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Non tutti sanno che .... sana apologetica

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2021 14:35
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13/07/2016 12:17
 
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Sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia in un inciso scrive: «Tutti sappiamo che il monoteismo in quanto tale intrattiene un oscuro rapporto con la violenza». La frase è bella. Ma falsa. Come quella su un presunto politeismo pacifico e tollerante. Vedi Nerone e Hitler, ad esempio. 



di Angela Pellicciari



Ernesto Galli della Loggia



Sul Corriere della Sera di ieri, in un articolo che pure porta finalmente alla ribalta il problema islam, Ernesto Galli della Loggia in un inciso scrive: «Tutti sappiamo che il monoteismo in quanto tale intrattiene un oscuro rapporto con la violenza». La frase è bella. Ma falsa.


Non è vero che i monoteismi in quanto tali intrattengano «un oscuro rapporto con la violenza»: è vero per l’islam che prevede anche la violenza (non oscura, ma esplicita) affinché il nome di Allah sia onorato e rispettato da tutti e in tutto il mondo. Qualche esempio tratto dal Corano, il libro che Allah detta a Maometto (detta, e quindi è difficile pensare che possa essere modificato dal momento che è Dio stesso a parlare e ordinare): «In verità, la ricompensa di coloro che combattono Iddio e il suo Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati delle mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra» (Corano 5,33); «Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi […] Non siete certo voi che li avete uccisi, è Allah che li ha uccisi» (Corano 8, 12-17).


La leggenda del politeismo tollerante nasce in ambito anticristiano: è un modo come un altro per infamare, anche se indirettamente, i cristiani, facendo di tutta l’erba un fascio. Per chiarire quanto tollerante e non violento fosse il politeismo pagano basta citare un brano di Tacito che così racconta la prima persecuzione anticristiana scatenata da Nerone: «Quando andavano alla morte si aggiungevano loro gli scherni: si facevano dilaniare dai cani, dopo averli vestiti di pelli ferine, o si inchiodavano su croci, o si dava loro fuoco, perché ardessero a guisa di fiaccole notturne dopo il tramonto del sole. Nerone aveva offerto per tale spettacolo i propri giardini e celebrava giuochi nel circo, frammischiato alla plebe in abito d’auriga, o prendeva parte alle corse, in piedi sul carro». 

Convinto della pacifica positività del paganesimo è Adolf Hitler, che esplicita la sua convinzione in modo chiarissimo ne i Discorsi a tavola: «Il mondo antico aveva i suoi dei e serviva i suoi dei. Ma i preti, interposti tra gli dei e gli uomini, erano servitori dello Stato, perché gli dei proteggevano la Città. Insomma, erano l’emanazione di una potenza che il popolo aveva creata. L’idea di un dio unico era impensabile per quella gente. In questo campo i Romani erano la tolleranza in persona. L’idea di un dio universale non poteva apparir loro che una dolce follia».

Hitler si ripromette di liberare il mondo da ebrei e, a seguire, cristiani. Il presupposto culturale su cui è fondato il suo sogno palingenetico è duro a morire. Non sarebbe ora di farla finita con questo ciarpame anticristiano? Non ha ancora fatto abbastanza danni (soprattutto a noi italiani) la capillare, menzognera, propaganda anticattolica?





