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Omelie del Papa da Santa Marta Anno del Giubileo (5)

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2016 15:44
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18/04/2016 13:57
 
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Papa: chi segue Gesù non sbaglia, lasciar stare veggenti e cartomanti

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

18/04/2016

Se ascoltiamo la voce di Gesù e lo seguiamo, non sbaglieremo strada. E’ il cuore dell’omelia di Francesco svolta nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che Gesù, “Buon Pastore”, è l’unica porta che ci possa far entrare nel recinto della vita eterna. Di qui il monito a non fidarsi di presunti veggenti e cartomanti che ci portano su un cammino sbagliato. Il servizio di Alessandro Gisotti:

La porta, il cammino, la voce. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo odierno – quasi una “eco” del passo sul Buon Pastore – per soffermarsi su tre realtà determinanti per la vita del cristiano. Innanzitutto, ha osservato, Gesù avverte che “chi non entra nel recinto delle pecore per la porta” ma lo fa da un’altra parte “è un ladro e un brigante”. Lui è la porta, ha ammonito. “non ce n’è un’altra”.

Chiediamoci sempre se prendiamo decisioni in nome di Gesù
“Gesù – ha detto ancora – sempre parlava alla gente con immagini semplici: tutta quella gente conosceva com’era la vita di un pastore, perché la vedeva tutti i giorni”. E hanno capito che “soltanto si entra per la porta del recinto delle pecore”. Quelli che vogliono entrare da un’altra parte, dalla finestra o da un’altra parte, invece, sono delinquenti:

“Così chiaro parla il Signore. Non si può entrare nella vita eterna da un’altra parte che non sia la porta, cioè che non sia Gesù’. E’ la porta della nostra vita e non solo della vita eterna, ma anche della nostra vita quotidiana. Questa decisione, per esempio, io la prendo in nome di Gesù, per la porta di Gesù, o la prendo un po’ – diciamolo in un linguaggio semplice – la prendo di contrabbando? Soltanto si entra nel recinto dalla porta, che è Gesù!”

Seguire Gesù, non cartomanti e presunti veggenti
Gesù, ha proseguito, parla dunque del cammino. Il pastore conosce le sue pecore e le conduce fuori: “Cammina davanti ad esse e le pecore lo seguono”. Il cammino è proprio questo, ha detto il Papa, “seguire Gesù” nel “cammino della vita, della vita di tutti i giorni”. Non bisogna sbagliare, ha detto, “Lui va davanti e ci indica il cammino”:

“Chi segue Gesù non sbaglia! ‘Eh, Padre, sì, ma le cose sono difficili… Tante volte io non vedo chiaro cosa fare… Mi hanno detto che là c’era una veggente e sono andato là o sono andata là; sono andato dal tarotista [cartomante], che mi ha girato le carte…’ – ‘Se fai questo, tu non segui Gesù! Segui un altro che ti dà un’altra strada, diversa. Lui davanti indica il cammino. Non c’è un altro che possa indicare il cammino’. Gesù ci ha avvisato: ‘Verranno altri che diranno: il cammino del Messia è questo, questo… Non ascoltate! Non sentire loro. Il cammino sono Io!’. Gesù è porta e anche cammino. Se seguiamo Lui non sbaglieremo”.

La voce di Gesù la possiamo ascoltare nelle Beatitudini
Francesco si è infine soffermato sulla voce del Buon Pastore. “Le pecore – ha annotato – lo seguono perché conoscono la sua voce”. Ma come possiamo conoscere la voce di Gesù, si chiede Francesco, e anche difenderci “dalla voce di quelli che non sono Gesù, che entrano dalla finestra, che sono briganti, che distruggono, che ingannano?”:

"‘Io ti dirò la ricetta, semplice. Tu troverai la voce di Gesù nelle Beatitudini. Qualcuno che ti insegni una strada contraria alle Beatitudini, è uno che è entrato dalla finestra: non è Gesù!’. Secondo: ‘Tu conosci la voce di Gesù? Tu puoi conoscerla quando ci parla delle opere di misericordia. Per esempio nel capitolo 25 di San Matteo: ‘Se qualcuno ti dice quello che Gesù dice lì, è la voce di Gesù’. E terzo: ‘Tu puoi conoscere la voce di Gesù quando ti insegna a dire ‘Padre’, cioè quando ti insegna a pregare il Padre Nostro”.

