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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Visita Apostolica del Papa in Albania 21 settembre 2014

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2014 11:58
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2014-09-19 Radio Vaticana




Papa Francesco si è recato ieri sera nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore per invocare la protezione della Vergine in occasione del viaggio apostolico che compirà a Tirana, in Albania, domenica prossima, 21 settembre.  Il Pontefice è stato accolto dall'arciprete della Basilica, il cardinale Santos Abril y Castelló e ha pregato per circa mezz’ora davanti all’immagine della Salus Populi Romani. La preghiera del Papa si è conclusa con il canto del Salve Regina.

(Da Radio Vaticana)



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO A TIRANA (ALBANIA)
(21 settembre 2014)

Logo - Viaggio Apostolico a Tirana (Albania), 21.IX.2014

Trasmissioni video in diretta dal CTV 
(Centro Televisivo Vaticano)

 

 
  • Incontro con le Autorità nel Salone dei ricevimenti del Palazzo Presidenziale (Tirana, 21 settembre 2014)

  • Santa Messa in Piazza Madre Teresa a Tirana (21 settembre 2014)

  • Preghiera dell'Angelus Domini (Tirana, 21 settembre 2014)

  • Incontro con i leaders di altre religioni e altre denominazioni cristiane nell’Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” (Tirana, 21 settembre 2014)

  • Celebrazione dei Vespri, con sacerdoti, religiose, religiosi, seminaristi e movimenti laicali nella Cattedrale di Tirana (21 settembre 2014)

  • Incontro con i bambini del Centro Betania e con una rappresentanza di assistiti di altri centri caritativi dell’Albania nella chiesa del Centro Betania (Tirana, 21 settembre 2014)





Arrivo del Papa in Albania: esempio di proficua convivenza fra confessioni diverse

Città del Vaticano, 21 settembre 2014 (VIS). Questa mattina ha avuto inizio il Viaggio del Santo Padre Francesco a Tirana (Albania), quarto del suo Pontificato, e secondo di un Pontefice nel Paese delle Aquile. Il primo fu quello di Giovanni Paolo II nel 1993, due anni dopo la fine della dittatura e il ristabilimento di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Repubblica d'Albania. In quella occasione Papa Giovanni Paolo II celebrò la Santa Messa nella Cattedrale di Scutari, trasformata in palazzo dello sport dal regime comunista, e benedì la prima pietra per il "Santuario della Madonna del Buon Consiglio", costruito nel 1895 e demolito nel 1967. Negli ultimi anni sono state ricostruite la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù dei Padri Gesuiti a Tirana e la Cattedrale ortodossa della Risurrezione di Cristo.

Partito dall'aeroporto romano di Fiumicino alle 7:30 e giunto a Tirana alle 9:00, il Santo Padre è stato accolto, all'aeroporto internazionale "Madre Teresa", dai rappresentanti delle Autorità religiose e civili, fra le quali, il Nunzio Apostolico in Albania, Arcivescovo Ramiro Moliner Inglés e dal Primo Ministro della Repubblica di Albania, Edi Rama. Raggiunto in automobile il Palazzo Presidenziale di Tirana per la cerimonia di benvenuto, il Papa è stato accolto dal Presidente della Repubblica d'Albania Bujar Nishani e, al termine di un breve colloquio, il Presidente ha accompagnato il Papa nel Salone Scanderberg per l'incontro con le Autorità, il Corpo Diplomatico ed alcuni leader religiosi del Paese.





[Modificato da Caterina63 21/09/2014 17:17]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/09/2014 14:48
 
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Papa a Tirana: Omelia della Messa e Angelus

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Testo integrale dell'Omelia della Messa celebrata dal Papa nella piazza "Madre Teresa" di Tirana  

 

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che, oltre ai Dodici Apostoli, Gesù chiama altri settantadue discepoli e li manda nei villaggi e nelle città per annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,1-9.17-20). Egli è venuto a portare nel mondo l’amore di Dio e vuole diffonderlo attraverso la comunione e la fraternità. Per questo forma subito una comunità di discepoli, una comunità missionaria, e li allena alla missione, ad “andare”. Il metodo missionario è chiaro e semplice: i discepoli vanno nelle case e il loro annuncio comincia con un saluto pieno di significato: «Pace a questa casa!» (v. 5). Non è solo un saluto, è anche un dono: la pace. Venendo oggi in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle di Albania, in questa piazza dedicata ad una umile e grande figlia di questa terra, la beata Madre Teresa di Calcutta, voglio ripetervi questo saluto: pace nelle vostre case, pace nei vostri cuori, pace nella vostra Nazione! Pace!

Nella missione dei settantadue discepoli è rispecchiata l’esperienza missionaria della comunità cristiana di ogni tempo: il Signore risorto e vivente invia non solo i Dodici, ma la Chiesa intera, invia ogni battezzato ad annunciare il Vangelo a tutte le genti. Nel corso dei secoli, non sempre è stato accolto l’annuncio di pace portato dai messaggeri di Gesù; talvolta le porte si sono chiuse. In un recente passato, anche la porta del vostro Paese è stata chiusa, serrata con il catenaccio delle proibizioni e prescrizioni di un sistema che negava Dio e impediva la libertà religiosa. Coloro che avevano paura della verità e della libertà facevano di tutto per bandire Dio dal cuore dell’uomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese, anche se esso era stato tra i primi a ricevere la luce del Vangelo. Nella seconda Lettura, infatti, abbiamo sentito il riferimento all’Illiria, che ai tempi dell’apostolo Paolo includeva anche il territorio dell’attuale Albania.

Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi e, fedeli laici, ministri di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di grande coraggio e coerenza nella professione della fede. Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa! Mi reco spiritualmente a quel muro del cimitero di Scutari, luogo-simbolo del martirio dei cattolici dove si eseguivano le fucilazioni, e con commozione depongo il fiore della preghiera e del ricordo grato e imperituro. Il Signore è stato accanto a voi, carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi; Egli vi ha guidato e consolato e infine vi ha sollevato su ali di aquila come un giorno fece con l’antico popolo d’Israele, come abbiamo sentito nella prima lettura. (cfr prima Lettura). L’aquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese, vi richiami al senso della speranza, a riporre sempre la vostra fiducia in Dio, che non delude ma è sempre al nostro fianco, specialmente nei momenti difficili.

Oggi le porte dell’Albania si sono riaperte e sta maturando una stagione di nuovo protagonismo per tutti i membri del popolo di Dio: ogni battezzato ha un posto e un compito da svolgere nella Chiesa e nella società. Ognuno si senta chiamato ad impegnarsi generosamente nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità; a rafforzare i legami della solidarietà per promuovere condizioni di vita più giuste e fraterne per tutti. Oggi sono venuto per rendervi grazie per la vostra testimonianza e, anche, sono venuto per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi. Non dimenticatevi l’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su! Sono venuto a coinvolgere le nuove generazioni; a nutrirvi assiduamente della Parola di Dio aprendo i vostri cuori a Cristo, a Dio, al Vangelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come lo fate e con il quale incontro date testimonianza a tutta l’Europa.

In spirito di comunione tra vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, vi incoraggio a dare slancio all’azione pastorale, che è un’azione di servizio, e a continuare la ricerca di nuove forme di presenza all’interno della società.  In particolare, mi rivolgo ai giovani. Ma, ce ne erano tanti sulla strada dell’aeroporto, qui! Ma questo è un popolo giovane! Molto giovane. E dove c’è giovinezza c’è speranza. Sentite Dio, adorate Dio e amatevi fra voi come popolo, come fratelli.  

Chiesa che vivi in questa terra di Albania, grazie per il tuo esempio di fedeltà. Non dimenticatevi del nido, della tua (vostra) storia lontana, anche delle prove; non dimenticate le piaghe, ma non vendicatevi. Andate avanti a lavorare sulla speranza di un futuro grande. Tanti tuoi figli e figlie hanno sofferto, anche fino al sacrificio della vita. La loro testimonianza sostenga i tuoi passi di oggi e i tuoi passi di domani sulla via dell’amore, sulla via della libertà, sulla via della giustizia e soprattutto sulla via della pace. Così sia.

 

Testo integrale Angelus in piazza "Madre Teresa" a Tirana

 

Cari fratelli e sorelle,

prima di concludere questa Celebrazione, desidero salutare tutti voi, venuti dall’Albania e dai Paesi vicini. Vi ringrazio per la vostra presenza e per la testimonianza della vostra fede.

In modo particolare mi rivolgo a voi giovani! Dicono che l’Albania è il Paese più giovane dell’Europa e mi rivolgo a voi. Vi invito a costruire la vostra esistenza su Gesù Cristo, su Dio: chi costruisce su Dio costruisce sulla roccia, perché Lui è sempre fedele, anche se noi manchiamo di fedeltà (cfr 2 Tm 2,13). Gesù ci conosce meglio di chiunque altro; quando sbagliamo, non ci condanna ma ci dice: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11).
Cari giovani, voi siete la nuova generazione, la nuova generazione dell’Albania, il futuro della patria. Con la forza del Vangelo e l’esempio dei vostri antenati e l’esempio dei vostri martiri, sappiate dire no all’idolatria del denaro - no all’idolatria del denaro! - no alla falsa libertà individualista, no alle dipendenze e alla violenza; e dire invece sì alla cultura dell’incontro e della solidarietà, sì alla bellezza inseparabile dal bene e dal vero; sì alla vita spesa con animo grande ma fedele nelle piccole cose. Così costruirete un’Albania migliore e un mondo migliore, sulle tracce dei vostri antenati, anche di quelli che adesso vanno avanti con l’Albania.

Ci rivolgiamo ora alla Vergine Madre, che venerate soprattutto col titolo di «Nostra Signora del Buon Consiglio». Mi reco spiritualmente al suo Santuario di Scutari, a voi tanto caro, e le affido tutta la Chiesa in Albania e l’intero popolo albanese, in particolare le famiglie, i bambini e gli anziani, che sono la memoria viva del popolo. La Madonna vi guidi a camminare “insieme con Dio, verso la speranza che non delude mai”. 

(Da Radio Vaticana)








[Modificato da Caterina63 21/09/2014 14:54]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ FRANCESCO A TIRANA (ALBANIA)

INCONTRO CON I LEADERS DI ALTRE RELIGIONI 
E ALTRE DENOMINAZIONI CRISTIANE

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

 Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio”(Tirana)
Domenica, 21 settembre 2014


Video

 

Cari amici,

sono veramente lieto di questo incontro, che riunisce i responsabili delle principali confessioni religiose presenti in Albania. Saluto con profondo rispetto ciascuno di voi e le comunità che rappresentate; e ringrazio di cuore Mons. Massafra per le sue parole di presentazione e introduzione. È importante che siate qui insieme: è il segno di un dialogo che vivete quotidianamente, cercando di costruire tra voi relazioni di fraternità e di collaborazione, per il bene dell’intera società. Grazie per quello che fate.

