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800 anni Giubileo dei Domenicani Il Papa dice loro grazie per ciò che siete e fate

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2017 11:04
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05/07/2016 10:51
 
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"La celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria nel giorno 22 luglio, sarà elevata nel Calendario Romano generale al grado di festa".

Con queste parole si è espresso il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti pubblicando il relativo decreto il 3 giugno 2016. Visto che siamo anche dentro il Giubileo Domenicano, vogliamo allora approfondire, brevemente, la storia e il culto di questa grande Santa, che la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione, e che è Patrona dell'Ordine dei Predicatori.

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22 luglio Festa di
Santa Maria Maddalena
Patrona dell'Ordine dei Predicatori

in video a cura del

Movimento Domenicano del Rosario

"La celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria nel giorno 22 luglio, sarà elevata nel Calendario Romano generale al grado di festa". Con queste parole si è espresso il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti pubblicando il relativo decreto il 3 giugno 2016. Visto che siamo anche dentro il Giubileo Domenicano, vogliamo allora approfondire, brevemente, la storia e il culto di questa grande Santa, che la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione, e che è Patrona dell'Ordine dei Predicatori.

Maria Maddalena è sempre stata riconosciuta una grande Santa nella Chiesa ma è anche vero, purtroppo, che furono le farneticazioni di Dan Brown col suo perverso romanzo Il Codice da Vinci, che molti presero alla lettera come testo storico, ad aver avuto maggior eco in questi tempi, nel quale la Maddalena viene fatta passare per “moglie di Gesù”… e il famoso santo Graal non sarebbe il tanto bramato calice dell’Ultima Cena, ma la Maddalena stessa. Qui non vogliamo parlare di questo e perciò vi invitiamo a leggere il libro tascabile del domenicano padre Giorgio Maria Carbone, nel quale ricostruisce tutto il percorso storico e teologico della Maddalena nei Vangeli e nella tradizione della Chiesa.

Qui, piuttosto, ci piace ripetere con San Tommaso d’Aquino che la Maddalena è apostolorum apostola, apostola degli Apostoli poiché a loro annuncia i fatti della Risurrezione che, a loro volta, essi annunceranno a tutto il mondo. La Chiesa fin dai primi secoli ha riservato a Maria Maddalena un posto speciale, una devozione mirata e attenta, un affetto profondo perché, come dicono i Padri, ella ha da sempre incarnato l'immagine della Chiesa in cammino, missionaria, delle Membra che grazie al suo annuncio si convertono al Risorto.

Così sintetizza Benedetto XVI all'Angelus del 23 luglio 2006:
"Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di santa Maria Maddalena, discepola del Signore, che nei Vangeli occupa un posto di primo piano. San Luca la annovera tra le donne che avevano seguito Gesù dopo essere state "guarite da spiriti cattivi e da infermità", precisando che da lei "erano usciti sette demoni" (Lc 8, 2). Maddalena sarà presente sotto la Croce, insieme con la Madre di Gesù e altre donne.

Sarà lei a scoprire, al mattino del primo giorno dopo il sabato, il sepolcro vuoto, accanto al quale resterà in pianto finché non le comparirà Gesù risorto (cfr Gv 20, 11). La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell'esperienza dell'umana debolezza, ha avuto l'umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte."

In un altro Angelus del 22 luglio 2012, ascoltiamo ancora questo:
"Tra le «pecore perdute» che Gesù ha portato in salvo c’è anche una donna di nome Maria, originaria del villaggio di Magdala, sul Lago di Galilea, e detta per questo Maddalena. Oggi ricorre la sua memoria liturgica nel calendario della Chiesa. Dice l’Evangelista Luca che da lei Gesù fece uscire sette demoni (cfr.Lc.8,2), cioè la salvò da un totale asservimento al maligno. In che cosa consiste questa guarigione profonda che Dio opera mediante Gesù? Consiste in una pace vera, completa, frutto della riconciliazione della persona in se stessa e in tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri, con il mondo..."

