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Riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio

Ultimo Aggiornamento: 21/11/2016 11:07
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15/09/2015 17:52
 
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   per correttezza mettiamo qui la critica corretta di Giulio Giampietro all'articolo sopra di Don Ariel....

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Un apologeta fuor di misura

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Di Giulio Giampietro

Don Ariel Levi di Gualdo (www.isoladipatmos.com ) , prete cattolico ( non è così scontato), brillante polemista con buoni studi teologici, per difendere il recente motu proprio pontificio di modificazione del processo canonico sulla nullità di matrimonii (in realtà gli atti pontifici sono due, ma qui si omette di considerare quello destinato alle Chiese orientali), sceglie la tattica collaudata dell’attacco come miglior difesa. Non si limita quindi ad esprimere la sua filiale adesione (e fa benissimo) a un atto pontificio, ma fa grandinare le accuse contro quanti hanno sollevato perplessità, o esplicite critiche, riguardo a punti specifici o all’insieme di esso.

Ma sintetizzando le molte parole del Gualdo, le accuse sono due:

  1. I critici del motu proprio non lo hanno capito
  2. I critici del motu proprio sono eretici.

Eccepisco su entrambe.

Comprensione. Intanto vorrei rassicurare lo scrittore. Il gran clamore che egli solleva sulla distinzione concettuale tra l’annullamento e la dichiarazione di nullità, è superfluo, perché tale distinzione chiunque abbia un minimo di cultura la conosce bene. Il punto cruciale è che nel motu proprio abbondano le parole nel senso ortodosso della dichiarazione di nullità, ma si stabiliscono prassi che a moltissimi sono sembrate andare nella direzione eterodossa dell’annullamento, e per dirla tutta è venuta fuori prepotentemente la parola Divorzio.

“Non avete capito niente !”, tuona il Gualdo, ma si chieda onestamente quanti e quali siano cotali (a suo giudizio) inscienti. Ebbene, essi sono la totalità dei cattolici “tradizionali” (con mille virgolette) che criticano il motu proprio; la grande massa dei cattolici “allineati” (con duemila virgolette) che pregustano l ’applicazione del motu proprio su larga scala e senza più impacci né procedurali né dottrinali; e la totalità dei laicisti e degli anticattolici (senza virgolette) che hanno salutato il motu proprio come l’ingresso a vele spiegate del Papa e della Chiesa nella modernità laica. Può stare dunque che ci sia “Don Gualdo sol contro Toscana tutta” a difendere il vero senso dell’atto ? È vero che la verità non si decide a maggioranza, ma una tale unanimità interpretativa può non destare nell’apologeta più convinto il serio dubbio che l’atto contenga perlomeno ampi margini di ambiguità ?

Scelte pastorali. Di codesta formula magica sono piene le bocche e i documenti fin dal Concilio Vaticano II. Tutti pretendono di essere buoni pastori. Ma il Buon Pastore è uno, Gesù Cristo, il quale tiene 99 pecorelle al sicuro, e va a cercare quella sola che si è smarrita. Chi è mercenario e chi non è pastore, invece, se ne infischia delle 99 pecorelle, le lascia allo sbando dove che sia, arrendevole o connivente con i lupi, e poi se ne va a zonzo a recitare il mantra “pecorella smarrita, pecorella smarrita” davanti alle greggi degli altri; e se per puro caso qualcuna di tali pecorelle gli dice: “Riportami al tuo ovile”, lui risponde : “Ah, non lo so qual è il mio ovile, stattene qui con i tuoi pastori (con Scalfari magari) , che ci stai tanto bene”.

Il Gualdo esalta la scelta pastorale di responsabilizzare i vescovi e il clero nell’applicazione del motu proprio. Proprio lui, che ha scritto volumi interi di critiche sociologicamente feroci e teologicamente caritatevoli contro gli attuali vescovi (ignoranti, superficiali, conformisti, sbracati e ignavi), e contro gli attuali preti (avidi, pavidi, meschini, burini), e contro i seminari ribattezzati sarcasticamente pretifici. Giudizi suoi, non miei. Leggete direttamente lui, molto più efficace e mordace della mia sintesi.