L’Albania è stata tristemente testimone di quali violenze e di quali drammi possa causare la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria. Quando, in nome di un’ideologia, si vuole estromettere Dio dalla società, si finisce per adorare degli idoli, e ben presto l’uomo smarrisce sé stesso, la sua dignità è calpestata, i suoi diritti violati. Voi sapete bene a quali brutalità può condurre la privazione della libertà di coscienza e della libertà religiosa, e come da tale ferita si generi una umanità radicalmente impoverita, perché priva di speranza e di riferimenti ideali.

I cambiamenti avvenuti a partire dagli anni ’90 del secolo scorso hanno avuto come positivo effetto anche quello di creare le condizioni per una effettiva libertà di religione. Ciò ha reso possibile ad ogni comunità di ravvivare tradizioni che non si erano mai spente, nonostante le feroci persecuzioni, ed ha permesso a tutti di offrire, anche a partire dalla propria convinzione religiosa, un positivo contributo alla ricostruzione morale, prima che economica, del Paese.

In realtà, come affermò san Giovanni Paolo II nella sua storica visita in Albania del 1993, «la libertà religiosa […] non è solo un prezioso dono del Signore per quanti hanno la grazia della fede: è un dono per tutti, perché è garanzia basilare di ogni altra espressione di libertà […] Niente come la fede ci ricorda che, se abbiamo un unico creatore, siamo anche tutti fratelli! La libertà religiosa è un baluardo contro tutti i totalitarismi e un contributo decisivo all’umana fraternità» (Messaggio alla nazione albanese, 25 aprile 1993).

Ma subito bisogna aggiungere: «La vera libertà religiosa rifugge dalle tentazioni dell’intolleranza e del settarismo, e promuove atteggiamenti di rispettoso e costruttivo dialogo» (ibid.). Non possiamo non riconoscere come l’intolleranza verso chi ha convinzioni religiose diverse dalle proprie sia un nemico molto insidioso, che oggi purtroppo si va manifestando in diverse regioni del mondo.
Come credenti, dobbiamo essere particolarmente vigilanti affinché la religiosità e l’etica che viviamo con convinzione e che testimoniamo con passione si esprimano sempre in atteggiamenti degni di quel mistero che intendono onorare, rifiutando con decisione come non vere, perché non degne né di Dio né dell’uomo, tutte quelle forme che rappresentano un uso distorto della religione. La religione autentica è fonte di pace e non di violenza!
Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano.

Da questo punto di vista, la libertà religiosa non è un diritto che possa essere garantito unicamente dal sistema legislativo vigente, che pure è necessario: essa è uno spazio comune – come questo –, un ambiente di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa. Mi permetto di indicare due atteggiamenti che possono essere di particolare utilità nella promozione di questa libertà fondamentale.

Il primo è quello di vedere in ogni uomo e donna, anche in quanti non appartengono alla propria tradizione religiosa, non dei rivali, meno ancora dei nemici, bensì dei fratelli e delle sorelle. Chi è sicuro delle proprie convinzioni non ha bisogno di imporsi, di esercitare pressioni sull’altro: sa che la verità ha una propria forza di irradiazione. Tutti siamo, in fondo, pellegrini su questa terra, e in questo nostro viaggio, mentre aneliamo alla verità e all’eternità, non viviamo come entità autonome ed autosufficienti, né come singoli né come gruppi nazionali, culturali o religiosi, ma dipendiamo gli uni dagli altri, siamo affidati gli uni alle cure degli altri. Ogni tradizione religiosa, dal proprio interno, deve riuscire a dare conto dell’esistenza dell’altro.

Un secondo atteggiamento è l’impegno in favore del bene comune. Ogni volta che l’adesione alla propria tradizione religiosa fa germogliare un servizio più convinto, più generoso, più disinteressato all’intera società, vi è autentico esercizio e sviluppo della libertà religiosa. Questa appare allora non solo come uno spazio di autonomia legittimamente rivendicato, ma come una potenzialità che arricchisce la famiglia umana con il suo progressivo esercizio. Più si è a servizio degli altri e più si è liberi!

Guardiamoci attorno: quanti sono i bisogni dei poveri, quanto le nostre società devono ancora trovare cammini verso una giustizia sociale più diffusa, verso uno sviluppo economico inclusivo! Quanto l’animo umano ha bisogno di non perdere di vista il senso profondo delle esperienze della vita e di recuperare speranza! In questi campi di azione, uomini e donne ispirati dai valori delle proprie tradizioni religiose possono offrire un contributo importante, anzi insostituibile. È questo un terreno particolarmente fecondo anche per il dialogo interreligioso.

E poi, vorrei accennare ad una cosa che è sempre un fantasma: il relativismo, “tutto è relativo”. Al riguardo, dobbiamo tenere presente un principio chiaro: non si può dialogare se non si parte dalla propria identità. Senza identità non può esistere dialogo. Sarebbe un dialogo fantasma, un dialogo sull’aria: non serve. Ognuno di noi ha la propria identità religiosa, è fedele a quella. Ma il Signore sa come portare avanti la storia. Partiamo ciascuno dalla propria identità, non facendo finta di averne un’altra, perché non serve e non aiuta ed è relativismo.

Quello che ci accomuna è la strada della vita, è la buona volontà di partire dalla propria identità per fare il bene ai fratelli e alle sorelle. Fare del bene! E così, come fratelli camminiamo insieme. Ognuno di noi offre la testimonianza della propria identità all’altro e dialoga con l’altro. Poi il dialogo può andare più avanti su questioni teologiche, ma quello che è più importante e bello è camminare insieme senza tradire la propria identità, senza mascherarla, senza ipocrisia. A me fa bene pensare questo.

