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La falsa teologia dell'uomo di oggi

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2017 16:13
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09/05/2016 21:53
 
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Dossier post-sinodale

Quante verità di fede messe in discussione?

19 marzo 2016, San Giuseppe


In occasione dell’esortazione post-sinodale vorremmo attirare l’attenzione sul pericolo che sta investendo tutto l’edificio dogmatico. La questione delle aperture ai divorziati “risposati” è solo un tassello di un quadro molto più vasto ed inquietante. In questi mesi abbiamo cercato di mettere in luce i tanti risvolti di un problema estremamente articolato, proponiamo ora ai lettori una raccolta dei nostri articoli sulla questione. 
Affidiamo a San Giuseppe, Patrono della famiglia e della Chiesa, la battaglia per la difesa della società naturale e soprannaturale.   

A fronte dei “venti episcopalisti”: studio su collegialità e dottrina cattolica
Don Stefano Carusi, 29 giugno 2014, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni della Chiesa Romana

Un aspetto del recente Sinodo sulla famiglia                                                                                                          S.C., 21 dicembre 2014, San Tommaso Apostolo

Prove generali del Vaticano III, contro la Dominus Jesus
La Redazione di Disputationes Theologicae, 29 gennaio 2015, San Francesco di Sales

Nicolas Fulvi, 27 febbraio 2015

Riflessioni a margine di un intervento del “papabile” Card. Tagle
Associazione chierici "San Gregorio Magno", 31 maggio 2015, Maria Regina

Mons. Livi, decano di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense, interviene sul Sinodo di ottobre
                                                                   Mons. Antonio Livi31 luglio 2015, Sant’Ignazio di Loyola

Verso una “Nuova Chiesa”, passando dal matrimonio? 
S. C., 17 ottobre 2015, Santa Margherita Maria Alacoque

Riflessioni di Mons. GherardiniMons. Brunero Gherardini, 26 novembre 2015, San Silvestro Abate

      L’insegnamento di San Tommaso d’Aquino

Associazione Chierici “San Gregorio Magno”, 21 dicembre 2015, San Tommaso Apostolo


“Esortazione postsinodale” su Santa Margherita di Cortona
Abbé Louis-Numa Julien, 25 gennaio 2016, Conversione di San PaoloPubblicato da Disputationes Theologicae 






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Abbé Barthe: In periodi di confusione ci guida il Sensus Fidelium

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L'Abbé Claude Barthe è un importante sacerdote e teologo francese. Abbiamo scelto di consultarlo riguardo il ruolo dei laici nella Chiesa del 2016, una questione molto spinosa, in un periodo di disorientamento generale come questo. Ringraziamo gli amici del CNSP. (Per l'occasione è scaricabile il pdf con intervista in italiano e francese)



D: In questo periodo di confusione, i laici come si devono comportare? Chi non si adegua al "nuovo ordine" come può rimanere coerente?

R: La sua domanda presuppone che ci sia un "nuovo ordine",diciamo un disordine, in seno alla comunità ecclesiale. Lo credo anch’io. Lo si può definire, almeno di primo acchito, lo "spirito del Concilio", espressione meravigliosamente vaga, ma che definisce un tentativo molto concreto di assalto al cattolicesimo da parte della modernità, toccando la dottrina, la morale e il culto divino. Questo attacco non ha potuto che svilupparsi solo in ragione di una sorta di dismissione dell'autorità. E' la versione cattolica della famosa crisi della paternità del 1968. Si è voluto vedere il 1968 come un'applicazione della "uccisione del padre" che, secondo Freud, sta all’origine della società, ma che, in realtà, è stato un suicidio dei padri, o in tutti i casi una dismissione del ruolo paterno nella famiglia, nella società e nella Chiesa.

Di colpo i figli si ritrovano abbandonati ampiamente a loro stessi. Devono per forza di cose lasciarsi guidare dal "sensus fidelium", che i teologi chiamano "l'infallibilità passiva" (la Chiesa non può cadere in errore nel credere). Per ogni credente, il "sensus fidei" è un istinto, un “fiuto”, che accompagna la virtù della fede. Porta il fedele a credere a ciò che gli insegna la Chiesa, ma anche a continuare a vivere della sua fede e a continuare a determinarsi in funzione di essa, per naturale sviluppo di ciò che gli è stato già insegnato, anche quando smette di essere insegnato. Ovviamente, non si deve cadere nell'individualismo protestantizzante: solo il Magistero può determinare definitivamente se il fedele che si è fatto guidare dalla bussola dell'istinto della fede, ha reagito correttamente.

