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LETTERE OMELIE DISCORSI di Agostino di Ippona

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2017 21:42
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Sesso: Femminile
29/06/2016 00:12
 
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Intepellationes e postulationes sinonimi di *Enteuxeis*

2. 14. In luogo di interpellationes, che hanno i nostri esemplari, tu hai scritto postulationes, conforme - suppongo - ai vostri manoscritti. Con due diversi termini tradussero i nostri l'unico termine greco  alcuni cioè tradussero postulationes, altri interpellationes. Naturalmente tu sai bene che una cosa è interpellare, un'altra postulare. Noi infatti non siamo soliti dire: Postulant interpellaturi, (" fanno un'istanza per interpellare "), ma interpellant postulaturi, cioè " interpellano per fare un'istanza ". Tuttavia un termine usato nel senso di un altro affine, il cui senso è reso chiaro per così dire da quello affine, non è da bollare come un errore. Dello stesso nostro Signore Gesù Cristo è detto che intercede per noi 46forse che intercede senza anche domandare? Anzi, proprio perché domanda,- è detto che intercede. In un altro passo è detto di Lui chiaramente: Se qualcuno ha peccato, abbiamo come difensore, presso il Padre, Gesù Cristo, il Giusto, ed Egli è l'intercessore per i nostri peccati 47. Può darsi che anche in questo passo, che riguarda il Signore Gesù Cristo, i vostri manoscritti non abbiano interpellat (" intercede "), ma postulat pro nobis (" domanda per noi "). Nel testo greco infatti il termine corrispondente ainterpellationes (" istanze ") e che tu hai tradotto con postulationes (" domande ") è il medesimo usato nel passo della Scrittura che dice: intercede per noi.

Precatio, oratio, interpellatio, postulatio.

2. 15. Siccome quindi chi supplica, prega e chi prega, supplica e chi interpella Dio, lo fa per pregarlo e supplicarlo, che cosa significa questa distinzione fatta dall'Apostolo e che noi non dobbiamo trascurare? Lasciando da parte il significato generico e l'uso ordinario di parlare, secondo il quale sia che si dica precatio, sia oratio, sia interpellatio, sia postulatio, s'intende sempre la stessa e unica cosa, cioè la preghiera, bisogna tuttavia ricercare il significato proprio e particolare di ciascuno di questi termini ma è difficile trovarne uno chiaro e preciso, poiché in questo campo si possono fare molte affermazioni criticabili.

Significato proprio dei suddetti termini.

2. 16. Orbene, io preferisco dare a questi vocaboli il significato che è solita dare tutta o quasi tutta la Chiesa, intendendo per precationes le preghiere, che recitiamo nella celebrazione dei sacri misteri, prima d'iniziare a benedire le oblate poste sulla mensa del Signore; per orationes le preghiere che recitiamo, quando si benedicono e si consacrano, e si spezzano per distribuirle ai fedeli: questa preghiera è conclusa da quasi tutta la Chiesa con l'orazione del Signore. A intendere così, ci aiuta anche l'etimologia della parola greca. Difatti raramente la Sacra Scrittura usa la parola  per indicare orationem, ma per lo più, anzi, più frequentemente chiama  il votum (voto, supplica, preghiera) e chiama sempre orationem (orazione), la parola greca di cui ci stiamo, occupando. Alcuni, come ho già detto poco prima, comprendendo meno bene l'etimologia della parola, vollero tradurre il termine  con adorationem, anzichè con orationem: ma adoratio corrisponde piuttosto al termine greco. Siccome però oratio si dice talvolta , hanno pensato che  fosse adoratio. Inoltre se, come ho detto, nelle Sacre Scritture  si traduce più frequentemente con votum, lasciando da parte il termine generico di preghiera, per orazione dobbiamo intendere in senso proprio quella che formuliamo per un voto, cioè . Orbene, si fa voto a Dio di tutto ciò che gli si offre, soprattutto l'offerta del santo altare, col quale mistero si designa il nostro massimo voto, per cui ci consacriamo a rimanere in Cristo, cioè nell'unità del corpo di Cristo. Il significato segreto e profondo di questa realtà divina è che essendo il pane uno solo, noi, benché siamo molti, formiamo un unico corpo 48Penso quindi che nella preparazione di questo rito sacro l'Apostolo esortasse, precisamente a fare delle  cioè delle orazioni o adorazioni, come traducono alcuni meno bene poiché quel termine vuol dire preparazione al voto, il quale nella Scrittura si chiama più frequentemente . Le interpellationes o, come recano i vostri manoscritti, postulationes, hanno luogo quando si benedice il popolo: allora infatti i vescovi, come avvocati difensori, presentano alla onnipotente misericordia di Dio i loro protetti con l'imposizione della mano. Terminato questo, rito con la partecipazione dei fedeli all'Eucarestia, il rito sacro della Messa si conclude col rendimento di grazie, messo in risalto come ultimo atto dall'Apostolo anche in questi termini.

