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Omelie del Papa da Santa Marta Anno del Giubileo (5)

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2016 15:44
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05/02/2016 16:03
 
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Papa Francesco: Dio vince con lo stile dell’umiltà

Papa Francesco durante l'omelia a Casa S. Marta - OSS_ROM

Papa Francesco durante l'omelia a Casa S. Marta - OSS_ROM

05/02/2016 

Lo “stile di Dio non è lo stile dell’uomo”, perché “Dio vince” con l’umiltà, come dimostra la fine del più grande dei profeti, Giovanni Battista, che preparò la strada a Cristo per poi farsi da parte. È il commento che Papa Francesco ha fatto del Vangelo del giorno, durante l’omelia della Messa celebrata a Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Il “più grande” degli uomini, il “giusto e santo” che aveva preparato la gente all’arrivo del Messia, finisce decapitato nel buio di un cella, solo, condannato dall’odio vendicativo di una regina e dalla viltà di un re succube.

L’ultimo profeta
Eppure così “Dio vince”, commenta Papa Francesco, rileggendo all’omelia il Vangelo che racconta della fine di Giovanni Battista:

“Giovanni Battista. ‘L’uomo più grande nato da donna’: così dice la formula di canonizzazione di Giovanni. Ma questa formula non l’ha detta un Papa, l’ha detta Gesù. Quell’uomo è l’uomo più grande nato da donna. Il Santo più grande: così Gesù lo ha canonizzato. E finisce in carcere, sgozzato, e l’ultima frase sembra anche di rassegnazione: ‘I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro’. Così finisce ‘l’uomo più grande nato da donna’. Un gran profeta. L’ultimo dei profeti. L’unico al quale è stato concesso di vedere la speranza di Israele”.

Il tormento del più grande
Francesco non si ferma all’evidenza dei Vangeli e prova a entrare nella cella di Giovanni, a scrutare nell’anima della voce che ha gridato nel deserto e battezzato folle nel nome di Colui che deve venire, e che adesso è incatenato non solo ai ferri della sua prigionia ma probabilmente, considera il Papa, anche ai ceppi di qualche incertezza che lo logora nonostante tutto:

“Ma ha sofferto in carcere, anche – diciamo la parola – la tortura interiore del dubbio: ‘Ma forse non ho sbagliato? Questo Messia non è come io immaginavo che sarebbe dovuto essere il Messia…’. E ha inviato i suoi discepoli a domandare a Gesù: ‘Ma, dì, dì la verità: sei tu che devi venire?’, perché quel dubbio lo faceva soffrire. ‘Ho sbagliato io nell’annunciare uno che non è? Ho ingannato il popolo?’. La sofferenza, la solitudine interiore di quest’uomo … 'Io, invece, devo diminuire, ma diminuire così: nell’anima, nel corpo … tutto' …”.

Umili “fino alla fine”
“Diminuire, diminuire, diminuire”, così “è stata la vita di Giovanni”, ripete Francesco. “Un grande che non cercò la propria gloria, ma quella di Dio” e che finisce in una maniera “tanto prosaica, nell’anonimato”. Ma con questo suo atteggiamento, conclude il Papa, “ha preparato la strada a Gesù”, che in modo simile “morì in angoscia, solo, senza i discepoli”:

“Ci farà bene leggere oggi questo passo del Vangelo, il Vangelo di Marco, capitolo VI. Leggere quel brano, vedere come Dio vince: lo stile di Dio non è lo stile dell’uomo. Chiedere al Signore la grazia dell’umiltà che aveva Giovanni e non addossare su di noi meriti o glorie di altri. E soprattutto, la grazia che nella nostra vita sempre ci sia il posto perché Gesù cresca e noi veniamo più in basso, fino alla fine”.





Papa: Dio è concreto, no alla "religione del dire"

Papa Francesco tiene l'omelia a Casa S. Marta - OSS_ROM

Papa Francesco tiene l'omelia a Casa S. Marta - OSS_ROM

23/02/2016 

Quella cristiana è una religione concreta, che agisce facendo il bene, non una “religione del dire”, fatta di ipocrisia e vanità. Papa Francesco lo ha ripetuto commentando la liturgia del giorno all’omelia della Messa celebrata in Casa S. Marta. Durante la Quaresima, ha concluso, Dio “ci insegni la strada del fare”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La vita cristiana è concreta, “Dio è concreto”, ma tanti sono i cristiani per “finta”, quelli che fanno dell’appartenenza alla Chiesa un fregio senza impegno, un’occasione di prestigio invece che un’esperienza di servizio verso i più poveri.