“E’ così facile la vita cristiana – ha commentato il Papa – Gesù è la porta; Lui ci guida nel cammino e noi conosciamo la sua  voce nelle Beatitudini, nelle opere di misericordia e quando ci insegna a dire ‘Padre’. Ricordatevi, ha concluso, ‘la porta, il cammino e la voce. Che il Signore ci faccia capire questa immagine di Gesù, questa icona: il pastore, che è porta, indica il cammino e insegna a noi ad ascoltare la sua voce’”. 




Papa: un cristiano che non si lascia attirare da Dio è "orfano"

Papa Francesco sull'altare di Casa S. Marta - OSS_ROM

Papa Francesco sull'altare di Casa S. Marta - OSS_ROM

19/04/2016 

“Un cristiano che non si lascia attirare dal Padre verso Gesù è un cristiano che vive in condizione di orfano”. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata nella cappella di Casa S. Marta. Un cuore aperto a Dio, ha detto il Papa, è capace di accettare le “novità” portate dallo Spirito. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Miracoli, segni prodigiosi, parole mai ascoltate prima e poi quasi ogni volta la solita domanda: “Sei tu il Cristo?”. Il Papa comincia l’omelia partendo dallo scetticismo incrollabile che i Giudei nutrono verso Gesù e che emerge anche dal brano del Vangelo del giorno.

Il Padre attira i cuori
Quella domanda – “Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente” – che scribi e farisei ripeteranno più volte in forme diverse, in sostanza nasce – osserva Francesco – da un cuore cieco. Una cecità di fede, che Gesù stesso spiega ai suoi interlocutori: “Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore”. Far parte del gregge di Dio è una grazia, ma ha bisogno di un cuore disponibile:

“‘Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano’. Queste pecore hanno studiato per seguire Gesù e poi hanno creduto? No. ‘Il Padre mio che me le ha date è più grande’. E’ proprio il Padre che dà le pecore al pastore. E’ il Padre che attira i cuori verso Gesù”.

Come orfani
La durezza di cuore di scribi e farisei, che vedono le opere compiute da Gesù ma rifiutano di riconoscere in Lui il Messia, è “un dramma”, afferma Francesco, che “va avanti fino al Calvario”. Anzi, prosegue anche dopo la Risurrezione, quando ai soldati di guardia al sepolcro viene suggerito, ricorda il Papa, di ammettere di essersi addormentati per accreditare il furto del corpo di Cristo da parte dei discepoli. Neanche la testimonianza di chi ha assistito alla Risurrezione smuove chi si rifiuta di credere. Questo ha una conseguenza. “Sono orfani”, ribadisce Francesco, “perché hanno rinnegato il loro Padre”:

“Questi dottori della legge avevano il cuore chiuso, si sentivano padroni di se stessi e, in realtà, erano orfani, perché non avevano un rapporto col Padre. Parlavano, sì, dei loro Padri – il nostro padre Abramo, i Patriarchi… - parlavano, ma come figure lontane. Nel loro cuore erano orfani, vivevano nello stato di orfani, in condizione di orfani, e preferivano questo a lasciarsi attirare dal Padre. E questo è il dramma del cuore chiuso di questa gente”.

“Attirami verso Gesù”
Al contrario, nota il Papa riferendosi alla Prima lettura, la notizia giunta a Gerusalemme che anche molti pagani si aprivano alla fede grazie alla predicazione dei discepoli spintisi fino in Fenicia, Cipro e Antiochia – notizia che sulle prime aveva alquanto impaurito i discepoli – mostra cosa significhi avere un cuore aperto verso Dio. Un cuore come quello di Barnaba che, inviato ad Antiochia a verificare le voci, non si scandalizza dell’effettiva conversione anche dei pagani e questo perché, conclude Francesco, Barnaba “accettò la novità”, si “lasciò attirare dal Padre verso Gesù”:

“Gesù ci invita ad essere i suoi discepoli, ma per esserlo dobbiamo lasciarci attirare dal Padre verso di Lui. E la preghiera umile del figlio, che noi possiamo fare, è:’Padre, attirami verso Gesù; Padre, portami a conoscere Gesù’, e il Padre invierà lo Spirito ad aprirci i cuori e ci porterà verso Gesù. Un cristiano che non si lascia attirare dal Padre verso Gesù è un cristiano che vive in condizione di orfano; e noi abbiamo un Padre, non siamo orfani”. 