Cristo, unica via di salvezza.

2. 17. Il motivo principale, per cui l'Apostolo disse queste cose fu quello che, dopo aver indicato assai brevemente queste specie di preghiera, non, si pensasse che fosse da trascurare quanto dice subito dopo: di pregare cioè per tutti gli uomini, per i re e per le autorità costituite, affinché trascorriamo una vita pacifica e tranquilla, con tutta pietà e carità 49Volle che nessuno pensasse, data la debolezza del pensiero umano, che non si dovesse pregare per coloro dai quali la Chiesa soffriva persecuzione, dato che le membra di Cristo si dovevano raccogliere tra gente d'ogni razza. Ecco perché subito dopo afferma: La pratica(di pregare così) è buona e gradita a Dio, Salvatore nostro, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla piena conoscenza della verità 50. E perché nessuno dicesse che per salvarsi bastasse una condotta buona e prestare il culto all'unico e onnipotente Dio senza la partecipazione al corpo e al sangue di Cristo: C'è un sol Dio, aggiunse, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, cioè l'uomo Gesù Cristo.L'Apostolo parla così per far capire che l'altra sua affermazione: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi non si attua in nessun altro modo se non per mezzo del Mediatore Gesù Cristo, non in quanto Dio e nello stesso tempo Verbo eterno, ma in quanto uomo, poiché il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi 51.

Spiega Rom 11, 28: perché esistono i reprobi.

2. 18. Non t'impressioni ciò che lo stesso Apostolo dice dei Giudei: Riguardo al Vangelo, sono bensì nemici per motivo di voi ma, per quanto concerne l'elezione (alla grazia), sono amati per motivo dei loro antenati 52Poiché la profondità dei tesori della sapienza e scienza di Dio, i suoi imperscrutabili disegni e il suo incomprensibile modo d'agire 53, generano grande stupore nei cuori dei fedeli che non dubitano della sapienza di Dio, la quale si estende da un estremo all'altro, con fortezza, e dispone con soavità tutte le cose 54, ma non sanno spiegarsi perché a Lui piaccia di far nascere, crescere, moltiplicarsi coloro che Egli, pur non avendoli creati cattivi, sapeva che sarebbero diventati cattivi. Troppo profonde e nascoste sono le sue disposizioni con cui fa servire al bene anche i malvagi a vantaggio dei buoni, facendo risplendere anche in ciò l'onnipotenza della sua bontà. Come è proprio della malvagità dei cattivi fare cattivo uso delle buone opere di Dio, così è proprio della sapienza di Dio fare buon uso delle cattive opere dei malvagi.

Il mistero della salvezza.

2. 19. Ecco in qual modo l'Apostolo mette in rilievo la profondità di questo piano misterioso : Non voglio, o fratelli, che ignoriate questa disposizione misteriosa di Dio affinché non siate sapienti ai vostri occhi, poiché in Israele solo parzialmente si è prodotto un accecamento che durerà finché non sarà entrata nel Vangelo la totalità dei pagani e così tutto Israele sarà salvato 55Dice: parzialmente, perché non tutti rimasero ciechi alla verità: c'erano fra di loro alcuni che credettero in Cristo. Entra poi (nel Vangelo) la totalità dei pagani, formata da quanti furono chiamati secondo l'arcana disposizione di Dio e così sarà salvo tutto Israele, perché dei Giudei e dei pagani, che furono chiamati secondo l'arcano disegno divino 56, si forma il vero Israele, di cui lo stesso Apostolo dice: La pace sarà anche sopra l'Israele di Dio 57. Gli altri Israeliti li chiama Israele secondo la carne: Guardate - dice - l'Israele secondo la carne 58Paolo inserisce poi la testimonianza del Profeta: Verrà da Sion chi rimuoverà e stornerà da Giacobbe l'empietà: e questo è il patto che farò con loro, quando cancellerò i loro peccati 59Non di tutti i Giudei - s'intende - ma degli eletti.

La parte per il tutto nel linguaggio della S. Scrittura.

