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Esiste davvero il GIUDIZIO UNIVERSALE? saremo davvero giudicati? I NOVISSIMI

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2017 09:49
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06/11/2016 20:59
 
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Dopo la morte. Inferno o Paradiso. Cosa ci attende.





Riccardo Maccioni martedì 25 ottobre 2016

Il documento «Ad resurgendum cum Christo» sulla cremazione ci fa riflettere sulla nostra vita dopo la morte. Dobbiamo avere paura. Ecco cosa dice il Catechismo.

Giudizio Universale alla Cappella Sistina di Michelangelo

Giudizio Universale alla Cappella Sistina di Michelangelo

Credo alla vita eterna. Il cattolico lo ripete ogni domenica durante la Messa. Ma sa esattamente cosa significa? E l’Inferno esiste davvero?

L’impressione è che si diano per scontati concetti, verità di fede, che in realtà non lo sono. Forse andare a rileggere il Catechismo può essere utile.

 

I novissimi

Nel linguaggio della Chiesa le realtà ultime, cioè quello che accadrà a ogni uomo alla fine della sua vita terrena, si chiamano "novissimi". Paradossalmente, pur riguardando ciascuno di noi, se ne parla poco. L’idea infatti che si possa morire, le domande ultime su chi siamo e dove andremo, sono escluse dal dibattito pubblico, quasi che ignorandole non ci riguardassero. Invece si tratta di concetti fondamentali, importantissimi, cui non a caso la Chiesa dedica molta attenzione.

Più nello specifico i "novissimi" sono quattro: morte, giudizio, Inferno, Paradiso.

 

Morte

Inutile dire che si tratta dell’ultimo atto, del culmine della nostra esistenza terrena. E che, per il credente in Gesù Cristo, apre
alla vita nuova, eterna. Mentre il corpo infatti, recita il Catechismo della Chiesa cattolica, cade nella corruzione, l’anima, che è immortale va incontro al giudizio divino in attesa «di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato». Il cristiano infatti crede nella risurrezione della carne. Significa che anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita, che lo stato finale e definitivo dell’uomo non riguarderà solo l’anima spirituale.

Non a caso Tertulliano dice: la carne è il cardine della salvezza. Capire però come avverrà la risurrezione va oltre la capacità di comprensione dell’uomo, non si riesce a immaginarla. La Chiesa però ci dice che la vita eterna sarà preceduta dal giudizio.


Il giudizio

Per capire come sarà la nostra vita eterna, basterebbe conoscere come abbiamo vissuto su questa terra. Saremo giudicati sull’amore, ripetono i padri della Chiesa. E con loro, lo ribadisce spesso anche papa Francesco. Di sicuro, a fare la differenza, sarà il comportamento che abbiamo tenuto in questa vita, alla luce di quanto indica il Vangelo. Una volta morti, comunque, andremo incontro al "giudizio particolare", una sorta di conseguenza diretta, di retribuzione immediata, per la nostra fede e le nostre opere. L’effetto sarà l’ingresso, diretto o dopo un periodo di purificazione, nella beatitudine del cielo, oppure, Dio non voglia, nella dannazione eterna. Ci sarà poi un "giudizio finale". Consisterà, come recita il Catechismo della Chiesa cattolica, nella sentenza che il Signore Gesù «ritornando come giudice dei vivi e dei morti» emetterà sui giusti e gli ingiusti riuniti davanti a Lui. 

Avverrà alla fine del mondo. E a quel punto, il corpo risuscitato si unirà, «parteciperà alla retribuzione» che l’anima ha avuto nel giudizio particolare. «Credo nella risurrezione della carne» si prega durante la Messa.




Il Paradiso

 

Il Paradiso alla biblioteca nazionale di Vienna di Daniel Gran

Il Paradiso, "il cielo", consiste nella beatitudine eterna, nello stato di felicità suprema e definitiva. Non tutti però la raggiungono allo stesso modo. C’è chi infatti ha bisogno di un passaggio attraverso il Purgatorio. Si tratta di coloro che, pur morendo nell’amicizia
con Dio e sicuri della salvezza, prima di stare al Suo cospetto, hanno bisogno di un periodo di preparazione, devono purificarsi. Molti mistici sottolineano come sia l’anima stessa, ritenendosi impura, a sentire la necessità di uno stop. Un tempo, che in qualche modo, anche da terra possiamo accelerare. 

