente famiglia Orsini tentò ogni manovra - lecita ed illecita - per distoglierlo dalla decisione presa a tal punto che dovette intervenire in sua difesa il Papa Clemente IX (1667  +1669), a frenare i parenti dell'umile fraticello che, intanto, procedeva per la sua strada.


A 21 anni lo troviamo già a Bologna, professore affermato e grande oratore, intento a migliorare le proprie conoscenze. Aveva solo 23 anni quando Clemente IX  gli pose la porpora cardinalizia che egli accettò umilmente solo dopo essersi consultato con il Maestro generale dell'Ordine.


Nel 1675 fu nominato arcivescovo di Manfredonia, poi di Cesena nel 1680 ed infine a Benevento nel 1686 dove vi rimase fino all'elezione di Pontefice.


Benedetto XIII seppe conquistarsi la benevolenza di tutti, specialmente del popolo. Non era "stima" superficiale infatti la sua vita virtuosa e coerente fu talmente credibile e contagiosa da far presa così anche sulla sua famiglia che, alla fine la madre, la sorella e due suoi nipoti, rinunciarono al mondo per consacrarsi a Dio secondo la Regola del Terz'Ordine Domenicano.


 


Quando fu eletto Papa i cardinali dovettero far entrare nel conclave finito il Maestro Generale dell'Ordine Domenicano il quale impose al pio religioso di accettare l'elezione, per virtù della santa obbedienza.


Quando fu portato in sedia gestatoria, il 29 maggio 1724 per l'intronizzazione, il neoeletto davanti all'entrata della Basilica di San Pietro, volle scendere e senza pompa magna, volle entrare umilmente fino all'altare maggiore, proseguendo a piedi in segno di penitenza.


E sempre in segno di umiltà non si assise nel centro dell'altare, ma volle mettersi di lato dell'epistola, per ricevere l'omaggio dei cardinali.


E non sono solo di oggi quelle voci serpeggianti conservatrici che, davanti a queste innovazioni, vedevano "brutti presagi", o in direzione opposta verso i più modernisti che già c'erano all'epoca, vederli esultare nel pensare che questi gesti avrebbero finalmente fatto saltare lo scettro temporale del Primato stesso.


Benedetto XIII andava per la sua strada. Avvenne anche che, nella Processione del Corpus Domini egli stesso volle portare il Santissimo, a piedi: questo per l'epoca fu davvero un gesto nuovo, innovativo, una vera novità che edificò l'intero popolo.


Per le passeggiate quotidiane, Benedetto XIII non voleva mai la carrozza papale, ma scegliendo quella più semplice si recava a far visita agli ammalati della Città, ci teneva a volerli conoscere uno ad uno, e di molti seguitava ad informarsi sulla loro salute. Un giorno visitando l'ospedale al Laterano si accorse che i letti erano scomodi, non erano - disse - "confacenti" alle necessità dei ricoverati e chiese di provvedere quanto prima alla loro sostituzione e di trattare i malati con quegli stessi riguardi che avrebbero usato per lui.


La carità che seppe contagiare in quel periodo, portò molti benefici alla città stessa, tutti si sentivano coinvolti e tutti facevano a gara, fra gli ospedali, per apportare migliorie e serenità fra gli ammalati.


 


E se all'epoca la parola "solidarietà" non veniva pronunciata perchè la dottrina sulla e della "carità" era pienamente comprensibile, di fatto tutti si sentirono coinvolti nelle richieste del Pontefice.


 


Forse certi vaticanisti del nostro tempo, dediti al culto della mediaticità (e forse disinformazione più che informazione), al culto dello scoop che cercano di trovare nei gesti dei Papi di oggi,  segni quasi fossero una novità, una innovazione, addirittura impetrando con questi dei cambiamenti al Ministero Petrino o alla morte del suo Primato, questi vaticanisti dovrebbero forse rileggersi la storia e scoprirebbero come certi gesti non sono solo di oggi, e dove ogni Papa santo - anche se non canonizzato - ha saputo dare dei chiari messaggi di innovazione, in ogni suo tempo, e non di distruzione!