2. 20. Paolo prosegue poi con le parole, che hai sottoposte al mio giudizio: Riguardo poi al Vangelo essi sono motivo di voi. Il prezzo della nostra redenzione è il sangue di Cristo, che certo non poté essere ucciso se non dai suoi nemici. Ecco qui l'uso che Dio fa dei malvagi a vantaggio dei buoni. Con l'aggiungere: Ma riguardo all'elezione sono amati a causa dei loro padri, Paolo fa vedere che sono amati non come nemici, ma come eletti. Le Sacre Scritture han l'abitudine di parlare della parte come se si trattasse del tutto. Così, al principio della sua lettera ai Corinti, li loda come se degni di lode fossero tutti, mentre lo erano solo alcuni. Più avanti, in alcuni passi della medesima lettera, li rimprovera come se fossero tutti colpevoli, a causa di alcuni che erano tali. Chiunque considera attentamente quest'abitudine delle Sacre Scritture, che ricorre assai spesso nella raccolta delle lettere di S. Paolo, n'esce a spiegare molte apparenti contraddizioni. Paolo, dunque, chiama alcuni nemici, altri amici: ma siccome formavano un solo popolo, si ha l'impressione, che li chiami tutti con lo stesso appellativo. D'altronde molti degli stessi nemici, che, crocifissero il Signore, si convertirono e apparvero eletti. Riguardo all'inizio. della salvezza, essi furono eletti, quando si convertirono, ma riguardo alla prescienza di Dio, non furono eletti allora, bensì prima ancora della creazione del mondo 60come dice lo stesso Apostolo. Così per due motivi diversi sono nemici ed amici di Dio: sia perché gli uni e gli altri appartenevano allo stesso popolo, sia perché dei nemici che incrudelirono sino a macchiarsi del sangue di Cristo, alcuni erano diventati amici, secondo l'elezione, che era nascosta nella prescienza di Dio, L'Apostolo aggiunse: a causa dei loro padri, perché bisognava che si adempisse la promessa fatta ai Patriarchi, come dice espressamente alla fine della lettera ai Romani: Io affermo che, Cristo si è fatto ministro dei, circoncisi per dimostrare la veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai Patriarchi, mentre i Pagani devono dar gloria a Dio per la sua misericordia usata verso di loro 61Secondo questa misericordia, disse: Nemici per motivo di voi, come aveva detto anche sopra: Dal loro peccato è derivata la salvezza per i pagani.

I predestinati.

2. 21. Dopo aver detto: Secondo l'elezione alla fede, sono amati per amore dei loro padri, Paolo aggiunse: Poiché i doni e la vocazione di Dio non vanno soggetti a pentimento. Da queste parole tu comprendi che sono indicati coloro che appartengono al numero dei predestinati. Di essi l'Apostolo in, un altro passo dice: Sappiamo che per quelli che amano Dio ogni cosa cospira a buon esito, per quelli cioè che sono stati chiamati alla salvezza secondo il suo disegno 62. Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti 63. Gli eletti però sono quelli chiamati secondo il disegno divino, e nei riguardi di essi non può affatto ingannarsi la prescienza di Dio: Coloro infatti che Dio ha preconosciuti e predestinati, li ha voluti pure conformi all'immagine del Figlio suo, affinché Egli sia come il primogenito tra molti fratelli. Quelli poi che li ha predestinati, li ha pure chiamati 64Ecco la vocazione secondo il disegno divino che quindi non ammette pentimento. Quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati: e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati. Se Dio è per noi, chi mai sarà contro di noi? 65

Perchè solo alcuni sono predestinati.

