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LETTERE OMELIE DISCORSI di Agostino di Ippona

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2017 21:42
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29/06/2016 00:11
 
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LETTERA 149


Scritta alla fine del 415.


Agostino lieto delle notizie ricevute e dolente per le lettere spedite ma non recapitate a Paolino (nn. 1-2) risponde ai suoi quesiti tratti dai Salmi (nn. 3-10), da S. Paolo (nn. 11-30) e dal Vangelo (nn. 31-33) propostigli da Paolino nella precedente lettera 121: tra l'altro parla del mistero della salvezza (n. 19), la cui unica via è Cristo (n. 17), dei reprobi (n. 18) e dei predestinati (nn. 21-22), della falsa umiltà (nn. 27-28). Infine invia saluti all'amido e a un altro Paolino (n. 34).


AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL BEATISSIMO PAOLINO, VENERABILMENTE AMATO E AMABILMENTE VENERATO, SANTO E SANTAMENTE CARISSIMO FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO


Agostino lieto delle buone notizie.

1. 1. Ringrazio anzitutto Iddio che conforta gli afflitti e consola gli umili 1 per averci presto rallegrato con l'arrivo tanto propizio di Quinto, nostro fratello e collega nel sacerdozio, e dei suoi compagni di traversata e ringrazio altresì la sincerità del tuo cuore mentre rispondo alla lettera della Santità tua che ce ne dava la notizia; rispondo approfittando dell'occasione, che proprio ora mi si è offerta del figlio nostro Rufino, nostro collega nel diaconato. E' partito difatti dal porto di Ippona. Approvo il consiglio di misericordia, che il Signore ti ha ispirato e di cui hai cortesemente messo a parte anche me: lo favorisca e lo faccia riuscire bene Iddio, che già in gran parte ha alleviata la mia ansia col far giungere quel prete, di cui mi parli tanto bene e mi è carissimo, non solo per le sue buone opere, ma, anche per le tue sante preghiere.


Invia copia di lettere non giunte a Paolino.

1. 2. Mi è giunta la lettera della tua Reverenza, nella quale mi poni molti quesiti e m'inviti a fare ricerche e, mentre chiedi il mio parere, mi dai degli insegnamenti. Ma, come ho potuto costatare da questa tua ultima lettera, non è stata recapitata alla tua Reverenza quella che t'inviai senza indugio in risposta ai tuoi quesiti per mezzo di persone da cui viene la nostra santa consolazione. Purtroppo non sono riuscito a ricordarmi in qual modo e in qual senso rispondevo con quella lettera ad alcuni tuoi quesiti e non ho potuto nemmeno rintracciarne la copia per fare un riscontro. Sono tuttora sicurissimo di aver risposto ad alcuni quesiti, ma non a tutti, poiché la fretta del latore mi faceva pressione perché la terminassi presto. Contemporaneamente t'avevo spedito anche, come mi chiedevi, la copia della lettera, che avevo scritta in risposta alla tua Carità e inviata a Cartagine, riguardo alla risurrezione dei corpi, in cui era venuta fuori la questione dell'uso che avremmo fatto delle membra. Adesso quindi t'invio la copia di tale lettera e quella d'una altra lettera che presumo non sia giunta nelle tue mani neppure essa, dato che mi interroghi di nuovo su certi argomenti, a cui, leggendo, ricordo di aver già risposto allora. Ma non so più per mezzo di chi te l'ho spedita. Come lo attesta la medesima lettera, gli scritti della tua Carità, ai quali risposi con quella mia lettera, mi furono inviati da Ippona da parte dei nostri, quando mi trovavo presso il santo nostro fratello Bonifacio, collega nell'episcopato, ma non vidi il latore e risposi immediatamente per iscritto.


Risposta al primo quesito sul Salmo 16, 14a.

