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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (2)

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2015 14:01
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09/08/2014 10:10
 
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AL I CONGRESSO LATINOAMERICANO DI PASTORALE FAMILIARE
CHE SI SVOLGE DAL 4 AL 9 AGOSTO A CITTÀ DI PANAMA

 

 

Cari fratelli:

Mi unisco col cuore a tutti i partecipanti a questo i Congresso latinoamericano di Pastorale familiare, organizzato dal Celam, e mi congratulo per questa iniziativa a favore di un valore tanto caro e importante oggi nelle nostre nazioni.

Che cos’è la famiglia? Al di là dei suoi problemi più pressanti e delle sue necessità perentorie, la famiglia è un “centro di amore”, dove regna la legge del rispetto e della comunione, capace di resistere all’impeto della manipolazione e della dominazione da parte dei “centri di potere” mondani. Nel cuore della famiglia, la persona si integra con naturalezza e armonia in un gruppo umano, superando la falsa opposizione tra individuo e società. In seno alla famiglia, nessuno viene messo da parte: vi troveranno accoglienza sia l’anziano sia il bambino. La cultura dell’incontro e del dialogo, l’apertura alla solidarietà e alla trascendenza hanno in essa la sua origine.

Per questo, la famiglia costituisce una grande “ricchezza sociale” (cfr. Benedetto XVI, Lettera enc. Caritas in veritate, 44). In questo senso, vorrei sottolineare due apporti primari: la stabilità e la fecondità.

Le relazioni basate sull’amore fedele, fino alla morte, come il matrimonio, la paternità, l’essere figli o fratelli, si apprendono e si vivono nel nucleo familiare. Quando queste relazioni formano il tessuto basico di una società umana, le donano coesione e consistenza. Non è quindi possibile fare parte di un popolo, sentirsi prossimo, prendersi cura di chi è più lontano e sfortunato, se nel cuore dell’uomo sono spezzate queste relazioni fondamentali, che gli danno sicurezza nell’apertura verso gli altri.

Inoltre, l’amore familiare è fecondo, e non soltanto perché genera nuove vite, ma perché amplia l’orizzonte dell’esistenza, genera un mondo nuovo; ci fa credere, contro ogni scoraggiamento e disfattismo, che una convivenza basata sul rispetto e la fiducia è possibile. Di fronte a una visione materialista del mondo, la famiglia non riduce l’uomo allo sterile utilitarismo, ma offre un canale per la realizzazione dei suoi desideri più profondi.

Infine, vorrei dirvi che, grazie all’esperienza fondante dell’amore familiare, l’uomo cresce anche nella sua apertura a Dio come Padre. Per questo il Documento di Aparecida afferma che la famiglia non deve essere considerata soltanto oggetto di evangelizzazione, ma anche agente di evangelizzazione (cfr. nn. 432, 435). In essa si riflette l’immagine di Dio che nel suo mistero più profondo è una famiglia e, in questo modo, permette di vedere l’amore umano come segno e presenza dell’amore divino (Lettera enc. Lumen fidei, 52). Nella famiglia la fede si assorbe insieme al latte materno. Per esempio, quel gesto semplice e spontaneo di chiedere la benedizione, che si conserva in molte delle nostre nazioni, riflette perfettamente la convinzione biblica secondo cui la benedizione di Dio si trasmette di padre in figlio.

Coscienti del fatto che l’amore familiare nobilita tutto ciò che fa l’uomo, dandogli un valore aggiunto, è importante incoraggiare le famiglie a coltivare relazioni sane tra i propri membri, a saper dirsi l’un l’altro “scusa”, “grazie”, “per favore”, e a rivolgersi a Dio usando il bel nome del Padre.

Che Nostra Signora di Guadalupe ottenga da Dio abbondanti benedizioni per le famiglie d’America e le renda fonti di vita, di concordia e di una fede robusta, alimentata dal Vangelo e dalle buone opere. Vi chiedo il favore di pregare per me, perché ne ho bisogno.

Fraternamente,

Francesco

 


L'Osservatore Romano n. 179, 7 agosto 2014





La Francia riabilita l'Humanae Vitae
di Lorenzo Bertocchi26-08-2014
Paolo VI

Nel caso dei treni è una benedizione che i binari siano paralleli, la stessa cosa purtroppo non vale in altri ambiti, come ad esempio quello del magistero della Chiesa. In questo caso un “magistero parallelo” è più facile che porti al deragliamento, piuttosto che a destinazione; l’esempio da manuale è fornito dalla reazione a cui andò incontro l’ultima enciclica di Paolo VI, ormai prossimo beato.

