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Ultimo Aggiornamento: 02/02/2016 19:59
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  Giovanni Paolo II ai Religiosi ed alle Religiose delle Famiglie monfortane
Dal Vaticano, 8 dicembre 2003, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata  Vergine Maria.

Giovanni Paolo II ai Religiosi ed alle Religiose delle Famiglie monfortane dans Fede, morale e teologia xnf5p4
Foto: Giovanni Paolo II in pellegrinaggio sulla tomba
di san Luigi Maria Grignion da Montfort,
in Vandea (Francia), il 19 settembre 1996.

Un classico testo della spiritualità mariana
1. Centosessant’anni or sono veniva resa pubblica un’opera destinata a diventare  un classico della spiritualità mariana. San Luigi Maria Grignion de Montfort  compose il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine agli inizi  del 1700, ma il manoscritto rimase praticamente sconosciuto per oltre un secolo.  Quando finalmente, quasi per caso, nel 1842 fu scoperto e nel 1843 pubblicato,  ebbe un immediato successo, rivelandosi un’opera di straordinaria efficacia  nella diffusione della “vera devozione” alla Vergine Santissima. Io stesso,  negli anni della mia giovinezza, trassi un grande aiuto dalla lettura di questo  libro, nel quale “trovai la risposta alle mie perplessità” dovute al timore che  il culto per Maria, “dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la  supremazia del culto dovuto a Cristo” (Dono e misterop. 38). Sotto la  guida sapiente di san Luigi Maria compresi che, se si vive il mistero di Maria  in Cristo, tale rischio non sussiste. Il pensiero mariologico del Santo,  infatti, “è radicato nel Mistero trinitario e nella verità dell’Incarnazione del  Verbo di Dio” (ibid.).
La Chiesa, fin dalle sue origini, e specialmente nei momenti più difficili, ha  contemplato con particolare intensità uno degli avvenimenti della Passione di  Gesù Cristo riferito da san Giovanni: “Stavano presso la croce di Gesù sua  Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala. Gesù  allora, vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla  Madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua  Madre!’. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,  25-27). Lungo la sua storia, il Popolo di Dio ha sperimentato questo dono fatto  da Gesù crocifisso: il dono di sua Madre. Maria Santissima è veramente Madre  nostra, che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio di fede, speranza e carità  verso l’unione sempre più intensa con Cristo, unico salvatore e mediatore della  salvezza (cfr Cost. Lumen gentium, nn. 60 e 62).

Com’è noto, nel mio stemma episcopale, che è l’illustrazione simbolica del testo  evangelico appena citato, il motto Totus tuus è ispirato alla dottrina di  san Luigi Maria Grignion de Montfort (cfr Dono e mistero, pp. 38-39; Rosarium Virginis Mariae, 15). Queste due parole esprimono l’appartenenza  totale a Gesù per mezzo di Maria: “Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt”, scrive san Luigi Maria; e traduce: “Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio  ti appartiene, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre” (Trattato  della vera devozione, 233). La dottrina di questo Santo ha esercitato un  influsso profondo sulla devozione mariana di molti fedeli e sulla mia propria  vita. Si tratta di una dottrina vissuta, di notevole profondità ascetica  e mistica, espressa con uno stile vivo e ardente, che utilizza spesso immagini e  simboli. Dal tempo in cui visse san Luigi Maria in poi, la teologia mariana si è  tuttavia molto sviluppata, soprattutto mediante il decisivo contributo del  Concilio Vaticano II. Alla luce del Concilio va, quindi, riletta ed interpretata  oggi la dottrina monfortana, che conserva nondimeno la sua sostanziale validità.
Nella presente Lettera vorrei condividere con voi, Religiosi e  Religiose delle  Famiglie monfortane, la meditazione di alcuni brani degli scritti di san Luigi  Maria, che ci aiutino in questi momenti difficili ad alimentare la nostra  fiducia nella mediazione materna della Madre del Signore.

