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Curiosità varie in campo liturgico

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2017 23:05
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Sesso: Femminile
15/06/2015 15:00
 
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  Un sacerdote risponde

Nella celebrazione della Messa è stata versata acqua al posto del vino; che cosa è successo e che cosa si deve fare?

Quesito

Caro padre Angelo,
vorrei porle una domanda che mi è sorta durante un fatto avvenuto durante la consacrazione nella messa della vigilia della Solennità di Maria Assunta. Al momento di versare il vino nel calice l'accolito (un pò anziano) della mia parrocchia ha versato l'acqua e poi ha dato al celebrante l'ampolla contenete il vino. Quindi nel calice c'era tutta acqua ed un goccio di vino. Se ne sono accorti solo al momento della comunione. Siccome io faccio servizio all'altare l'ho visto da vicino solo io questo fatto (il resto dell'assemblea non ha potuto vedere). Ora la mia domanda è: siccome "l’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana", scambiare le ampolle per sbaglio è un errore "ammissibile" oppure no? Intendo dire bisognava forse ripetere la consacrazione del vino oppure quello era diventato comunque Sangue di Cristo? Grazie in anticipo per la risposta
Luca


Risposta del sacerdote

Caro Luca,
1. il caso che tu mi hai proposto era già stato contemplato dal vecchio Messale.
Ci si chiedeva che cosa dovesse fare un sacerdote che al momento dell’assunzione del Sangue di Cristo si fosse accorto che c’era solo acqua perché ci si era confusi con le ampolline dell’acqua e del vino.
La stessa domanda la si poneva qualora inavvertitamente si fosse rovesciato il calice e non fosse stato possibile assumerne neanche una goccia.

2. Ebbene, va ricordato che la celebrazione del sacrificio di Cristo risulta dalla consacrazione separata di ambedue le specie.
La stessa consacrazione separata rimanda alla separazione avvenuta sulla croce tra l'anima e il corpo del Signore.
Se di fatto si consacra solo una specie, sebbene questa consacrazione risulti valida, non si ripresenta sull'altare il sacrifico di Cristo.

3. È evidente che nella Messa alla quale ti riferisci non è avvenuta la consacrazione del vino, detta anche transustanziazione, perché al posto del vino c'era acqua.

4. Pertanto il sacerdote, accortosi di non aver consacrato il Sangue di Cristo, avrebbe dovuto farsi portare l'ampollina del vino e procedere alla consacrazione cominciando dalle parole "Allo stesso modo, dopo aver cenato...". E subito dopo doveva comunicarsi al Calice.
Se non l'ha fatto, la Messa è stata sostanzialmente incompiuta.

5. I fedeli, accortisi di nulla, sono andati avanti facendo la Santa Comunione.
Il gesto di adorazione che hanno compiuto insieme col sacerdote nel momento dell'elevazione del calice di fatto è risultato un atto di idolatria, di cui però non sono responsabili.
Pertanto se ne sono andati a casa tranquilli.

6. Tranquillo però non doveva rimanere il celebrante, soprattutto se la S. Messa doveva essere applicata per qualche intenzione particolare della quale aveva ricevuto l'offerta da parte dei fedeli.
In questo caso non aveva adempiuto a quanto aveva accettato di fare. 

7. Sicché se non ha provveduto a consacrare il vino al momento della Comunione, doveva applicare l'intenzione di cui aveva percepito l'offerta in un'altra celebrazione.
Mi auguro che l'abbia fatto perché si tratta di una questione di giustizia nei confronti dell'offerente.

Ti ringrazio del quesito che mi hai posto. Anche la casistica serve a puntualizzare ulteriormente le idee sulla celebrazione del sacrificio di Cristo attuato nella S. Messa.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo






Un sacerdote risponde

Al mattino il parroco non celebra la Messa e dà la possibilità di fare la Santa Comunione; posso farla di nuovo partecipando alla Messa vespertina?