1. 3. Allora, come ti scrissi, non avevo potuto consultare i manoscritti greci circa alcuni versetti del salmo decimo sesto: in seguito li trovai e li consultai. Uno recava la lezione dei nostri manoscritti latini:Signore, mandali in rovina e disperdili dalla terra 2Un altro recava la lezione concordante con la tua: " (Separali) dal piccolo numero della terra ". Il senso della prima lezione è chiaro: " Sopprimili dalla terra, che tu hai loro data, e disperdili tra i pagani ". Questo accadde loro, quando furono vinti e sterminati in una terribile guerra. Non vedo invece in qual senso si debba intendere l'altra lezione, senonché, a paragone del gran numero (degli Ebrei) periti, si salvò solo una piccola parte dei restanti, precisamente in rapporto al pochi, dai quali la Sacra Scrittura preannunziò che dovevano essere spartiti, cioè divisi e separati, tutti gli altri, dicendo: Signore, a eccezione dei pochi, cioè del piccolo numero di coloro che hai risparmiati tra quella gente, disperdili dalla terra. Per " terra " bisogna intendere la Chiesa e l'eredità dei fedeli e dei santi, la quale è chiamata anche terra dei viventi 3, la quale può essere indicata anche nel passo evangelico che dice: Beati i mansueti, poiché possederanno in eredità la terra 4All'espressione:Separali ad eccezione dei pochi dalla terra fu aggiunto: nella loro vita, perché si capisse chiaramente che ciò sarebbe dovuto accadere durante la loro vita terrena. Difatti molti vengono separati dalla Chiesa, ma solo quando muoiono; mentre invece vivono, sembrano uniti alla Chiesa per mezzo della comunione dei sacramenti e dell'unità cattolica. Costoro dunque sono separati dal piccolo numero di coloro che credettero, dalla terra coltivata come un campo proprio dall'agricoltore che è il Padre 5; rimangono poi separati durante la loro vita, cioè quaggiù, come vediamo chiaramente. Il versetto seguente del salmo dice: E dei tuoi segreti s'è riempito il loro ventre, cioè, oltre al fatto di rimanere separati notoriamente, il loro ventre s'è riempito anche delle tue segrete sentenze che tu pronunci alla occulta coscienza dei malvagi. Per " ventre " il salmista volle indicare i segreti dei pensieri più interni e reconditi.


Si spiega il v. 14b.

1. 4. Ho già detto che cosa mi sembra voglia dire il versetto che segue: Si saziarono di carne porcina. Ma la lezione degli altri manoscritti greci, ai quali si attribuisce una fedeltà più, aderente al testo originale, poiché gli esemplari più accurati, mediante il segno dell'accento proprio della scrittura greca, dissipano l'ambiguità d'una stessa parola greca, tale lezione - dico - è bensì piuttosto oscura, ma sembra meglio accordarsi con un senso preferibile. Il Salmista aveva detto: Il loro ventre si è riempito dei tuoi segreti. Con queste parole volle significare gli occulti disegni di Dio, poiché occultamente infelici, anche se godono nei mali, sono tutti coloro che Dio abbandona ai malvagi desideri del loro cuore 6. Come se si fosse chiesto al Salmista in qual modo si possano conoscere coloro, che occultamente sono pieni dell'ira di Dio, e avesse risposto con le parole scritte nel Vangelo: Li conoscerete dai loro frutti 7Continuando. poi: Si saziarono dei figli, cioè dei frutti o, per dirla più esplicitamente, delle loro opere. Ecco perché in un altro passo si legge: Ecco, ha partorito l'ingiustizia, ha concepito il dolore e ha partorito l'iniquità 8e in un altro passo: La concupiscenza poi, quando ha concepito, partorisce il peccato 9I figli malvagi sono, dunque, le opere cattive, da cui si riconoscono anche coloro che, nell'intimo dei loro pensieri, come in un ventre, sono ripieni delle occulte sentenze di condanna pronunciate da Dio. Le opere buone invece sono i figli buoni. Parlando alla Chiesa, sua sposa, (Cristo) così dice: I tuoi denti sono come un gregge di pecore tosate che escono dal lavacro; tutte figliano i gemelli e fra esse non ce n'è neppure una sterile 10Nei loro gemelli si deve riconoscere la duplice azione della carità, cioè, verso Dio Signore e verso il prossimo. Questi due precetti compendiano tutta la Legge e i Profeti 11.


Che significa: Saturati sunt filiis.

1. 5. Questo significato, che attribuisco ora alla frase: Si saziarono di figli, non mi era venuto alla mente nella prima risposta; ma riesaminai attentamente una brevissima esposizione del medesimo salmo, che avevo già dettata prima e mi accorsi di avere toccato questo punto appena di sfuggita. Consultai anche le edizioni greche, per vedere se in esse la parola filiis fosse un dativo o un genitivo, usato in quella lingua invece dell'ablativo, e trovai che era genitivo; traducendo il termine alla lettera, si sarebbe scritto: Saturati sunt filiorum; ma il traduttore latino ne espresse bene il senso, e seguendo le regole della sua lingua, scrisse: Saturati sunt filiis. Quanto alla frase che viene dopo: e lasciarono i resti ai loro piccoli, penso che per " piccoli " debbano intendersi evidentemente i figli della carne. Perciò anche preferendo il terminefiliis all'altro porcina, resta il medesimo senso dell'altra frase: Il sangue di costui sopra noi e sopra i nostri figli 12. In questo senso appunto gli empi lasciarono ai propri figli gli avanzi delle loro azioni inique.