Ad Iesum per Mariam
2. San Luigi Maria propone con singolare efficacia la contemplazione amorosa del  mistero dell’Incarnazione. La vera devozione mariana è cristocentrica. Infatti,  come ha ricordato il Concilio Vaticano II, “la Chiesa, pensando a lei (a Maria)  piamente e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, penetra con  venerazione e più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione” (Cost. Lumen gentium, 65).
L’amore a Dio mediante l’unione a Gesù Cristo è la finalità di ogni autentica  devozione, perché – come scrive san Luigi Maria – Cristo “è il nostro unico  maestro che deve istruirci, il nostro unico Signore dal quale dobbiamo  dipendere, il nostro unico Capo al quale dobbiamo restare uniti, il nostro unico  modello al quale conformarci, il nostro unico medico che ci deve guarire, il  nostro unico pastore che ci deve nutrire, la nostra unica via che ci deve  condurre, la nostra unica verità che dobbiamo credere, la nostra unica vita che  ci deve vivificare e il nostro unico tutto, in tutte le cose, che ci deve  bastare” (Trattato della vera devozione, 61).

3. La devozione alla Santa Vergine è un mezzo privilegiato “per trovare Gesù  Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente” (Trattato  della vera devozione, 62). Questo centrale desiderio di “amare teneramente”  viene subito dilatato in un’ardente preghiera a Gesù, chiedendo la grazia di  partecipare all’indicibile comunione d’amore che esiste tra Lui e sua Madre. La  totale relatività di Maria a Cristo, e in Lui alla Santissima Trinità, è  anzitutto sperimentata nella osservazione: “Ogni volta che tu pensi a Maria,  Maria pensa per te a Dio. Ogni volta che tu dai lode e onore a Maria, Maria con  te loda e onora Dio. Maria è tutta relativa a Dio, e io la chiamerei benissimo la relazione di Dio, che non esiste se non in rapporto a Dio, o l’eco  di Dio, che non dice e non ripete se non Dio. Se tu dici Maria, ella ripete  Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e la disse beata per aver creduto. Maria -  l’eco fedele di Dio – intonò: Magnificat anima mea Dominum: l’anima mia  magnifica il Signore. Ciò che Maria fece in quell’occasione, lo ripete ogni  giorno. Quando è lodata, amata, onorata o riceve qualche cosa, Dio è lodato, Dio  è amato, Dio è onorato, Dio riceve per le mani di Maria e in Maria” (Trattato  della vera devozione, 225).
E’ ancora nella preghiera alla Madre del Signore che san Luigi Maria esprime la  dimensione trinitaria della sua relazione con Dio: “Ti saluto, Maria, Figlia  prediletta dell’eterno Padre! Ti saluto Maria, Madre mirabile del Figlio! Ti  saluto Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo!” (Segreto di Maria,  68). Questa tradizionale espressione, già usata da san Francesco d’Assisi (cfr Fonti Francescane, 281), pur contenendo livelli eterogenei di analogia, è  senza dubbio efficace per esprimere in qualche modo la peculiare partecipazione  della Madonna alla vita della Santissima Trinità.

4. San Luigi Maria contempla tutti i misteri a partire dall’Incarnazione che si è compiuta al momento dell’Annunciazione. Così, nel Trattato della  vera devozione, Maria appare come “il vero paradiso terrestre del Nuovo  Adamo”, la “terra vergine e immacolata” da cui Egli è stato plasmato (n. 261).  Ella è anche la Nuova Eva, associata al Nuovo Adamo nell’obbedienza che ripara la disobbedienza originale dell’uomo e della donna  (cfr ibid., 53; Sant’Ireneo, Adversus haereses, III, 21, 10-22,  4). Per mezzo di quest’obbedienza, il Figlio di Dio entra nel mondo. La stessa  Croce è già misteriosamente presente nell’istante dell’Incarnazione, al momento  del concepimento di Gesù nel seno di Maria. Infatti, l’ecce venio della  Lettera agli Ebrei (cfr 10,5-9) è il primordiale atto d’obbedienza del Figlio al  Padre, già accettazione del suo Sacrificio redentore “quando entra nel mondo”.
Tutta la nostra perfezione – scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort  – consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò  la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci  conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria  la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni,  quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a  Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più sarà  consacrata a Gesù Cristo” (Trattato della vera devozione, 120).  Rivolgendosi a Gesù, san Luigi Maria esprime quanto è meravigliosa l’unione tra  il Figlio e la Madre: “Ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non  vive più, non è più: sei solo tu, mio Gesù, che vivi e regni in lei… Ah! se si  conoscesse la gloria e l’amore che tu ricevi in questa mirabile creatura… Ella  ti è così intimamente unita… Ella infatti ti ama più ardentemente e ti  glorifica più perfettamente di tutte le altre creature insieme” (ibid.,  63).