Offrendo preghiere, soprattutto Messe, per le anime del Purgatorio, ma anche elemosine, o penitenze. Senza dimenticare naturalmente, come si può fare nell’Anno Santo della misericordia, di ottenere indulgenze per loro.

 

Diverso è invece il percorso di chi muore nella grazia di Dio e non ha bisogno di purificazione. Chi si trova in questa condizione
entrerà subito a far parte della Chiesa del cielo dove vedrà Dio «a faccia a faccia» vivendo in comunione d’amore con la Santissima Trinità e intercedendo per le anime ancora pellegrine sulla terra. 

 

L’Inferno

La mappa dell'inferno di Sandro Botticelli


 

Anche se in tanti, intellettuali e non solo, tendono a negarne l’esistenza, considerandolo un retaggio medioevale, l’Inferno è una
verità di fede. Si tratta della dannazione eterna, pena riservata a chi muore, per libera scelta in peccato mortale. Se proviamo a immaginarlo, il pensiero corre ai gironi della commedia dantesca, alla causa-effetto tra i comportamenti tenuti in vita e la "retribuzione" eterna. In realtà non sappiamo bene come sia. Di sicuro la condanna principale consiste nella separazione
eterna da Dio, nel quale «unicamente l’uomo ha la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira». Ci hai fatti per Te o Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te, prega sant’Agostino nelle Confessioni. Ma come si concilia l’Inferno con l’infinita bontà di Dio, con la sua eterna e sconfinata misericordia, ci si chiederà a questo punto.

La risposta è nello stile del Padre che, pur volendo che tutti abbiano modo di pentirsi, avendo creato l’uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Detto in altro modo è l’uomo stesso che, in totale autonomia, si esclude dalla comunione con Dio e, persino all’atto finale della sua vita, persiste nel peccato mortale, rifiutando l’amore misericordioso di Dio.




I NOVISSIMI con Padre Stefano M. Manelli FI (1)

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Presentazione

Tra i lamenti profetici di San Pio da Pietrelcina, ben conosciuto era, ed è, il lamento da lui stesso ripetuto più volte con voce addolorata, nell’ultimo anno della sua vita: “Chi parla più del peccato?… Chi parla più della grazia?… Chi parla più dei Novissimi?…”

E’ proprio così, purtroppo. Sembra che ormai queste parole e questi temi (peccato, grazia, Novissimi) siano diventati completamente dei pericolosi “tabù” da allontanare e dimenticare. E in tal modo, molti argomenti di vita spirituale e morale vengono cancellati dai discorsi e dagli insegnamenti della Chiesa, con la rovina delle anime abbandonate e ridotte a povere cenerentole governate solo dall’ignoranza e dagli errori, in questo mondo che sta tutto “sotto il potere di Satana” (1Gv.5,19).

Forse, la tematica più vasta e fondamentale che è stata messa da parte è soprattutto quella dei Novissimi, con il suo insegnamento di base espresso dalla frase sintetica molto significativa: “Ricordati dei tuoi Novissimi e non peccherai in eterno” (cf Sir.7,36).

Parrebbe incredibile, ma se c’è un argomento che dovrebbe interessarci più di tutti, e più concretamente di ogni altro, dovrebbe essere appunto quello dei Novissimi, che costituiscono la conclusione della nostra vita terrena (la Morte) e l’inizio della nostra eternità infelice o beata (l’Inferno o il Paradiso). Non riflettere e non meditare sui nostri Novissimi significa, per noi, una follia tale che al termine della nostra esistenza potremmo trovarci tutti precipitati nell’orrore terrificante dell’Inferno eterno e di satana e di tutti i suoi angeli ribelli a Dio.