Quesito

carissimo padre Angelo,
buongiorno.....
leggo spesso le sue risposte, molto interessanti, visto che tante volte i nostri sacerdoti sono impegnati e non rispondono in modo chiaro ed esauriente..... anzi, capita che non rispondano affatto..
Desidero avere un chiarimento da lei ...
Nella mia parrocchia essendoci ormai un solo sacerdote c'è solo la messa serale, quella del mattino è stata sostituita dalla recita delle lodi mattutine... e per chi non può partecipare a messa il sacerdote da la possibilità di comunicarsi.....
Ora lui dice che se riceviamo al mattino la comunione così in questa liturgia, alla sera se partecipiamo a messa non dobbiamo comunicarci...
perchè????
Lui ci ha detto che non è una cosa che si è inventato lui, ma è la chiesa a dire così....
Premetto che sono una semplice laica, che svolgo il servizio di catechista, e che sono molto ma molto innamorata di Gesù eucarestia.....
Le dico anche che quando vado a messa e non ricevo Gesù, provo la stessa gioia di averlo ricevuto. Sto lì, ringrazio perchè so che Lui è già presente in me... forse esagero, ma quasi quasi la sua presenza è ancora più forte ...
la ringrazio per la risposta chiara che mi darà.
Le auguro ogni bene.
Il Signore la benedica per il servizio che svolge!!!!


Risposta del sacerdote

Carissima, 
1. ecco quanto dice il Codice di Diritto canonico:
Can. 917 - Chi ha già ricevuto la santissima Eucaristia, può riceverla una seconda volta nello stesso giorno, soltanto entro la celebrazione eucaristica alla quale partecipa, salvo il disposto del can. 921, § 2”.

2. Ciò significa che se uno ha fatto la Santa Comunione fuori della Messa o anche dentro la Messa, può riceverla una seconda volta durante la celebrazione della Messa.
Ma chi avesse già ricevuto la Santa Comunione fuori o dentro la Messa non può riceverla una seconda volta fuori della celebrazione della Messa.

3. Pertanto la Comunione fuori della Messa viene considerata un’eccezione.
Viene data a chi si trova nell’incapacità di poter partecipare alla S. Messa.
Tuttavia non è escluso che chi la fa al mattino fuori della Messa, la possa fare di nuovo nella prevista partecipazione della Messa vespertina.

4. Il canone 921 riguarda le persone che sono in fin di vita.
Can. 921 - § 1. I fedeli che si trovano in pericolo di morte derivante da una causa qualsiasi, ricevano il conforto della sacra comunione come Viatico.
§ 2. Anche se avessero ricevuto nello stesso giorno la sacra comunione, tuttavia si suggerisce vivamente che quanti si trovano in pericolo di morte, si comunichino nuovamente”.

5. In passato si poteva fare la Santa Comunione solo una volta al giorno.
Ma il Codice di Diritto Canonico del 1983 ha ammesso la possibilità di farla una seconda volta, ma solo dentro la celebrazione eucaristica.

6. Mi dici che facendo la Comunione spirituale ti capita di avvertire la presenza del Signore in maniera ancora più forte.
Non ne dubito, perché questo dipende dal nostro fervore.
Tuttavia quando si fa la Comunione sacramentale, insieme con la grazia santificante come nella Comunione spirituale, si riceve anche la grazia sacramentale.
La grazia sacramentale è un aiuto in più a vivere meglio il nostro rapporto col Signore e a lasciarsi trasformare in Lui.
San Tommaso ricorda che “l’effetto proprio dell’eucaristia è la trasformazione dell’uomo in Dio” (s. tommaso, IV Sent., 12, 12, 1, ad 1).
E dice anche che l’eucaristia è il sacramento “nel quale l’uomo viene unito perfettamente con Cristo (immolato) crocifisso” (Somma Teologica, III, 73, 3, ad 3).

7. Ti esorto pertanto a fare, sì, la Santa Comunione e a farla bene, ricordando che questa Comunione deve portarti ad una sempre maggiore conformazione a Cristo crocifisso e ad esprimere nella tua vita tutte le virtù manifestate da Cristo sulla croce.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo




Un sacerdote risponde
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4326 

A volte durante la Santa Messa capita di sentire variazioni delle formule liturgiche, ma oggi ho avuto un forte dubbio perché il Sacerdote ha mutato le parole della consacrazione

Quesito

Rev. Padre Bellon,
a volte durante la S. Messa capita di sentire variazioni delle formule liturgiche, ma oggi ho avuto un forte dubbio per il quale mi rivolgo a Lei.
Se il Sacerdote in luogo della formula di consacrazione rituale, dice: "Prendetene e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo dato per voi." in luogo di "... offerto in sacrificio...", con la deliberata intenzione di dire ciò e non per un mero lapsus linguae, la consacrazione è valida?
La ringrazio.
Francesco G.C.