Maria, membro eminente del Corpo mistico e Madre della Chiesa
5. Secondo le parole del Concilio Vaticano II, Maria “è riconosciuta quale  sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed  eccellentissimo modello nella fede e nella carità” (Cost. Lumen gentium,  53). La Madre del Redentore è anche redenta da lui, in modo unico nella sua  immacolata concezione, e ci ha preceduto in quell’ascolto credente e amante  della Parola di Dio che rende beati (cfribid., 58). Anche per questo,  Maria “è intimamente unita alla Chiesa: la Madre di Dio è la figura (typus)  della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede,  della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti, nel mistero della  Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la Beata Vergine  Maria è la prima, dando in maniera eminente e singolare l’esempio della vergine  e della madre” (ibid,. 63). Lo stesso Concilio contempla Maria come Madre delle membra di Cristo (cfr ibid., 53; 62), e così Paolo VI  l’ha proclamata Madre della Chiesa. La dottrina del Corpo mistico, che  esprime nel modo più forte l’unione di Cristo con la Chiesa, è anche il  fondamento biblico di questa affermazione. “Il capo e le membra nascono da una  stessa madre” (Trattato della vera devozione, 32), ci ricorda san Luigi  Maria. In questo senso diciamo che, per opera dello Spirito Santo, le membra  sono unite e conformate a Cristo Capo, Figlio del Padre e di Maria, in modo tale  che “ogni vero figlio della Chiesa deve avere Dio per Padre e Maria per Madre” (Segreto  di Maria, 11).
In Cristo, Figlio unigenito, siamo realmente figli del Padre e, allo stesso  tempo, figli di Maria e della Chiesa. Nella nascita verginale di Gesù, in  qualche modo è tutta l’umanità che rinasce. Alla Madre del Signore “possono  essere applicate, in modo più vero di quanto san Paolo le applichi a se stesso,  queste parole: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non  sia formato Cristo in voi» (Gal 4,19). Partorisco ogni giorno i figli di  Dio, fin quando in loro non sia formato Gesù Cristo, mio Figlio, nella pienezza  della sua età” (Trattato della vera devozione, 33). Questa dottrina trova  la sua più bella espressione nella preghiera: “O Spirito Santo, concedimi  una grande devozione ed una grande inclinazione verso Maria, un solido appoggio  sul suo seno materno ed un assiduo ricorso alla sua misericordia, affinché in  lei tu abbia a formare Gesù dentro di me” (Segreto di Maria, 67).
Una delle più alte espressioni della spiritualità di san Luigi Maria Grignion de  Montfort si riferisce all’identificazione del fedele con Maria nel suo amore per  Gesù, nel suo servizio di Gesù. Meditando il noto testo di sant’Ambrogio: L’anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore, lo spirito di Maria  sia in ciascuno per esultare in Dio (Expos. in Luc., 12,26: PL 15, 1561), egli scrive: “Quanto è felice un’anima quando… è tutta posseduta e  guidata dallo spirito di Maria, che è uno spirito dolce e forte,  zelante e prudente, umile e coraggioso, puro e fecondo” (Trattato della  vera devozione, 258). L’identificazione mistica con Maria è tutta rivolta a  Gesù, come si esprime nella preghiera: “Infine, mia carissima e amatissima  Madre, fa’, se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per  conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; non abbia altra anima che la tua  per lodare e glorificare il Signore; non abbia altro cuore che il tuo per amare  Dio con carità pura e ardente come te” (Segreto di Maria, 68).

