Ma interrompiamo il discorso pur affascinante con un intermezzo, dedicato alla cronaca. Poi riprenderemo, con un mio scambio di vedute con Vittorio Messori, poche ore fa.
Zeitgeist
Cosa sia stato il referendum per “decidere il nome” e solo quello dei già decisi nel parlamento irlandese sedicenti “matrimoni” gay, lo ha ben spiegato Massimo Introvigne (qui): un bluff, che ha fatto cadere l’ultima foglia di fico sull’istituto parlamentare, dopo averlo fatto cadere sulla democrazia elettiva, ormai svuotata dalla febbre del sovranazionalismo, delle burocrazie grigie e autoreferenziali che trovano in se stesse la fonte del loro potere e della sua legittimazione sine populo, ossia sulla “sovranità popolare” che quasi ovunque in Occidente è rimasta un guscio vuoto, tanto più che opposizioni e maggioranze governano insieme e pensano le stesse cose. Scrive il sociologo torinese:
«Ma il messaggio stava passando in Irlanda, come dovrebbe passare in Italia: attenzione, se al referendum vince il “sì” al matrimonio omosessuale – in Italia possiamo dire “se passa la legge Cirinnà” – arriveranno anche le adozioni e l’utero in affitto. E, siccome la maggioranza degli elettori in Irlanda era contraria alle adozioni, ogni persona convinta della verità di questa tesi diventava un votante per il “no”. Il governo irlandese – ed entrambi i principali partiti politici del Paese – erano tanto favorevoli al “matrimonio” omosessuale da espellere dalle proprie fila i contrari. Hanno pertanto trovato un metodo semplicissimo per garantirsi la vittoria al referendum: con la forza dei numeri in parlamento hanno introdotto l’adozione omosessuale prima del referendum. A tempo di record il governo ha introdotto nel gennaio 2015 una legge che consente alle coppie omosessuali – sposate o non sposate non importa, e all’epoca il “matrimonio” ovviamente non c’era ancora – il pieno diritto a ogni tipo di adozione, l’ha fatta approvare alla Camera in febbraio e al Senato in marzo. È diventata legge il 6 aprile 2015. Ecco dunque smontato il principale argomento della campagna contro il “sì” al “matrimonio” omosessuale: “volete votare no perché siete contrari alle adozioni? Ma le adozioni ci sono già, e continueranno a esserci comunque vada il referendum”.
John Waiters, scrittore irlandese
Questo era il primo dato. Ma ce n’è un altro: quello della Chiesa irlandese, che un po’ consapevole di quello che Introvigne dice sopra, ha del tutto rinunciato a combattere. E poteva essere persino plausibile, non fosse che hanno fatto lo sforzo opposto: non più di tre vescovi, in quel paese malato moralmente e non da mò… da sempre a mio avviso, soltanto tre hanno tentato di annunciare battaglia, ma sono stati subito bruscamente zittiti dalla conferenza episcopale.
Non basta: i pezzi grossi dell’episcopato, a cominciare dall’arcivescovo di Dublino (qui), il primate, hanno detto – ma guarda un po’ che novità – che bisogna “dialogare coi gggiovani”. Ovverossia, ha spiegato dopo, occorre “prendere atto” della realtà. O per meglio dire, in soldoni: “adeguarsi allo spirito dei tempi” (ma lo aveva già anticipato in questo pensiero “originale” quell’altro smidollato del cardinale di Vienna, che lo disse papalepapale nel Duomo di Milano qualche mese fa) spirito dei tempi, dicevo: il famigerato Zeitgeist hegeliano, miscelato poi dall’illusione marxistica del determinismo storico: la storia passata rappresentata come un regno oscuro e il perpetuarsi di un errore dal quale l’uomo ha cercato di affrancarsi, e, al contempo, vista come perpetuo inarrestabile progresso che si nutre del continuo superamento e dell’archiviazione dei dati passati in quanto “retrivi”. Una marcia verso le magnifiche sorti e progressive (già sentito, vero?) per arrivare infine non si sa dove: l’ultima volta fu a Occidente Hitler, a Oriente Stalin. Lo spirito del tempo è lo spirito del mondo. Ma lo “spirito del mondo”, dirà mi pare Gomez Davila, «altro non è che Lucifero».