2. 22. Non sono compresi in questa vocazione coloro che, pur vivendo un po' di tempo nella fede, la quale opera per mezzo della carità 66, non vi perseverano sino alla fine. Certo potrebbero essere strappati da questa vita, perché la malizia non guastasse il loro modo di pensare 67, se facessero parte di quella predestinazione e vocazione ad essi offerta conforme al disegno divino e non soggetta a pentimento. Ma nessuno giudichi con tanta presunzione i segreti pensieri degli altri da affermare: Non furono tolti da questa vita prima di diventare apostati dalla fede ' perché in questa vita non si comportarono secondo i precetti della fede e Dio ben lo leggeva nei loro cuori, benché agli uomini sembrasse diversamente. Che cosa un tal presuntuoso dovrebbe infatti dire dei bambini appena nati che, per la maggior parte, se partissero subito da questa vita dopo aver ricevuto in quella tenera età il sacramento della grazia, senza dubbio apparterrebbero alla vita eterna e al regno dei cieli, mentre Dio li lascia crescere e alcuni diventano perfino apostati? Perché avviene ciò, se non perché non appartengono alla predestinazione e alla vocazione, conforme alla libera decisione di Dio, giammai soggetta a pentimento da parte sua? Il motivo poi per cui alcuni vi appartengano, altri no, può essere occulto, ma non può essere ingiusto. Ci può essere forse ingiustizia in Dio? No, assolutamente! 68 Anche ciò fa parte di quella profondità di decisioni, a considerar la quale l'Apostolo rimase stupito e quasi spaventato. Egli chiama giudizi le decisioni di Dio, perché non si creda che siano effetto dell'iniquità o della temerità del loro autore o perché qualche cosa accada per caso e senza un disegno prestabilito nel corso dei secoli che Dio ha disposti con somma sapienza.

Risposta al quesito preso da Col 2, 18.

2. 23. Ancora non comprendo neppure io del tutto chiaramente il significato dell'espressione che è nell'epistola ai Colossesi: Nessuno vi tragga in inganno con falsa umiltà 69 con tutto il resto che, a quanto dici, ti risulta oscuro. Oh se me lo avessi domandato a viva voce! Poiché, per esprimere il giusto senso, che mi pare di scorgere in queste parole, bisognerebbe dare un'espressione particolare al volto e un tono speciale alla voce, che non può esprimersi per iscritto, perché risulti chiaro almeno in parte. Il senso diventa ancor più oscuro, poiché, a mio giudizio, non è pronunziato esattamente. In realtà quando si legge scritto: Non prendete, non mangiate, non toccate 70, si considera come un precetto dell'Apostolo, che proibirebbe di prendere, mangiare, toccare non so che cosa. Invece è il contrario, se pure, in tanta oscurità, non m'inganno. Paolo usò ironicamente queste espressioni di coloro, dai quali non voleva che fossero ingannati e sedotti coloro i quali, distinguendo i cibi secondo un superstizioso culto degli angeli e giudicando di questo mondo, anche in base a tali superstizioni, dicono: Non prendete, non mangiate, non toccate, mentre al contrario ogni cosa è pura per i puri di cuore 71, e ogni cosa creata da Dio è buona 72; come spiega chiaramente lo stesso Apostolo in un altro passo 73.

Respingere le superstizioni e seduzioni dei filosofi.

2. 24. Esaminiamo dunque tutto il contesto della frase: così, dopo avere capito a fondo l'intenzione dell'Apostolo, riusciremo forse a coglierne, per quanto ci è possibile, il senso. Orbene, Paolo temeva che i destinatari della sua lettera fossero ingannati dalle ombre delle cose sotto l'allettante pretesto della scienza e allontanati dalla luce della verità, che risiede in Gesù Cristo nostro Signore. Capiva bene che i fedeli dovevano guardarsi, sotto il nome capzioso di saggezza o di scienza, dalla preoccupazione di vane e superflue osservanze, dalle superstizioni dei pagani, soprattutto da quelli chiamati filosofi e dal Giudaismo, dove c'erano da rimuovere le cose ch'erano figure simboliche delle cose future, poiché era già venuta la luce che le spiegava, cioè Cristo. Dopo aver ricordato e messo in rilievo tutte le lotte che doveva soffrire per essi, per i Cristiani di Laodicea e per quanti non lo avevano conosciuto di persona, affinché si consolassero nel cuore, uniti nell'amore e in tutti i tesori della completa intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza 74, li esortò a questo modo: Questo poi io lo dico, perché nessuno v'inganni con discorsi, che hanno l'apparenza di verità 75. Poiché essi erano mossi dall'amore della verità, Paolo aveva paura che si lasciassero ingannare dall'apparenza della verità. Raccomandò quindi il tesoro dolcissimo che avevano in Cristo, quello cioè della sapienza e della scienza, dal nome e dalla promessa del quale potevano essere indotti in errore.

Essere uniti a Cristo come il corpo al capo.