Cari amici, vi esorto a mantenere e sviluppare la tradizione di buoni rapporti tra le comunità religiose esistenti in Albania, e a sentirvi uniti nel servizio alla vostra cara patria. Con un po’ di senso dell’umorismo si può dire che questa sembra una squadra di calcio: i cattolici contro tutti gli altri, ma tutti insieme, per il bene della Patria e dell’umanità! Continuate ad essere segno, per il vostro Paese e non solo, della possibilità di relazioni cordiali e di feconda collaborazione tra uomini di religioni diverse. E vi chiedo un favore: di pregare per me. Anche io ne ho bisogno, tanto bisogno. Grazie.





 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/09/2014 19:49
 
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VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ FRANCESCO A TIRANA (ALBANIA)

CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON SACERDOTI, RELIGIOSE, 
RELIGIOSI, SEMINARISTI E MOVIMENTI LAICALI

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cattedrale di Tirana
Domenica, 21 settembre 2014




Video

 

Ho preparato alcune parole per voi, da dirvi, e le consegnerò all’Arcivescovo perché lui dopo ve lo faccia arrivare. La traduzione è già fatta. Si può fare arrivare.

Ma adesso, mi è venuto di dirvi un’altra cosa… Abbiamo sentito nella Lettura: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione stessa con la quale siamo stati consolati noi da Dio” (2 Cor 1,3-4). E’ il testo su cui oggi la Chiesa ci fa riflettere nei Vespri.
In questi due mesi, mi sono preparato per questa visita, leggendo la storia della persecuzione in Albania. E per me è stata una sorpresa: io non sapevo che il vostro popolo avesse sofferto tanto! Poi, oggi, nella strada dall’aeroporto fino alla piazza, tutte queste fotografie dei martiri: si vede che questo popolo ancora ha memoria dei suoi martiri, di quelli che hanno sofferto tanto! Un popolo di martiri…
E oggi, all’inizio di questa celebrazione, ne ho toccati due. Quello che io posso dirvi è quello che loro hanno detto, con la loro vita, con le loro parole semplici… Raccontavano le cose con una semplicità… ma tanto dolorosa!
E noi possiamo domandare a loro: “Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?”. E ci diranno questo che abbiamo sentito in questo brano della Seconda Lettera ai Corinzi: “Dio è Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. E’ stato Lui a consolarci!”.

Ce lo hanno detto con questa semplicità. Hanno sofferto troppo. Hanno sofferto fisicamente, psichicamente, e anche quell’angoscia dell’incertezza: se sarebbero stati fucilati o no, e vivevano così, con quell’angoscia. E il Signore li consolava… Penso a Pietro, nel carcere, incatenato, con le catene; tutta la Chiesa pregava per lui. E il Signore consolò Pietro. E i martiri, e questi due che abbiamo sentito oggi, il Signore li consolò perché c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio - le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura… - che pregavano per loro. E questo è il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al Signore di consolare il suo popolo; e il Signore consola umilmente, anche nascostamente. Consola nell’intimità del cuore e consola con la fortezza.
Loro, sono sicuro, non si vantano di quello che hanno vissuto, perché sanno che è stato il Signore a portarli avanti. Ma loro ci dicono qualcosa! Ci dicono che per noi, che siamo stati chiamati dal Signore per seguirlo da vicino, l’unica consolazione viene da Lui.

Guai a noi se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore! Io non voglio “bastonarvi”, oggi, non voglio diventare il “boia”, qui; ma sappiate bene: se voi cercate consolazione altrove, non sarete felici! Di più: non potrai consolare nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore. E finirai, come dice il grande Elia al popolo di Israele, “zoppicando con le due gambe”.

“Sia benedetto Dio Padre, Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo stati consolati noi stessi da Dio”. E’ quello che hanno fatto questi due, oggi. Umilmente, senza pretese, senza vantarsi, facendo un servizio per noi: di consolarci. Ci dicono anche: “Siamo peccatori, ma il Signore è stato con noi. Questa è la strada. Non scoraggiatevi!”. Scusatemi, se vi uso oggi come esempio, ma tutti dobbiamo essere d’esempio l’uno all’altro. Andiamo a casa pensando bene: oggi abbiamo toccato i martiri.


Discorso dato per letto:

Cari fratelli e sorelle!

è per me una gioia incontrarvi nella vostra amata terra; ringrazio il Signore e ringrazio tutti voi per la vostra accoglienza! Stando in mezzo a voi posso meglio esprimere la mia vicinanza al vostro impegno di evangelizzazione.

Da quando il vostro Paese è uscito dalla dittatura, le comunità ecclesiali hanno ripreso a camminare e a organizzarsi per l’azione pastorale, e guardano con speranza verso il futuro. In particolare, il mio pensiero riconoscente va a quei Pastori che hanno pagato a caro prezzo la fedeltà a Cristo e la decisione di restare uniti al Successore di Pietro. Sono stati coraggiosi nella difficoltà e nella prova! Ci sono ancora tra noi sacerdoti e religiosi che hanno sperimentato il carcere e la persecuzione, come la sorella e il fratello che ci hanno raccontato la loro storia. Vi abbraccio commosso e rendo lode a Dio per la vostra fedele testimonianza, che stimola tutta la Chiesa a portare avanti con gioia l’annuncio del Vangelo.

Facendo tesoro di tale esperienza, la Chiesa in Albania può crescere nella missionarietà e nel coraggio apostolico. Conosco e apprezzo l’impegno con cui vi opponete a nuove forme di “dittatura” che rischiano di tenere schiave le persone e le comunità. Se il regime ateo cercava di soffocare la fede, queste dittature, più subdole, possono soffocare la carità. Penso all’individualismo, alle rivalità e ai confronti esasperati: è una mentalità mondana che può contagiare anche  la comunità cristiana. Non serve scoraggiarsi di fronte a queste difficoltà, non abbiate paura di andare avanti sulla strada del Signore. Egli è sempre al vostro fianco, vi dona la sua grazia e vi aiuta a sostenervi gli uni gli altri, ad accettarvi così come siete, con comprensione e misericordia, a coltivare la comunione fraterna.