San Gregorio Magno ha parole straordinarie per colei che fece di Cristo l’unica ragione di vita. «Ella si recò la Domenica di Pasqua al Sepolcro, con gli unguenti, per onorare il Signore. Ma non lo trovò: “stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva” (Gv.20,10-11). In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d’amore aveva invaso l’anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. (…) Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell’opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: “Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato” (Mt.10, 22)....

“Donna perché piangi? Chi cerchi?” (Gv. 20,15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui. “Gesù le disse: Maria!” (Gv. 20,16). Dopo che l`ha chiamata con l’appellativo generico (…) senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale».

Maria si risveglia dall’incubo: «Rabbunì!» (Maestro!). L’umile penitente Maddalena, diventa testimone del trionfo del Crocifisso. Ora vorrebbe stare lì, in adorazione, e invece no: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv.20, 17). Porterà Lei l’annuncio agli Apostoli.
(Cristina Siccardi dal sito Santi&Beati)

Nel 1200 gli Ordini mendicanti allora nascenti, nutrivano una significativa devozione verso santa Maria Maddalena e associarono spesso la figura di questa discepola di Cristo alle loro attività. Anche l'Ordine di san Domenico, approvato dal Papa nel 1216, fu legato fin dalle sue prime generazioni di Frati alla figura di santa Maria Maddalena tanto che, nel Capitolo generale del 1297, la proclamarono Patrona dell'Ordine.

Anche Santa Caterina da Siena la ebbe come patrona. Fin da piccola ella dimostrava una devozione particolare per Maria Maddalena, e faceva di tutto per imitare lo stile di penitenza e l'amore verso il Cristo. Nella biografia narrata dal beato Raimondo da Capua il Signore stesso, apparendo a santa Caterina, le affidò la Maddalena come madre e guida sicura, ricevendo le sue apparizioni con immensi benefici per l'anima.

Infine, sotto l'ispirazione di questa grande Santa, sorsero numerosi monasteri maschili e femminili, ed eremi. Sotto il suo patrocinio sorsero innumerevoli opere di misericordia come ospedali, lebbrosari, pie fondazioni, mense e, fatto singolare nella Chiesa e nelle società di tutti i tempi, case per accogliere le prostitute rinate a vita nuova e per dar loro nuove prospettive di vita decorosa. Tanto ha sempre ispirato la vera devozione all'intercessione di santa Maria Maddalena e che forse molti, troppi, hanno dimenticato.

«Ogni cristiano rivive l’esperienza di Maria di Magdala. È un incontro che cambia la vita: l’incontro con un Uomo unico, che ci guarisce del tutto e ci restituisce la nostra dignità. Ecco perché la Maddalena chiama Gesù “mia speranza”: perché è stato Lui a farla rinascere, a donarle un futuro nuovo, libera dal male. “Cristo mia speranza” significa che ogni mio desiderio di bene trova in Lui una possibilità reale: con Lui posso sperare che la mia vita sia buona e sia piena, eterna, perché è Dio stesso che si è fatto vicino fino a entrare nella nostra umanità».
(Messaggio Urbi et orbi, Santa Pasqua, 8 aprile 2012)

Cari amici, queste parole ci fanno vibrare il cuore, perché esprimono il nostro desiderio più profondo, dicono ciò per cui siamo fatti: la vita, la vita eterna! Sono le parole di chi, come Maria Maddalena, ha sperimentato Dio nella propria vita e conosce la sua pace. Parole più che mai vere sulla bocca della Vergine Maria, che già vive per sempre nei pascoli del Cielo, dove l’ha condotta l’Agnello Pastore. Maria, Madre di Cristo nostra pace, prega per noi!
(Benedetto XVI Angelus 22.7.2012)







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23 agosto Santa Rosa da Lima

Dire "Santa Rosa da Lima" fa scattare, senza dubbio, una conoscenza amica, una grande Santa ma... ci siamo mai chiesti per quale motivo è diventata così grande e Santa? Rosa da Lima ha sofferto di tutto fin da bambina, e seppur è vero che il Signore l'aveva prediletta con grazie e consolazioni, è lei che ci insegna come dobbiamo vivere la sofferenza: non con mera rassegnazione, ma come ringraziamento e strumento per ottenere da Dio ogni favore. Rosa ha fatto della sofferenza la "perla preziosa", il tesoro del campo, il dono più grande che Dio potesse darle. Ascoltiamo la sua vita, la sua testimonianza e pure alcuni consigli che ci offre ancora oggi, e chiediamole di aiutarci a conseguire gli stessi traguardi.