2. 25. Poiché anche se io sono assente col corpo - dice l'Apostolo - con lo spirito sono in mezzo a voi rallegrandomi nel costatare la vostra disciplina e ciò che manca alla vostra fede in Dio 76Era in apprensione per essi, perché vedeva ciò che ad essi ancora mancava. Come dunque, continua a dire, avete ricevuto Gesù Cristo nostro Signore, camminate uniti a Lui, ben radicati in Lui ed edificati su di Lui, consolidati nella fede, che v'è stata insegnata, abbondando in ringraziamenti 77. Vuole che si nutrano di fede, per essere capaci di partecipare ai tesori di sapienza e di scienza che sono nascosti in Cristo, per timore che, prima di acquistare tale capacità, siano abbindolati da discorsi che hanno l'apparenza della verità e possano cosi sviarsi dal sentiero della verità. Manifestando quindi più chiaramente quali pericoli tema per loro, prosegue: Badate che nessuno vi accalappi con la sua filosofia vana e ingannatrice, fondata sulla dottrina degli uomini e sui principi elementari del mondo e non sulla dottrina di Cristo: poiché in Lui abita corporalmente tutta la divinità 78Disse corporalmente, perché i seduttori ingannavano mediante vane apparenze; usò un termine traslato, come anche il termine ombra riguardo a questi concetti non è certo appropriato, ma usato metaforicamente per un rapporto di somiglianza. E siete stati riempiti in Lui, continua Paolo, che è il Capo di ogni Principato e di ogni Potestà 79La superstizione dei Pagani o i filosofi seducevano mediante i " principati e le Potestà ", predicando quella ch'essi chiamano teologia, basata sui principi elementari del mondo. Paolo volle che si capisse che Cristo è il Capo e il principio di tutte le cose. Cristo stesso, quando gli fu chiesto: Chi sei tu? rispose: Sono il principio, che parlo anche a voi 80. Poiché ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto 81. In modo sorprendente l'Apostolo vuole far disprezzare ai Colossesi tutte quelle pretese meraviglie, mostrando che essi formano il corpo del Capo, che è Cristo, col dire: E siete ripieni (di sapienza) per mezzo di Lui, che è il Capo di tutti i Principati e di tutte le Potestà.

Per aderire a Dio, rimanere nel corpo di Cristo.

2. 26. Affinché poi non siano ingannati dalle prefigurazioni simboliche del Giudaismo, Paolo soggiunge: In Lui siete stati anche circoncisi, non con la circoncisione fatta da mano di uomo, con l'asportazione di (una parte del) corpo fisico, o come dicono altri manoscritti con l'asportazione dal corpo dei peccati carnali, ma con la circoncisione di Cristo: siete stati sepolti con Lui nel battesimo, in virtù del quale siete anche risuscitati per mezzo della fede nella potenza di Dio, che ha risuscitato Lui dai morti 82Vedi come anche qui l'Apostolo mostra che essi sono il corpo di Cristo, affinché disprezzino le erronee pratiche del mondo, unendosi al loro Capo tanto potente, Gesù Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, senza cercare nessun falso e impotente intermediario, per unirsi a Dio. Voi poi, - soggiunge Paolo - che eravate morti nei peccati e nel prepuzio della vostra carne (chiama prepuzio ciò di cui esso è simbolo, cioè i peccati carnali, di cui ci dobbiamo spogliare). Egli - dice - vi ha richiamati in vita con lui, perdonandovi tutti i peccati, annullando il decreto di condanna firmato contro di noi 83giacché a rendere colpevoli era la Legge, subentrata, perché abbondasse il peccato. Egli, dice Paolo, ha cancellato questo decreto e lo ha inchiodato sulla croce: spogliandosi della sua carne, ha mostrato col suo esempio come si vincono i Principati e le Potestà, trionfando di essi in sé medesimo, con piena libertà 84Non diede certo l'esempio per vincere i principati buoni, ma i cattivi, e così pure le cattive potestà, cioè quelle diaboliche e demoniache; insomma Cristo diede ai suoi seguaci l'esempio che, come egli si spogliò della carne, così dovevano anch'essi spogliarsi dei vizi carnali, per cui i demoni avevano potere su di loro.

Non lasciarsi ingannare da chi affetta umiltà.