L’evangelizzazione è più efficace quando è attuata con unità di intenti e con una collaborazione sincera tra le diverse realtà ecclesiali e tra missionari e clero locale: questo comporta coraggio di proseguire nella ricerca di forme di lavoro comune e di aiuto reciproco nei campi della catechesi, dell’educazione cattolica, come pure della promozione umana e della carità. In questi ambiti è prezioso anche l’apporto dei movimenti ecclesiali, che sanno progettare e agire in comunione con i Pastori e tra di loro. E’ quello che io vedo qui: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, una Chiesa che vuole camminare nella fraternità e nell’unità.

Quando l’amore per Cristo è posto al di sopra di tutto, anche di legittime esigenze particolari, allora si diventa capaci di uscire da noi stessi, dalle nostre “piccolezze” personali o di gruppo, e andare verso Gesù che ci viene incontro nei fratelli; le sue piaghe sono ancora visibili oggi sul corpo di tanti uomini e donne che hanno fame e sete, che sono umiliati, che si trovano in carcere o in ospedale. E proprio toccando e curando con tenerezza queste piaghe è possibile vivere fino in fondo il Vangelo e adorare Dio vivo in mezzo a noi.

Sono tanti i problemi che affrontate ogni giorno! Essi vi spingono ad immergervi con passione in una generosa attività apostolica. Tuttavia, noi sappiamo che da soli non possiamo fare nulla. «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori» (Sal 127,1). Questa consapevolezza ci chiama a dare ogni giorno il giusto spazio al Signore, a dedicargli tempo, ad aprirgli il cuore, affinché Lui agisca nella nostra vita e nella nostra missione. Ciò che il Signore  promette alla preghiera fiduciosa e perseverante supera quello che noi immaginiamo (cfr Lc 11,11-12): oltre a quello che chiediamo ci dà anche lo Spirito Santo. La dimensione contemplativa diventa indispensabile, in mezzo agli impegni più urgenti e pesanti. E più la missione ci chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il nostro cuore sente il bisogno intimo di essere unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore.

E considerando che i sacerdoti e i consacrati non sono ancora sufficienti, il Signore Gesù ripete oggi anche a voi: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,37-38). Non bisogna dimenticare che questa preghiera parte da uno sguardo: lo sguardo di Gesù, che vede l’abbondanza del raccolto. Abbiamo anche noi questo sguardo? Sappiamo riconoscere l’abbondanza dei frutti che la grazia di Dio ha fatto crescere, e del lavoro che c’è da fare nel campo del Signore? E’ da questo sguardo di fede sul campo di Dio che nasce la preghiera, l’invocazione quotidiana e pressante al Signore per le vocazioni sacerdotali e religiose. Voi, cari seminaristi, e voi, cari postulanti e novizi, siete frutto di questa preghiera del popolo di Dio, che sempre precede e accompagna la vostra risposta personale. La Chiesa in Albania ha bisogno del vostro entusiasmo e della vostra generosità. Il tempo che oggi dedicate a una solida formazione spirituale, teologica, comunitaria e pastorale, è fecondo in ordine a servire adeguatamente, domani, il popolo di Dio. La gente, più che dei maestri, cerca dei testimoni: testimoni umili della misericordia e della tenerezza di Dio; sacerdoti e religiosi conformati a Gesù Buon Pastore, capaci di comunicare a tutti la carità di Cristo.

A questo proposito, insieme con voi e insieme a tutto il popolo albanese, voglio rendere grazie a Dio per tanti missionari e missionarie, la cui azione è stata determinante per la rinascita della Chiesa in Albania e rimane ancora oggi di grande rilevanza. Essi hanno contribuito notevolmente a consolidare il patrimonio spirituale che vescovi, sacerdoti, persone consacrate e laici albanesi hanno conservato, in mezzo a durissime prove e tribolazioni. Pensiamo al grande lavoro fatto dagli Istituti religiosi per il rilancio dell’educazione cattolica: questo lavoro merita di essere riconosciuto e sostenuto.

Cari fratelli e sorelle, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà; sulle orme dei vostri padri, siate tenaci nel rendere testimonianza a Cristo, camminando “insieme con Dio, verso la speranza che non delude mai”. Nel vostro cammino sentitevi sempre accompagnati e sostenuti dall’affetto di tutta la Chiesa. Vi ringrazio di cuore di questo incontro e affido ciascuno di voi e le vostre comunità, i progetti e le speranze alla santa Madre di Dio. Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me.

 



[Modificato da Caterina63 21/09/2014 21:06]
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DI SUA SANTITÀ FRANCESCO A TIRANA (ALBANIA)

INCONTRO CON I BAMBINI DEL CENTRO BETANIA 
E CON UNA RAPPRESENTANZA DI ASSISTITI DI 
ALTRI CENTRI CARITATIVI DELL'ALBANIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Chiesa del Centro Betania (Tirana)
Domenica, 21 settembre 2014


Video

 

Cari amici del Centro Betania,

vi ringrazio di cuore per la vostra gioiosa accoglienza! E soprattutto vi ringrazio per l’accoglienza che qui ogni giorno si offre a tanti bambini e ragazzi bisognosi di cura, di tenerezza, di un ambiente sereno e di persone amiche che siano anche veri educatori, un esempio di vita e un sostegno.