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Le sorprese dell'etimologia


L'etimologia ci riserva delle sorprese... sorprendenti. Per questa scienza (perché di scienza si tratta) gli unici che lavorano, che buttano il sangue, come suol dirsi, sono i negozianti; la altre categorie di onesti lavoratori non sono prese in considerazione. Vediamo, dunque.
Per spiegare quanto vogliamo dire occorre prendere il discorso alla lontana e parlare della scuola, non in senso polemico (e dobbiamo fare uno sforzo tremendo per astenerci dal giudicare negativamente la preparazione linguistico-grammaticale dei giovani sfornati dalla scuola di oggi: le nuove leve della carta stampata e no sono la prova provata), ma dal punto di vista etimologico.
La scuola, dicevamo, che per la maggior parte dei giovani significa ansia, lavoro, notti in bianco e qualche… scapaccione, in origine voleva dire tutto il contrario: rilassamento, riposo, ozio. Scuola, infatti, deriva dal greco σχολή (scholé) che significa, per l'appunto, riposo, ozio; per gli antichi coloro che si dedicavano all'esercizio dello spirito, della mente, dell'animo – anziché preoccuparsi diammazzarsi sulla vanga o sull'aratro (quando non erano in guerra) – oziavano; la scuola era motivo di riposo, di svago.
I Latini, infatti, chiamavano otium (ozio) il tempo che riuscivano a sottrarre agli affari, agli impegni per dedicarlo allo svago, al divertimento, tanto è vero che le ore che riuscivano a dedicare alle lettere e agli studi erano chiamate otia litterata. A questo punto, cortesi amici, vi domanderete che cosa c'entra la scuola, l'ozio con il … negozio. È presto detto.
Quando vollero coniare un termine che significasse il contrario dell'ozio, dello svago, del divertimento, fecero il negotium (nec-otium), cioè il non ozio, quindi attività, lavoro, occupazione. Il negozio, per tanto, nell'accezione di bottega è il luogo dove si lavora, si fanno affari.
Il negoziante, quindi, stando all'etimologia, è il lavoratore per antonomasia. Dal negotium, nel significato di lavoro, affari, sono derivati tutti gli altri termini che oggi adoperiamo comunemente come, per esempio, negoziato: insieme delle trattative per stipulare accordi, trattati e simili;negoziazione: l'atto del negoziare, trattare. Ma vediamo altre sorprese.
Avreste mai pensato che un tempo in compagnia dei ladri si stava molto bene? Anzi, che ogni persona avrebbe voluto al suo fianco un ladro per sentirsi più tranquilla, più sicura? In origine, infatti, questo termine indicava l'uomo che scortava una persona di alto rango, era – diremmo oggi – il gorilla addetto alla tutela di personaggi importanti. Il ladro, insomma, dal latino latro, tratto dalatus (fianco, lato), era la persona che camminava a lato di un'altra persona per proteggerla da eventuali aggressori.
Con il trascorrere del tempo attraverso un processo di degenerazione semantica (la semantica è lo studio del significato dei vocaboli e del loro sviluppo storico) il termine ladro ha acquisito l'accezione odierna di… ladro, cioè di brigante, rapinatore.
Due parole ora, sul fante, vale a dire sul soldato che combatte a piedi e che stando all'etimologia ha a che fare con il verbo parlare. Vediamo, quindi, quest'altra sorpresa.
Anche in questo caso occorre prendere il discorso alla lontana, partendo da un verbo latino, fari, che vuol dire, appunto parlare. L'infante, a rigore etimologico, dovrebbe essere un bambino che, oltre a non saper leggere e né scrivere, non dovrebbe saper parlare.
Da infante, con la caduta della sillaba iniziale (aferesi), sono derivati termini che hanno assunto significati diversi pur discendendo dallo stesso padre: il verbo latino fari (parlare), appunto.
Sono nati, così, il fante e il fanciullo. I servitori dei cavalieri medievali erano chiamati fanti, vale a dire ragazzi (da infante), poi, attraverso il solito processo semantico fante ha acquisito l'accezione di soldato a piedi.
A questo proposito vi chiederete: perché i fantini, invece vanno a cavallo? Semplicissimo: essendo uomini smilzi o ragazzi essi sono, appunto, piccoli fanti.


12-01-2010 — Autore: Fausto Raso

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IL CASO MORTARA
 

La sistematica riscrittura della storia a vantaggio delle ideologie anticattoliche ha prodotto in Italia un popolo smemorato che non sa più chi è. Che non conosce niente del proprio passato. Come il caso della Stampa che accusa Pio IX di aver strappato alla famiglia l'ebreo Edgardo Mortara per battezzarlo in segreto.

di Angela Pellicciari
Steven Spielberg

Nel lontano 25 novembre 1998, sulla Stampa, Aldo Zullini dell’Università di Milano (così veniva presentato) firmava un pezzo sconcertante dal titolo: “Maya, cannibali per necessità”. Dei due occhielli, l’uno specificava: “Fino all’arrivo di Colombo, nel Nuovo Mondo c’erano pochi animali domestici e commestibili”, l’altro “L’antropofagia, diffusa anche fra gli Atzechi, fu giustificata dal fatto che mancavano le proteine”.

