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CRISI DEL SACERDOZIO? Cerchiamo di capire le ragioni (3)

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2017 14:45
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06/10/2016 14:31
 
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La riforma della riforma "si farà". La vuole anche il papa



 

È ciò che Francesco ha detto in privato al cardinale Sarah, salvo poi sconfessare tutto con un comunicato. Ma il prefetto della liturgia la promette di nuovo, in un suo libro da oggi in vendita, dal titolo: "La forza del silenzio" 

di Sandro Magister





ROMA, 6 ottobre 2016 – Con il cardinale Robert Sarah papa Francesco intrattiene un rapporto bifronte. Benevolo da vicino, ostile a distanza.

È Sarah uno di quegli uomini di Chiesa dal presunto "cuore di pietra" contro cui il papa spesso si scaglia, senza far nomi, ad esempio nel risentito discorso di fine sinodo dello scorso 24 ottobre:

> "I cuori chiusi che si nascondono dietro gli insegnamenti della Chiesa…"

Ed è stato Sarah, questa volta con nome e cognome, nella sua qualità di prefetto della congregazione per il culto divino, il bersaglio di un inaudito, umiliante comunicato della sala stampa della Santa Sede di questa estate, contro i suoi propositi di "riforma della riforma" della liturgia:

> Gesù tornerà da Oriente. Ma in Vaticano hanno perso la bussola(14.7.2016)

"Ma chi lo può cacciare? È africano e gode di grande popolarità", mormorano nella corte di papa Francesco.

In effetti, il cardinale Sarah, 71 anni, africano della Guinea, è una figura di prima grandezza nella Chiesa d'oggi, assurto a straordinaria notorietà e a universale ammirazione grazie a un suo libro dello scorso anno che è insieme autobiografia e meditazione spirituale, nello stile delle "Confessioni", dal titolo "Dieu ou rien", Dio o niente: 335 mila copie vendute in tredici lingue:

> Un papa dall'Africa nera (10.4.2015)

E ora Sarah torna in campo con un nuovo grande libro: "La force du silence", la forza del silenzio. È curato come già il precedente da Nicolas Diat e si conclude con un toccante colloquio tra il cardinale e il priore della Grande Chartreuse sulle Alpi francesi, dom Dysmas de Lassus.

Il libro è in vendita da oggi, festa di san Bruno, il fondatore del monachesimo certosino, per ora soltanto in lingua francese per i tipi di Fayard, ma presto anche in italiano, in inglese e in spagnolo, edito rispettivamente da Cantagalli, Ignatius Press e Palabra.

"Contre la dictature du bruit", contro la dittatura del rumore, dice il sottotitolo. E in effetti il rumore assordante della moderna società, penetrato anche nella Chiesa, è la colonna sonora di quel "niente" che è la dimenticanza di Dio, messo a fuoco nel libro precedente.

Mentre viceversa solo il silenzio consente di "sentire la musica di Dio".

La meditazione di Sarah tocca in profondità la vita della Chiesa. Sono frequenti i riferimenti alla liturgia e alle forme spesso disordinate con cui oggi è celebrata, cioè a quel "culto divino" di cui il cardinale ha la cura come prefetto.

Alcuni di questi passaggi – sia critici, sia propositivi – sono riprodotti qui di seguito.

E ce n'è uno in particolare – l'ultimo qui riportato – che mostra come il cardinale Sarah non sia affatto remissivo di fronte ai continui ostacoli che gli sono frapposti da ogni parte.

È là dove il cardinale torna ad assicurare fermamente che "si farà" ciò che il comunicato della scorsa estate aveva preteso di bloccare: cioè quella "riforma della riforma" in campo liturgico senza la quale "ne va dell'avvenire della Chiesa".

A tu per tu papa Francesco aveva raccomandato a Sarah di procedere con questa "riforma della riforma", nell'udienza come sempre calorosa che gli aveva dato lo scorso aprile, come lo stesso cardinale aveva in seguito riferito.

Poi invece, a distanza – e due giorni dopo una seconda udienza amichevole –, era scattato il veto, in quel proditorio comunicato di luglio, di fonte anonima ma comunque approvato a Santa Marta.

Da uomo di fede, Sarah professa obbedienza al papa. O almeno al primo dei due Francesco che si trova di fronte.