La santità, perfezione della carità
6. Recita ancora la Costituzione Lumen gentium: “Mentre la Chiesa ha già  raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e  senza ruga (cfr Ef 5, 27), i fedeli si sforzano ancora di crescere nella  santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la  quale rifulge come l’esempio della virtù davanti a tutta la comunità degli  eletti” (n. 65). La santità è perfezione della carità, di quell’amore a  Dio e al prossimo che è l’oggetto del più grande comandamento di Gesù (cfr Mt 22, 38), ed è anche il più grande dono dello Spirito Santo (cfr 1 Cor 13,  13). Così, nei suoi Cantici, san Luigi Maria presenta successivamente ai  fedeli l’eccellenza della carità (Cantico 5), la luce della fede (Cantico 6) e la saldezza della speranza (Cantico 7).
Nella spiritualità monfortana, il dinamismo della carità viene specialmente  espresso attraverso il simbolo della schiavitù d’amore a Gesùsull’esempio e con l’aiuto materno di Maria. Si tratta della piena comunione  alla kénosis di Cristo; comunione vissuta con Maria, intimamente presente  ai misteri della vita del Figlio. “Non c’è nulla fra i cristiani che faccia  appartenere in modo più assoluto a Gesù Cristo e alla sua Santa Madre quanto la  schiavitù della volontà, secondo l’esempio di Gesù Cristo stesso, che prese la  condizione di schiavo per nostro amore –formam servi accipiens -, e  della Santa Vergine, che si disse serva e schiava del Signore. L’apostolo si  onora del titolo di servus Christi. Più volte, nella Sacra Scrittura, i  cristiani sono chiamati servi Christi” (Trattato della vera devozione,  72). Infatti, il Figlio di Dio, venuto al mondo in obbedienza al Padre  nell’Incarnazione (cfr Eb 10, 7), si è poi umiliato facendosi obbediente  fino alla morte ed alla morte di Croce (cfrFil 2, 7-8). Maria ha  corrisposto alla volontà di Dio con il dono totale di se stessa, corpo e anima,  per sempre, dall’Annunciazione alla Croce, e dalla Croce all’Assunzione.  Certamente tra l’obbedienza di Cristo e l’obbedienza di Maria vi è un’asimmetria  determinata dalla differenza ontologica tra la Persona divina del Figlio  e la persona umana di Maria, da cui consegue anche l’esclusività dell’efficacia  salvifica fontale dell’obbedienza di Cristo, dalla quale la sua stessa Madre ha  ricevuto la grazia di poter obbedire in modo totale a Dio e così collaborare con  la missione del suo Figlio.
La schiavitù d’amore va, quindi, interpretata alla luce del mirabile  scambio tra Dio e l’umanità nel mistero del Verbo incarnato. E’ un vero scambio  d’amore tra Dio e la sua creatura nella reciprocità del dono totale di sé. “Lo  spirito di questa devozione… è di rendere l’anima interiormente dipendente e  schiava della Santissima Vergine e di Gesù per mezzo di Lei” (Segreto di  Maria, 44). Paradossalmente, questo “vincolo di carità”, questa “schiavitù  d’amore”, rende l’uomo pienamente libero, con la vera libertà dei figli di Dio  (cfr Trattato della vera devozione, 169). Si tratta di consegnarsi  totalmente a Gesù, rispondendo all’Amore con cui Egli ci ha amato per primo.  Chiunque vive in tale amore può dire come san Paolo: “Non sono più io che  vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20).

La ‘peregrinazione della fede’
7. Ho scritto nella Novo millennio ineunte che “a Gesù non si arriva  davvero che per la via della fede” (n. 19). Proprio questa fu la via seguita da  Maria durante tutta la sua vita terrena, ed è la via della Chiesa pellegrinante  fino alla fine dei tempi. Il Concilio Vaticano II ha molto insistito sulla fede  di Maria, misteriosamente condivisa dalla Chiesa, mettendo in luce l’itinerario  della Madonna dal momento dell’Annunciazione fino al momento della Passione  redentrice (cfr Cost. Lumen gentium, 57 e 67; Lett. enc. Redemptoris Mater, 25-27).