E’ da veri stolti dimenticare le parole di San Paolo che ci dice di “attendere alla vostra salvezza con timore e tremore…” (Fil.2,12). Come possiamo disinteressarci della cosa più importante che è l’assicurazione della nostra eternità nel Paradiso di Dio? Col nostro disinteresse nei riguardi dei Novissimi noi rischiamo la nostra dannazione nell’Inferno: non è forse da idioti e pazzi un disinteresse del genere?…

Eppure siamo arrivati a tanto, ormai, per cui il povero predicatore che si azzarda a ricordare i nostri Novissimi, viene accusato di essere un… povero antiquato. arretrato, stupido, terrorista, eretico… perché crede ancora che i Novissimi siano “verità di Fede”, ossia:

– MORTE quale separazione dell’anima dal corpo;

– GIUDIZIO DI DIO all’anima, subito dopo la morte;

– PURGATORIO per la purificazione delle colpe non espiate;

– INFERNO con la dannazione eterna;

– PARADISO con la beatitudine eterna.

Il presente libretto vuole essere un piccolo aiuto, invece, a quella salutare meditazione delle nostre supreme verità di Fede che ci sostengono nel concludere santamente la nostra vita terrena, tenendo presente appunto la massima fondamentale più salutare che resta sempre questa: “Ricordati dei tuoi Novissimi e non peccherai in eterno” (cf Sir.7,36).

La Madonna voglia assisterci con le Sue materne grazie nel meditare con frutto i Novissimi in ogni giorno del mese di novembre. (Padre Stefano Maria Manelli, FI)


0001-novissimi-morte-21° giorno

“In tutte le tue opere, ricordati dei Novissimi e non peccherai in eterno!” (cfSir.7,36). Questa massima del Siracide era molto cara a Sant’Agostino, e noi amiamo porla come pietra angolare (1Pt.2,7) per tutto il corso delle meditazioni e lo svolgimento delle riflessioni sui Novissimi durante l’intero mese di novembre, che è chiamato il Mese dei defunti e, più in particolare, il Mese delle Anime purganti, ossia delle anime defunte che si trovano in Purgatorio, in attesa di poter entrare nel Regno dei Cieli con l’aiuto dei nostri suffragi.

I quattro Novissimi sono questi: la Morte, il Giudizio, l’Inferno e il Paradiso. Si può senz’altro dire che essi sono le quattro colonne portanti del destino finale di ogni uomo. Nessun uomo, infatti, può evitare l’incontro con i quattro Novissimi al terminale della sua vita terrena.

… i Novissimi sono la verità più reale e la realtà più vera per ogni uomo…. e la Fede Cristiana, nostra maestra di vita, è la depositaria della verità dei quattro Novissimi che animano l’intero deposito della Rivelazione divina sia scritta (Sacra Scrittura), sia parlata e trasmessa (Tradizione, Magistero).

(…) A chi tocca la scelta dell’eternità nell’Inferno o nel Paradiso? Tocca soltanto all’uomo, ad ogni singolo uomo. Nessuno può essere sostituito in questa scelta finale, che è la più decisiva di ogni altra, una vera scelta eterna. La scelta, in effetti, si fa sulla terra, durante la vita. Alla fine ci sarà solo un rendiconto della vita di ciascuno per ottenere la sentenza inappellabile del Giudice Supremo, Dio. E’ con la scelta della mia vita svolta sulla terra… che preparo il Giudizio finale e inappellabile di Dio. Se, di fatto, scelgo di vivere in maniera meritevole dell’Inferno, meriterò l’Inferno…. Se invece scelgo di vivere in maniera degna del Paradiso, meriterò il Paradiso….

“Si muore come si vive”, dice una massima popolare. Ed è per questo che sant’Agostino può esortare, dicendo a tutti: “Vivi bene e muori bene!” (…) Si può capire già, a questo punto,che il destino eterno di ogni uomo è legato direttamente alla scelta dell’eternità che in concreto si vuole ottenere… (seguono le testimonianze di tre Santi che troverete nel tascabile che consigliamo tutti di richiedere qui)

La scelta di vivere santamente per andare in Paradiso – come hanno fatto tutti i Santi – è l’unica scelta che fa capire i Novissimi non con paura o terrore – come succede a noi che non siamo santi – ma con serenità, perché è proprio meditando sui Novissimi che si impara ad evitare ogni peccato, vivendo santamente per ottenere il Paradiso.


2° giorno

“Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?”(Mt.16,26). Queste parole di Gesù scolpiscono luminosamente l’interesse supremo che deve avere ogni uomo sulla terra. Quel che realmente conto per l’uomo, infatti, è salvarsi per l’eternità…. (..) Possibile che sia difficile rendersi conto dell’importanza primaria di questa verità?