Papa: fare memoria delle cose belle di Dio nella nostra vita

Papa Francesco celebra la Messa a S. Marta - OSS_ROM

Papa Francesco celebra la Messa a S. Marta - OSS_ROM

21/04/2016

Il cristiano faccia sempre “memoria” dei modi e delle circostanze in cui Dio si è fatto presente nella sua vita, perché questo rafforza il cammino della fede. È il pensiero centrale di Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La fede è un cammino che, mentre si compie, deve fare memoria costante di ciò che è stato. Delle “cose belle” che Dio ha compiuto lungo il percorso e anche degli ostacoli, dei rifiuti, perché Dio, assicura il Papa, “cammina con noi e non si spaventa delle nostre cattiverie”.

Fare memoria di Dio che salva
Francesco torna su un tema già toccato, suggeritogli dal brano della Prima lettura, nel quale Paolo entra di sabato nella sinagoga ad Antiochia e comincia ad annunciare il Vangelo partendo dai primordi del popolo eletto, passando per Abramo e Mosè, l’Egitto e la Terra promessa, fino ad arrivare a Gesù. È una “predicazione storica” quella che adottano i discepoli ed è fondamentale – sottolinea il Papa – perché consente di ricordare i momenti salienti, i segni della presenza di Dio nella vita dell’uomo:

“Tornare indietro per vedere come Dio ci ha salvato, percorrere - con il cuore e con la mente - la strada con la memoria e così arrivare a Gesù. E’ lo stesso Gesù, nel momento più grande della sua vita - Giovedì e Venerdì, nella Cena - ci ha dato il suo Corpo e il suo Sangue e ha detto: ‘Fate questo in memoria di me’. In memoria di Gesù. Avere memoria di come Dio ci ha salvato”.

“Il Signore rispetta”
La Chiesa chiama appunto “memoriale” il Sacramento dell’Eucaristia, così come, rammenta il Papa, nella Bibbia quello del Deuteronomio è “il Libro della memoria di Israele”. Anche noi, afferma Francesco, “dobbiamo fare lo stesso” nella “nostra vita personale”, perché “ognuno di noi ha fatto una strada, accompagnato da Dio, vicino a Dio” o “allontanandosi dal Signore”:

“Fa bene al cuore cristiano fare memoria della mia strada, della propria strada: come il Signore mi ha condotto fino a qui, come mi ha portato per mano. E le volte che io ho detto al Signore: ‘No! Allontanati! Non voglio!’. Il Signore rispetta. E’ rispettoso! Ma fare memoria, essere memori della propria vita e del proprio cammino. Riprendere questo e farlo spesso. ‘In quel tempo Dio mi ha dato questa grazia ed io ho risposto così, ho fatto questo, quello, quello… Mi ha accompagnato…’. E così arriviamo a un nuovo incontro, all’incontro della gratitudine”.

Memoria delle cose belle
E dal cuore, prosegue il Papa, deve nascere una “grazie” a Gesù, che non smette mai di camminare “nella nostra storia”. “Quante volte – riconosce Francesco – gli abbiamo chiuso la porta in faccia, quante volte abbiamo fatto finta di non vederlo, di non credere che Lui fosse con noi. Quante volte abbiamo rinnegato la sua salvezza… Ma Lui era lì”:

“La memoria ci avvicina a Dio. La memoria di quell’opera che Dio ha fatto in noi, in questa ri-creazione, in questa ri-generazione, che ci porta oltre l’antico splendore che aveva Adamo nella prima creazione. Io vi consiglio questo, semplicemente: fate memoria! Com’è stata la mia vita, come è stata la mia giornata oggi o come è stato questo ultimo anno? Memoria. Come sono stati i miei rapporti col Signore. Memoria delle cose belle, grandi che il Signore ha fatto nella vita di ciascuno di noi”.