__________Risultati immagini per cardinale Sarah"La riforma della riforma si farà, ne va dell'avvenire della Chiesa"

di Robert Sarah

Da "La force du silence", Fayard, 2016



"IL CORPO DI GESÙ DATO A TUTTI, SENZA DISCERNIMENTO" (par. 205)

Oggi, certi preti trattano l'eucaristia con sovrano disprezzo. Vedono la messa come un rumoroso banchetto nel quale i cristiani fedeli all'insegnamento di Gesù, i divorziati risposati, gli uomini e le donne in situazione di adulterio, i turisti non battezzati che partecipano alle celebrazioni eucaristiche delle grandi folle anonime possono avere accesso al corpo e al sangue del Cristo, senza distinzioni.

La Chiesa deve esaminare con urgenza l'opportunità ecclesiale e pastorale di queste immense celebrazioni eucaristiche composte da migliaia e migliaia di partecipanti. C'è un grande pericolo di trasformare l'eucaristia, "il grande mistero della fede", in una banale kermesse e di profanare il corpo e il sangue prezioso del Cristo. I preti che distribuiscono le sacre specie e non conoscono nessuno e danno il corpo di Gesù a tutti, senza discernimento tra i cristiani e i non cristiani, partecipano alla profanazione del santo sacrificio eucaristico. Coloro che esercitano l'autorità nella Chiesa diventano colpevoli, per una forma di complicità volontaria, lasciando che si compia il sacrilegio e la profanazione del corpo del Cristo in queste gigantesche e ridicole autocelebrazioni, in cui davvero pochi percepiscono che ""voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga" (1 Cor 11, 26).

Dei preti infedeli alla "memoria" di Gesù insistono più sull'aspetto festivo e sulla dimensione fraterna della messa che sul sacrificio di sangue del Cristo sulla croce. L'importanza delle disposizioni interiori e la necessità di riconciliarci con Dio accettando di lasciarci purificare dal sacramento della confessione non sono più di moda oggi. Ogni giorno di più occultiano il monito di san Paolo ai Corinti: "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi" (cf. 1 Cor 11, 27-30).


"TANTI PRETI CHE ENTRANO TRIONFALMENTE…" (par. 237)

All'inizio delle nostre celebrazioni eucaristiche, come è possibile eliminare il Cristo che porta la sua croce e cammina con sofferenza sotto il peso dei nostri peccati verso il luogo del sacrificio? Ci sono tanti preti che entrano trionfalmente e salgono verso l'altare, salutando a destra e a sinistra, per apparire simpatici. Osservate il triste spettacolo di certe celebrazioni eucaristiche… Perché tanta leggerezza e mondanità nel momento del santo sacrificio? Perché tanta profanazione e superficialità davanti alla straordinaria grazia sacerdotale che ci rende capaci di rendere realmente presente il corpo e il sangue del Cristo con l'invocazione dello Spirito? Perché alcuni si credono in dovere di improvvisare o inventare delle preghiere eucaristiche che nascondono le frasi divine in un bagno di piccolo fervore umano? Le parole del Cristo sono insufficienti, per moltiplicare le parole puramente umane? In un sacrificio così unico ed essenziale, c'è bisogno di queste fantasie e di queste creatività soggettive? "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole", ci ammonisce Gesù (Mt 6, 7).


"PROCESSIONI FATTE DI DANZE INTERMINABILI"
 (par. 266)

Abbiamo perso il senso più profondo dell'offertorio. Eppure è il momento in cui, come dice il suo nome, tutto il popolo cristiano si offre, non a lato del Cristo, ma in lui, tramite il suo sacrificio che sarà compiuto nella consacrazione. Il Concilio Vaticano II ha mirabilmente sottolineato questo aspetto insistendo sul sacerdozio battesimale dei laici che consiste essenzialmente nell'offrire noi stessi col Cristo in sacrifico al Padre. […]

Se l'offertorio non è più visto che come una preparazione dei doni, come un gesto pratico e prosaico, allora sarà grande la tentazione di aggiungere e d'inventare dei riti per colmare ciò che è percepito come un vuoto. In certe regioni dell'Africa deploro le processioni di offerta, lunghe e rumorose, fatte di danze interminabili. Dei fedeli portano ogni sorta di prodotti e di oggetti che non hanno niente a che vedere con il sacrificio eucaristico. Queste processioni danno l'impressione di esibizioni folcloristiche, che snaturano il sacrificio di sangue del Cristo sulla croce e ci allontanano dal mistero eucaristico, che invece dev'essere celebrato nella sobrietà e nel raccoglimento, poiché anche noi siamo immersi nella sua morte e nella sua offerta al Padre. I vescovi del mio continente dovrebbero prendere delle misure perché la celebrazione della messa non diventi un'autocelebrazione culturale. La morte di Dio per amore per noi è al di là di ogni cultura.