gloria.tv/video/WR3EN6EcT9ZX5SHbhxbvwgk2K

Movimento Domenicano del Rosario

Con Rosa da Lima giochiamo davvero in casa. Parliamo infatti di una grande Santa domenicana che seppe conquistare il cuore di milioni di persone, ancora oggi. Pensate che, beatificata nel 1668, due anni dopo fu insolitamente proclamata patrona principale delle Americhe, delle Filippine e delle Indie occidentali: si trattava di un riconoscimento singolare dal momento che un decreto di Papa Urbano VIII del 1630 stabiliva che non potessero darsi quali protettori di regni e città persone che non fossero state canonizzate. Ci pensò il 12 aprile 1671 Papa Clemente X, la prima canonizzata del Nuovo Mondo.

Il suo modello di vita fu Santa Caterina da Siena. Come lei, vestì l'abito del Terz'ordine domenicano, a vent'anni, per poter esercitare più liberamente, quello stile di vita evangelico sobrio fatto di preghiera, sacrifici, penitenze e carità ai bisognosi. Rosa nasce a Lima il 20 aprile 1586, decima di tredici figli, in una nobile famiglia di origine spagnola. Ben presto la piccina fu prevenuta in modo straordinario dalla grazia di Dio, che supplì alla educazione dei collerici e maneschi genitori assai più preoccupati del benessere temporale che di quello spirituale dei figli.

La sua alta spiritualità non fu capita dalla madre, Maria Oliva, la quale, ritenendo riprovevoli difetti le sue buone qualità, pur piccina la percuoteva rabbiosamente; dai fratelli, i quali, invece di proteggerla, la chiamavano bacchettona e ipocrita; dai parenti, i quali, invece di ammirarla, la canzonavano e deridevano. Rosa imparò a soffrire senza un lamento sia i rimbrotti dei familiari che le infermità. A 3 anni la mamma, chiudendo un forziere, le pestò inavvertitamente un pollice delle mani. Alla domanda del medico se la loro figlia avesse pianto, i genitori risposero mortificati: "Essa non si lagna, né piange mai: è una piccina strana".

Con uguale fortezza d'animo, la Santa sopportò le cure per estirpare un ascesso che le si era formato in un orecchio; un polipo che le era spuntato nelle cavità nasali; delle pustole e delle croste che le si erano formate sulla testa e che la madre aveva creduto di guarire con l'applicazione di polvere di arsenico. "Come hai potuto sopportare simile tortura?" le chiese costernata la mamma. Sollevando gli occhi all'immagine dell'Ecce homo che sovrastava il suo letto, le rispose con semplicità: "I dolori della Sua corona di spine erano ben più vivi".

Arrivò anche il giorno in cui la famiglia cadde in disgrazia. Perdendo ogni agio Rosa dimostra subito la propria fede granitica aiutando i genitori nei lavori più umili, e sempre con spirito gioioso, senza mai lamentarsi, anzi, incoraggiando i familiari a lodare sempre Dio in ogni occasione, buona o cattiva che fosse. Riuscì anche ad allestire, nella casa materna, una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Questa iniziativa è stata considerata come «l’inizio dei servizi sociali in Perù».

Rosa, già adolescente, detestava le vanità e la menzogna. Costretta dalla madre a porsi sul capo delle rose per trovare marito (si racconta che fosse davvero molto bella di aspetto), trovò il modo di sistemare tra di esse un serto di spine che le pungevano di continuo. Talora la mamma l'adornava come una sposa e le insegnava a danzare, ma Rosa restava immobile anche quando la mamma le gridava inviperita: "Danza, idiota! Muovi i passi, testa di mula!".