E a clero siffatto, si dà il potere delle Chiavi ? Legare e sciogliere ? Il Sacramento del Matrimonio ?   Ma ha letto il Gualdo che cosa stanno facendo e faranno cardinali e vescovi e teologi, al sacramento del Matrimonio, nell’occasione e nella sede del Sinodo ?

Suvvia (dice l’ottimista), ci saranno pure, nel motu proprio, paletti rigorosi entro i quali siano contenuti e impediti gli arbitrii. Magari. Basti qui dire (prescindendo da analisi più complete) che nell’elenco delle cause di nullità del matrimonio c’è … eccetera ! In un testo giuridico la parola Eccetera ? Può esistere enormità peggiore ? È già pronta la schiera gaudente degli “ecceteristi” , che si inventeranno le situazioni più variegate e strampalate, per ottenere una dichiarazione di nullità; tanto sono coperti da “eccetera”.

Non oso fare esempi, perché già so che la realtà supera la fantasia.

Tattica radicale. Per giustificare l’opportunità e la necessità del motu proprio , il Gualdo adotta la collaudata tattica dei radicali. Elenca con enfasi casi estremi, casi pietosi, casi raccapriccianti, per spingere il lettore a un assenso quasi obbligato. Ma, dicono a Verona, “peso el tacòn del buso”, peggio la pezza che lo strappo. Elenca, il Gualdo, casi evidentissimi di sposi che ignorano o disprezzano ogni più elementare nozione o adesione sul Sacramento matrimoniale, sui comandamenti cristiani, sui dogmi fondamentali della Fede, sulla soprannaturalità della Chiesa. Ergo, conclude trionfante il Gualdo, che Sacramento hanno mai potuto celebrare costoro ? È evidentemente nullo.

Sì, certo, sono d’accordo. Ma al Gualdo vorrei porre qualche domanda. Per cominciare, se tali persone sono totalmente estranee alla fede, che gliene importa della dichiarazione della Chiesa ? Atto insignificante di un ente insignificante. Facciano il divorzio civile, dato che per loro è una grande conquista di civiltà.

Forse vogliono la dichiarazione della Chiesa, per potersi di nuovo sposare in una chiesa-museo, con annessi scenografici ? E che interesse ha la Chiesa, già gabbata una volta, a farsi di nuovo reiteratamente prendere in giro ? Facciano il matrimonio civile (per quello che può valere oggi fare o non fare un matrimonio). E per il servizio fotografico e cinematografico, oggi si possono creare dal nulla le scenografie più fastose e esotiche, che bisogno c’è di entrare fisicamente in una chiesa polverosa ?

O non sarà quel bel comodo di avere una dichiarazione (come dice il motu proprio) gratis ? Ma allora sarebbe vero che i preti fanno dumping e concorrenza sleale al divorzio laico. E pensare che Gratis vuol dire Per Grazia, ma qui non si vede traccia della Grazia di Dio. Abbiamo (veh che progresso) il divorzio che costa meno del matrimonio. Proprio come l’aborto è gratuito e costa meno della gravidanza e parto. Parallelo per niente inappropriato e non casuale.

Altre domande un po’ più serie: come sono arrivate le nostre popolazioni un tempo cristiane, ai conclamati livelli di ignoranza religiosa ? E come sono arrivati, tali esemplari, a celebrare matrimoni in chiesa ? Perfino Don Abbondio sapeva bene in latinorum e in volgare quali e quanti adempimenti e accertamenti incombano al parroco prima di celebrare un matrimonio. Siamo davvero ridotti al punto di doverci augurare preti all’altezza (si fa per dire) di Don Abbondio ?

Evidentemente nella pastorale ecclesiastica espressa in tanti bei documenti e piani (la documentite la chiama Messori), ci sono quantomeno grosse lacune. E a pastori cotali, incapaci o disinteressati a formare il popolo cristiano (e in particolare il proprio stesso clero), consentiremo di disfare a piacimento le famiglie cellule vitali del popolo ?