In luoghi come questo siamo tutti confermati nella fede, tutti aiutati a credere, perché vediamo la fede farsi carità concreta. La vediamo portare luce e speranza in situazioni di grave disagio; la vediamo riaccendersi nel cuore di persone toccate dallo Spirito di Gesù che diceva: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me» (Mc 9,37). Questa fede che opera nella carità smuove le montagne dell’indifferenza, dell’incredulità e dell’apatia e apre i cuori e le mani a compiere il bene e a diffonderlo. Attraverso gesti umili e semplici di servizio ai piccoli passa la Buona Notizia che Gesù è risorto e vive in mezzo a noi.

Questo Centro, inoltre, testimonia che è possibile una convivenza pacifica e fraterna tra persone appartenenti a differenti etnie e a diverse confessioni religiose. Qui le differenze non impediscono l’armonia, la gioia e la pace, anzi diventano occasione per una più profonda conoscenza e comprensione reciproca. Le diverse esperienze religiose si aprono all’amore rispettoso ed efficace verso il prossimo; ogni comunità religiosa si esprime con l’amore e non con la violenza, non ci si vergogna della bontà! A chi la fa crescere dentro di sé, la bontà dona una coscienza tranquilla, una gioia profonda anche in mezzo a difficoltà e incomprensioni. Persino di fronte alle offese subite, la bontà non è debolezza, ma vera forza, capace di rinunciare alla vendetta.

Il bene è premio a sé stesso e ci avvicina a Dio, Sommo Bene. Ci fa pensare come Lui, ci fa vedere la realtà della nostra vita alla luce del suo disegno d’amore su ciascuno di noi, ci fa assaporare le piccole gioie di ogni giorno e ci sostiene nelle difficoltà e nelle prove. Il bene paga infinitamente di più del denaro, che invece delude, perché siamo stati creati per accogliere l’amore di Dio e donarlo a nostra volta, e non per misurare ogni cosa sulla base del denaro o del potere, che è il pericolo che ci uccide tutti.

Cari amici, la vostra Direttrice, nel suo saluto, ha ricordato le tappe compiute dalla vostra Associazione e le opere nate dall’intuizione della fondatrice, Signora Antonietta Vitale – che saluto cordialmente e ringrazio per la sua accoglienza – e ha messo in evidenza l’aiuto dei benefattori e i progressi delle varie iniziative. Ha citato i tanti bambini amorevolmente accolti e accuditi. Mirjan ha testimoniato invece la sua esperienza personale, la meraviglia e la gratitudine per un incontro che ha trasformato la sua esistenza e l’ha aperta a nuovi orizzonti, facendogli incontrare nuovi amici ed un Amico ancora più grande e buono degli altri: Gesù. Lui ha detto una cosa molto significativa a proposito dei volontari che qui prestano la loro opera; ha detto: “Da 15 anni si sacrificano con gioia per amore di Gesù e amore nostro”. È una frase che rivela come il donarsi per amore di Gesù susciti gioia e speranza, e come il servire i fratelli si trasformi nel regnare insieme a Dio. Queste parole di Mirjan-Paolo possono sembrare paradossali a tanta parte del nostro mondo, che ha difficoltà a comprenderle e cerca affannosamente nelle ricchezze terrene, nel possesso e nel divertimento fine a sé stesso la chiave della propria esistenza, trovando invece alienazione e stordimento.

Il segreto di un’esistenza riuscita è invece amare e donarsi per amore. Allora si trova la forza di “sacrificarsi con gioia” e l’impegno più coinvolgente diventa fonte di una gioia più grande. Allora non fanno più paura scelte definitive di vita, ma appaiono nella loro vera luce, come un modo per realizzare pienamente la propria libertà.

Il Signore Gesù e sua Madre, la Vergine Maria, benedicano la vostra Associazione, questo Centro Betania e gli altri centri che la carità ha fatto sorgere e la Provvidenza ha fatto crescere. Benedicano tutti i volontari, i benefattori e tutti i bambini e adolescenti accolti. Il vostro Patrono sant’Antonio di Padova vi accompagni nel cammino. Continuate con fiducia a servire nei poveri e negli abbandonati il Signore Gesù e a pregarlo perché i cuori e le menti di tutti si aprano al bene, alla carità operosa, fonte di gioia vera e autentica. Vi chiedo per favore di pregare per me e di cuore vi benedico.

 






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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24/09/2014 11:58
 
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 24 settembre 2014


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Viaggio Apostolico in Albania

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vorrei parlare del Viaggio Apostolico che ho compiuto in Albania domenica scorsa. Lo faccio anzitutto come atto di ringraziamento a Dio, che mi ha concesso di compiere questa Visita per dimostrare, anche fisicamente e in modo tangibile, la vicinanza mia e di tutta la Chiesa a questo popolo. Desidero poi rinnovare la mia fraterna riconoscenza all’Episcopato albanese, ai sacerdoti e ai religiosi e religiose che operano con tanto impegno. Il mio grato pensiero va anche alle Autorità che mi hanno accolto con tanta cortesia, come pure a quanti hanno cooperato per la realizzazione della Visita.

Questa Visita è nata dal desiderio di recarmi in un Paese che, dopo essere stato a lungo oppresso da un regime ateo e disumano, sta vivendo un’esperienza di pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Mi sembrava importante incoraggiarlo su questa strada, perché la prosegua con tenacia e ne approfondisca tutti i risvolti a vantaggio del bene comune. Per questo al centro del Viaggio c’è stato un incontro interreligioso dove ho potuto constatare, con viva soddisfazione, che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. Loro la praticano! Si tratta di un dialogo autentico e fruttuoso che rifugge dal relativismo e tiene conto delle identità di ciascuno. Ciò che accomuna le varie espressioni religiose, infatti, è il cammino della vita, la buona volontà di fare del bene al prossimo, non rinnegando o sminuendo le rispettive identità.