Francesco: il cristiano non può tacere l’annuncio di Gesù

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

22/04/2016 

Annuncio, intercessione, speranza. E’ il trinomio su cui si è incentrata l’omelia di Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che il cristiano è una persona di speranza, “che spera che il Signore torni”. Dal Pontefice anche un’esortazione ad avere il coraggio dell’annuncio come gli Apostoli che hanno testimoniato la Risurrezione di Gesù anche a costo della vita. Proprio oggi ricorre il 43.mo anniversario della professione religiosa di Jorge Mario Bergoglio. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Tre dimensioni della vita cristiana: “annuncio, intercessione, speranza”. Papa Francesco ha preso spunto dalle Letture del giorno per sviluppare la sua meditazione su questo trinomio che deve contraddistinguere la vita di un credente. Il cuore dell’annuncio per un cristiano, ha osservato, è che Gesù è morto ed è risorto per noi, per la nostra salvezza.

Annunciare Gesù anche a costo della vita, come fecero gli Apostoli
“Gesù è vivo! Questo – ha rammentato – è l’annuncio degli Apostoli ai giudei e ai pagani del loro tempo e questo annuncio è stato testimoniato anche con la loro vita, con il loro sangue”:

“Quando Giovanni e Pietro sono stati portati al Sinedrio, dopo la guarigione dello storpio, e i sacerdoti hanno proibito loro di parlare di questo nome di Gesù, della Resurrezione, loro con tutto il coraggio, con tutta la semplicità dicevano: ‘Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’, l’annuncio. E noi cristiani per la fede abbiamo lo Spirito Santo dentro di noi, che ci fa vedere e ascoltare la verità su Gesù, che è morto per i nostri peccati ed è risorto. Questo è l’annuncio della vita cristiana: Cristo è vivo! Cristo è risorto! Cristo è fra noi nella comunità, ci accompagna nel cammino”.

Tante volte, ha commentato, si "fa fatica a ricevere questo annuncio”, ma Cristo risorto “è una realtà” ed è necessario dare “testimonianza di questo”, come afferma Giovanni.

Gesù intercede per noi mostrando le sue piaghe al Padre
Dopo la dimensione dell’annuncio, Francesco ha rivolto il pensiero all’intercessione. Durante la Cena del Giovedì Santo, ha affermato, gli Apostoli erano tristi, Gesù dice: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Vado a prepararvi un posto”:

“Cosa vuol dire questo? Come prepara il posto Gesù? Con la sua preghiera per ognuno di noi. Gesù prega per noi e questa è l’intercessione. Gesù lavora in questo momento con la sua preghiera per noi. Così come a Pietro ha detto una volta ‘Pietro io ho pregato per te’, prima della passione, così adesso Gesù è l’intercessore fra il Padre e noi”.

Chiediamoci se Gesù è davvero la nostra speranza
E come prega Gesù?, si chiede Francesco. Io, risponde, “credo che Gesù faccia vedere le piaghe al Padre, perché le piaghe se le è portate con sé, dopo la Resurrezione: fa vedere le piaghe al Padre e nomina ognuno di noi”. Questa, ha ripreso, “è la preghiera di Gesù. In questo momento Gesù intercede per noi: è l’intercessione”. Infine, il Papa si sofferma sulla terza dimensione del cristiano: la speranza. “Il cristiano – ha detto – è una donna, è un uomo di speranza, che spera che il Signore torni”. Tutta la Chiesa, ha proseguito, “è in attesa della venuta di Gesù: Gesù tornerà. E questa è la speranza cristiana”:

“Possiamo domandarci, ognuno di noi: com’è l’annuncio nella mia vita? Com’è il mio rapporto con Gesù che intercede per me? E com’è la mia speranza? Ci credo davvero che il Signore è risorto? Credo che prega per me il Padre? Ogni volta che io lo chiamo, Lui sta pregando per me, intercede. Credo davvero che il Signore tornerà, verrà? Ci farà bene domandarci questo sulla nostra fede: credo nell’annuncio? Credo nell’intercessione? Sono un uomo o una donna di speranza?”.







[Modificato da Caterina63 23/04/2016 12:15]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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