"RIVOLTI AD ORIENTE" (par. 254)

Non basta semplicemente prescrivere più silenzio. Perché ciascuno comprenda che la liturgia ci volge interiormente verso il Signore, sarebbe bene che durante le celebrazioni, tutti insieme, preti e fedeli, siamo corporalmente rivolti verso l'oriente, simbolizzato dall'abside.

Questo modo di fare resta assolutamente legittimo. È conforme alla lettera e allo spirito del Concilio. Le testimonianze dei primi secoli della Chiesa non mancano. "Quando ci alziamo in piedi per pregare, ci rivolgiamo verso l'oriente", precisa sant'Agostino, facendosi eco di una tradizione che risale, secondo san Basilio, agli stessi apostoli. Essendo state concepite le chiese per la preghiera delle prime comunità cristiane, le costituzioni apostoliche preconizzavano nel IV secolo che esse fossero rivolte verso l'oriente. E quando l'altare è rivolto ad occidente, come in San Pietro a Roma, il celebrante deve volgersi verso levante, faccia a faccia con il popolo.

Questo orientamento corporeo della preghiera non è che il segno di un orientamento interiore. […] Il prete non invita il popolo di Dio a seguirlo all'inizio della preghiera eucaristica quando dice: "In alto i cuori", al che il popolo gli risponde: "Sono rivolti al Signore"?

Come prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramento, mi preme ancora una volta ricordare che la celebrazione "versus orientem" è autorizzata dalle rubriche del messale poiché essa è di tradizione apostolica. E non c'è bisogno di un'autorizzazione particolare per celebrare così, popolo e prete, rivolti verso il Signore. Se materialmente non è possibile celebrare "ad orientem", bisogna necessariamente porre una croce sull'altare, ben in vista, come punto di riferimento per tutti. Il Cristo in croce è l'Oriente cristiano.


"SE DIO LO VUOLE, LA RIFORMA DELLA RIFORMA SI FARÀ" (par. 257)

Io rifiuto che si occupi il nostro tempo contrapponendo una liturgia a un'altra, o il rito di san Pio V a quello del beato Paolo VI. Ciò che conta è entrare nel grande silenzio della liturgia; bisogna lasciarsi arricchire da tutte le forme liturgiche latine od orientali che privilegiano il silenzio. Senza questo spirito contemplativo, la liturgia rimarrà un'occasione di lacerazioni piene d'odio e di scontri ideologici, invece di essere il luogo della nostra unità e della nostra comunione nel Signore. È questa l'ora grande di entrare in questo silenzio liturgico, rivolto verso il Signore, che il Concilio ha voluto restaurare.

Ciò che voglio dire ora non entra in contraddizione con la mia sottomissione e la mia obbedienza all'autorità suprema della Chiesa. Desidero profondamente e umilmente servire Dio, la Chiesa e il Santo Padre, con devozione, sincerità e attaccamento filiale. Ma ecco la mia speranza: se Dio lo vuole, quando lo vorrà e come lo vorrà, in liturgia, la riforma della riforma si farà. Nonostante lo stridore di denti, essa verrà, perché ne va dell'avvenire della Chiesa.

Rovinare la liturgia è rovinare il nostro rapporto con Dio e l'espressione concreta della nostra vita cristiana. La Parola di Dio e l'insegnamento dottrinale della Chiesa sono ancora ascoltati, ma le anime che desiderano volgersi verso Dio, offrirgli il vero sacrificio di lode e adorarlo, non sono più afferrate da liturgie troppo orizzontali, antropocentriche e festose, spesso simili ad eventi culturali rumorosi e banali. I media hanno totalmente invaso e trasformato in spettacolo il santo sacrifico della messa, memoriale della morte di Gesù sulla croce per la salvezza delle nostre anime. Il senso del mistero scompare sotto i cambiamenti, gli adattamenti permanenti, decisi in modo autonomo e individuale per sedurre le nostre mentalità moderne profanatrici, segnate da peccato, secolarismo, relativismo e rifiuto di Dio.

In molti paesi occidentali, vediamo i poveri abbandonare la Chiesa cattolica, poiché questa è stata presa d'assalto da persone male intenzionate che si atteggiano da intellettuali e che disprezzano i piccoli e i poveri. Ecco che cosa il Santo Padre deve denunciare con voce alta e forte. Perché una Chiesa senza i poveri non è più la Chiesa, ma un semplice "club". Oggi, in Occidente, quante chiese vuote, chiuse, demolite o trasformate in strutture profane nel disprezzo della loro sacralità e della loro destinazione originale. Tuttavia, so anche quanto sono numerosi i preti e i fedeli che vivono con una zelo straordinario la loro fede e si battono quotidianamente per preservare e abbellire le case di Dio.