2. 27. Considera adesso attentamente quale conclusione tragga Paolo dal suo ragionamento per cui abbiamo ricordato tutto il relativo contesto. Nessuno, dice, vi condanni dunque quanto al cibo 85come se avesse fatto tutto quel discorso poiché, con tali pratiche superstiziose essi erano sviati dalla verità, dalla quale venivano resi liberi della quale nel Vangelo è detto: La verità vi libererà 86cioè " vi renderà liberi ".Nessuno, dunque, vi condanni riguardo al mangiare e al bere o a motivo di feste, di noviluni o di sabati, poiché queste cose non sono che l'ombra di quelle future 87Queste parole furono dette per causa del Giudaismo. Per causa delle superstizioni dei Pagani soggiunge poi: Nessuno v'inganni, poiché siete il corpo di Cristo; è vergognoso - afferma in altre parole - assolutamente assurdo e contrario alla nobiltà della vostra libera condizione che, essendo corpo di Cristo, siate sedotti da ombre, e diate l'impressione di lasciarvi condannare come peccatori, qualora trascuriate di osservare simili pratiche. Essendo dunque corpo di Cristo, nessuno vi condanni facendo finta d'essere umile di cuore 88Se si esprimesse questo concetto con parola greca, sonerebbe anche più familiare alla lingua latina parlata dal popolo. Così per esempio se uno vuol darsi l'aria d'essere ricco, si chiama volgarmente thelodives; chi si dà l'aria d'essere sapiente, thelosapiens, e via di seguito: così anche nel caso nostro thelohumilis, che nella forma più corretta suonathelon humilis, cioè " che vuole, affetta d'essere umile", si spiega così che vuole apparire umile, che finge umiltà. Con siffatte pratiche si pretende rendere umile il cuore dell'uomo, come se rappresentassero la vera religione. Aggiunse poi anche: il culto degli Angeli, o, come recano i vostri manoscritti la religione degli Angeli, che in greco si dice . Con la parola "Angeli" vuole indicare i Principati, venerati come dominatori degli elementi del mondo, che essi credono doveroso onorare con tali pratiche superstiziose.

La suprema superbia è la falsa umiltà.

2. 28. Nessuno dunque, facendo finta d'essere umile di cuore, dice l'Apostolo, poiché siete il corpo di Cristo, v'inganni col culto degli Angeli, cercando d'inculcare ciò che non vide, o come dicono alcuni manoscritti, ciò che vide. Può darsi anche che Paolo volle dire inculcando ciò che non vide, perché gli uomini compiono queste pratiche mossi da congetture e da supposizioni, non perché abbiano la convinzione che si debbano osservare in quel dato modo; oppure disse senz'altro inculcando le cose che vide, cioè tenendole in grande stima, perché le vide praticate in alcuni luoghi da persone alla cui autorità prestava fede anche senza motivi ragionevoli e perciò si crede importante perché ebbe occasione d'assistere ai riti arcani di certi culti. Ma il senso più completo è il seguente: inculcando ciò che non vide, vanamente tronfio della sua mentalità carnale. E' sorprendente come chiami: tronfio dei suoi pensieri carnali colui che poco prima aveva chiamato " theloumile (che affetta d'essere umile) "; ma riguardo all'animo umano succede in modo strano che si gonfi più per falsa umiltà che per superbia, la quale si manifesta apertamente. Non attenendosi al Capo, - soggiunge Paolo - cioè al Cristo, dal quale tutto il corpo, compatto e connesso (con le membra), ricevendo sostentamento e coesione, cresce fino allo sviluppo voluto da Dio. Se siete dunque morti con Cristo agli elementi di questo mondo, perché mai giudicate come se ancora viveste secondo lo spirito del mondo? 89.

Ancora il passo di Col 2, 21.

2. 29. Detto ciò, Paolo introduce le espressioni di coloro che, giudicano di questo mondo in base a queste futili pratiche, che paiono ragionevoli, gonfi d'affettata e falsa umiltà: Non prendete, non mangiate, non toccate 90Per intendere questi precetti dobbiamo ricordare quanto esposto più sopra. Paolo non vuole che i Cristiani siano giudicati riguardo a queste vane prescrizioni formulate con le parole: Non prendete, non mangiate, non toccate; poiché tutte queste cose, egli soggiunge, sono destinate a corrompersi con l'uso che se ne fa 91Egli intende dire che tutte queste cose servono più alla corruzione, quando uno se ne astiene per superstizione, di modo che ne fa un cattivo uso, cioè non ne usa secondo i precetti e le dottrine degli uomini. Ciò è chiaro, ma tu insisti, perché ti spieghi il seguito del passo: Queste pratiche sembrano bensì apparenza di saggezza nella osservanza, nella umiltà di cuore e nella mortificazione del corpo o, secondo la tradizione di altri, nel non indulgere nel corpo, nel non dargli alcun onore, nel saziare gli appetiti carnali. Tu mi chiedi: " Perché mai Paolo dice che queste pratiche hanno un'apparenza di sapienza, se poi le biasima tanto? ".