Il Gualdo, con codesta sua tattica dei casi limite, si è messo per una brutta china; quella che ha condotto il mondo (con la sapiente strategia definita Finestra di Overton) ad accettare gradualmente il divorzio, e l’aborto, e l’omosessualità e le aberrazioni estreme, e la dissoluzione di ogni vincolo, la guerra permanente, la soppressione di ogni protezione per il cittadino, per lo straniero, per l’essere umano.

Eresia. Se mai il Gualdo fosse arrivato a leggere fino qui (ne dubito) mi avrà bello e classificato, come è suo costume, tra gli eretici. Mi duole di dover restituire la definizione al mittente. Distribuire patenti di eretico a destra e a destra (ripetizione voluta) non tocca a lui. La sua formula sbrigativa, insistita e enfatizzata “I Lefebvriani sono eretici” non ha senso.

Intanto bisognerebbe definire il soggetto. Lefebvriani chi ? Il Gualdo certamente vi comprende stricto sensu i membri della Fraternità sacerdotale San Pio X. Ma poi ci attacca anche tutti i fedeli che sistematicamente o saltuariamente frequentano le opere della fraternità. E poi non lo dice, ma fa capire che ci mette dentro volentieri tutti i cattolici “tradizionali” (sempre con mille virgolette), eccettuato Antonio Socci perché è amico suo.

Nei tempi bui dell’Inquisizione (un faro di civiltà giuridica, rispetto a oggi) i presunti eretici venivano esaminati e giudicati singolarmente, ciascuno per le proprie convinzioni, e non già all’ammasso. Avere una più o meno esplicita, oppure nessuna in particolare, simpatia per monsignor Lefebvre, non qualifica minimamente l’ortodossia o l’eresia di un cattolico. Soprattutto se si considera che né mons. Lefebvre, né coloro che si richiamano al suo insegnamento, hanno mai negato o discusso nemmeno una virgola di un dogma della fede cattolica, compreso e anche bene in evidenza il dogma dell’infallibilità del Papa, così come definito dal Concilio Ecumenico Vaticano I. Come dunque può essere eretico un maestro perfettamente ortodosso ? Come, i suoi fedeli discepoli ? E come possono essere eretici quelli che nemmeno sono suoi discepoli, quelli che non lo hanno per superiore e fondatore, ma che egualmente accettano e aderisconoin toto al dogma cattolico ? Che se poi qualcuno individualmente non corrisponde a tale profilo di ortodossia, sia giudicato e sanzionato dall’autorità canonica, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Così dice la disciplina ecclesiastica. A parte il fatto che non si ha notizia di alcuna sanzione dell’ autorità canonica per i Mancuso, e per i Bianchi , e …e…e… sarebbe lunga !

Ma non si può negare che mons. Lefebvre, benché buon maestro in dottrina, abbia tuttavia violato alcuni ordini e alcune proibizioni ricevute. Lo chiameremo dunque non già eretico, ma scismatico ?

Nemmeno questo si può dire. Scismatico è colui che coscientemente ed esplicitamente si fa una chiesa tutta sua, separata dalla Chiesa Cattolica. Quando mai monsignor Lefebvre si è sognato di separarsi dalla Chiesa Cattolica ? Quando mai ha fatto come certi autorevoli cardinali tedeschi, che chiacchierando come al bar dichiarano : “Non siamo una succursale di Roma; faremo come ci pare indipendentemente dal Sinodo.” ?

Lo stesso Gualdo rivendica per sé il diritto di criticare certe scelte “pastorali” del Papa. Non è mica il solo, ad avere e ad esercitare tale diritto. E lui certamente non vorrebbe essere chiamato né eretico né disobbediente. Lasci dunque alla coscienza rettamente formata di cristiani sinceri, che non prendono lezioni né da Scalfari né da Enzo Bianchi, di decidere se vogliono essere pecorelle di Gesù Cristo o pecorelle di George Orwell.

   





FOCUS
di Lorenzo Bertocchi
Papa Francesco
 

A domanda precisa, risposta precisa. Quando la giornalista portoghese ha chiesto al Papa se il recente Motu proprio è stato fatto anche pensando al Sinodo e al Giubileo sulla Misericordia, Francesco ha risposto così: «É tutto collegato». In questi ultimi giorni papa Francesco è stato “ospite” di due trasmissioni radiofoniche, la prima è andata in onda in Portogallo, all'emittente portoghese Renascenza, la seconda in Argentina.