Risposta al secondo quesito sul Salmo 15, 2.

1. 6. Nella frase del salmo decimo quinto: Rese (oppure: renda) mirabili tutte le disposizioni della sua volontà in mezzo ad essi 13, nulla impedisce di leggere in illis (" in essi ") invece che inter illos (" in mezzo ad essi "), anzi quest'ultima lezione sembra la più giusta. Così appunto si legge nei manoscritti greci. Ma spesso, quando in quella lingua ricorre in illis, i nostri traducono inter illos ogniqualvolta ciò sembra adattarsi al senso. Possiamo dunque accogliere la lezione confermata da parecchi codici: A pro' dei santi che sono nella terra di Lui rese mirabili in essi tutte le disposizioni della sua volontà, e possiamo intendere volontà nel senso dei suoi doni di grazia, largiti gratuitamente, ossia non dovuti ma concessi di propria volontà. Ecco perché sta scritto: Ci hai circondati quasi con lo scudo della tua benevolenza 14 e: Mi hai guidato con la tua volontà 15; e: Ci generò volontariamente mediante la parola della verità 16; e: Tu, o Dio, riservi una pioggia volontaria per i tuoi eredi 17; e: Dividendo a ciascuno i propri doni, come vuole 18. E così innumerevoli altri simili passi. In quali persone inoltre egli mostrò tutte le mirabili disposizioni della sua volontà, se non nei santi, che sono sulla sua terra? Ora, se il termine " terra ", come ho mostrato più sopra, può essere preso in un senso non peggiorativo, anche quando non c'è l'aggiunta di eius, cioè " sua ", quanto più avrà questo senso quando è detto terra eius, cioè " la sua terra ". Dio dunque mostrò mirabili tutte le disposizioni della sua volontà a loro riguardo, perché li liberò in modo miracoloso dalla disperazione.


La Legge e la grazia.

1. 7. Compreso di questa ammirazione l'Apostolo esclama: O profonda ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! 19 Egli poco prima aveva detto: Dio lasciò tutti nell'infedeltà, per usare misericordia con tutti 20Lo stesso concetto esprime il salmo, dicendo: Si moltiplicarono le loro debolezze (morali); poi si affrettarono 21. Il Salmista usò il termine " debolezze " nel senso di " peccati ", come l'Apostolo chiama infermi gli empi, quando parla ai Romani: Se infatti è vero che Cristo è morto per gli empi, al momento fissato, mentre eravamo infermi 22Poco dopo, ripetendo lo stesso pensiero, dice: Dio ci dà la prova più efficace del suo grande amore per noi, poiché, quando eravamo ancor peccatori, Cristo mori per noi 23chiama qui peccatori quelli che prima aveva chiamato infermi. Così pure, svolgendo il medesimo concetto con altre parole, soggiunge: Se noi, ch'eravamo nemici, ci siamo riconciliati con Dio, mediante la morte del Figlio suo 24. Perciò la frase: Si moltiplicarono le loro infermità va intesa come quest'altra: " Si moltiplicarono i loro peccati " Subentrò infatti la Legge, perché abbondasse il peccato; ma siccome dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia 25, perciò in seguito si affrettarono. Cristo infatti non venne a chiamare i giusti, ma i peccatori: perché del medico han bisogno non i sani, ma i malati 26. Ora le infermità di costoro s'erano moltiplicate al punto che, per risanarli, c'era bisogno della medicina di una grazia sovrabbondante e che amasse molto colui al quale si rimettono molti peccati 27.


Si spiega Salmo 15, 4.

1. 8. Ciò era simbolizzato ma non effettuato dalla cenere della vacca sacrificata, dall'aspersione del sangue e dal moltiplicarsi di vittime cruente. Ecco perché il Salmista soggiunge: Non riunirò le loro assemblee ove si versa il sangue 28; cioè degli animali offerti in sacrificio che s'immolavano a prefigurare il sangue di Cristo. Né ricorderò i loro nomi con le mie labbra, poiché i loro nomi erano sinonimi delle numerose infermità e cioè: fornicatori, idolatri, adulteri, effeminati, sodomiti, ladri, avari, rapaci, ubriaconi, detrattori, e tutti gli altri viziosi che non possederanno il regno di Dio 29. Ma allorché, abbandonando il peccato, sovrabbondò la grazia 30in seguito si affrettarono. E tali erano certamente, ma vennero lavati, santificati e giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio 31. Egli perciò non ricorderà i loro nomi con le sue labbra 32. I manoscritti più corretti e più autorevoli non recano la lezione voluntates suas ("le sue disposizioni") bensì voluntates meas ("le mie disposizioni") ch'è altrettanto valida, perché si parla in persona del Figlio. E' Lui in persona a parlare e Lui denotano evidentemente le parole che usano gli Apostoli: Non lascerai l'anima mia nell'inferno e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione 33. Perfettamente identici sono infatti i doni di grazia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e perciò il Figlio può dire giustissimamente: le disposizioni della propria volontà.