Negli scritti di san Luigi Maria troviamo lo stesso accento sulla fede vissuta  dalla Madre di Gesù in un cammino che va dall’Incarnazione alla Croce, una fede  nella quale Maria è modello e tipo della Chiesa. San Luigi Maria lo esprime con  ricchezza di sfumature quando espone al suo lettore gli “effetti meravigliosi”  della perfetta devozione mariana: “Più dunque ti guadagnerai la benevolenza di  questa augusta Principessa e Vergine fedele, più la tua condotta di vita sarà  ispirata dalla pura fede. Una fede pura, per cui non ti preoccuperai affatto di  quanto è sensibile e straordinario. Una fede viva e animata dalla carità, che ti  farà agire solo per il motivo del puro amore. Una fede ferma e incrollabile come  roccia, che ti farà rimanere fermo e costante in mezzo ad uragani e burrasche.  Una fede operosa e penetrante che, come misteriosa polivalente chiave, ti farà  entrare in tutti i misteri di Gesù Cristo, nei fini ultimi dell’uomo e nel cuore  di Dio stesso. Una fede coraggiosa, che ti farà intraprendere e condurre a  termine senza esitazioni cose grandi per Dio e per la salvezza delle anime. Una  fede, infine, che sarà tua fiaccola ardente, tua vita divina, tuo tesoro  nascosto della divina Sapienza e tua arma onnipotente, con la quale rischiarerai  quanti stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, infiammerai quelli che  sono tiepidi ed hanno bisogno dell’oro infuocato della carità, ridarai vita a  coloro che sono morti a causa del peccato, commuoverai e sconvolgerai con le tue  soavi e forti parole i cuori di pietra e i cedri del Libano e, infine,  resisterai al demonio e a tutti i nemici della salvezza” (Trattato della vera  devozione, 214).
Come san Giovanni della Croce, san Luigi Maria insiste soprattutto sulla purezza  della fede e sulla sua essenziale e spesso dolorosa oscurità (cfrSegreto di  Maria, 51-52). E’ la fede contemplativa che, rinunciando alle cose sensibili  o straordinarie, penetra nelle misteriose profondità di Cristo. Così, nella sua  preghiera, san Luigi Maria si rivolge alla Madre del Signore dicendo: “Non ti  chiedo visioni o rivelazioni, né gusti o delizie anche soltanto spirituali…  Quaggiù io non voglio per mia porzione se non quello che tu hai avuto, cioè:  credere con fede pura senza nulla gustare o vedere” (ibid., 69). La Croce  è il momento culminante della fede di Maria, come scrivevo nell’Enciclica Redemptoris Mater: “Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a  Cristo nella sua spoliazione… E’ questa forse la più profonda kénosis della fede nella storia dell’umanità” (n. 18).

Segno di sicura speranza
8. Lo Spirito Santo invita Maria a “riprodursi” nei suoi eletti, estendendo in  essi le radici della sua “fede invincibile”, ma anche della sua “ferma speranza”  (cfr Trattato della vera devozione, 34). Lo ha ricordato il Concilio  Vaticano II: “La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e  nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo  compimento nell’età futura, cosi sulla terra brilla come un segno di sicura  speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in marcia, fino a quando non  verrà il giorno del Signore” (Cost. Lumen gentium, 68). Questa dimensione  escatologica è contemplata da san Luigi Maria specialmente quando parla dei  “santi degli ultimi tempi”, formati dalla Santa Vergine per portare nella Chiesa  la vittoria di Cristo sulle forze del male (cfr Trattato della vera devozione,  49-59). Non si tratta in alcun modo di una forma di “millenarismo”, ma del senso  profondo dell’indole escatologica della Chiesa, legata all’unicità e  universalità salvifica di Gesù Cristo. La Chiesa attende la venuta gloriosa di  Gesù alla fine dei tempi. Come Maria e con Maria, i santi sono nella Chiesa e  per la Chiesa, per far risplendere la sua santità, per estendere fino ai confini  del mondo e fino alla fine dei tempi l’opera di Cristo, unico Salvatore.
Nell’antifona Salve Regina, la Chiesa chiama la Madre di Dio “Speranza  nostra”. La stessa espressione è usata da san Luigi Maria a partire da un testo  di san Giovanni Damasceno, che applica a Maria il simbolo biblico dell’àncora  (cfr Hom. Iª in Dorm. B. V. M., 14: PG 96, 719): “Noi leghiamo le  anime a te, nostra speranza, come ad un’àncora ferma. A lei maggiormente si sono  attaccati i santi che si sono salvati e hanno attaccato gli altri, perché  perseverassero nella virtù. Beati dunque, e mille volte beati i cristiani che  oggi si tengono stretti a lei fedelmente e totalmente come ad un’àncora salda” (Trattato  della vera devozione, 175). Attraverso la devozione a Maria, Gesù stesso  “allarga il cuore con una santa fiducia in Dio, facendolo guardare come Padre e  ispirando un amore tenero e filiale” (ibid., 169).
Insieme alla Santa Vergine, con lo stesso cuore di madre, la Chiesa prega, spera  e intercede per la salvezza di tutti gli uomini. Sono le ultime parole della  Costituzione Lumen gentium: “Tutti i fedeli effondano insistenti  preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con le sue  preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra  tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i santi interceda presso il  Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome  cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella  concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della  Santissima e indivisibile Trinità” (n. 69).
Facendo nuovamente mio questo auspicio, che insieme con gli altri Padri  Conciliari espressi quasi quarant’anni or sono, invio all’intera Famiglia  monfortana una speciale Benedizione Apostolica.





 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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