 

Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. la mutazione che il sacerdote ha proferito nella consacrazione del pane  non è una mutazione sostanziale, tanto più che probabilmente ha voluto rimanere più aderente alle parole pronunciate da Gesù trasmesse da San Luca: “Questo è il mio corpo che è dato per voi” (Lc 22,19).
Tuttavia il Messale Romano ha voluto mettere la formulazione che si trova  in San Paolo: “Hoc est corpum meum quod pro vobis tradetur” (1 Cor 11,24) che dalla Conferenza episcopale italiana viene tradotto: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”.

2. La mutazione attuata dal sacerdote non tocca minimamente la validità della consacrazione.

3. Tuttavia si tratta di un arbitrio, di un abuso.
Innanzitutto perché la Santa Sede ha voluto prendere la formulazione di san Paolo, quella che l’Apostolo ha appreso direttamente dal Signore e che egli stesso ha diffuso dappertutto: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me»” 1 Cor 11,23-24).
“Che è per voi” sta per “offerto  in sacrificio per voi”.
Il carattere di sacrificio dell’Eucaristia è reso ancor più evidente dalle parole usate per la consacrazione del vino “qui pro vobis fundetur”: “che sarà versato per voi” (Lc 22,20).

4. C’è un arbitrio da parte del Sacerdote anche perché i Sacramenti non sono suoi, ma della Chiesa.
I sacerdoti in quanto ministri non sono ministri di se stessi, ma della Chiesa e devono conformarsi alla sua volontà.
Inoltre se fosse permesso al sacerdote di cambiare le parole stabilite dalla Chiesa, perché non potrebbero farlo i fedeli nella recita del Credo, del Padre nostro e in tutte le altre preghiere o acclamazioni comuni nella celebrazione dell’Eucaristia?
Certamente il sacerdote rimprovererebbe ai fedeli una tale confusione e un  simile disordine.
Ma nell’evitare arbitrii personali il sacerdote deve dare il buon esempio.

5. A questo punto merita di essere ricordato quanto San Giovanni Paolo II scrisse nella lettera Dominicae cenae del 24.2.1980: “Il sacerdote come ministro, come celebrante, come colui che presiede all’assemblea eucaristica dei fedeli, deve avere un particolare senso del bene comune della Chiesa, che egli rappresenta mediante il suo ministero, ma al quale deve essere anche subordinato, secondo la retta disciplina della fede.
Egli non può considerarsi come proprietario che liberamente disponga del testo liturgico e del sacro rito come di un suo bene peculiare così da dargli uno stile personale e arbitrario.
Questo può talvolta sembrare di maggiore effetto, può anche maggiormente corrispondere ad una pietà soggettiva, tuttavia oggettivamente è sempre un tradimento di quell’unione che, soprattutto nel Sacramento dell’unità, deve trovare la propria espressione.
Ogni sacerdote, che offre il santo sacrificio, deve ricordarsi che durante questo sacrificio non è lui soltanto con la sua comunità a pregare, ma prega tutta la Chiesa, esprimendo così, anche con l’uso del testo liturgico approvato, la sua unità spirituale in questo sacramento.
Se qualcuno volesse chiamare tale posizione “uniformismo”, ciò comproverebbe soltanto l’ignoranza delle obiettive esigenze dell’unità autentica e sarebbe un sintomo di dannoso individualismo. 
Questa subordinazione del ministro, del celebrante, al Mysterium, che gli è stato affidato dalla Chiesa per il bene di tutto il popolo di Dio, deve trovare la sua espressione anche nell’osservanza delle esigenze liturgiche relative alla celebrazione del santo sacrificio. Queste esigenze si riferiscono ad esempio all’abito e, in particolare, ai paramenti che indossa il celebrante” (Dominicae cenae, n. 12).

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo





 

[Modificato da Caterina63 01/11/2015 00:15]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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