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E' cattolico Mattarella nuovo Presidente della Rep. Italiana ma non c'è nulla da festeggiare

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2017 11:15
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04/02/2015 17:30
 
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  «Viva Mattarella»? Per qualcuno è obbligatorio. Per noi no

di Robi Ronza
02-02-2015

 

Ciò che da sempre - nei fatti, non nelle opinioni – caratterizza il cosiddetto “cattolicesimo democratico” è una lodevole preoccupazione morale accompagnata tuttavia da una sconfortante incapacità di vivere il cristianesimo per ciò che è innanzitutto: ovvero una visione del mondo e quindi una cultura da cui deriva anche una morale. Adesso che, con l’elezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, il vertice delle istituzioni politiche del nostro Paese è tutto quanto “cattolico democratico”, non si vede dunque che cosa debba festeggiare chi abbia a cuore una presenza non subalterna dei cristiani nella vita pubblica del  nostro Paese. 

A causa della sua strutturale subalternità alla cultura laica post-illuminista, il “cattolicesimo democratico” ha finito per essere il cireneo del  vecchio PCI e di tutto ciò che vi ha fatto seguito fino ad oggi quando, svanita la classe operaia e uscito di scena il marxismo, si è trasformato in un partito liberal-radicale di massa. Non si discute che nelle fila del “cattolicesimo democratico” ci siano tante persone di ferma fede e di retti costumi (fermo restando che ce ne sono anche altrove). Questo però non toglie che, quando sono in gioco obiettivi e valori che non rientrano nell’orizzonte ordinario del progressismo laico (e parecchi dei valori civili che l’esperienza cristiana ispira non vi rientrano), allora il “cattolico democratico” tende per natura sua a barattare qualsiasi primogenitura con qualsiasi piatto di lenticchie. 

Essendo il giornale in cui devono potersi riconoscere tutti i cattoliciAvvenire  avrebbe oggi ottimi motivi per mantenere una costante distanza critica dalle cronache della vita politica italiana. Perciò legano un po’ i denti i toni della sua prima pagina di ieri: «Una scelta giusta, un uomo giusto»; «Il buon giorno si vede dal mattino. E il giorno che è iniziato con l’elezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella si annuncia davvero buono». Con parole come queste, espressione quasi di un tifo da stadio, apriva infatti ieri il suo editoriale il direttore del giornale.

In fondo ancor più sorprendente però è l’entusiasmo di Mario Adinolfi, direttore del nuovo quotidianoLa Croce, un’iniziativa peraltro molto originale e meritevole della più grande attenzione. Dando perentoriamente del cretino a chi nel “mondo cattolico” non fa salti di gioia per l’elezione di Mattarella, Adinolfi scrive: «A qualcuno Mattarella non piace perché oltre ad essere cristiano è democristiano o perché ha militato nell’ala sinistra di quel partito o perché è “dossettiano”. Cretinate ideologiche, appunto. Mattarella è un presidente cristiano e per noi combattenti, consci che il 2015 sarà l’anno decisivo della battaglia per la difesa della cultura della vita e della famiglia dalle iniziative parlamentari già in corso che puntano a varare le norme sulle unioni gay e sulla legittimazione dell’utero in affitto tramite la "stepchild adoption", è decisivo avere un cristiano non all’acqua di rose al Quirinale». Temiamo che il direttore de La Croce avrà molte delusioni da Mattarella, un uomo della pasta dei tre illustri cattolici che devotamente siglarono l’entrata in vigore della legge che legalizzava l’aborto per “senso delle istituzioni”; senza neanche, come fu il caso di Baldovino del Belgio, fare il gesto per non firmarla di dimettersi almeno per un giorno.

Ciò detto, si sarebbe potuto sperare di meglio? Molto probabilmente no, tenuto conto dell’attuale irrilevanza della presenza cristiana nella vita politica del nostro Paese. Ci si può domandare come mai siamo caduti tanto in basso e che cosa possiamo fare per risollevarci per il bene comune dell’Italia. Nel frattempo però non è il caso di scaldarsi per il trionfo del “cattolicesimo democratico” che, come la storia dimostra, è un disastroso equivoco. Se «Mattarella è la migliore soluzione nelle condizioni date» ciò conferma in quale difficile situazione siamo.   

D’istinto personaggi come il prete indegno de Il potere e la gloria di Graham Greene, che nel Messico insanguinato dalla persecuzione contro i cristiani continua però a celebrare la messa e a confessare finché viene scoperto e passato per le armi, ci emozionano di più dei sacrosanti  “cattolici democratici” (le virgolette sono di rigore altrimenti sarebbe come dare a tutti gli altri, noi compresi, la patente di cattolici non democratici) sempre pronti a tutto pur di passare per moderni e illuminati. È poi pur vero, diciamolo ancora una volta, che occorre giocare con le carte che  ci sono, ma quelle che abbiamo adesso non sono migliori bensì peggiori delle precedenti. «Bisogna vincere un combattimento difficile contro forze che ci sovrastano per numero e furbizia. Sarà bene affilare le armi dell’intelligenza, perché continuando a bearsi di cretinerie ideologiche prive di concretezza, ci si espone a certa e devastante sconfitta», dice ancora Adinolfi sempre più convinto che chi non la pensa come lui sia un imbecille. Auguri.