La strada del fare
Il Papa intreccia il brano liturgico del giorno del profeta Isaia col passo del Vangelo di Matteo per spiegare una volta ancora la “dialettica evangelica fra il dire e il fare”. L’enfasi di Francesco è sulle parole di Gesù, che smaschera l’ipocrisia di scribi e farisei invitando discepoli e folla a osservare ciò che loro insegnano ma a non comportarsi come loro agiscono:

“Il Signore ci insegna la strada del fare. E quante volte troviamo gente – anche noi, eh! – tante volte nella Chiesa: “O sono molto cattolico!”. “Ma cosa fai?” Quanti genitori si dicono cattolici, ma mai hanno tempo per parlare ai propri figli, per giocare con i propri figli, per ascoltare i propri figli. Forse hanno i loro genitori in casa di riposo, ma sempre sono occupati e non possono andare a trovarli e li lasciano abbandonati. ‘Ma sono molto cattolico, eh! Io appartengo a quella associazione’. Questa è la religione del dire: io dico che sono così, ma faccio la mondanità”.

Quello che vuole Dio
Quello del “dire e non fare”, afferma il Papa, “è un inganno”. Le parole di Isaia, sottolinea, indicano cosa Dio preferisca: “Cessate di fare il male, imparate a fare il bene”. “Soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”. E dimostrano anche altro, l’infinita misericordia di Dio, che dice all’umanità: “Su, venite e discutiamo. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”:

“La misericordia del Signore va all’incontro di quelli che hanno il coraggio di discutere con Lui, ma discutere sulla verità, sulle cose che io faccio o quelle che non faccio, per correggermi. E questo è il grande amore del Signore, in questa dialettica fra il dire e il fare. Essere cristiano significa fare: fare la volontà di Dio. E l’ultimo giorno – perché tutti noi ne avremo uno, eh! – quel giorno cosa ci domanderà il Signore? Ci dirà: “Cosa avete detto su di me?”. No! ci domanderà delle cose che abbiamo fatto”.

I cristiani per finta
E qui il Papa cita l’amato capitolo del Vangelo di Matteo sul giudizio finale, quando Dio chiederà conto all’uomo di ciò che avrà fatto ad affamati, assetati, carcerati, stranieri. “Questa – esclama Francesco – è la vita cristiana. Invece il solo dire ci porta alla vanità, a quel fare finta di essere cristiano. Ma no, non si è cristiani così”:

“Che il Signore ci dia questa saggezza di capire bene dov’è la differenza fra il dire e il fare e ci insegni la strada del fare e ci aiuti ad andare su quella strada, perché la strada del dire ci porta al posto dove erano questi dottori della legge, questi chierici, ai quali piaceva vestirsi ed essere proprio come se fossero una maestà, no? E questo non è la realtà del Vangelo! Che il Signore ci insegni questa strada”.








Papa Francesco \ Messa a Santa Marta

Papa Francesco sull'altare della Cappella a Casa S. Marta

Papa: il perdono senza limiti di Dio che “dimentica” i peccati

01/03/2016 

Il tempo di Quaresima “ci prepari il cuore” al perdono di Dio e a perdonare a nostra volta come Lui, cioè “dimenticando” le colpe altrui. Con questa preghiera, Papa Francesco ha concluso l’omelia della Messa del mattino celebrata a Casa S. Marta

Il Papa nella Cappellina di Casa Santa Marta

Papa: la salvezza di Dio non viene da cordate clericali o politiche

29/02/2016 

La salvezza di Dio non viene dalle cose grandi, dal potere o dai soldi, dalle cordate clericali o politiche, ma dalle cose piccole e semplici: è quanto ha detto Papa Francesco durante la Messa del mattino celebrata nella cappellina di Casa Santa Marta

 





 

[Modificato da Caterina63 05/03/2016 14:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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