È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Udienze generali del mercoledì e udienze extra nell'Anno del Giubileo

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2016 17:49
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
12/11/2016 15:44
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Sabato, 12 novembre 2016




 

Misericordia e Inclusione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa ultima udienza giubilare del sabato, vorrei presentare un aspetto importante della misericordia: l’inclusione. Dio infatti, nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. Ad esempio, mediante il Battesimo, ci fa suoi figli in Cristo, membra del suo corpo che è la Chiesa. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericordia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche.

Nel brano del Vangelo di Matteo che abbiamo appena ascoltato, Gesù rivolge un invito realmente universale: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (11,28). Nessuno è escluso da questo appello, perché la missione di Gesù è quella di rivelare ad ogni persona l’amore del Padre. A noi spetta aprire il cuore, fidarci di Gesù e accogliere questo messaggio d’amore, che ci fa entrare nel mistero della salvezza.

Questo aspetto della misericordia, l’inclusione, si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio. Colui che trovo nel mio lavoro, nel mio quartiere, è una persona da amare, come ama Dio. “Ma questo è di quel Paese, dell’altro Paese, di questa religione, di un’altra… È una persona che ama Dio e io devo amarla”. Questo è includere, e questa è l’inclusione.

Quante persone stanche e oppresse incontriamo anche oggi! Per la strada, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici… Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi. E il nostro cuore com’è? E’ misericordioso? E il nostro modo di pensare e di agire, è inclusivo? Il Vangelo ci chiama a riconoscere nella storia dell’umanità il disegno di una grande opera di inclusione, che, rispettando pienamente la libertà di ogni persona, di ogni comunità, di ogni popolo, chiama tutti a formare una famiglia di fratelli e sorelle, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace, e a far parte della Chiesa, che è il corpo di Cristo.

Come sono vere le parole di Gesù che invita quanti sono stanchi e affaticati ad andare da Lui per trovare riposo! Le sue braccia spalancate sulla croce dimostrano che nessuno è escluso dal suo amore e dalla sua misericordia, neppure il più grande peccatore: nessuno! Tutti siamo inclusi nel suo amore e nella sua misericordia.  L’espressione più immediata con la quale ci sentiamo accolti e inseriti in Lui è quella del suo perdono. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati da Dio. E tutti abbiamo bisogno di incontrare fratelli e sorelle che ci aiutino ad andare a Gesù, ad aprirci al dono che ci ha fatto sulla croce. Non ostacoliamoci a vicenda! Non escludiamo nessuno! Anzi, con umiltà e semplicità facciamoci strumento della misericordia inclusiva del Padre. La misericordia inclusiva del Padre: è così. La santa madre Chiesa prolunga nel mondo il grande abbraccio di Cristo morto e risorto. Anche questa Piazza, con il suo colonnato, esprime questo abbraccio. Lasciamoci coinvolgere in questo movimento di inclusione degli altri, per essere testimoni della misericordia con la quale Dio ha accolto e accoglie ciascuno di noi.

 

Saluti:

 

Cari fratelli e sorelle, vivete con fede quest’ultima udienza del sabato nel Giubileo per sperimentare nella vostra vita il perdono, la misericordia e l’amore di Dio.

Saluto con particolare affetto voi volontari del Giubileo Straordinario della Misericordia. Siete stati bravi!Voi, che venite da diverse Nazioni, e vi ringrazio per il prezioso servizio prestato perché i pellegrini potessero vivere bene quest’esperienza di fede. Nel corso di questi mesi, ho notato la vostra discreta presenza in piazza con il logo del Giubileo e sono ammirato della dedizione, della pazienza e dell’entusiasmo con cui avete svolto la vostra opera. Grazie tante!|

In particolare, un saluto porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo ricordato San Martino di Tours, patrono dei mendicanti, di cui quest’anno ricorre il diciassettesimo centenario della nascita. Il suo esempio susciti in voi, cari giovani, specialmente voi studenti Erasmus d’Europa, il desiderio di compiere i gesti di concreta solidarietà; la sua fiducia in Cristo Signore sostenga voi, cari ammalati, nelle prove della malattia; e la sua rettitudine morale ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dei valori nell’educazione dei figli.