Molto più comprensibile è invece l’entusiasmo del fondatore de la Repubblica, Eugenio Scalfari, che sul giornale da lui fondato salutava ieri Mattarella come il possibile catalizzatore della trasformazione del Pd in un “Partito d’Azione di massa”. Il Partito d’Azione, diciamo a chi non se ne ricordasse, era la formazione politica neo-giacobina, sorta in Italia negli anni della Resistenza e poi rapidamente svanita nel dopoguerra, secondo la quale il progresso passava per l’annichilimento o comunque per la totale espulsione della presenza cristiana dalla vita pubblica del nostro Paese.

Dopo aver perentoriamente affermato che «la vera cultura (…) è quella del socialismo liberale che stato il lascito culturale e politico del’ Partito d’Azione» Scalfari aggiunge: «Se avessi la bacchetta magica farei sì che il Pd fosse un Partito d’Azione di massa», il che a suo dire «negli ultimi anni della sua vita breve fu anche l’idea di Enrico Berlinguer». Oggi «è stato eletto al Colle un antico democristiano di sinistra», osserva ancora Scalfari fregandosi idealmente le mani, e aggiunge: «Ebbene, è con Aldo Moro che si accordò Berlinguer. Pensateci bene e pensateci tutti». Pensiamoci anche noi.

 


Un po' pacificatore, un po' centralista E subito in campo per le unioni civili

di Robi Ronza e Ruben Razzante04-02-2015

Mattarella verso il Quirinale con Renzi

Dai tanti aspetti toccati nel discorso inaugurale del settennato al Quirinale, ci si può aspettare che il mandato di Sergio Mattarella coincida con un clima di pacificazione politica, di cui ieri ci sono state le prove generali. Ma il suo è stato anche un discorso in linea con la tradizione culturale cattolico-democratica, dove si ripone nello Stato una speranza totale. E in nome della Costituzione apre subito alle unioni civili.

- SERGIO, IL GRANDE PACIFICATORE
  di Ruben Razzante
Il principale tratto distintivo di Sergio Mattarella ieri alla Camera è parso quello del grande pacificatore, di colui che riesce a promuovere l’unità nazionale rinsaldando il patto sociale e stemperando le divisioni e le asprezze tra le forze politiche. La presenza di Silvio Berlusconi ieri al Quirinale ne è la riprova.

- L'IMPREVISTO E' LA SOLA SPERANZA
  di Robi Ronza
Lo Stato di cui Mattarella si pone a presidio è molto più lo Stato, ossia il potere centrale burocratico ancora prima che politico, che la Repubblica la quale, a norma dell’art.114 della Costituzione vigente, è una realtà organica plurima «costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». 

- MATTARELLA DA' SUBITO RAGIONE ALLA BUSSOLA


In questi giorni non siamo certo stati teneri con il neo-presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a proposito della cultura di provenienza e del valore attribuito ai fondamenti della società (vita, famiglia, educazione). Ma dobbiamo confessare che non pensavamo che ci avrebbe dato ragione così presto. Ecco cosa ha detto:

«Garantire la Costituzione  (…) Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva»
(Sergio Mattarella, 3 Febbraio 2015, discorso inaugurale alla presidenza della Repubblica)

Altro che argine al laicismo e alla deriva etica. E infatti ecco i commenti: 

«L'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica dà volentieri atto al neo Presidente della Repubblica di aver richiamato nel suo discorso alle Camere l'esigenza di garantire i principi della Costituzione mediante il pieno sviluppo dei diritti civili e la rimozione di ogni barriera che limiti i diritti dei disabili.
(…) Per quanto riguarda i diritti civili, è urgente che il Parlamento torni ad essere investito non solo del tema dell'illegalità dello Stato italiano in materia di giustizia e carceri, ma anche delle libertà civili fondamentali come il diritto alla salute e all'autodeterminazione in materia di scelte di fine-vita, aborto, droghe, libertà di ricerca scientifica».
Filomena Gallo & Co.

«
Difendere la Costituzione significa anche garantire a tutte e tutti gli stessi diritti: il Presidente della Repubblica, nel suo discorso di insediamento, ha individuato un obiettivo per il Paese in tema di diritti civili e ne ha sottolineato la rilevanza costituzionale. È un fatto importante. Per ottenere quella pari dignità che è il cuore dell'articolo 3 occorrono leggi che diano cittadinanza a tutte le identità, a tutti gli orientamenti, a tutte le relazioni, a tutte le famiglie. Perché tutte e tutti partecipiamo allo stesso modo al grande puzzle di questa Nazione, tutte e tutti concorriamo per quanto abbiamo a sostenere lo Stato. Tutte e tutti ci aspettiamo perciò dallo Stato pieno riconoscimento».

Flavio Romani, presidente Arcigay

«Il pieno sviluppo dei diritti civili, anche nella sfera personale e degli affetti, come grande questione di libertà - ha concluso Scalfarotto- mi è parso cruciale e dirimente nelle parole del Capo dello Stato. Un ulteriore ed autorevolissimo richiamo a proseguire, anche in questo campo, sulla via delle riforme».
Ivan Scalfarotto, relatore disegno di legge sull’omofobia

«A lui i nostri auguri di buon mandato, a noi l’augurio che sia lui il presidente che firmerà la legge sul matrimonio per tutti». 
Yuri Guaiana, segretario dell’associazione radicale Certi Diritti.

«Un ottimo passaggio, che fa ben sperare che l’impegno profuso dal presidente Napolitano, trovi ora in Mattarella un suo ancor più deciso sostenitore».
Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia.

Ognuno tragga le conclusioni.







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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