L’incontro con i sacerdoti, le persone consacrate, i seminaristi e i movimenti laicali è stata l’occasione per fare grata memoria, con accenti di particolare commozione, dei numerosi martiri della fede. Grazie alla presenza di alcuni anziani, che hanno vissuto sulla loro carne le terribili persecuzioni, è riecheggiata la fede di tanti eroici testimoni del passato, i quali hanno seguito Cristo fino alle estreme conseguenze. È proprio dall’unione intima con Gesù, dal rapporto d’amore con Lui che è scaturita per questi martiri – come per ogni martire – la forza di affrontare gli avvenimenti dolorosi che li hanno condotti al martirio. Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle capacità organizzative o dalle strutture, che pure sono necessarie: la sua forza la Chiesa non la trova lì. La nostra forza è l’amore di Cristo! Una forza che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira l’odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono, testimoniando così la misericordia di Dio.

Percorrendo il viale principale di Tirana che dall’aeroporto porta alla grande piazza centrale, ho potuto scorgere i ritratti dei quaranta sacerdoti assassinati durante la dittatura comunista e per i quali è stata avviata la causa di beatificazione. Questi si sommano alle centinaia di religiosi cristiani e musulmani assassinati, torturati, incarcerati e deportati solo perché credevano in Dio. Sono stati anni bui, durante i quali è stata rasa al suolo la libertà religiosa ed era proibito credere in Dio, migliaia di chiese e moschee furono distrutte, trasformate in magazzini e cinema che propagavano l’ideologia marxista, i libri religiosi furono bruciati e ai genitori si proibì di mettere ai figli i nomi religiosi degli antenati. Il ricordo di questi eventi drammatici è essenziale per il futuro di un popolo. La memoria dei martiri che hanno resistito nella fede è garanzia per il destino dell’Albania; perché il loro sangue non è stato versato invano, ma è un seme che porterà frutti di pace e di collaborazione fraterna. Oggi, infatti, l’Albania è un esempio non solo di rinascita della Chiesa, ma anche di pacifica convivenza tra le religioni. Pertanto, i martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l’onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti di speranza.

Questo messaggio di speranza, fondato sulla fede in Cristo e sulla memoria del passato, l’ho affidato all’intera popolazione albanese che ho visto entusiasta e gioiosa nei luoghi degli incontri e delle celebrazioni, come pure nelle vie di Tirana. Ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore risorto, per poter essere lievito evangelico nella società e impegnarsi, come già avviene, in attività caritative ed educative.

Ringrazio ancora una volta il Signore perché, con questo Viaggio, mi ha dato di incontrare un popolo coraggioso e forte, che non si è lasciato piegare dal dolore. Ai fratelli e sorelle dell’Albania rinnovo l’invito al coraggio del bene, per costruire il presente e il domani del loro Paese e dell’Europa. Affido i frutti della mia visita alla Madonna del Buon Consiglio, venerata nell’omonimo Santuario di Scutari, affinché Lei continui a guidare il cammino di questo popolo-martire. La dura esperienza del passato lo radichi sempre più nell’apertura verso i fratelli, specialmente i più deboli, e lo renda protagonista di quel dinamismo della carità tanto necessario nell’odierno contesto socio culturale. Io vorrei che tutti noi oggi facessimo un saluto a questo popolo coraggioso, lavoratore, e che in pace cerca l’unità.


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les groupes des diocèses de Laval et de Dax, ainsi que l’Équipe Nationale de l’Action Catholique des milieux Indépendants, accompagnée de Monseigneur Michel Pansard.

Aujourd’hui comme hier, la force de l’Église ne lui est pas donnée par le moyen de structures, mais par l’amour du Christ. Je vous invite à puiser dans cet amour la force de vivre courageusement votre foi et de vous tourner vers vos frères.

Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i gruppi delle Diocesi di Laval e Dax, come pure l’Équipe Nationale de l’Action Catholique delle Professioni Indipendenti, accompagnata da Mons. Michel Pansard.

Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle strutture, ma dall’amore di Cristo. Vi invito ad attingere a questo amore la forza di vivere coraggiosamente la vostra fede e di andare incontro ai vostri fratelli.

Che Dio vi benedica!]

I greet the new students of the Venerable English College in Rome and I assure them of my closeness in prayer as they begin their studies for the priesthood. Upon all the English-speaking pilgrims taking part in today’s Audience, including those from England, Ireland, Scotland, Denmark, Norway, the Netherlands, India, China, Japan, Kenya, Australia, New Zealand, Canada and the United States, I invoke the joy and peace of the Lord Jesus. God bless you!

[Saluto i nuovi studenti del Venerabile Collegio Inglese, assicurando la mia vicinanza spirituale all’inizio dei loro studi per il sacerdozio. Su tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, India, Cina, Giappone, Kenya, Australia, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti, invoco la gioia e la pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger und Besucher deutscher Sprache, besonders an die Schüler des Bischöflichen Gymnasiums Josephinum in Hildesheim und an die vielen anderen Jugendgruppen. Eure Pilgerreise nach Rom gebe euch eine gute Gelegenheit, Menschen aus anderen Ländern und Kulturen zu begegnen und euren Glauben zu stärken. Der Heilige Geist lehre euch Gott mit eurem Leben zu loben und den Mitmenschen Gutes zu tun. Alles Gute!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca, in particolare agli alunni del Bischöfliches Gymnasium Josephinum di Hildes­heim e ai vari altri gruppi di giovani. Il vostro pellegrinaggio a Roma sia un’occasione propizia per incontrare persone di altri paesi e culture, nonché di rafforzare la vostra fede. Lo Spirito Santo vi insegni a lodare Dio con la vita e a fare del bene al prossimo.Alles Gute!]