 


Questo suo modo di essere era talmente convincente che ben presto la semplice stima diventò affetto sincero e fedeltà al suo magistero.


Il 15 aprile del 1725 Benedetto XIII inaugurava a Roma un concilio assai particolare. Ai 115 Padri intervenuti fece un discorso sui vantaggi che derivano alle chiese singole e ai fedeli dalla pratica di celebrare i sinodi!


Questo concilio durò poco più di un mese, furono raccolti 32 capitoli contenenti materia di dogmatica e di disciplina.


Nella vessata questione giansenista Benedetto intervenne confermando la Bolla del predecessore Clemente XI (1700 +1721) "Unigenitus". Il cardinale di Noailles finalmente aderì alla bolla con la lettera del 1728, e ritrattò quanto vi aveva asserito di contrario. Dietro il suo esempio molti altri vescovi al concilio si sottomisero, così fece anche la Sorbona (nel 1729) ed anche il Senato di Parigi nel 1730. Cessò così, al momento, l'inquietudine del movimento detto degli "appellanti".


E fu anche un Papa che viaggiò per fare le "visite pastorali".


Si recò nella sua amata Benevento per celebrarvi la Settimana Santa nel 1727 e nel 1729, tenendovi anche un concilio provinciale.


Ritornato a Roma e su richiesta insistente dell'Abate Sebastiano Gadaleto, sostò anche a Monte Cassino e il 18 maggio vi consacrò la chiesa i cui lavori erano iniziati nel 1640, ed ora portata a termine.


 


C'è davvero una curiosità assai ghiotta.


 


Tra le molti disposizioni disciplinari di Benedetto XIII troviamo curioso che abolì la scomunica che Innocenzo X (1644 +1655) aveva irrogata contro quelli che "fiutavano tabacco nella Basilica Vaticana". Una simile proibizione, a mezzo grave di una scomunica, era parsa opportuna ai tempi di Papa Innocenzo quando l'uso del tabacco era un lusso, e lo si offriva - e lo si riceveva - con un cerimoniale quasi ritualistico, cortigianesco e con lo scambio di troppe riverenze. In sostanza Papa Innocenzo non si accaniva sul tabacco, il cui uso era del tutto naturale, ma sul cerimoniale e lo spreco.


Curioso invece che non abbia tolto il divieto di giocare al Lotto, che era stato importato non da Napoli come si pensa, ma da Genova, e si sdegnava Benedetto quanto quel gioco catturasse troppo l'attenzione di non pochi ecclesiastici.


Quando i Vescovi si presentavano alle Udienze solitamente si inginocchiavano e in tale posizione restavano mentre, i cardinali, si  sedevano, Benedetto dunque tolse questa usanza permettendo ai vescovi, dopo il saluto, di sedersi come i cardinali.


Nel 1728 approvò l'erezione dell'Università di Camerino.


Per promuovere l'erezione di Seminari diocesani, creò una apposita Commissione detta "Congregatio Seminariorum".


Da non dimenticare l'entusiasmo con il quale preparò l'Anno del Giubileo 1725 e in quella occasione fece incoronare - in Campidoglio - sommo poeta tale Bernardino Perfetti (l'ultimo ad avere tale onore era stato il Petrarca l'8 aprile 1341). E fu lui ad inaugurare la meravigliosa scalinata di Santa Trinità dei Monti.


 


Ma come ogni bella favola che si rispetti, lo spettro delle tenebre sempre in agguato e del mostro cattivo, non si fece attendere neppure in questo santo Pontificato.


