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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (4)

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2016 11:25
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01/04/2016 19:36
 
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Lutero, Cantalamessa, e la Resurrezione dal modernismo


 



 



 
L'ultima predica del venerdì santo 2016, pronunciata nella basilica di S. Pietro dal P. Raniero Cantalamessa, contiene affermazioni che feriscono profondamente il cuore dei buoni cristiani.
Si tratta di un'interpretazione falsa della dottrina della giustificazione di Lutero, ascrivendo allo stesso eresiarca un merito, quando invece il suo pensiero in materia è un grandissimo errore contro la Misericordia divina.
Riporto le gravi affermazioni del Predicatore della Casa Pontificia:
"…la giustizia di Dio è l’atto mediante il quale Dio rende giusti, a lui graditi, quelli che credono nel Figlio suo. Non è un farsi giustizia, ma un fare giusti.
Lutero ha avuto il merito di riportare alla luce questa verità, dopo che per secoli, almeno nella predicazione cristiana, se ne era smarrito il senso. E’ di questo soprattutto che la cristianità è debitrice alla Riforma, di cui il prossimo anno ricorre il quinto centenario. “Quando scoprii questo, scrisse più tardi il riformatore, mi sentii rinascere e mi pareva che si spalancassero per me le porte del paradiso”. Ma non sono stati né Agostino né Lutero a spiegare così il concetto di “giustizia di Dio”; è la Scrittura che lo ha fatto prima di loro…"
Perché queste affermazioni sono così gravi? 
 
Quando insegno il catechismo ai bambini della I Comunione, e devo loro spiegare cosa vuol dire che la Grazia ci fa santi, faccio loro questo esempio:
"Una ricca signora aveva nella sua villa due domestiche: una si chiamava Linda l'altra Polverosa. Quando Polverosa spazzava, non avendo voglia di portare via la sporcizia, la nascondeva sotto il tappeto. Invece Linda puliva a fondo e portava via subito nell'inceneritore lo sporco raccolto. Chi delle due è la domestica migliore?"
I bambini rispondono in coro: "Linda!"
 
Al che pongo una seconda domanda:
"Secondo voi, quando Gesù ci lava con il suo Sangue nel Battesimo e nella Confessione, distrugge i nostri peccati per davvero, oppure li mette sotto un tappeto, facendo finta di 
non vederli?"
E i bambini in coro: "Li distrugge!"
 
Adesso traduco il tutto per i lettori "grandi". Polverosa rappresenta la dottrina della giustificazione di Lutero, l'imputazione estrinseca della giustizia: secondo questa teoria (1), il buon Dio non distruggerebbe i peccati dell'uomo, ma gli imputerebbe - estrinsecamente e arbitrariamente - la sua giustizia; è così il predestinato (colui a cui è capitato in mano il più fortunato dei gratta e vinci, nella lotteria del servo arbitrio) si ritrova ad essere simul iustus et peccator, nello stesso tempo giusto e peccatore.
La giustificazione dell'uomo si riduce così ad essere un velo pietoso su un cadavere putrefatto.
 
Come può permettersi di asserire,  il noto frate cappuccino, che "Lutero ha avuto il merito di riportare alla luce questa verità"?
 
Ad errore particolarmente grave, lo Spirito Santo ha suggerito a suo tempo un formidabile antidoto: il decreto sulla giustificazione (la Linda dell'aneddoto), promulgato dal Concilio di Trento, in data 13 gennaio 1547:
"Mediante la libera accettazione della grazia, l'uomo da ingiusto diventa giusto, da nemico amico, ed erede secondo la speranza della vita eterna".
Possiamo e dobbiamo dunque credere fermamente che il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, ogni qual volta gli chiediamo perdono, distrugge radicalmente i nostri peccati, bruciandoli nel fuoco della fornace ardente della carità del suo Cuore; giacché una sola goccia del suo Sangue - che pur Egli ha voluto versar tutto quanto ne scorreva nel suo Corpo -salvum facere totum mundum quit ab omni scelere, può salvare tutto il mondo (e non solo pochi predestinati), da ogni peccato (numero, genere, varietà e profondità di radicamento nell'anima).
 
Questo i cattolici credono; Lutero non lo ha mai creduto.
 
Il pensiero di Lutero, tanto decantato dal P. Cantalamessa, è quanto di più subdolo si possa opporre alla vera Misericordia di Dio, quasi che questa possa lasciare il peccatore nella sua miseria, simul obiectum misericordiae et peccator; la vera misericordia non è quella che semplicemente ha compassione di Maria di Magdala, ma quella che ha fatto di lei un grandissima santa, avendone cacciato sette demoni; è quella che ha fatto sì che il ladrone Disma, che aveva riconosciuto la giustezza del supplizio a cui era sottoposto, entrasse per primo in Paradiso tra i figli di Adamo; è quella che ha fatto, del soldato che ha colpito - a nome di tutta l'umanità peccatrice - il Divin Cuore, San Longino...
 