 



GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

GIUBILEO DELLE PERSONE SOCIALMENTE ESCLUSE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Domenica, 13 novembre 2016

[Multimedia]


 

«Per voi […] sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» (Ml 3,20). Le parole del profeta Malachia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, illuminano la celebrazione di questa giornata giubilare. Si trovano all’ultima pagina dell’ultimo profeta dell’Antico Testamento e sono rivolte a coloro che hanno fiducia nel Signore, che ripongono la loro speranza in lui, scegliendolo come sommo bene della vita e rifiutando di vivere solo per sé e per i propri interessi. Per costoro, poveri di sé ma ricchi di Dio, sorgerà il sole della sua giustizia: essi sono i poveri in spirito, cui Gesù promette il regno dei cieli (cfr Mt 5,3) e che Dio, per bocca del profeta Malachia, chiama «mia proprietà particolare» (Ml 3,17). Il profeta li oppone ai superbi, a coloro che hanno posto nella loro autosufficienza e nei beni del mondo la sicurezza della vita. Di fronte a questa pagina finale dell’Antico Testamento, nascono domande che interpellano il senso ultimo della vita: dove cerco io la mia sicurezza? Nel Signore o in altre sicurezze che non piacciono a Dio? Dov’è diretta la mia vita, dove punta il mio cuore? Verso il Signore della vita o verso cose che passano e non saziano?

Questioni simili appaiono nell’odierno brano evangelico. Gesù si trova a Gerusalemme, per l’ultima e più importante pagina della sua vita terrena: la sua morte e risurrezione. È nei pressi del tempio, «ornato di belle pietre e di doni votivi» (Lc 21,5). La gente sta proprio parlando delle bellezze esteriori del tempio, quando Gesù dice: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra» (v. 6). Aggiunge che non mancheranno conflitti, carestie, sconvolgimenti nella terra e nel cielo. Gesù non vuole impaurire, ma dirci che tutto quel che vediamo, inesorabilmente, passa. Anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono.

Di fronte a queste affermazioni, la gente pone subito due domande al Maestro: «Quando accadranno queste cose e quale sarà il segno»? (v. 7). Quando e quale… Sempre siamo spinti dalla curiosità: si vuole sapere quando e ricevere dei segni. Ma a Gesù questa curiosità non piace. Al contrario, Egli esorta a non lasciarci ingannare dai predicatori apocalittici. Chi segue Gesù non presta ascolto ai profeti di sventura, alle vanità degli oroscopi, alle predicazioni e alle predizioni che ingenerano paure, distraendo da ciò che conta. Tra le tante voci che si sentono, il Signore invita a distinguere ciò che viene da Lui e ciò che viene dallo spirito falso. È importante: distinguere l’invito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure.

Gesù invita fermamente a non avere paura di fronte agli sconvolgimenti di ogni epoca, nemmeno di fronte alle prove più gravi e ingiuste che capitano ai suoi discepoli. Egli chiede di perseverare nel bene e di porre piena fiducia in Dio, che non delude: «Nemmeno un capello del vostro capo sarà perduto» (v. 18). Dio non dimentica i suoi fedeli, la sua proprietà preziosa, che siamo noi.

Ma ci interpella oggi sul senso della nostra esistenza. Con un’immagine, si potrebbe dire che queste letture si pongono come un “setaccio” in mezzo al fluire della nostra vita: ci ricordano che quasi tutto in questo mondo passa, come l’acqua che scorre via; ma ci sono realtà preziose che rimangono, come una pietra preziosa in un setaccio. Che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa Basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri.

Eppure proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali.

Oggi, cari fratelli e sorelle, è il vostro Giubileo, e con la vostra presenza ci aiutate a sintonizzarci sulla lunghezza d’onda di Dio, a guardare quello che guarda Lui: Egli non si ferma all’apparenza (cfr 1 Sam 16,7), ma rivolge lo sguardo «sull’umile e su chi ha lo spirito contrito» (Is 66,2), sui tanti poveri Lazzaro di oggi. Quanto ci fa male fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato (cfr Lc 16,19-21)! E’ voltare la faccia a Dio. E’ voltare la faccia a Dio! È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo. Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti.

 Oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani. Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con certezza che «la carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8). Rinnoviamo la speranza della vita vera cui siamo chiamati, quella che non passerà e che ci attende in comunione con il Signore e con gli altri, in una gioia che durerà per sempre e senza fine.