(..) Rovinata e perduta la propria anima, infatti: “cosa – ammonisce Gesù – un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt.16,26). Eppure, non si è forse in tanti a vivere così, da veri insensati? (..) In effetti la salvezza dell’anima sta nelle mani di ogni uomo. Se voglio, mi salvo. Se non voglio, non mi salvo e nessuno mi potrà salvare.

Se voglio salvarmi debbo usare i mezzi necessari alla salvezza, ossia la preghiera, la penitenza, i Sacramenti, le buone opere… Se non voglio salvarmi, trascuro i mezzi della salvezza e cerco di vivere nella strada “larga e comoda” del mondo, che “conduce alla perdizione” (Mt.7,13) con tutti i suoi vizi e scandali.

Se poi ci sono coloro che presumono di potersi assicurarsi da se stessi la salvezza, sarebbe ricordare a questi tali il Catechismo della Chiesa Cattolica che afferma con grande chiarezza: “Coloro che presumono di non aver bisogno di salvezza, sono ciechi sul proprio conto…”(n.588).

(..) Apriamo gli occhi e facciamoli aprire anche agli altri. “Il tempo è breve” (1Cor.7,29), ci ricorda San Paolo. Non possiamo sciuparlo…. nella vita non può esserci ammonimento più grande di questo: salvarsi l’anima! (seguono gli esempi di alcuni santi)

Se vogliamo far contenta la Madonna…. promettiamole di impegnarci a pensare alla salvezza della nostra anima, legandoci alla preghiera giornaliera del Santo Rosario così da meritare l’accoglienza di Lei nell’Aldilà, per vivere con Lei nel Paradiso dell’amore infinito di Dio.

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“Beati i morti che muoiono nel Signore” (Ap.14,13); “Per me il morire è un guadagno”(Fil.1,21) esclamava San Paolo…. Appartiene ad ognuno di noi credenti il mistero della morte e la Chiesa lo presenta nella sua realtà di Fese, secondo il disegno di Dio per noi. (..) Con poche e misurate parole, il Catechismo di San Pio X illumina ancora insegnando testualmente che, fino al Giudizio universale, con la morte, per l’anima separata dal corpo: “la vista di Dio sarà la vera vita e la felicità dell’anima, mentre la privazione di Lui sarà la massima infelicità e come una morte eterna…”

Nel più recente Catechismo della Chiesa, giustamente, si accenna anche alla morte quale “salario del peccato” e “per coloro che muoiono nella grazia di Cristo è una partecipazione alla morte del Signore, per poter partecipare anche alla sua Risurrezione” (n.1006) e per questo: “il cristiano che muore in Cristo Gesù va in esilio dal corpo per abitare presso il Signore…” (n.1005).

Gli elementi costitutivi della nostra morte, quindi, sono: il termine della vita terrena; la separazione dell’anima dal corpo; il Giudizio particolare di Dio; l’entrata dell’anima nella Vita eterna o all’Inferno o in Paradiso….

Una figlia spirituale di San Padre Pio, un giorno gli rivolse queste parole: “Padre, ho tanto paura della morte!”… Il santo confessore stigmatizzato le rispose: “Chiediamo al Signore che ci mandi la morte quando siamo in grazia di Dio, assistiti da Lui, da Sua Madre e da San Giuseppe, dopo aver fatto il Purgatorio qui…” Una risposta magistrale e paterna che ci vuole insegnare più cose:

– mandarci la morte quando siamo in grazia di Dio è fondamentale, perché morire in peccato mortale significa precipitare direttamente all’Inferno;

– farci assistere da Lui, da Sua Madre e da San Giuseppe, nessun’altra assistenza potrebbe essere più preziosa….;

– chiamarci dopo aver fatto il Purgatorio qui è importantissimo proprio per noi, paurosi della sofferenza, così attenti ad evitare ogni sacrificio senza renderci conto che le sofferenze su questa terra sono “carezze” rispetto alle sofferenze del Purgatorio… e se noi sappiamo soffrire e offrire le sofferenze su questa terra, il Signore le fa valere al posto di quelle del Purgatorio (che sono tutt’altro che carezze!).


   il resto lo potrete leggere qui

 




[Modificato da Caterina63 06/11/2016 22:19]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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