La radicale sfiducia nella grazia di chi ha pur fatto del sola gratia la sua bandiera, fa capolino negli interventi di chi vuole sovvertire la dottrina della Chiesa sull'Eucarestia e sul matrimonio; si rivede un radicato pessimismo nei confronti di quei fratelli verso i quali si vorrebbe esercitare la misericordia. Da un lato le persone con tendenza omosessuale e i divorziati risposati sarebbero soggetti ad una concupiscenza invincibile - sempre di sapore luterano - giansenista -, per cui si ha persino paura a proporre loro la Verità di Cristo; dall'altro lato si dimentica che non c'è più nessuna condanna per coloro che sono di Cristo Gesù, che cioè la Misericordia di Dio non solo ci accoglie come siamo (lasciandoci simul iusti et peccatores), ma ci  vuole veramente liberare, guarire, bruciare il nostro stato di peccato... far di noi dei grandi santi.
 
"Anziché gustarmi il gaudio della Resurrezione - mi vien da dire - mi ritrovo con le mani in mezzo alla sporcizia?"
Mi rispondo: "Gesù, attendo in questa notte non solo la Tua Resurrezione, ma anche quella della tua Chiesa. Lo so che questa, a differenza Tua, non è mai morta e non può morire; ma come il Tuo Corpo unito alla Divinità giaceva tutto legato dalle bende, così il Corpo della Chiesa, pur non esanime, giace come legato dai lacci del modernismo.
Come il Tuo Corpo reale è passato attraverso le bende, che non lo hanno potuto imprigionare, così  il Tuo Corpo mistico possa svincolarsi oggi dai lacci del modernismo.
 
Buona Pasqua a tutti!
 
NOTE
 
(1) Riprendo qui ampi stralci di un mio precedente articolo: L'imputazione estrinseca della misericordia.






 

Müller, Riforma: nulla da celebrare per i cattolici
Non c’è nessuna ragione, per un cattolico, per celebrare l’inizio della Riforma protestante. Questa è l’opinione espressa dal Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhard Müller.

 
 

Non c’è nessuna ragione, per un cattolico, per celebrare l’inizio della Riforma protestante. Questa è l’opinione espressa dal Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhard Müller, in una lunga intervista-libro “Informe sobre la Esperanza”. I cattolici, ha detto il porporato “non hanno nessuna ragione per celebrare” l’inizio della Riforma.  

Il 31 ottobre 1517 è la data, normalmente considerata l’inizio del movimento protestante; l’anniversario verrà celebrato con particolare solennità quest’anno. “Noi cattolici non abbiamo nessuna ragione per celebrare il 31 ottobre 1517 la data che è considerata l’inizio della Riforma che avrebbe condotto alla rottura della cristianità occidentale”. Fu allora che Martin Lutero rese pubbliche le sue 95 tesi, affisse alla porta della chiesa di Wittemberg. In esse non veniva proposta una separazione dalla Chiesa, ma le tesi ne furono certamente il punto di inizio.  

Afferma il card. Müller: “Se siamo convinti che la divina rivelazione è custodita intera e immutata nella Scrittura e nella Tradizione, nella dottrina della Fede, nei sacramenti, nella costituzione gerarchica della Chiesa per diritto divino, fondato sul sacramento dei sacri ordini, non possiamo accettare che esistano ragioni sufficienti per separarsi dalla Chiesa”.  

E’ probabile che le sue affermazioni faranno rumore, dal momento che fra qualche mese verrà celebrato il primo mezzo millennio dalla Riforma. Fra l’altro, il Pontefice si recherà in Svezia a ottobre per una commemorazione ecumenica insieme con i rappresentanti della Federazione Luterana mondiale e altre confessioni cristiane. Il cardinale ricorda che molti esponenti della Riforma definirono il papa come Anticristo per “giustificare la separazione” dalla Chiesa cattolica. 



Problemi di coscienza in Norvegia per le “nozze gay”

Bernt Ivar Eidsvig

(di Tommaso Scandroglio) Il “matrimonio” gay in Norvegia è legale dal 2009. Di recente la Chiesa luterana ha aperto anche lei le porte alle “nozze” omosessuali, fermo restando la possibilità per ogni pastore di sollevare “obiezione di coscienza” e quindi di rifiutarsi di celebrare il rito.