E apriamo gli occhi al prossimo, soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, al “Lazzaro” che giace davanti alla nostra porta. Lì punta la lente d’ingrandimento della Chiesa. Che il Signore ci liberi dal rivolgerla verso di noi. Ci distolga dagli orpelli che distraggono, dagli interessi e dai privilegi, dagli attaccamenti al potere e alla gloria, dalla seduzione dello spirito del mondo. La nostra Madre Chiesa guarda «in particolare a quella parte dell’umanità che soffre e piange, perché sa che queste persone le appartengono per diritto evangelico» (Paolo VI, Allocuzione all’inizio della II Sessione del Concilio Vaticano II, 29 settembre 1963). Per diritto, e anche per dovere evangelico, perché è nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri. Alla luce di queste riflessioni, vorrei che oggi fosse la “giornata dei poveri”. Ce lo ricorda bene un’antica tradizione, riguardante il santo martire romano Lorenzo. Egli, prima di sostenere un atroce martirio per amore del Signore, distribuì i beni della comunità ai poveri, da lui qualificati come veri tesori della Chiesa. Ci conceda il Signore di guardare senza paura a ciò che conta, di dirigere il cuore verso di Lui e verso i nostri veri tesori.



ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 13 novembre 2016

[Multimedia]


 

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

L’odierno brano evangelico (Lc 21,5-19) contiene la prima parte del discorso di Gesù sugli ultimi tempi, nella redazione di san Luca. Gesù lo pronuncia mentre si trova di fronte al tempio di Gerusalemme, e prende spunto dalle espressioni di ammirazione della gente per la bellezza del santuario e delle sue decorazioni (cfr v. 5). Allora Gesù dice: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta» (v. 6). Possiamo immaginare l’effetto di queste parole sui discepoli di Gesù! Lui però non vuole offendere il tempio, ma far capire, a loro e anche a noi oggi, che le costruzioni umane, anche le più sacre, sono passeggere e non bisogna riporre in esse la nostra sicurezza. Quante presunte certezze nella nostra vita pensavamo fossero definitive e poi si sono rivelate effimere! D’altra parte, quanti problemi ci sembravano senza uscita e poi sono stati superati!

Gesù sa che c’è sempre chi specula sul bisogno umano di sicurezze. Perciò dice: «Badate di non lasciarvi ingannare» (v. 8), e mette in guardia dai tanti falsi messia che si sarebbero presentati (v. 9). Anche oggi ce ne sono! E aggiunge di non farsi terrorizzare e disorientare da guerre, rivoluzioni e calamità, perché anch’esse fanno parte della realtà di questo mondo (cfr vv. 10-11). La storia della Chiesa è ricca di esempi di persone che hanno sostenuto tribolazioni e sofferenze terribili con serenità, perché avevano la consapevolezza di essere saldamente nelle mani di Dio. Egli è un Padre fedele, è un Padre premuroso, che non abbandona i suoi figli. Dio non ci abbandona mai! Questa certezza dobbiamo averla nel cuore: Dio non ci abbandona mai!

 

Rimanere saldi nel Signore, in questa certezza che Egli non ci abbandona, camminare nella speranza, lavorare per costruire un mondo migliore, nonostante le difficoltà e gli avvenimenti tristi che segnano l’esistenza personale e collettiva, è ciò che veramente conta; è quanto la comunità cristiana è chiamata a fare per andare incontro al “giorno del Signore”. Proprio in questa prospettiva vogliamo collocare l’impegno che scaturisce da questi mesi in cui abbiamo vissuto con fede il Giubileo Straordinario della Misericordia, che oggi si conclude nelle Diocesi di tutto il mondo con la chiusura delle Porte Sante nelle chiese cattedrali. L’Anno Santo ci ha sollecitati, da una parte, a tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall’altra, a costruire il futuro su questa terra, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un tempo di salvezza per tutti.

 

Gesù nel Vangelo ci esorta a tenere ben salda nella mente e nel cuore la certezza che Dio conduce la nostra storia e conosce il fine ultimo delle cose e degli eventi. Sotto lo sguardo misericordioso del Signore si dipana la storia nel suo fluire incerto e nel suo intreccio di bene e di male. Ma tutto quello che succede è conservato in Lui; la nostra vita non si può perdere perché è nelle sue mani. Preghiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti, attraverso le vicende liete e tristi di questo mondo, a mantenere salda la speranza dell’eternità e del Regno di Dio. Preghiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti a capire in profondità questa verità: Dio mai abbandona i suoi figli!