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, particularmente a los venidos de España, Puerto Rico, México, Ecuador, El Salvador, Costa Rica, Uruguay, Argentina y otros países latinoamericanos. Que la Virgen del Buen Consejo, patrona de este pueblo-mártir, le ayude a abrirse a los hermanos, en especial a los más débiles, y a construir el presente y el futuro del País y de Europa. Muchas gracias.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, em particular aos brasileiros vindos de Novo Hamburgo, Jundiaí, Santo André e da Bahia, com votos de que esta peregrinação seja para vós uma oportunidade de contemplar a beleza da fé e da união com Cristo, para viver plenamente a vossa vocação cristã. Que Deus vos abençoe!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai brasiliani venuti da Novo Hamburgo, Jundiaí, Santo André e Bahia, augurando che questo pellegrinaggio sia per voi occasione di contemplare la bellezza della fede e dell’unione con Cristo, per vivere pienamente la vostra vocazione cristiana. Dio vi benedica.]

أحيي جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من الأردن ومن الشرق الأوسط. تبدوا الشهادة للمسيح في بعض الأماكن صعبة وخطرة، وقد يصل ثمنها في بعض الأوقات إلى تقديم الحياة، ولكن، إذ ما عشناها بأمانة وبمثابرة وبإيمان في من انتصر على الموت، فهي تتحول إلى نبع لا ينضب من الفرح والغبطة. لأن المسيح لا ينسى أبدا تلاميذه الأمناء، لهذا كونوا دائما شهودا حقيقيين للمسيح وللحقيقة؛ كونوا سببا للوفاق والوحدة، ودعاة للسلام وللعدل وللمحبة. ليبارككم الرب ويحرسكم دائما!

[Rivolgo un benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania e dal Medio Oriente. La testimonianza a Cristo appare, in alcuni posti, difficile e pericolosa, e potrebbe costare, in alcuni momenti, perfino la vita; ma se la viviamo con fedeltà, con perseveranza e con fede in “Colui che ha vinto la morte”, si trasforma in una fonte inesauribile di gioia e di beatitudine. Infatti Cristo non dimentica mai i suoi discepoli fedeli: siate sempre testimoni autentici di Cristo e della verità; siate causa di riconciliazione e di unità; siate testimoni della giustizia, della pace e della carità. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre!]

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, bardzo dziękuję wam za duchowe wsparcie podczas mojej pielgrzymki do Albanii. Po latach ateistycznego reżimu, prześladowań, ten kraj cieszy się dzisiaj pokojowym współistnieniem wiernych różnych religii. Niech będzie on wyzwaniem dla innych narodów żyjących w stanie wojny, by wyrzekły się nienawiści i we wzajemnym dialogu znalazły drogi pojednania. Niech Bóg pozwoli wszystkim cieszyć się pełnym pokojem, który nam dał Pan nasz Jezus Chrystus. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Fratelli e sorelle, vi sono molto grato per il sostegno spirituale durante il mio pellegrinaggio in Albania. Dopo gli anni del regime ateo, delle persecuzioni, questo paese gode oggi di una pacifica coesistenza tra i fedeli delle diverse religioni. Sia esso un segno per le altre nazioni che vivono in stato di guerra affinché rinuncino all’odio e, nel dialogo reciproco, trovino le strade della riconciliazione. Che Dio permetta a tutti di godere della pace piena, donataci dal Signore Gesù Cristo. Vi benedico di cuore.]

* * *

APPELLO

Il mio pensiero va ora a quei Paesi dell’Africa che stanno soffrendo a causa dell’epidemia di ebola. Sono vicino alle tante persone colpite da questa terribile malattia. Vi invito a pregare per loro e per quanti hanno perso così tragicamente la vita. Auspico che non venga meno il necessario aiuto della Comunità Internazionale per alleviare le sofferenze di questi nostri fratelli e sorelle. Per questi nostri fratelli e sorelle ammalati preghiamo la Madonna. [Ave Maria] 

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Sabato scorso, a Como, è stata proclamata Beata suor Giovannina Franchi, fondatrice delle Suore Infermiere dell’Addolorata. Il suo esempio susciti in tanti il desiderio di unire una profonda vita spirituale con un generoso servizio verso gli ammalati, prediligendo i più poveri.

Sono lieto di accogliere i Piccoli Fratelli di Gesù e i Missionari della Fede, in occasione dei rispettivi Capitoli Generali; i partecipanti al Corso di formazione promosso dal Centro di animazione missionaria e i membri del Movimento per un mondo migliore. Saluto i gruppi parrocchiali, specialmente i fedeli di Palo del Colle; i Granatieri di Sardegna; il Centro Culturale Cassiodoro di Squillace e i detenuti del carcere di Volterra, che ricordano il venticinquesimo anniversario della visita di San Giovanni Paolo II. A tutti auguro che questo incontro susciti un rinnovato impegno in favore della pace e della solidarietà verso i più bisognosi.

Un pensiero rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria liturgica di San Lino Papa. Il suo amore alla Chiesa, in epoca di forti persecuzioni contro i cristiani, ispiri la vita spirituale di ciascuno: impariamo ad affrontare con coraggio anche i momenti di avversità, convinti che il Signore non fa mai mancare il suo sostegno e la sua grazia a ciascuno dei suoi figli.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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