A motivo di questa apertura e temendo di ricevere pressioni dal governo, il vescovo di Oslo Bernt Ivar Eidsvig ha dichiarato al sito Cns che la Chiesa cattolica norvegese ha chiesto alla Santa Sede il permesso di non celebrare più matrimoni in nome dello Stato. «È evidente che dobbiamo distinguere fra i matrimoni celebrati nella nostra Chiesa e gli altri – ha affermato Mons. Eidsvig –. I politici potrebbero diventare aggressivi contro le chiese che resistono ad officiare queste cerimonie, quindi la migliore opzione è smettere di celebrare matrimoni in nome dello Stato».

Il ragionamento del vescovo di Oslo è chiaro: celebrare matrimoni con effetti anche civili potrebbe in futuro esporre a pressioni i sacerdoti in merito alle “nozze” gay. Meglio allora troncare questa collaborazione. In merito poi alla decisione della Chiesa luterana, Mons. Eidsvig ha sottolineato che nonostante ci sia la volontà di «mantenere buone relazioni con la chiesa luterana, non capiamo la loro decisione e speriamo che ci ripensino».

Infine Eidsvig e altri leader protestanti hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui si afferma che il “matrimonio” omosessuale viola «non solo la visione cristiana del matrimonio, ma anche quella storica e universale». La preoccupazione di Mons. Eidsvig è la medesima che aveva espresso tempo fa l’arcivescovo scozzese Philip Tartaglia il quale, all’indomani del varo della legge sui “matrimoni” gay nel suo Paese, aveva rilasciato la seguente dichiarazione: «Non si può escludere l’eventualità che, in futuro, alcune persone avvieranno un’azione legale contro un prete cattolico o la stessa Chiesa, perché non saranno disposte a celebrare matrimoni gay».

In giro per il mondo ci sono già segnali che potrebbero far prevedere future pressioni dei governi sulle varie confessioni religiose al fine di obbligare i ministri di culto a celebrare le “nozze” gay. Nel 2013, poco dopo che il governo inglese aveva legittimato i “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, un suddito di Sua Maestà aveva citato in giudizio una parrocchia anglicana perché il parroco si era rifiutato di celebrare le “nozze” tra lui e il suo compagno.

Una causa simile è in corso negli States, dove un abitante di Coeur d’Alene, nell’Idaho, ha trascinato in giudizio i pastori Donald e Evelyn Knapp perché non vogliono aprire le porte della loro cappella nuziale ad una coppia omosessuale. I sacri e laicissimi principi della separazione tra Stato e Chiesa e della libertà individuale (tra cui quella religiosa) potrebbero sciogliersi come neve al sole dell’ideologia gender.

Il divieto di discriminazione potrebbe avere la meglio su principio di laicità dello stato. Anzi a ben vedere questo stesso principio usato mille volte per limitare la libertà della Chiesa cattolica, per costringerla a non esprimersi su questioni come l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione artificiale, il divorzio, l’educazione nelle scuole, ora rivelerebbe il suo vero volto, il volto di uno stato statalista il quale non solo stringe all’angolo le confessioni religiose, rinchiudendo la pratica di fede nell’angusto perimetro della vita privata, ma facendo violenza alle stesse obbligandole ad importare riti e regole (in) civili. L’evoluzione del fenomeno “matrimonio” gay mette dunque in evidenza una dinamica classica di ogni ideologia fatta propria dal potere di una nazione: togliere spazio alla libertà religiosa e sostituire quello spazio mancante con buone dosi di pratiche contrarie alla fede e alla morale naturale.

La proposta di Mons. Eidsvig allora potrebbe essere non solo opzione obbligata ma addirittura scelta provvidenziale. Infatti ricorderebbe a tutti che l’unico matrimonio esistente per il battezzato è quello sacramentale, cioè celebrato in forma canonica, e che quello civile ha un’importanza secondaria; che gli effetti giuridici del matrimonio per i battezzati si generano dal matrimonio sacramentale e non viceversa; che è opportuno recidere alcuni cordoni ombelicali tra Chiesa e Stato quando attraverso essi il veleno di idee contro Dio e l’uomo può infettare tutta la vita della Chiesa e che lo Stato è a servizio delle vere esigenze dell’uomo e non delle sue perversioni.

Da ultimo la proposta del vescovo di Oslo implicitamente pone alla coscienza di tutti i credenti questa domanda: cosa hanno a che far i cattolici e la stessa Chiesa cattolica con questi Stati che varano leggi per sterminare i bambini nel ventre delle madri, per sopprimere i moribondi nei letti degli ospedali, per uccidere i matrimoni con il divorzio, per fabbricare esseri umani in provetta, per favorire la pornografia e la prostituzione, per esautorare i genitori dall’educazione dei propri figli e infine per “unire in matrimonio” due persone omosessuali?

(Tommaso Scandroglio)



[Modificato da Caterina63 28/04/2016 17:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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