 


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

in questa settimana è stato restituito alla devozione dei fedeli il più antico crocifisso ligneo della Basilica di San Pietro, risalente al quattordicesimo secolo. Dopo un laborioso restauro è stato riportato all’antico splendore e sarà collocato nella cappella del Santissimo Sacramento, a ricordo del Giubileo della Misericordia.

A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticate di pregare per me. 




UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 16 novembre 2016

[Multimedia]



 

36. Sopportare pazientemente le persone moleste

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dedichiamo la catechesi di oggi a un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste. Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Subito pensiamo: “Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?”. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare con le persone moleste? Ma anche noi tante volte siamo molesti agli altri. Perché tra le opere di misericordia è stata inserita anche questa? Sopportare pazientemente le persone moleste?

Nella Bibbia vediamo che Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo. Ad esempio nel libro dell’Esodo il popolo risulta davvero insopportabile: prima piange perché è schiavo in Egitto, e Dio lo libera; poi, nel deserto, si lamenta perché non c’è da mangiare (cfr 16,3), e Dio manda le quaglie e la manna (cfr 16,13-16), ma nonostante questo le lamentele non cessano. Mosè faceva da mediatore tra Dio e il popolo, e anche lui qualche volta sarà risultato molesto per il Signore. Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede.

Viene quindi spontanea una prima domanda: facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri.

Guardiamo soprattutto a Gesù: quanta pazienza ha dovuto avere nei tre anni della sua vita pubblica! Una volta, mentre era in cammino con i discepoli, fu fermato dalla madre di Giacomo e Giovanni, la quale gli disse: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20,21). La mamma faceva la lobby per i suoi figli, ma era la mamma … Anche da quella situazione Gesù prende spunto per dare un insegnamento fondamentale: il suo non è un regno di potere, non è un regno di gloria come quelli terreni, ma di servizio e donazione agli altri. Gesù insegna ad andare sempre all’essenziale e a guardare più lontano per assumere con responsabilità la propria missione. Potremmo vedere qui il richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: quella di ammonire i peccatori e quella di insegnare agli ignoranti. Pensiamo al grande impegno che si può mettere quando aiutiamo le persone a crescere nella fede e nella vita. Penso, ad esempio, ai catechisti – tra i quali ci sono tante mamme e tante religiose – che dedicano tempo per insegnare ai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando i ragazzi preferirebbero giocare piuttosto che ascoltare il catechismo!

Accompagnare nella ricerca dell’essenziale è bello e importante, perché ci fa condividere la gioia di gustare il senso della vita. Spesso ci capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali; a volte perché non hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, ad apprezzare i veri tesori. Insegnare a guardare all’essenziale è un aiuto determinante, specialmente in un tempo come il nostro che sembra aver perso l’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro. Insegnare a scoprire che cosa il Signore vuole da noi e come possiamo corrispondervi significa mettere sulla strada per crescere nella propria vocazione, la strada della vera gioia. Così le parole di Gesù alla madre di Giacomo e Giovanni, e poi a tutto il gruppo dei discepoli, indicano la via per evitare di cadere nell’invidia, nell’ambizione, nell’adulazione, tentazioni che sono sempre in agguato anche tra noi cristiani. L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare non ci deve far sentire superiori agli altri, ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi per verificare se siamo coerenti con quanto chiediamo agli altri. Non dimentichiamo le parole di Gesù: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6,41). Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere pazienti nel sopportare e umili e semplici nel consigliare.


Saluti:

Porgo un saluto speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo quanti ci hanno voluto bene e ci hanno preceduto nella fede, come anche coloro dei quali nessuno si ricorda: il suffragio nella Celebrazione Eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo offrire alle loro anime. Ricordiamo con particolare affetto le vittime del recente terremoto nel Centro Italia: preghiamo per loro e per i familiari e continuiamo ad essere solidali con quanti hanno subito dei danni.



[Modificato da Caterina63 16/11/2016 17:49]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com