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Lettera di sant'Agostino ai... Pentecostali A.D. 2014

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2015 12:47
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03/08/2014 15:31
 
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Dio padre, la Chiesa madre. Nella Chiesa non esiste il “fai da te”, non esistono “battitori liberi”.

"Dov’è la Chiesa? Ecco la questione. La questione che c’è tra noi è questa: dov’è la Chiesa?
Presso di noi o presso di loro? Certo la Chiesa è una sola: ed è quella che i nostri antenati chiamarono “cattolica”, per dimostrare, perfino nel nome, che essa è dappertutto. (...) Il capo è Gesù Cristo, l’Unigenito Figlio del Dio vivente, egli stesso Salvatore del suo corpo; colui che è morto per i nostri delitti ed è risuscitato per la nostra giustificazione. Il suo corpo è la Chiesa, di cui è detto: “Al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile”. 
Ora, tra noi e i Pentecostali la questione verte su dove sia questo corpo, cioè su dove sia la Chiesa..." (cfr Sant'Agostino)

 

Dio padre, la Chiesa madre.

“... Siamo nati secondo questa generazione carnale, per dono certo di Dio - perché anche questo dono non è di altri ma di Dio - e tuttavia, fratelli, perché siamo nati? Certo per morire. I predecessori generarono dei loro successori. Forse hanno generato figli con lo scopo di poter vivere per sempre con essi su questa terra? Ma siccome dovevano morire, si son generati dei figli che succedessero ad essi.

Dio padre e la madre Chiesa invece non generano per questo.

Generano per la vita eterna, perché anch’essi sono eterni. E abbiamo, come eredità promessa da Cristo, la vita eterna...” (Sant’Agostino - Discorso 22 sul Salmo 27).

Nella recente visita all’amico Traettino della comunità Pentecostale di Caserta, così ha introdotto il suo discorso il Santo Padre Francesco:

“Mio fratello il pastore Giovanni ha incominciato parlando del centro della nostra vita: stare alla presenza di Gesù...” (1).

È necessaria una breve premessa per spiegare il titolo provocatorio dell’articolo e il perché viene indirizzato al Discorso del Santo Padre Francesco e ai fratelli Pentecostali. Sopportateci per qualche rigo, poi vi lasceremo in compagnia di sant’Agostino, il quale saprà spiegare meglio di noi la situazione.

Sia chiaro una volta per tutte: nessuno può e deve giudicare le scelte del Pontefice dirette a chi vuole visitare e con chi vuole parlare, o con chi vuole stare in compagnia; così come è disgustosa la strumentalizzazione di fotografie che ritraggono un Papa che nel privato vuole stare con le vesti più comode o mangiare con gli operai della Città del Vaticano – di cui è il reggente – o bere la sua bevanda preferita e quant’altro di non, ovviamente, immorale od illecito.

La rincorsa di certi vaticanisti mediatici non solo è ridicola, ma è anche una forma di evasione – o elusione – dal cuore dei veri problemi per certe scelte del Pontefice le quali – anche quando fatte in buona fede – innescano purtroppo la confusione e l’ambiguità dottrinale perché non più in forma privata ma rese pubbliche, un fronte questo che i vaticanisti mediatici (ci teniamo a sottolineare che chi si mantiene equilibrato ed onesto nel dare le notizie rimane Sandro Magister) ben volentieri amano eludere e strumentalizzare. Le cause che innescano questi problemi non sono dunque le "scelte" del Pontefice, ma spesso la loro strumentalizzazione.

Dall’altro versante – che si reputa cattolico e (sic!) “bergogliano” – quasi fosse un vessillo da portare in battaglia contro altri cattolici inermi - assistiamo di recente a denuncie assurde contro coloro che in qualche modo stanno cercano di mettere in luce ciò che di grave sta accadendo in questo tempo: un ribaltamento del senso dottrinale sulla Chiesa.

 

Insomma, la confusione è alle stelle e un Papa può essere interpretato da noi solamente attraverso la Tradizione e tutto il Magistero ecclesiale bimillenario della Chiesa e nell'insieme del suo stesso magistero pontificio attuale.

 

Ed è bene mettere dei paletti per la reciproca comprensione.

A) Il Santo Padre ha il diritto di muoversi come meglio crede, nessuno di noi può o deve strumentalizzare le sue scelte (chi visitare, chi citare e così via) fino a quando, naturalmente, la Dottrina non viene messa a rischio o resa ambigua; così come coloro che si sentono “bergogliani” non hanno alcun diritto di usare il Papa per manifestare odi, vendette o contese contro chi – anziché dirsi o professarsi “bergogliani” – vuole semplicemente essere Cattolico.

B) Il secondo “paletto” lo prendiamo direttamente da un suggerimento di San Gregorio Magno:

 «Sotto l’autorità si nasconde spesso la superbia e sotto l’umiltà il rispetto umano, sicché il primo è incapace di considerare ciò che deve a Dio, il secondo ciò che deve al prossimo (sub auctoritate superbia, et humanus timor sub humilitate se palliat, ut saepe nec ille valeat considerare quid Deo, nec iste quid debeat proximo).

Quello infatti se guarda quelli che gli sono soggetti senza tener conto di Colui dal quale tutti dipendono, monta in superbia e si vanta della sua superbia come se fosse autorità (in elatione attollitur et de elatione sua velut de auctoritate gloriatur); questo invece, se teme di perdere il favore del superiore e quindi di subire qualche danno temporale, nasconde quello che pensa e tacitamente tra sé chiama umiltà il timore da cui è soggiogato (recta quae intellegit occultat, atque apud se tacitus ipsum timorem quo constringitur humilitatem nominat);

ma tacendo in cuor suo giudica colui al quale si rifiuta di parlare e, mentre si crede umile, si rivela ancora più gravemente superbo (sed eum cui nil vult dicere, tacendo in cogitatione diiudicat, fitque ut unde se humilem existimat, inde gravius sit superbus

(Omelie su Ezechiele, I, IX, 13. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p.277).

In sostanza: l’obbedienza che dobbiamo a Pietro è prima di tutto un atto di amore incondizionato che non teme però la giusta critica – se un Papa commettesse errori nelle sue scelte private, o se fosse ambiguo nella predicazione – (basta leggere i testi dei più grandi Santi quando scrivendo ai papi del proprio tempo, ne sottolineavano spesso gli errori e davano loro consigli e moniti), d’altra parte piuttosto che rincorrere gli articoli scandalistici o che in tal modo strumentalizzano i gesti del Papa immortalati nelle tante fotografie, si taccia!

Una cosa è infatti parlare di dottrina, e su questa non possiamo tacere, altra cosa è la critica smodata contro il Papa, contro il suo vestire o a chi fa visita, ed in tal caso è meglio tacere.



  continua............


 

[Modificato da Caterina63 21/02/2015 12:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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