Benedetto XIII fece in tutto 29 nuovi cardinali. La più disgraziata di queste nomine fu la promozione di Niccolò Coscia, nonostante ben 9 cardinali misero in guardia il Papa dal fidarsi di codesta persona. Una persona davvero infida che era riuscito da sempre ad ingannare l'umile frate il quale, infatti, l'aveva ammesso già alle sue grazie fin da quando era arcivescovo di Benevento. Non a caso si diceva così del Papa: "alla semplicità della colomba, non accoppiava la sagacità del serpente".


Il Coscia non tardò, continuando ad ingannare il Pontefice, a soddisfare la sua ingordigia.


 


Gli affari politici furono messi nelle mani del Coscia il quale, non aspettando altro, cominciò ad ingraziarsi i governi stranieri col far loro grandi promesse e concessioni anche a scapito degli interessi spirituali della Chiesa. Il Coscia concludeva accordi e affari senza interpellare il Collegio Cardinalizio, atti le cui ripercussioni politiche ritroveremo alla fine del '700 e nell'800.


Il vecchio Pontefice, che aveva già varcato gli ottanta anni, lasciava fare anche perchè, giunto all'estremo delle forze, non voleva fare altro ora che preparare la sua anima all'incontro con Dio e perciò si dedicava maggiormente alla preghiera ed alle funzioni religiose.


 


A chi vedendolo affaticato gli consigliava di fare di meno, di stare più riguardato, rispondeva: "un Papa deve morire col piviale addosso!"


Infatti pochi giorni dopo, Benedetto XIII moriva, era il 21 febbraio 1730.


E' sepolto nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva.


 


Sua la fondazione dell'Ospedale San Gallicano, ricovero specifico per le malattie della pelle.


Nell’epigrafe all’ingresso dell’ospedale si legge infatti: «Benedetto XIII padre dei poveri eresse questo ospizio ampio e imponente, e dotato di censo annuo, per curare gli abbandonati e respinti da tutti che soffrono per il prurito in testa per la tigna e per la scabbia, e per strapparli dalle fauci di una morte precoce. Nell’anno della salvezza 1725».


 


 * Altro articolo interessante e più specifico su Benedetto XIII lo trovate qui sul sito papalepapale.com


 


Sia di monito a noi oggi ricordare che i Santi li dobbiamo anche meritare, e che se abbandoniamo le vie del Signore, il Signore abbandonerà noi ai nostri progetti che se sono malvagi e perversi non faranno altro che condurci alla rovina.


Certo, il Signore è fedele e proteggerà sempre la Chiesa: Et ego dico tibi: Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam; et portae inferi non praevalebunt adversum eam. /  E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (Mt.16,18), questo non significa però, che le ingiustizie e le cattive azioni non troveranno spazio, al contrario, la promessa di fedeltà del Signore è stata pronunciata proprio per metterci in guardia dal fatto che solo la Chiesa sarà preservata dalle tenebre totali dell'inferno, il mondo no.


 


 


FINE SECONDA PARTE


cliccare qui, per la prima parte.


 


 


NOTE


 


1) Per completare le vicende storiche relative a Benedetto XI, essendo appunto domenicano,ci siamo avvalsi di quanto riportato dalle fonti Domenicane, a cura di mon. Ludovico Ferretti e  padre Tito Centi O.P. - Firenze 1956 - in "Vocazioni Domenicane".


 


2) dalla voce nel Dizionario Biografico degli Italiani, a firma di Bernard Guillemain che, insieme a Guillaume Mollat, è forse il più grande studioso del papato avignonese


 


3) di Lorenzo Cappelletti da una serie di articoli in archivio alla rivista, dismessa, 30giorni


4) ibidem, come sopra


 


Tutto il resto dell'articolo:


prende spunto  dal Vol. I e II Storia dei Papi - C.Castiglioni prefetto all'Ambrosiana - 1957 seconda Ed. riveduta e aggiornata  fino al Papa regnante Pio XII


- ed anche:  Grande Dizionario dei Papi - Oxford University Press - J. N.D. Kelly 1986.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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