Era il 29 luglio del 1968 quando fu presentata l’Humanae Vitae, il pronunciamento del pontefice sul tema scottante dell’amore coniugale e della “regolazione” delle nascite, appena due giorni dopo si alzava violento il vento del dissenso.
Al n°14 dell’enciclica si ribadiva con chiarezza che «è altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione». Una sconfitta colossale per i molti che da anni tentavano, dentro e fuori la Chiesa, di forzare la mano per ottenere un pronunciamento favorevole sul tema della contraccezione.
Il 31 luglio 1968, a pagina 16 del New York Times, si poteva già leggere la “dichiarazione Curran”, dal nome del teologo della Catholic University of America che raccolse la diffusa opposizione all’enciclica. Fu solo la prima di una lunga serie di azioni e dichiarazioni che teologi cattolici, e anche alcuni vescovi, fecero in aperto contrasto al magistero del Papa. Sul quotidiano Le Monde l’abate Oraison ne faceva un nuovo caso Galileo: con questo pronunciamento la Chiesa stava rifiutando di riconoscere «le acquisizioni della moderna antropologia».

Dopo 46 anni, proprio sulle pagine del quotidiano francese, viene pubblicata un’inchiesta che sembra “riabilitare” l’Humanae Vitae. In Francia, secondo uno studio dell’Ined-Inserm dello scorso maggio, i cosiddetti metodi naturali per la “regolazione” delle nascite stanno guadagnando terreno, mentre l’uso della pillola è in netto calo.
Lucetta Scaraffia sull’Osservatore Romano ha notato, appunto, che «in fondo si tratta di una riabilitazione della vituperata Humanae Vitae».
L’inchiesta di Le Monde porta alcune testimonianze di donne che hanno scelto di abbandonare la pillola per salvaguardare la propria salute, ma c’è anche chi dice che l’uso del contraccettivo chimico azzera la libido. Un’altra donna racconta che il suo nuovo compagno non apprezza tutti questi prodotti chimici utilizzati sul corpo femminile.
«Per questo»,  dichiara Marie, 29 anni, «abbiamo approfondito il metodo [naturale] insieme». Una vera tendenza?, si chiedono gli autori dell'inchiesta. Troppo presto per dirlo. Ma devono prendere atto che i vari metodi per stimare il periodo di ovulazione sono una realtà in costante crescita. 

Meglio tardi che mai, potrebbe dire qualcuno, visto che Paolo VI in questi metodi credeva veramente, non come semplice anticoncezionale “naturale”, ma come strumento per un vero amore. Imparare a conoscere i ritmi del corpo femminile, come ad esempio propone il metodo Billings e altri, non è una forma di repressione, ma conduce a una conoscenza e a un rispetto che permettono di vivere la sessualità in modo veramente libero e pieno.
Rimanendo aperti a tutto ciò che questo amore porta con sé.

«Il dominio dell’istinto», si legge al n°21 diHumanae Vitae, mediante la ragione e la libera volontà, «impone indubbiamente un’ascesi…».

Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, «ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano». Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, «arricchendosi di valori spirituali».

Paolo VI con l’Humanae Vitae ribadiva che l’amore non ha nulla a che fare con la libertà contrabbandata dalla contraccezione, a meno che non si voglia sostenere che la sessualità sia mera ginnastica, o semplice emozione.
Paolo VI fece questo contro le valutazioni maggioritarie della Commissione consultiva appositamente costituita. Lo fece contro l’opinione diffusa dai mass media, lo fece contro le spinte in avanti di alcuni vescovi, lo fece nella piena consapevolezza che quando si tratta di verità non è la maggioranza che può stabilirla. Qualcuno ha parlato di profezia...

 



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Card. Parolin: politici cattolici sostengano valori autenticamente cristiani

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2014-08-30 Radio Vaticana

“Essere lievito nel mondo” per portare i valori autenticamente cristiani nella città terrena e realizzare la Città di Dio: questa la missione a cui sono chiamati i legislatori e i politici cattolici.

Lo ha ricordato ieri il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin portando il saluto del Papa ai partecipanti alla quinta Conferenza annuale dell’International Catholic Legislators’ Network, organizzato a Frascati (28-30 agosto).
Tre giorni di lavori in cui parlamentari cattolici da tutto il mondo hanno discusso del loro impegno politico e delle difficoltà a tradurre i valori del Vangelo in società sempre più secolarizzate.

L’International Catholic Legislators’ Network è stato fondato nel 2010 dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn e da David Alton, membro cattolico della Camera dei Lord, proprio per sostenere i legislatori cattolici nel loro difficile lavoro. Nel suo intervento, il cardinale Parolin ha voluto ribadire il sostegno della Chiesa a questa preziosa missione al servizio del bene comune, che - ha detto – è “una parte vitale dell’apostolato dei laici”.

