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Omelie del Papa da Santa Marta Anno del Giubileo (5)

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2016 15:44
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14/03/2016 19:35
 
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Francesco: quante “valli oscure”, ma il Signore è con noi

Papa Francesco in visita ad un ospedale pediatrico in Messico - ANSA

Papa Francesco in visita ad un ospedale pediatrico in Messico - ANSA

14/03/2016 

Il barbone morto di freddo a Roma, le suore di Madre Teresa uccise nello Yemen, le persone che si ammalano nella “Terra dei fuochi”. Alla Messa mattutina a Casa Santa Marta, Papa Francesco rammenta alcuni fatti drammatici degli ultimi tempi. Davanti a queste “valli oscure” del nostro tempo, afferma, l’unica risposta è affidarsi a Dio. Anche quando non capiamo, come davanti alla malattia rara di un bambino, ha detto, affidiamoci nelle mani del Signore che mai lascia solo il suo popolo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Susanna, una donna giusta, viene “sporcata” dal “cattivo desiderio” di due giudici, ma preferisce affidarsi a Dio e scegliere di morire innocente piuttosto che fare quello che volevano questi uomini. Francesco prende spunto dalla Prima Lettura, tratta dal Libro di Daniele, per sottolineare che, anche quando ci troviamo a percorrere “una valle oscura”, non dobbiamo temere alcun male.  

Quanti valli oscure, dove sei Signore?
Il Signore, ha detto il Pontefice, sempre cammina con noi, ci vuole bene e non ci abbandona. Di qui, Francesco ha volto lo sguardo alle tante “valli oscure” del nostro tempo:

“Quando noi, oggi, guardiamo tante valli oscure, tante disgrazie, tanta gente che muore di fame, di guerra, tanti bambini disabili, tanti … tanti che adesso, tu chiedi ai genitori: ‘Ma che malattia ha?’ – ‘Nessuno lo sa: si chiamamalattia rara’. E’ quella che noi facciamo con le nostre cose: pensiamo ai tumori dalla Terra dei fuochi … Quando tu vedi tutto questo, ma dove sta il Signore, dove sei? Tu cammini con me? Questo era il sentimento di Susanna. Anche il nostro. Tu vedi queste quattro sorelle trucidate: ma, servivano per amore, e sono finite trucidate per odio! Quando tu vedi che si chiudono le porte ai profughi e li si lasciano fuori, all’aria, con il freddo … Ma, Signore, dove sei Tu?”.

Perché soffre un bambino? Non so perché, ma mi affido a Dio
“Come posso affidarmi a Te – riprende il Papa – se vedo tutte queste cose? E quando le cose succedono a me, ognuno di noi può dire: ma come mi affido a Te?”. “Soltanto, a questa domanda c’è una risposta”, ha detto Francesco: “Non si può spiegare, no io non ne sono capace”:

“Perché soffre un bambino? Non so: è un mistero, per me. Soltanto, mi dà qualcosa di luce – non alla mente, all’anima – Gesù al Getsemani: ‘Padre, questo calice, no. Ma si faccia la Tua volontà’. Si affida alla volontà del Padre. Gesù sa che non finisce tutto, con la morte o con l’angoscia, e l’ultima parola dalla Croce: ‘Padre, nelle Tue mani mi affido!’, e muore così. Affidarsi a Dio, che cammina con me, che cammina con il mio popolo, che cammina con la Chiesa: e questo è un atto di fede. Io mi affido. Non so: non so perché accade questo, ma io mi affido. Tu saprai perché”.

Il male non è definitivo, il Signore è sempre con noi
E questo, ha detto, “è l’insegnamento di Gesù: chi si affida al Signore che è Pastore, non manca di nulla”. Anche se va per una valle oscura, ha soggiunto, “sa che il male è un male del momento, ma il male definitivo non ci sarà perché il Signore, ‘perché Tu sei con me. Il Tuo bastone e il Tuo vincastro mi danno sicurezza’”. Questa, ha sottolineato, “è una grazia” che dobbiamo chiedere: “Signore, insegnami ad affidarmi alle Tue mani, ad affidarmi alla Tua guida, anche nei momenti brutti, nei momenti oscuri, nel momento della morte”:

“Ci farà bene, oggi, pensare alla nostra vita, ai problemi che abbiamo e chiedere la grazia di affidarci alle mani di Dio. Pensare a tanta gente che neppure ha un’ultima carezza al momento di morire. Tre giorni fa è morto uno, qui, sulla strada, un senzatetto: è morto di freddo. In piena Roma, una città con tutte le possibilità per aiutare. Perché, Signore? Neppure una carezza … Ma io mi affido, perché Tu non deludi”.