La sapienza mondana contraria a quella cristiana.

2. 30. Ti risponderò con una osservazione che potresti costatare da te stesso nelle Scritture: spesso la sapienza è riposta nelle cattedre di questo mondo e la Scrittura la chiama più esplicitamente " sapienza di questo mondo ". Non deve impressionarti il fatto che l'Apostolo, parlando della sapienza, non ha aggiunto la specificazione " di questo mondo ", poiché. non l'ha aggiunta neppure in un altro passo ove esclama:Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? 92, ma si capisce facilmente. Lo stesso dicasi di codesta "apparenza di. Saggezza". Da costoro difatti, a proposito di queste pratiche superstiziose, non si dice nulla che non abbia una certa apparenza di dimostrazione razionale e sapiente dei principi costitutivi di questo mondo. Infatti quando Paolo dice: Badate che nessuno vi abbindoli per mezzo della filosofia, non aggiunge " di questo mondo ". Che cos'è la filosofia, in lingua latina, se non studium sapientiae (" amore della sapienza ")? Queste prescrizioni, conclude Paolo, hanno una certa relazione con la sapienza, vale a dire che se ne può dare una spiegazione secondo i principi costitutivi di questo mondo, secondo i principati e le potestà. Con le pratiche superstiziose e con affettata umiltà; l'effetto di queste pratiche è quello di umiliare il cuore col vizio della superstizione. Con l'usare severità verso il corpo, in quanto lo si priva di quei cibi, da cui è costretto ad astenersi. Non sono affatto, d'onore nel saziare, l'appetito carnale: perché il corpo non si sazia più onoratamente con questo o con quel cibo, dato che alla sua necessità basta che sia rifocillato e sostenuto con qualsiasi cibo adatto alla salute.

Come mai Cristo risorto fu e non fu riconosciuto.

3. 31. Suol creare difficoltà a molte persone un passo oscuro del Vangelo su cui mi consulti e cioè: come mai il Signore, dopo la risurrezione, essendo risuscitato col medesimo corpo, delle persone di ambo i sessi che lo avevano conosciuto, alcune lo riconobbero ed altre no? Il primo quesito che suole discutersi a tal proposito è se si verificò nel corpo del Signore o. meglio negli occhi di quelle persone un cambiamento che impedisse di riconoscerlo. Quando. infatti Il Vangelo dice: I loro occhi erano impediti dal riconoscerlo 93, sembra. indicare che - negli occhi di coloro che lo guardavano si fosse prodotto qualcosa che impedisse di ravvisarlo. Ma poichè in un altro passo si dice chiaramente: Apparve loro in un altro aspetto 94, ciò sembra indicare che nel corpo medesimo, il cui aspetto era diverso, si fosse verificato per coloro che lo guardavano un tale impedimento che i loro occhi stentarono per un certo tempo a riconoscerlo. Due sono le caratteristiche, per cui si riconosce l'aspetto di ognuno: i lineamenti e il colorito. Stando così le cose, mi meraviglio perché mai quando, prima della risurrezione, Cristo si trasfigurò sul monte Tabor in modo che il suo volto divenne splendente come il sole 95, a nessuno fa difficoltà il fatto che poté cambiare il colorito del suo corpo fino ad assumere il più alto grado di luminosità e di splendore mentre poi si trova difficoltà a spiegare come, dopo la risurrezione, i suoi lineamenti si mutassero tanto che non fu più riconosciuto, e con la stessa facoltà e potenza con cui sul Tabor fece scomparire il primitivo colorito, così dopo la risurrezione cambiò un'altra volta le fattezze naturali. I tre discepoli, davanti ai quali si trasfigurò sul monte Tabor, non lo avrebbero riconosciuto, se in tale aspetto si fosse presentato loro proveniente da un altro luogo: ma siccome stavano con Lui, erano sicurissimi che si trattasse di Lui. Ma con tutto ciò era lo stesso corpo, col quale risuscitò. Orbene, che c'entra questo col nostro argomento? C'entra poiché quello era precisamente il corpo col quale s'era trasfigurato sul monte Tabor, era il corpo che aveva da giovane e col quale era nato; eppure se uno, che lo aveva conosciuto da bambino, lo avesse visto all'improvviso da giovane, non lo avrebbe certo riconosciuto. Forse Dio nella sua potenza non può cambiare rapidamente i lineamenti, come lo può l'età dell'uomo attraverso. il lento scorrere degli anni?