 San Francesco dà istruzioni sulla sacra liturgia. Altro che pauperistico: a Dio il meglio e il più prezioso!

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http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_744_Papa_Francesco.pdf 

I calici non siano di materiale vile, ma prezioso (SanFrancesco d’Assisi).

A CURA DI ANDREA LONARDO
Fonte: www.gliscritti.it , 20 dicembre 2012.

SAN FRANCESCO D'ASSISI, 
PRIMA LETTERA AI CUSTODI: FF 241.

2 Vi prego, più che se riguardasse mestesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici che debbano venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e isanti nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo. 

3 I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa. 

4 E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogoprezioso, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.

M SAN FRANCESCO D'ASSISI,
LETTERA A TUTTI I CHIERICI, I: FF 208A-209A.

Tutti coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé, soprattutto chili amministra illecitamente, quanto siano vili i calici, i corporali e le tovaglie, dove si compie il sacrificio del corpo e del sangue di lui. 

5 E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato in forma miseranda e ricevuto indegnamente e amministrato agli altri senza discrezione. 
Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate con i piedi,

7 perché «l’uomo animale non comprende le cose di Dio». 

8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si mette nelle nostre mani e noi lo tocchiamo e lo assumiamo ogni giorno con la nostra bocca?

9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani? Orsù, di tutte queste cose e delle altre,subito e con fermezza emendiamoci;

11 e dovunque il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo sarà stato collocato e abbandonato in modo illecito, sia rimosso da quel luogo e posto ecustodito in un luogo prezioso. 

12 Ugualmente, dovunque i nomi e le parole scritte del Signore siano trovate in luoghi immondi, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso. 

13 Tutte queste cose, sino alla fine, tutti i chierici sono tenuti ad osservarle più diqualsiasi

altra cosa.

14 E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno renderne «ragione» davanti al Signore nostro Gesù Cristo «nel giorno del giudizio».

M SAN FRANCESCO D'ASSISI,TESTAMENTO: FF 113–114.

E questi e tutti gli altri [sacerdoti] voglio temere, amare e onorare come miei signori.

9 E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io discerno il Figlio di Dio e sono miei signori.

10 E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo, che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri.

11 E voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi.

12 E i santissimi nomi e le parole di luiscritte, dovunque le troverò in luoghi indecenti, voglio raccoglierle, e prego che siano raccolte e collocate in luogo decoroso.


M TOMMASO DA CELANO,MEMORIALE (COMUNEMENTE DETTO VITA SECONDA), 201: FF 789.

Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero nelluogo più degno possibile il prezzo dellaredenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro.

M CONCILIO LATERANENSE IV, CANONE XIX.

Non vogliamo tollerare che alcuni chierici si servano delle chiese per depositare le suppellettili loro e di altri di modo che esseassomigliano più a case di laici che a delle basiliche di Dio. Essi dimenticano che il Signore non permetteva che un vaso venisse portato per il tempio. Altri non hanno per le loro chiese alcuna cura, permettono che i vasi sacri, i paramenti liturgici, le nappe dell'altare, e perfino i corporali, siano così sporchi che ad alcuni fanno ribrezzo. 
Poiché, dunque, lo zelo della casa di Dio ci divora, proibiamo con ogni fermezza di depositare queste suppellettili nelle chiese, salvo che, in caso di incursioni nemiche, di incendi improvvisi, o di altre urgenti necessità, non si debba cercar rifugio in esse a condizione che passato il pericolo gli oggetti siano riportati alloro posto.

Comandiamo anche che i luoghi di culto, i vasi sacri, i corporali, le vesti cuiabbiamo accennato, siano conservati puliti. È infatti assurdo che si tolleri negli oggetti sacri tale sporcizia, che sarebbe vergognosa anche nelle cose profane.

M CONCILIO LATERANENSE IV, CANONE XX.

Ordiniamo che in tutte le chiese il crisma e l'Eucarestia debbano esser conservati scrupolosamente sotto chiave, perché nessuna mano temeraria possa impadronirsi di essi profanandoli con usi innominabili. Se il custode li abbandona, sia sospeso dall'ufficio per tre mesi; e seper la sua negligenza accadesse qualche cosa di abominevole,sia assoggettato ad una pena più grave.



[Modificato da Caterina63 07/10/2016 10:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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