Scrive un noto scrittore e giornalista irlandese, agnostico, John Waters (qui), radiato da tutti i giornali come “antidemocratico” (vi rendete conto di quanto poco conti ormai la logica?) e persino rinnegato dalla moglie quale “depresso che non sa d’esserlo”, come un pazzo dunque, per il solo fatto di essere anticonformista, ossia per non essersi piegato riverente e silente dinanzi allo Zeitgeist, e proprio per questo degno d’essere creduto avendo accettato di pagare con la sua pelle la libertà d’espressione, accettando il marchio d’infamia. Così lo racconta Il Foglio:
E’ stato piuttosto esplicito, durante la campagna, nel denunciare la timidezza della chiesa cattolica, ma mentre lo spoglio delle schede sancisce la vittoria del “sì” non cerca attenuanti, dice che la chiesa è “fucking useless”, fottutamente inutile, “e citami pure, mi raccomando”. “I vescovi sono dei codardi, non hanno fatto praticamente nulla per fermare questa barbarie, e i due o tre che hanno fatto qualcosa sono stati pugnalati alle spalle dai loro superiori. Settimane fa ho implorato il nunzio in Irlanda di chiedere alla Santa Sede di prendere posizione, e non è successo nulla”. Certo, ammette Waters, la chiesa irlandese ha pagato un prezzo enorme per il dramma degli abusi del clero, attorno al quale è stata montata una campagna denigratoria dei media che va molto oltre quel capitolo oscuro, “ma questa non può essere una giustificazione per rimanere in silenzio”. “I media irlandesi – conclude Waters – sono violentemente ostili alla chiesa, vogliono distruggere tutto quello in cui crede, ma lo stesso i preti e vescovi vogliono blandirli, cercano di piacere loro, e hanno paura di dire la verità”.
Mi ricordo, me lo hanno raccontato perché non ero nato, che negli anni ’60 prendevano in giro compativano e un po’ brutalizzavano i militanti cattolici, perché rifiutavano, almeno prima del ’68, di piegarsi allo Zeitgeist di quel tempo marchiato dall’ottimismo cieco verso l’inarrestabilità del “progresso tecnologico” che ogni conflitto e bisogno avrebbe risolto (facendo, va da sé, evaporare Dio) e il cui antesignano era, ma guardate un po’!, l’Urss. Già, perché lo Zeitgeist di quel tempo era proprio il marxismo sovietico, poco prima che s’incapricciassero, gli intellettuali a la page, di quello cubano e poi di quello cinese finché il Muro di Berlino crollatogli sul muso non gli fece passare il capriccio.
Due chiacchiere con Vittorio Messori
Per carità, non voglio perdere ore preziose tolte al sonno, ai miei pensieri peripatetici andando per Roma, né ai miei solitari studi che si faranno saggi, né ai cazzeggi su fb, né alla poesia che cerco nelle cose per raccontare storie, non le voglio perdere queste ore nell’analizzare la situazione di quel rognone estratto dal corpaccione flaccido dall’Inghilterra puritana e corrotta – come per ogni paese protestante che si rispetti – che è l’Irlanda. Sarebbe più esatto dire il fegato cirrotico dell’Inghilterra, ne avesse ancora uno sia pure conservato sott’alcol. Ma qualcosa va detta.
Saputo dell’esito referendario in Irlanda, mando una mail a Vittorio Messori. E gli dico, linkandogli l’articolo John Waters:
IO:
In questo articolo c’è tutto, c’è anche quell’idea che fu sua, reiteratamente ripetuta e sempre presa sottogamba, dell’implicita debolezza delle cristianità, dei cattolicesimi “imperiali” e “patriottici”, che si sono vigorosamente tenuti in piedi aggrappati all’idea di nazionalità, di una certa idea di nazione, dove il nazionalismo si confondeva con la fede.
E inoltre, aggiungo io, il cattolicesimo irlandese altro non è stato che una strenua opposizione al dominio politico inglese e dunque anglicano, all’anglicanesimo non perché non romano ma perché inglese, resistenza dunque allo straniero barbaro e invasore che assumeva le sembianze stesse del Male. Venuto meno questo conflitto, è venuto meno anche il cattolicesimo irlandese. Ma soprattutto: gli irlandesi, beoni e sessuomani cronici (basti pensare ai Kennedy), mai furono veramente cattolici, sempre rimasero dei calvinisti, e questo fu l’andazzo nei suoi istituti religiosi ed educativi, la peggiore specie di puritani: doppi, bigotti, spietati. Ossessionati dalla stessa idea dei loro vizi endemici, il sesso e l’alcol in primis.
Per il resto, il silenzio totale della chiesa irlandese durante i referendum, la dice lunga a cosa servono le campagne mediatiche sui preti “pedofili”: a condannarli alla morte sociale, a distruggerne le difese immunitarie, la capacità di reazioni, intimiditi dal complesso della vergogna. Che per giunta, nel caso irlandese, è del tutto giustificato, o quasi tutto.