“Signore – ha concluso – non ti capisco. Questa è una bella preghiera. Ma senza capire, mi affido nelle tue mani”.








Papa: Gesù si annienta per amore e vince il serpente del male

Un'immagine del Corcifisso

Un'immagine del Corcifisso

15/03/2016 

Se vogliamo conoscere “la storia d’amore” che Dio ha per noi bisogna guardare il Crocifisso, sul quale c’è un Dio che si è “svuotato della divinità”, si è “sporcato” di peccato pur di salvare gli uomini. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:


La storia della salvezza raccontata dalla Bibbia ha a che fare con un animale, il primo a essere nominato nella Genesi e l’ultimo a esserlo nell’Apocalisse: il serpente. Un animale che, nella Scrittura, è simbolo potente di dannazione e misteriosamente, afferma il Papa, di redenzione.

Il mistero del serpente

Per spiegarlo, Papa Francesco intreccia la Lettura tratta dal Libro dei Numeri e il brano del Vangelo di Giovanni. La prima contiene il celebre passo del popolo di Israele che, stanco di vagare per il deserto con poco cibo, impreca contro Dio e contro Mosè. Anche qui protagonisti sono i serpenti, due volte.

I primi inviati dal cielo contro il popolo infedele, che seminano paura e morte finché la gente non implora Mosè di chiedere perdono. E il secondo, singolare rettile che a questo punto entra in scena:

“Dio dice a Mosè: ‘Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta (il serpente di bronzo). Chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita’. E’ misterioso: il Signore non fa morire i serpenti, li lascia. Ma se uno di questi fa del male ad una persona, guardi quel serpente di bronzo e guarirà. Innalzare il serpente”.

La salvezza sta in alto

Il verbo “innalzare” è invece il centro del duro confronto tra Cristo e i farisei descritto nel Vangelo. A un certo punto, Gesù afferma: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono”. Anzitutto, nota Francesco, “Io Sono” è anche il nome che Dio aveva dato di Sé stesso a Mosè per comunicarlo agli israeliti.
E poi, soggiunge il Papa, c’è quella espressione che ritorna: “Innalzare il Figlio dell’uomo…”:

“Il serpente, simbolo del peccato. Il serpente che uccide. Ma un serpente che salva. E questo è il Mistero del Cristo. Paolo, parlando di questo Mistero, dice che Gesù svuotò se stesso, umiliò se stesso, si annientò per salvarci.
E’ più forte ancora: ‘Si è fatto peccato’. Usando questo simbolo si è fatto serpente. Questo è il messaggio profetico di queste Letture di oggi. Il Figlio dell’uomo, che come un serpente, ‘fatto peccato’, viene innalzato per salvarci”.


L’“annientamento” di Dio

Questa, dice il Papa, “è la storia della nostra redenzione, questa è la storia dell’amore di Dio. Se noi vogliamo conoscere l’amore di Dio, guardiamo il Crocifisso: un uomo torturato”, un Dio, “svuotato della divinità”, “sporcato” dal peccato”.
Ma un Dio che, conclude, annientandosi distrugge per sempre il vero nome del male, quello che l’Apocalisse chiama “il serpente antico”:

“Il peccato è l’opera di Satana e Gesù vince Satana ‘facendosi peccato’ e di là innalza tutti noi. Il Crocifisso non è un ornamento, non è un’opera d’arte, con tante pietre preziose, come se ne vedono: il Crocifisso è il Mistero dell’‘annientamento’ di Dio, per amore. E quel serpente che profetizza nel deserto la salvezza: innalzato e chiunque lo guarda viene guarito. E questo non è stato fatto con la bacchetta magica da un Dio che fa le cose: no! E’ stato fatto con la sofferenza del Figlio dell’uomo, con la sofferenza di Gesù Cristo!”.







