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Meditazioni quotidiane per il 2016 mese per mese (1)

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2016 18:45
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16/02/2016 15:45
 
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  Lettera di Padre Pio al Suo Padre spirituale P. Agostino



in "Padre Pio da Pietralcina-Epistolario I”Lettera N°123Pietrelcina 7 aprile 1913, pp.350-352, ed "Padre Pio da Pietrelcina", 2002.


“Mio carissimo Padre,


venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, chi stava parlando e chi si stava svestendo dalle sacre vesti. La visita di Gesù in angustie mia dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi. Però il suo sguardo si riportò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande orrore, osservai due lacrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: “Macellai!”.


E, rivolto a me, disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò, per cagione delle anime da me più beneficate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza.L’ingratitudine ed il sonno dei mie ministri mi rendono più gravosa l’agonia.


Ahimè, come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro, al loro indefferentismo aggiungono il disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non ne fossi stato trattenuto dagli Angioli e dalle anime di me innamorate….Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai udito da me questa mattina. Digli che mostri la tua lettera al Padre provinciale…”.


Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo. Questa apparizione mi cagionò tale dolore nel corpo, ma più ancora nell’anima, che per tutta la giornata fui prostrato ed avrei creduto di morirne se il dolcissimo Gesù non mi avesse già rivelato….


Gesù, purtroppo, ha ragione di lamentarsi della nostra ingratitudine! Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della Massoneria! Preghiamo per costoro acciocché il Signore illumini le loro menti e tocchi il loro cuore (…)”


 








Se batti alla porta del Cielo
con la tua preghiera,
subito t’apre la Madonna
con mano leggera.

E dice: ” Ti son mamma anch’io;
che cosa vuoi, piccino?
T’ascolto, sai; ti voglio bene
come al mio Bambino”.



 




Un sacerdote risponde

Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo

Quesito

Caro Padre Angelo,
le scrivo per commentare una sua risposta che mi ha lasciato parecchio perplesso. Mi riferisco alla domanda sulla pratica penitenziale del venerdì datata 23.02.2008 nella parte in cui dice:
“Ma al di là del precetto, c’è il significato particolare del venerdì, giorno in cui i credenti ricordano la passione e la morte del Signore e ravvivano la consapevolezza di dover completare nella propria carne ciò che manca alla passione di Cristo a favore della Chiesa.”
Con questa frase sembrerebbe che alla passione di Cristo possa mancare qualcosa, e ciò non renderebbe Cristo solo ed unico Redentore dell’umanità...
Da quel poco che so, noi, con le pratiche penitenziali e le nostre sofferenze partecipiamo a questa Sua passione come Chiesa e quindi come suo Corpo Mistico, guadagnandoci dei meriti per la nostra vita dopo la morte ed elevandoci spiritualmente durante la vita nel mondo terreno....
La pregherei di risolvere questo dubbio perchè l’argomento è assai rilevante e potrebbe creare confusione in chi legge.
La ringrazio ancora per la sua opera di evangelizzazione sempre costante e intensa.
Christian


Risposta del sacerdote

Caro Christian,
1. l’espressione da me usata è tratta direttamente da San Paolo il quale dice: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

2. Ci si può domandare se manchi qualcosa alla passione di Cristo.
Da un punto di vista oggettivo non manca senz’altro niente. La passione di Cristo è stata più che sufficiente per la redenzione dell’uomo.
Cristo infatti ha compiuto l’opera affidatagli dal Padre (Gv 17,4) e ha attestato dalla croce che ha compiuto tutto (Gv 19,30).

3. Quando San Paolo fa questa affermazione non vuole dire che la passione di Cristo sia stata imperfetta o incompleta o che ad essa si debba aggiungere qualcosa.
Egli considera la Chiesa come un solo corpo (un corpo mistico) con il Signore. Di questo corpo Gesù è il capo e noi le sue membra.
Che cosa manca dunque?
Manca questo: che la passione, che per ora si è compiuta nel corpo fisico di Gesù, si prolunghi anche nelle sue membra.
E questa partecipazione alla passione di Cristo è meritoria non solo per il soggetto che soffre o fa penitenza, ma anche per le altre membra del corpo mistico.
San Paolo dice infatti che soffre a favore del suo corpo che è la Chiesa.

4. Occorre ricordare che Dio salva gli uomini non come un “deus ex machina”, ma attraverso la loro cooperazione personale e vicendevole.
Come nessuno viene al mondo senza la mediazione dei genitori, così analogamente nessuno entra in Paradiso senza la mediazione della Chiesa.
Il Signore ci chiama ad essere suoi collaboratori di Dio. San Paolo usa quest’espressione: “Siamo infatti collaboratori di Dio” (1Cor 3,9), “abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo” (1 Ts 3,2).
Dice Pio XII nella Mystici Corporis: “Mistero certamente tremendo né mai sufficientemente meditato, come cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni a questo scopo intraprese dalle membra del mistico corpo di Gesù Cristo” (MC 42).

5. È vero che Cristo è l’unico Redentore.
Ma Cristo ci rende partecipi della redenzione: e non solo nel senso che la riceviamo, ma anche perché con le nostre penitenze ci facciamo ministri o canali dei meriti infiniti della sua passione.
Si tratta di un discorso analogo a quello della regalità di Gesù. Gesù è l’unico Re dell’universo. Ma vuole che tutti noi regniamo insieme con lui: “preparo per voi un regno” (Lc 22,29), “e regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,5).

6. Come tu stesso osservi alla fine della tua e-mail “l’argomento è assai rilevante”. Lo è senz’altro per noi e per quelli che si salvano per la nostra cooperazione ai patimenti di Cristo.

Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione di tutti su questo punto, ti ricordo nelle mie preghiere e ti benedico.
Padre Angelo.








[Modificato da Caterina63 06/03/2016 23:31]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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