Risposta al quesito sul Salmo 58, 12.

1. 9. Quanto poi alla frase riguardante i Giudei che si trova nel salmo 58: Non ucciderli, affinché non si dimentichino della tua Legge 34, mi pare che sia giusto intenderla come una profezia relativa a quel popolo, che cioè, sebbene vinto in guerra e distrutto, non avrebbe abbracciato le superstizioni del popolo vincitore, ma sarebbe rimasto fedele alla Legge antica, affinché in esso ci fosse la testimonianza delle Scritture Sacre in tutto il mondo, dovendo poi da esso nascere la Chiesa. Con nessun documento più evidente di questo si mostra ai pagani un fatto che riesce sommamente più salutare mettere in risalto, che cioè non si tratta di un progetto inaspettato e improvviso dello spirito della presunzione umana, che il nome di Cristo goda di si grande autorità riguardo alla speranza dell'eterna salvezza, ma di un fatto preannunciato dalla S. Scrittura tanti secoli prima di Lui. Infatti che cos'altro sarebbe giudicata la profezia medesima se non un'invenzione nostra, qualora non fosse comprovata dai libri dei nostri avversari? Perciò sta scritto: Non ucciderli; vale a dire, non cancellare il nome di questo popolo, perché un giorno non dimentichino la tua Legge. Ciò sarebbe accaduto senz'altro, se i Giudei, costretti a osservare in pieno i riti e i sacrifici dei pagani, non avessero potuto conservare neppure il nome della loro religione. Quale prefigurazione di quel popolo è quel che afferma la Sacra Scrittura di Caino, che il Signore impresse su di lui un segno di riconoscimento, perché nessuno lo uccidesse 35. Infine, dopo aver detto: Non ucciderli, perché non dimentichino la tua Legge, come se chiedesse che cosa dovesse farsi di quella gente, perché non venisse uccisa, cioè venisse estinta e dimenticasse la Legge di Dio, affinché testimoniasse in qualche modo la verità, soggiunse: Disperdili con la tua potenza 36. Se, infatti, i Giudei fossero rimasti in un solo luogo della terra, non avrebbero giovato con la loro testimonianza alla predicazione del Vangelo, che porta i suoi frutti in tutto il mondo. Ecco perché sta scritto: Disperdili con la tua potenza, acciocché siano testimoni di Colui del quale furono negatori, persecutori, uccisori, e lo siano per mezzo della Legge stessa, che non dimenticano, e nella quale è preannunziato Colui che essi non seguono. Ma ad essi nulla giova il fatto di non dimenticare la Legge, poiché altro è avere nella memoria la Legge di Dio, altro è comprenderla e praticarla.


Risposta al quesito sul Salmo 67, 22.

1. 10. Mi chiedi poi il significato della frase che ricorre nel salmo 67: Ma Dio schiaccerà la testa dei suoi nemici, la cima dei capelli di coloro che camminano nei loro peccati 37Mi sembra voglia dire semplicemente che Dio schiaccerà la testa dei suoi nemici, che troppo insuperbiscono e troppo si esaltano nei loro peccati. Con un'iperbole volle indicare la superbia, che innalza la cresta, incede con tanta protervia da dare l'impressione di calpestare, camminando, la cima dei capelli. Mi chiedi poi spiegazione delle parole scritte nel medesimo salmo: La lingua dei cani i quali per opera di Lui diventano tuoi da nemici che erano 38Non sempre i cani vanno intesi in senso cattivo, altrimenti non verrebbero biasimati dal profeta Isaia i cani muti, che non sanno abbaiare e hanno voglia di sonnecchiare 39; sarebbero certo cani degni di lode, se sapessero abbaiare e avessero voglia di far la guardia. E certo quei trecento, numero di profondo senso mistico per la lettera della croce, che bevvero l'acqua lambendola come cani 40, non sarebbero stati scelti per conseguire la vittoria, se non fossero stati il simbolo di qualcosa di grande. I buoni cani vegliano e abbaiano a difesa della casa e del padrone, del gregge e del pastore. Infine anche nel nostro salmo, fra le lodi della Chiesa, espresse in forma profetica, è ricordata la lingua dei cani, ma non si parla di denti. Il salmista, dunque, dice: Dei cani tuoi da nemici, cioè che da nemici diventano cani tuoi e abbaiano per te, mentre prima incrudelivano contro di te. Aggiunse poi: per opera di Lui, affinché essi intendessero che questo non era accaduto per merito loro, ma per opera di Lui, cioè per sua misericordia e grazia.