Sovente dagli insulti passava alle verghe, ma i risultati erano gli stessi. Il confessore più volte dovette intervenire per fare comprendere all'insensata genitrice che Rosa era un'anima privilegiata e che doveva quindi seguire le mozioni dello Spirito Santo. Ripetutamente i genitori la percossero perché alle loro proposte di matrimonio rispondeva timidamente: "Non posso, non posso!" Dio la voleva nel Terz'ordine Domenicano. Glielo fece capire durante una processione in onore di Santa Caterina da Siena. I familiari non le si opposero più, perché comunque sarebbe rimasta in casa ad aiutarli.

Santa Rosa, che aveva studiato con impegno, aveva una discreta cultura ed aveva appreso l'arte del ricamo. Ebbe modo di leggere qualcosa di Santa Caterina da Siena. Subito la elesse a propria madre e sorella, facendola suo modello di vita, apprendendo da lei l'amore per Cristo, per la sua Chiesa e per i fratelli indios. Sempre come Caterina, fu resa degna di soffrire la passione del Suo divino Sposo, ma provò pure la sofferenza della “notte oscura” che durò, pensate, ben 15 anni.

Ebbe anche lo straordinario dono delle nozze mistiche. Fu arricchita dal suo Celeste Sposo altresì di vari carismi come quello di compiere miracoli, della profezia e della bilocazione. Ma questi doni celesti erano le consolazioni di una vita di immensi sacrifici per la salvezza delle anime e, specialmente, per la difesa degli indios. Con l'Angelo custode ebbe frequenti rapporti visibili e amichevoli. Gli chiedeva consigli nelle difficoltà, gli affidava incarichi e da lui riceveva i necessari aiuti materiali.

I demoni invece fremevano alla vista della vita santa che conduceva. Quasi di continuo la molestavano o la percuotevano violentemente per le numerose anime che sottraeva al loro dominio con l'uso quotidiano dei flagelli e dei cilici foderati di cardi e di punte di spilli, con la pratica notturna della Via Crucis nel giardino, a piedi nudi e con una pesante croce in spalla. Le interne desolazioni furono lo straziante martirio di tanti Santi. Anche Rosa non ne fu risparmiata.

Quando piacque al Signore di fissarla nella luce dell'antica intima unione le divennero abituali le estasi e le visioni. Il Bambino Gesù le appariva spesso sul libro che meditava o sul telaio da ricamo e le diceva: "Come tu sei tutta mia, così io sono tutto tuo". La sua fiducia di appartenere al numero degli eletti era tanta da ritenere superflua al riguardo ogni rivelazione. La statua della Madonna del Rosario innanzi alla quale pregava si animò, e il Bambino Gesù le disse: "Rosa del mio cuore, sii la mia sposa".

A ricordo di quelle mistiche nozze ella si fece fabbricare un anello che consegnò al sacrestano perché lo deponesse sull'altare in cui, il Giovedì Santo, si conservava il SS.mo Sacramento. Con quel gesto voleva significare che desiderava riporre nel sepolcro con Gesù il pegno del suo amore. La mattina di Pasqua, Rosa stava inginocchiata con la madre nella cappella della Madonna del Rosario allorché, d'un tratto, l'anello, sollevandosi nell'aria, andò ad ornarle per tutta la vita il dito.

Dodici ore della giornata le dedicava alla preghiera, dieci al lavoro e alla carità e due soltanto al sonno. Non potendo, a causa dell'insonnia e della prostrazione fisica attendere ai suoi doveri, il medico le prescrisse di non lottare più contro il sonno. Rosa, desolata, supplicò allora la Vergine SS.ma perché fosse per lei la stella mattutina. Da quel giorno la Madre di Dio si assunse l'incarico di destarla al momento opportuno dicendo: "Levati, figlia, ecco l'ora della preghiera".

Tutti questi doni celesti accendevano in Rosa sempre più il desiderio di convertire gli erranti. Diceva sovente: "Se mi fosse dato di predicare, percorrerei tutti i quartieri di questa città a piedi nudi, coperta di cilici e tenendo in mano un Crocifisso". Tante volte fu udita lagnarsi di non potere, a causa del suo sesso, recarsi tra gl'infedeli per portarli alla conoscenza del Vangelo. Tante persone migliorarono i propri costumi alle sue esortazioni. Possedeva il dono di scrutare i cuori e di prevedere il futuro.