I fedeli di Lione illuminavano le loro case durante la festa dell'Immacolata Concezione, proprio mentre l'Immacolata Concezione della Vergine era oggetto di vivaci polemiche. La proclamazione del dogma, nel 1854, ha dato loro ragione.Possiamo parlare di intervento dell'istinto della fede anche per la sopravvivenza della Messa tradizionale dopo il 1969, sopravvivenza che è stata ampiamente dovuta ai fedeli laici. Il Summorum Pontificum ha confermato, quarant'anni più tardi, la fondatezza dell'atteggiamento di coloro che hanno continuato a celebrarla o ad assistervi.


D: Così come, con il Summorum Pontificum, i laici sono stati il motore del recupero della Messa Tradizionale, potranno anche essere il motore del recupero della Tradizione nella Chiesa?

R: I laici hanno avuto questo ruolo di motore, per esempio nell'insegnamento del catechismo tradizionale, che hanno continuato a insegnare e a fare insegnare ai loro figli, al posto dei nuovi catechismi, che avevano invaso le parrocchie e le scuole dalla fine degli anni 60.

Oggi constatiamo che la maggior parte dei bambini ha ricevuto un insegnamento vago, talvolta eterodosso, per la maggior parte del tempo insufficiente. Suppongo che sia stato lo stesso in Italia, dal momento che ho sentito un anziano vescovo ausiliario di Roma raccontare, durante un incontro sacerdotale, che aveva incontrato dei bambini di scuole cattoliche della periferia della città, che non sapevano le preghiere più semplici né farsi il segno della croce. E' per questo che, nella realtà che conosco meglio, quella francese, dei genitori cattolici si sono organizzati, aiutati da sacerdoti, associazioni, scuole private, per assicurare una continuità nell’insegnamento del catechismo.

Durante una conversazione che ho avuto con il cardinale Ratzinger nel 1995, mi disse: "Pensa che la pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica sarebbe stata possibile 20 anni fa nel 1965?". Io gli risposi che era proprio questo il problema: un concilio dopo il quale non si potevano più pubblicare catechismi. E lui sospirando: "E' vero, la Chiesa è stata ferita". Anche ammettendo che il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 abbia risolto tutte le difficoltà, è arrivato dopo una "vacatio catechismi" di quasi trent'anni, che di fatto dura ancora. In tutti i casi, la sua comparsa ha dato ragione ai genitori che avevano continuato a trasmettere il catechismo tradizionale. 

Nell'ambito della morale familiare, dopo il Vaticano II, si è discusso della questione della regolazione delle nascite come di una questione aperta. Paolo VI è intervenuto per riservarsi di definirla, e l'ha fatta studiare da una commissione ad hoc. Così è stata data l'impressione, fino all'Humanae Vitae, nel 1968, che si potesse agire liberamente in questo ambito. Durante quel periodo, l'istinto della fede degli sposi ha dovuto allora agganciarsi ai principi formulati in precedenza dall'enciclica di Pio XI "Casti Connubii" e dai discorsi di Pio XII. E oggi ancora, l'Humanae Vitae è così mal difesa dalla gerarchia, che i fedeli agiscono più per l'istinto della fede che sotto la sua guida.

Allo stesso modo, anche le due assemblee consecutive dei Sinodi dei Vescovi sulla famiglia hanno aperto un “dibattito” artificioso a proposito della dottrina evangelica dell'indissolubilità del matrimonio e delle sue conseguenze morali e sacramentali. L'esortazione apostolica Amoris Laetitia, ha poi spiegato che il dibattito era sempre aperto, e ha in qualche modo ammesso delle eccezioni pratiche alla legge evangelica in questo ambito. Ciò obbliga i fedeli laici (e i poveri confessori!) ad aggrapparsi in virtù del loro senso della fede al magistero precedente.

D: Il Concilio Vaticano II invoca un maggiore ruolo dei laici. Perché allora al posto di ascoltarli, le gerarchie portano avanti solo le rivendicazioni di prelati ottuagenari?

R: Sa, l'età importa poco. Ci sono dei giovani eretici e dei vecchi ortodossi. Ma è vero che nell'episodio evangelico della donna adultera, i vecchi sembravano aver più peccati da rimproverarsi rispetto ai giovani... E' vero anche che i membri di quelle che chiamiamo "le forze vive" del cattolicesimo oggi in occidente, le comunità religiose tradizionali, le nuove comunità, le associazioni studentesche, le organizzazioni per la difesa della vita, i movimenti apostolici di tutti gli ordini,hanno un'età media molto giovane.