“La Chiesa sa che il vostro lavoro è difficile. Capisce le numerose minacce alla famiglia costituite da politiche e leggi che permettono o addirittura accelerano la sua dissoluzione. Essa è anche pienamente consapevole dell’urgente necessità di alleviare la povertà e di promuovere lo sviluppo integrale dei membri più trascurati della società. Per questo – ha sottolineato il segretario di Stato - come  essa ha bisogno di voi, anche voi avete bisogno della Chiesa che mette a disposizione i suoi sacramenti, consigli e impegno in difesa delle verità morali della legge naturale”.

Il cardinale Parolin ha quindi concluso con l’incoraggiamento ad approfondire l’impegno personale dei politici cattolici “affinché la loro testimonianza e dialogo con il mondo possano portare frutti duraturi”. (A cura di Lisa Zengarini) 

(Tratto dall'archivio della Radio Vaticana)





I vescovi spagnoli: il diritto alla vita non è negoziabile

Messaggio dei vescovi spagnoli in difesa dei diritti del nascituro

03/10/2014

“Il diritto alla vita umana non è negoziabile”: lo scrive a chiare lettere la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola, in una nota diffusa oggi, al termine della sua 233.ma riunione svoltasi a Madrid. Suddivisa in cinque punti, la nota fa riferimento, in particolare, alla “Legge di protezione dei diritti del concepito e della donna incinta”: già approvata in prima lettura, originariamente la normativa intendeva consentire l’interruzione di gravidanza solo in caso di reale pericolo per la salute psicofisica della madre e vietava l’aborto dopo la 14.ma settimana.

In attesa del passaggio al Parlamento, però, la legge ha già subito alcune modifiche e sono proprio queste a preoccupare la Chiesa e le organizzazioni pro-life. Ad esempio: il progetto originario vietava l’aborto per motivi eugenetici in caso di malformazioni del non nato e definiva legale l’interruzione volontaria di gravidanza solo se la malformazione risultava “incompatibile con la vita”. Restavano esclusi, quindi, i casi di sindrome di Down o di emofilia, conciliabili con la vita. La nuova versione della normativa, invece, recita: “Gravi anomalie fetali, anche se compatibili con la vita, saranno un motivo legale per l’aborto”.

Di fronte al dibattito politico sorto intorno a tale normativa, dunque, i vescovi iberici ribadiscono che “la vita umana e sacra ed inviolabile e deve essere tutelata dal concepimento e fino alla morte naturale”, poiché “la scienza stessa prova che sin dal concepimento esiste un nuovo essere umano, unico ed irripetibile, distinto dai suoi genitori”. “Non si può costruire – spiegano i presuli - una società democratica, libera, giusta e pacifica se non si difendono e rispettano i diritti di tutti gli esseri umani, nella loro dignità inalienabile, in particolare il diritto alla vita, priorità tra tutti gli altri”.

Poi, la Chiesa di Madrid ricorda che “proteggere la vita umana è compito di tutti, soprattutto dei governi” e definisce “una triste eccezione” la Spagna, dove si vuole arrivare a “considerare l’aborto come un diritto”, puntando quindi il dito contro quei rappresentanti istituzionali che, per interesse politico, hanno rinunciato a tutelare la vita dei nascituri, nonostante gli impegni presi in precedenza davanti agli elettori.

Naturalmente, i vescovi si dicono consapevoli del fatto che “l’esistenza umana non è libera da difficoltà” e ribadiscono che “la Chiesa conosce bene le sofferenze e le carenze di molte persone, alle quali rivolge il suo aiuto, in tutto il mondo, nell’esercizio della carità”, tanto che sono “numerosi i volontari e le organizzazioni di sostegno alla vita e di promozione della donna e della solidarietà con i più bisognosi” che vogliono “estendere la civiltà dell’amore e la cultura della vita” nei confronti di tutti coloro che “vivono nelle periferie sociali ed esistenziali”. Al contempo, i presuli iberici chiedono alle istituzioni pubbliche “uno sforzo più generoso nell’attuazione di politiche efficaci per sostenere le donne incinte e le famiglie”.

La nota si conclude con un ulteriore appello ad “accompagnare le donne in gravidanza affinché, di fronte a qualsiasi tipo di difficoltà, non scelgano la morte, ma optino per la via della vita, che rappresenta la massima realizzazione della vera libertà e del progresso umano”. (I.P.)




[Modificato da Caterina63 08/10/2014 20:56]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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