MESSORI:
Sin da tempi non sospetti ho sempre guardato, e scritto, con diffidenza dei “Paesi cattolicissmi “: Spagna, Polonia, Irlanda, Québec canadese. Ci metta magari anche il Lussemburgo, primo al mondo ad avere un premier che ha sposato un altro maschietto. Il fatto è che conosco la storia e so come è andata.
Per stare all’Irlanda: quando giunsero i primi missionari (i benedettini mandati da Roma da Gregorio) non ci fu neanche bisogno di predicare, meno che mai di convincere il popolo. Il sistema sociopolitico era basato su un mosaico granitico di clan dove il Capo era onnipotente. Bastò convincere a battezzarsi quello che stava a capo della piramide e tutti gli altri seguirono a cascata. La gente non fu mai interpellata e poco o niente catechizzata, nei secoli: bapteme pour tous…
Prenda i polacchi : cattolicissimi? Certo, perché stretti tra Prussia luterana e Russia ortodossa. La religione ci entrava così poco che i più fedeli, sempre, a Napoleone furono proprio i volontari della legione polacca, pronti spesso e volentieri al saccheggio delle chiese e all’espulsione dei religiosi in tutta Europa. Il tutto in nome della promessa del Bonaparte di concedere, chissà quando, l’indipendenza alla Polonia.
Non parliamo poi della Spagna, per carità non di patria ma di Chiesa: ne avrei da dirne, a cominciare dalla leggenda della Reconquista, una sòla come dite voi a Roma pari solo a quella della nostra Resistenza.
IO:
Sto scrivendo un veloce articolo per il mio sito (ormai mi disturba interrompere il lavoro saggistico per dedicarmi agli articoli, il quotidiano al posto della storia… perché la vittoria cattolica la si vede solo “nella” storia, al presente è sempre una sconfitta), sto scrivendo, dicevo, un articolo sull’Irlanda, ha altro da dichiarare?
MESSORI:
A pensarci bene… ci metta questo, visto che mi cita il puritanesimo e le ossessioni sessuomani degli irlandesi e dei calvinisti in genere. I tèutoni alla Kasper, e alla Lutero, non hanno capito che la formula che ha permesso la durata e la grandezza della Chiesa – e che le ha permesso di diventare davvero cattolica – così suona: Saldi, anzi irremovibili, sui princìpi; tolleranti, comprensivi per l’uomo concreto. Proclamare sempre e comunque l’ideale ma non dimenticare mai le ferite che ci rendono infermi e spesso incapaci di seguire la Virtù. Solo la contraddizione è umana, la coerenza sempre e comunque è disumana e utopica.
IO:
Come sembra pensare il papa.
MESSORI:
In realtà non so se pensi questo, forse no. E stupisce che non l’abbia capito l’italo-sudamericano, per giunta gesuita, cioè formato al compromesso, all’inciucio, all’accomodamento. Ma probabilmente lo ha ben capito però… almeno in certi discorsi, preferisce aggregarsi all’ondata egemone ossessionata dall’eticismo, della quale però si è già impossessato il Pensiero Unico con tutte le ipocrisie del caso…
IO:
Quindi il papa cerca funghi in un bosco dove già sono passati tutti i santoni del Pensiero Unico Dominante, non cavalca l’onda, semplicemente s’aggrega…
MESSORI:
Siamo comunque a dei paradossi. Nel sito di Repubblica, accanto agli esaltanti, per loro, risultati irlandesi, c’è l’omelia domenicale di Scalfari tutta tesa a dimostrare che oggi non c’è al mondo un uomo cui guardare con maggiore fiducia e da imitare per tutti come il papa. Un panegirico imbarazzante. Forse perché papa Bergoglio sembra dargli ragione dicendo “buon pranzo” e “buongiorno”? Non del tutto, il problema è più complesso, direbbe un vecchio sessantottino.
IO:
Ma stiamo vivendo una rivoluzione, e il primo nemico della rivoluzione è la Chiesa: si può attaccarla oppure farsela amica.
MESSORI:
Quanto a questo, beh, ci vorrebbero libri. E alcuni li ho già scritti… Tenga presente che, nella storia, una sola rivoluzione ha avuto successo duraturo e crescente: quella sessuale. Che è anche questa. È chiaro: le altre fanno appello alle virtù, la rivoluzione sessuale al desiderio che diventa presto vizio. Per questo non poteva non vincere e passerà di trionfo in trionfo.
Termina lo scambio di vedute con Messori che mi dà delle “curiosità” sulla croce celtica degli irlandesi, che alla fine dopo tante ipotesi le più mistiche ed esoteriche, altro non risulta essere che una sintesi degli strumenti di navigazione che quel popolo di pescatori adoperava avventurandosi in mare. Tanto rumor per nulla…
continua....
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)