Dio ricompensò il suo ardente amore per il prossimo dandole anche il dono dei miracoli. In città non si parlava che delle prodigiose guarigioni da lei operate. Agli stessi suoi familiari moltiplicò il pane, il miele ed i soldi necessari per estinguere un debito. Anche per lei quindi valevano le parole dette dal Signore alla sua maestra Santa Caterina da Siena: "Pensa a me ed io penserò a tè e ai tuoi cari".

Negli ultimi mesi di vita il corpo di Rosa divenne il ricettacolo di mali misteriosi tanto che i medici si stupivano come facesse a vivere. Soltanto la lingua e la mente non le rimasero impedite, motivo per cui fino alla fine poté lodare il Signore e godere di continue estasi. Morì il 24 agosto 1617 dopo aver preso in mano un cero benedetto, sollevato gli occhi al cielo ed esclamato per tre volte: "Gesù, sii con me!". È anche patrona dei giardinieri e dei fioristi. È invocata in caso di ferite, contro le eruzioni vulcaniche ed in caso di litigi in famiglia.

Dopo la sua morte il Capitolo domenicano, il senato e le corporazioni più rispettabili della città accompagnarono il suo corpo al luogo della sepoltura ma la folla di persone che si era radunata era tale che non fu possibile fare il funerale per diversi giorni. Venne seppellita in forma privata nel chiostro della chiesa di S. Domenico, come aveva chiesto, ma in seguito il suo corpo venne trasportato all’interno della chiesa stessa e oggi è interrato nella cripta sotto un altare.

Molti pensano di conoscere Santa Rosa da Lima, ma forse ben pochi conoscono l'autentica vita eroica che visse per conformarsi, ogni giorno di più, a Gesù Crocifisso, aiutata dalla Santissima Madre. Vogliamo concludere ora con alcuni testi tratti dai suoi scritti che ci aiutano a comprendere il valore della sofferenza: "Nessuno si lamenterebbe della croce e dei dolori, che gli toccano in sorte, se conoscesse con quali bilance vengono pesati nella distribuzione fra gli uomini.”

"Il Salvatore levò la voce e disse: Tutti sappiano che la grazia segue alla tribolazione, intendano che senza il peso delle afflizioni non si giunge al vertice della grazia, comprendano che quanto cresce l’intensità dei dolori, tanto aumenta la misura dei carismi. Nessuno erri né si inganni; questa é l’unica vera scala del paradiso, e al di fuori della croce non c’é altra via per cui salire al cielo.”

"Oh se i mortali conoscessero che gran cosa é la grazia, quanto é bella, quanto nobile e preziosa, quante ricchezze nasconde in sé, quanti tesori, quanta felicità e delizie! Senza dubbio andrebbero essi stessi alla ricerca di fastidi e pene; andrebbero questuando molestie, infermità e tormenti invece che fortune, e ciò per conseguire l’inestimabile tesoro della grazia. Questo é l’acquisto e l’ultimo guadagno della sofferenza ben accettata..."

"Ascolta, popolo; ascoltiamo, genti tutte. Da parte di Cristo e con parole della sua stessa bocca vi avverto che non si riceve grazia senza soffrire afflizioni. E’ necessario che dolori si aggiungano a dolori per conseguire l’intima partecipazione alla natura divina, la gloria dei figli di Dio e la perfetta bellezza dell’anima."

Preghiamo: O Dio, che a Santa Rosa da Lima, ardente del Tuo amore, hai ispirato il proposito di rinunziare a un ideale terreno per dedicarsi interamente a Te nell'austerità e nella preghiera; concedi anche a noi di seguire le vie della Vita per dissetarci al torrente delle Tue delizie. Per Cristo nostro Signore. Amen
(dalla Liturgia delle Ore dei Frati Predicatori)

segue il testo in video

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[Modificato da Caterina63 18/07/2016 23:34]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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