A domanda precisa, risposta precisa. Quando la giornalista portoghese ha chiesto al Papa se il recente Motu proprio è stato fatto anche pensando al Sinodo e al Giubileo sulla Misericordia, Francesco ha risposto così: «É tutto collegato». In questi ultimi giorni papa Francesco è stato “ospite” di due trasmissioni radiofoniche, la prima è andata in onda in Portogallo, la seconda in Argentina. Così il Pontefice conferma di apprezzare questo modo di parlare direttamente alla gente, utilizzando i mezzi di comunicazione senza troppe attenzioni all'etichetta e al protocollo. La lunga intervista concessa all'emittente portoghese Renascenza è stata pubblicata sul sito della radio nella sua versione integrale. Alcuni passaggi sono utili per comprendere questioni di stretta attualità ecclesiale.

A proposito del recente Motu proprio che modifica il diritto canonico nel riconoscimento di nullità dei matrimoni, il Pontefice ha detto che questo è legato indirettamente ai contenuti della lettera scritta a monsignor Fisichella a proposito del Giubileo della Misericordia. E il legame è rappresentato, appunto, dallo stesso Giubileo. «Semplificare», ha detto il Pontefice, «facilitare la fede al popolo. E la chiesa è madre...»
Perché dall'anno dedicato alla misericordia papa Francesco si aspetta «che vengano tutti! Che vengano e sentano l'amore e il perdono di Dio!».  

In senso più stretto il Motu proprio, dice il Pontefice, ha la funzione di «semplificare i processi nelle mani del vescovo. Un giudice, un difensore del vincolo, solo una sentenza, perché fino ad ora ci sono state due sentenze. No, ora una sola. Se non c'è appello questo è tutto. Se c'è appello si va alla Chiesa metropolita, più velocemente. E poi la gratuità dei processi». E poi il passaggio che abbiamo riportato in apertura, ossia il fatto che la semplificazione dei processi per il riconoscimento di nullità dei matrimoni «è collegato» al prossimo Sinodo e nell'orizzonte del Giubileo.

«Vi chiedo di pregare molto per il Sinodo», ha detto Francesco. Il punto di partenza della discussione in aula, come ovvio, sarà l'Instrumentum laboris. «Speriamo molte cose, perché, evidentemente, la famiglia è in crisi. I giovani non si sposano. Oppure, con questa cultura del provvisorio, dicono “o convivo, o mi sposo, ma solo finché dura l'amore, poi ciao...».

E cosa dire, ha domandato la giornalista, a quelli che vivono una morale contraria alle indicazioni della Chiesa e che hanno questa ansietà di essere perdonati? «Il Sinodo parlerà di tutte le possibilità per aiutare queste famiglie. Una cosa è chiara – e che Papa Benedetto XVI ha detto chiaramente: le persone che vivono una seconda unione non sono scomunicati, e devono essere integrate nella vita della Chiesa. Questo è diventato chiarissimo. E io, l'altro giorno, nella catechesi l’ho spiegato chiaramente: avvicinarsi alla Messa, alla catechesi, nell'educazione dei figli, nelle opere di carità,... ci sono mille cose, giusto?». 

Da queste parole del Santo Padre possiamo semplicemente annotare la chiave di lettura del “collegamento” che c'è tra il Motu proprio recentemente pubblicato, il Sinodo e l'anno giubilare della Misericordia.
Una zelante esigenza di somministrare il perdono a chiunque lo richieda con cuore sincero, per ritrovare la comunione con il Salvatore. Il dibattito al Sinodo però sarà acceso, perché il rapporto tra verità e misericordia è delicato e non può essere ridotto a una pacca sulla spalla. Ne va del perdono e, quindi, della “salvezza delle anime” che, come ha scritto lo stesso Papa Francesco nel recente Motu proprio, è «guida» per la Chiesa. 







[Modificato da Caterina63 21/09/2015 00:49]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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