Risposta al quesito tratto da Io 20, 17.

3. 32. Quanto alle parole rivolte da Cristo a Maria (Maddalena): Cessa di toccarmi, poiché non sono ancora asceso presso il Padre 96; sappi che le ho intese in un senso diverso dal tuo. Cristo volle indicare in questo modo un contatto spirituale, che cioè egli esige l'accostarsi a lui con la fede, in base alla quale si crede che egli è altissimo come il Padre. Quanto poi al fatto che Cristo fu riconosciuto dai due discepoli nell'atto di spezzare il pane 97 nessuno deve dubitare che significa il sacramento che ci unisce, perché possiamo riconoscerlo.

Le parole di Simeone.

3. 33. In un'altra lettera, di cui t'ho inviato copia poco tempo addietro, ho espresso la mia opinione collimante con una di quelle accennate tra le altre da te riguardo alle parole rivolte da Simeone alla Vergine, madre del Signore: Una spada trafiggerà la tua stessa anima 98Quanto a quello che soggiunge: Affinché i pensieri di molti cuori siano rivelati, credo si debba intenderlo nel senso che nella passione del Signore si manifestarono non solo le trame dei Giudei ma anche la debolezza dei discepoli. E' pertanto credibile che nel termine " spada " si sia voluto indicare il tormento da cui l'anima della madre fu trapassata come da un'intimo spasimo. Questa medesima spada era nella bocca dei persecutori, dei quali si dice in un salmo: Una spada era nella loro bocca 99. Erano essi i figli degli uomini, i cui denti sono armi e saette, la cui lingua una spada affilata 100. Così anche la spada, che trapassò l'anima di Giuseppe 101, è - a mio parere - espressione metaforica di dura tribolazione, poiché è detto chiaramente: Una spada trapassò la sua anima, finché non si adempisse la sua parola 102; cioè rimase acerbamente afflitto finché non si avverò la sua predizione. Per questo fu tenuto in grande stima e venne liberato dalla tribolazione. Ma perché non si attribuisse all'umana sapienza il compimento della sua parola, cioè di quanto aveva predetto, la Sacra Scrittura, come al solito, ne dà gloria a Dio soggiungendo: La parola di Dio lo provò come oro nel fuoco 103.

Saluti e notizie dei confratelli.

3. 34. Per quanto ho potuto, ho cercato di rispondere ai tuoi quesiti con l'aiuto delle tue preghiere e delle argomentazioni stesse da te inviatemi. In realtà allorché tu discuti nell'esporre i tuoi quesiti, non solo interroghi acutamente ma insegni umilmente. E' utile d'altronde che a proposito di passi oscuri delle Sacre Scritture, permessi da Dio' affinché fossimo indotti alla riflessione e alla ricerca, s'incontrino molte opinioni, purché la divergenza delle interpretazioni non sia in contrasto con la fede e la dottrina che ci salvano. Vorrai certamente scusarmi d'averti scritto in fretta e furia, per poter raggiungere di persona il corriere che s'era già imbarcato. Colgo l'occasione di questa lettera per salutare di nuovo con particolare premura Paolino, nostro dolcissimo figlio nell'amore di Cristo, e brevemente, data la mia ' fretta, ' lo esorto a ringrazia, re quanto più gli è possibile la misericordia del Signore, il quale, poiché sa dare aiuto nella tribolazione, dopo una violentissima tempesta lo fece approdare nel porto dove con un mare abbastanza più tranquillo giungesti tu che non avevi alcuna fiducia nella calma del mare di questa vita; fu Dio a metterlo sotto la tua direzione spirituale per accoglierlo nel suo noviziato e corroborarlo; esclami quindi con tutta l'anima: O Signore, chi è simile a te? 104In realtà, nel leggere o nell'ascoltare i miei insegnamenti o le mie discussioni o nel ricevere le mie infervorate esortazioni d'ogni specie, non ritrarrà maggior frutto di quello che ritrae dal vedere gli esempi della tua vita. I fratelli che servono Dio con me ricambiano i saluti alla tua santa e sincerissima Benignità. Non è ancora tornato a Ippona il nostro collega di diaconato Pellegrino da quando partì da me col santo nostro fratello Urbano, allorché andò ad assumere la carica. So tuttavia da una sua lettera e da voci a noi giunte che per grazia di Cristo stanno bene. Saluto con affetto fraterno il mio collega di sacerdozio Paolino e tutti quelli che godono nel Signore della tua presenza.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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