Incontestabilmente, ciò che il Vaticano II ha detto riguardo la promozione dei laici, per esempio nel decreto Apostolicam Actuositatem, non è stato capito. O piuttosto, i laici che sono stati promossi nei consigli parrocchiali, nelle riviste cattoliche ufficiali ecc, sono laici in linea con "lo spirito del Concilio". Sono quelli che ritroviamo nei gruppi liturgici, che intervengono nelle cerimonie, distribuiscono la comunione, presiedono e predicano (almeno in Francia) durante le sepolture. In realtà, è stata fabbricata una sorta di "laicato clericale", un "clero bis".

Oggi ci parlano di diaconesse... Ma dagli anni 90 in Francia si discute della possibilità che avrebbero i cappellani non preti negli ospedali (spesso donne), di amministrare l'unzione degli infermi e la confessione. Al contrario, quando dei laici chiedono la Messa tradizionale, si organizzano per farla celebrare, vengono disprezzati e si silurano le loro rivendicazioni: questi laici non sono nello "spirito del Concilio". In verità, dal Vaticano II, la Chiesa non è mai stata così clericale.

D: Il silenzio di molti "buoni pastori" in questo periodo come può essere letto da chi si aspetta delle risposte proprio da loro?

R: Lei allude, immagino, alla situazione presente, successiva ad Amoris Laetitia. Durante il periodo, molto agitato, successivo al Vaticano II, il potere gerarchico era moderato - Papa Montini - ma il potere culturale era in mano ai progressisti. Poi è arrivato un periodo che è stato chiamato di "Restaurazione", utilizzando un termine del Rapporto sulla fede, del 1984-85, l'epoca dei papi Wojtyla e Ratzinger: l’impulso romano, pur lasciano grandi interrogativi - le giornate di Assisi per esempio - ha favorito un "ritorno" anti-68.


La disastrosa abdicazione di Benedetto XVI e l'elezione di Papa Francesco, nel 2013, hanno di nuovo cambiato le carte in tavola. I fedeli, i preti che erano indicati come ratzingeriani, si sono ritrovati orfani. Ma anche i vescovi e i cardinali. Come membri della Chiesa docente, hanno ora un ruolo decisivo da giocare per venire in aiuto alle pecorelle e per preparare l'avvenire. 

Guardi la risonanza che hanno avuto, durante le assemblee sinodali del 2014 e 2015, i libri dei cardinali Brandmuller, Burke, Caffarra, De Paolis, Muller, "Permanere nella verità di Cristo" e "Matrimonio e famiglia". Parole identiche oggi, dopo Amoris Laetitia, avranno una ripercussione notevole, per sostenere la fede dei fedeli in una congiuntura in cui la Chiesa è sempre più sommersa da una marea mondana. 

D: I laici devono quindi supplire alle mancanze dottrinali dei pastori?

R: Come le dicevo, l'istinto della fede aiuta i fedeli di Cristo ogni volta che gli insegnamenti del magistero non indicano più loro con chiarezza cosa devono credere e cosa devono fare. Nel 1790 si presentò ai preti francesi il dilemma di prestare o no giuramento alla Costituzione Civile del clero. Pio VI ha atteso un anno prima di parlare. Durante questo tempo, quelli che non giuravano si regolarono da soli, secondo il loro sensus fidei.


I numerosi rifiuti di prestare giuramento hanno stimolato l'intervento del Papa: il breve Quod aliquantum, il 10 marzo 1791, ha condannato la Costituzione Civile del clero e i giuramenti a quella costituzione. Nel 1892, più grave del silenzio, sono state invece le parole di Leone XIII che ha seminato sconcerto fra i cattolici francesi, domandando loro di allinearsi alla democrazia moderna, concretamente alla terza repubblica anticlericale (Inter Sollicitudines). Molti laici hanno resistito, in nome della condanna del "nuovo diritto", da parte del Papa stesso, nella Immortale Dei. E la "Lettre sur le Sillon" di San Pio X, nel 1910, ha condannato la modernità politica di Marc Sangnier. Di conseguenza, il senso della fede, allorquando deve esercitarsi come oggi, lo fa, in definitiva, nell'attesa di una parola futura del magistero. 

Il suo esercizio può essere paragonato a un movimento di legittima difesa, per preservarsi o preservare il proprio prossimo dalla violenza, quando l'autorità pubblica non può o non vuole intervenire. I laici dei nostri giorni, sono spesso in stato di legittima difesa, liturgica, dottrinale, morale. Ma non si tratta per niente di rimpiazzare il magistero. Al contrario, questa azione di supplenza concreta rappresenta una domanda insistente dell’intervento del magistero, del magistero come tale, il magistero infallibile affidato a Pietro e ai suoi successori perché le porte degli inferi non prevalgano mai sulla Chiesa.


 

[Modificato da Caterina63 23/05/2016 10:53]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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