Risposta al quesito su Eph 4, 11.

2. 11. Riguardo ai profeti di cui parla l'Apostolo ove dice: Dio ha costituito alcuni come apostoli, altri come profeti nella Chiesa 41intendo, come tu stesso hai scritto, che sono stati chiamati profeti in questo passo quelli, nel numero dei quali era Agabo 42, non quelli che predissero la venuta del Signore in carne. Troviamo poi tra gli evangelisti alcuni come Luca e Marco che non si legge fossero Apostoli. Quanto inoltre, ai pastori e dottori, che hai voluto che distinguessi in particolar modo io penso che siano le medesime persone, come è parso anche a te, sicché non c'è bisogno d'intendere alcuni come pastori e altri come dottori. L'Apostolo, dopo aver parlato di " pastori ", aggiunse " dottori ", per far capire ai pastori che era loro dovere l'insegnare. Non disse perciò: Alcuni costituì quali pastori, altri quali dottori, come aveva distinto le precedenti categorie di persone, con lo stesso modo di esprimersi: Alcuni apostoli, altri invece profeti, altri poi evangelisti, ma con due termini abbracciò un unico e medesimo ufficio: altri poi pastori e dottori.


Risposta al quesito su 1 Tim 2, 1.

2. 12. Assai difficile a distinguersi è il senso dei termini, usati dall'Apostolo, nella Lettera a Timoteo: Ti scongiuro dunque innanzitutto che si facciano suppliche, preghiere, istanze e ringraziamenti 43La distinzione dev'essere fatta tenendo presente la lingua greca, poiché non si trova quasi alcuno dei nostri traduttori che si sia preoccupato di tradurli in latino con diligenza e perizia. Ecco infatti come li hai resi tu stesso: Obsecro fieri obsecrationes, mentre l'Apostolo, che scrisse l'epistola in greco, non usò per i due concetti lo stesso verbo. Al posto del verbo latino obsecro ("scongiuro"), egli disse in greco: ("raccomando"). Al posto di obsecrationes, come ha il vostro traduttore latino, l'Apostolo usò  ("suppliche"). Per di più, altri manoscritti, fra i quali i nostri, hanno deprecationes e non obsecrationes. Le tre parole che seguono: orationes, interpellationes, gratiarum actiones, si trovano nella maggior parte dei manoscritti latini.


Differenza tra precationes, deprecationes, orationes.

2. 13. Se quindi volessimo distinguere questi termini secondo la proprietà della lingua latina parlata, forse manterremmo un senso nostro o qualsiasi altro: ma sarebbe un miracolo, se riuscissimo a mantenere il senso espresso dalla lingua greca o dall'uso corrente di quella lingua. Molti dei nostri credono che precatio deprecatio significhino la medesima cosa e una tale opinione è ormai prevalsa, senz'altro, nell'uso quotidiano. Ma coloro, che parlavano con maggiore precisione il latino, usavano la parola precatio per desiderare dei beni, deprecatio invece per evitare dei mali. Dicevano che precari voleva dire " desiderare pregando (precando) dei beni ", mentre imprecari (ossia " desiderare ") il male equivaleva a ciò che si dice volgarmente " maledire, deprecari invece voleva dire " allontanare i mali pregando ". Ma continuiamo ormai a seguire l'uso del parlare abituale e, sia che troviamo precationes, sia deprecationes, che i Greci dicono , non preoccupiamoci di correggere. Quanto al termine orationes con cui vien tradotto il greco  assolutamente difficile distinguerlo dai termini latini preces precationes. Alcuni manoscritti, invece di orationes hanno adorationes, perché in greco non è detto  ma . Non credo che tale traduzione sia esatta, poiché è risaputo che per dire orationes i Greci usano il termine . In effetti altro è pregare, altro adorare. Non è questo il verbo che si usa in greco, ma un altro, nella frase: Adorerai il Signore Dio tuo 44 e: mi prostrerò in adorazione presso il tuo santo tempio 45, e in altre frasi somiglianti.

 continua..........




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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