Perché i Maya hanno organizzato i “più grandi festini antropofagi che siano mai avvenuti”? La risposta è semplice: “Per soddisfare il loro bisogno fisiologico dovevano immolare moltissimi prigionieri e per far ciò dovevano organizzare incursioni e guerre”. Bastava un’immane abbuffata di carne umana a saziare il bisogno proteico di tutta la popolazione? No, i sacrifici di massa “per quanto numerosi e frequenti, non potevano far fronte al fabbisogno proteico di tutto il popolo, ma questo non ha molta importanza. Conta invece il fatto che la classe dirigente, i sacerdoti e i militari, potessero usufruire di queste proteine”.

Perché citare questa bella pagina di giornalismo scientifico? Perché, pur di attaccare (anche se, in questo caso, solo indirettamente) la cattolica Spagna e la sua prodigiosa scoperta e colonizzazione dell’America centro-meridionale, tutto va bene. Anche la giustificazione di un crimine orrendo come il banchetto di carne umana.

La sistematica riscrittura della storia a vantaggio delle potenze e delle ideologie anticattoliche ha prodotto in Italia un popolo smemorato che non sa più chi è. Che non conosce niente del proprio passato. Siamo stati abituati a credere che la storia della Chiesa cui siamo legati da due millenni sia una storia piena di crimini, di cui vergognarsi e, quindi, da ripudiare. Tutti i mezzi di comunicazione di massa si sono allineati nella propaganda del disprezzo verso noi stessi. Da decenni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la disperazione che ci caratterizza. La mancanza di figli e quindi di futuro. La pochezza, il nulla culturale in cui le nuove generazioni vengono cresciute.

Negli ultimi anni i ripetuti attentati di un islam tornato rigoroso nell’applicazione della volontà di Maometto (la riduzione di tutto il mondo a islam) hanno sconcertato i cantori di un islam pacifico, moderato, contrario alla guerra, propria di quei guerrafondai dei crociati. Piano piano anche la stampa sta cambiano direzione e dal crimine di islamofobia si sta avvicinando ad un più pacato resoconto dei fatti. In questa direzione sembrano andare due articoli, uno a firma Mieli, l’altro a firma Ferrara.

Il 14 dicembre 2016 Mieli scrive un pezzo dal titolo: “Cattolici diffamati, sottotitolo: “Il protestante Rodney Stark smentisce le “Leggende nere” sulla Chiesa di Roma”. Il pezzo si chiude con un’affermazione perentoria: “Qui, come è evidente, la Chiesa cattolica non c’entra nel modo più assoluto”. Mieli sta citando il mio libro su Lutero e la documentazione da me addotta sull’odio protestante nei confronti degli ebrei. La chiusa, che torno a sottolineare, ribadisce che con l’odio e la persecuzione nazista contro gli ebrei “la Chiesa cattolica non c’entra nel modo più assoluto”.

Sul Foglio del 3 gennaio Ferrara firma il pezzo: “Storia della nonviolenza infame” e così conclude: “Libero padre Enzo Bianchi di dire che a Berlino non ce l’avevano con il valore cristiano del Natale, e neanche a Istanbul con il Capodanno. Autorizzati noi a chiedere che il libero pensiero imponga la sua vigilanza sulle scorrerie fantastiche di un pazzo intonacato”.

Evidentemente alla Stampa questa nuova aria di riaccostamento alla verità storica ancora non si è fatta strada. Sul sito internet del giornale, nel riquadro culturale, il 3 gennaio compariva questo titolo: “Spielberg trasforma in film la storia di Edgardo Mortara ebreo battezzato in segreto per volontà di Papa Pio IX”. Siamo alle solite: un papa, i papi, che sottraggono in segreto i bambini alle famiglie ebree e li battezzano!

Chi fosse interessato all’argomento può leggere l’autobiografia di don Edgardo Mortara.





[Modificato da Caterina63 08/01/2017 12:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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