Francesco: speranza, virtù umile e forte che non ci fa annegare

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

17/03/2016 

La speranza cristiana è una virtù umile e forte che ci sostiene e non ci fa annegare nelle tante difficoltà della vita. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha ribadito che la speranza nel Signore non delude mai, è fonte di gioia e dà pace al nostro cuore. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Gesù parla con i dottori della legge ed afferma che Abramo “esultò nella speranza” di vedere il suo giorno. Papa Francesco ha preso spunto dal passo del Vangelo odierno per sottolineare quanto la speranza sia fondamentale nella vita del cristiano. Abramo, ha detto, “ha avuto le sue tentazioni sulla strada della speranza”, ma ha creduto e ha obbedito al Signore e così si è messo in cammino verso la terra promessa.

La speranza ci porta avanti e ci dà gioia 
C’è dunque, annota il Papa, come un “filo della speranza” che lega “tutta la storia della salvezza” ed è “fonte di gioia”:

“Oggi la Chiesa ci parla della gioia della speranza. Nella prima preghiera della Messa abbiamo chiesto la grazia a Dio di custodire la speranza della Chiesa, perché non ‘fallisca’. E Paolo, parlando del nostro padre Abramo, ci dice: ‘Credete contro ogni speranza’. Quando non c’è speranza umana, c’è quella virtù che ti porta avanti, umile, semplice, ma ti dà una gioia, delle volte una grande gioia, delle volte soltanto la pace, ma la sicurezza che quella speranza non delude. La speranza non delude”.

Questa “gioia di Abramo”, questa speranza – ha proseguito – “cresce nella storia”. “Delle volte – ha ammesso – si nasconde, non si vede; delle volte si manifesta apertamente”. Francesco cita l’esempio di Elisabetta incinta che esulta di gioia quando viene visitata da sua cugina Maria. E’ la “gioia della presenza di Dio – ha detto – che cammina con il suo popolo. E quando c’è gioia, c’è pace. Questa è la virtù della speranza: dalla gioia alla pace”. Questa speranza, ha ripreso, “non delude mai”, neppure nei “momenti della schiavitù”, quando il popolo di Dio era in terra straniera.

La speranza ci sostiene e non ci fa annegare nelle difficoltà
Questo “filo della speranza” incomincia con Abramo, “Dio che parla ad Abramo”, e “finisce” con Gesù. Francesco si sofferma sulle caratteristiche di questa speranza. Se, infatti, si può dire di avere fede e carità, è più difficile rispondere sulla speranza:

“Questo tante volte possiamo dirlo facilmente, ma quando si domanda: ‘Tu hai speranza? Tu hai la gioia della speranza?’ ‘Ma, padre, non capisco, mi spieghi’. La speranza, quella virtù umile, quella virtù che scorre sotto l’acqua della vita, ma che ci sostiene per non annegare nelle tante difficoltà, per non perdere quel desiderio di trovare Dio, di trovare quel volto meraviglioso che tutti vedremo un giorno: la speranza”.

La speranza non delude: è silenziosa, umile e forte
Oggi, ha detto il Papa, “sarà un bel giorno per pensare a questo: lo stesso Dio, che ha chiamato Abramo e lo ha fatto uscire dalla sua terra senza sapere dove dovesse andare, è lo stesso Dio che va in croce, per compiere la promessa che ha fatto”:

“E’ lo stesso Dio che nella pienezza dei tempi fa che quella promessa divenga realtà per tutti noi. E quello che unisce quel primo momento a quest’ultimo momento è il filo della speranza; e quello che unisce la mia vita cristiana alla nostra vita cristiana, da un momento all’altro, per andare sempre avanti - peccatori, ma avanti - è la speranza; e quello che ci dà pace nei brutti momenti, nei momenti più bui della vita è la speranza. La speranza non delude, è sempre lì: silenziosa, umile, ma forte”.










[Modificato da Caterina63 17/03/2016 15:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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