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Non esiste il diritto ad avere un figlio ma si ha il dovere di tutelarlo nei suoi diritti

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2017 19:35
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Sesso: Femminile
01/02/2016 00:58
 
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  GRAZIE BERLICCHE

Scusate, signori miei, spiegatemi bene.
Aspettavate di vedere se si riempiva il Circo Massimo? Bene, è stato riempito. Fino all’orlo, e io lo so perché ero sull’orlo. Ne aspettavate di più? Io francamente no. Anche perché non ci sarebbero stati. Mi dicono che già così ne sono rimasti fuori un sacco. Quando sono entrato io, verso mezzogiorno, mancavano due ore ma era già praticamente pieno, dopo ci si è accicciati un po’ di più. Io ho provato a contare, ma è difficile con così tante teste. So solo che nelle code ai cessi chimici c’era più gente che alla svegliaitalia della settimana scorsa.

Ripeto, volevate più gente? All’arrivo a Stazione Termini siamo stati accolti da un nugolo di fotografi che manco le rockstar. Un tizio con una reflex esagerata e la faccia di furetto ci ha chiesto “E i bambini? Dove sono i bambini?” Avrei voluto dire: ma sai quanto costa un viaggio andata e ritorno da Torino? Se la famiglia, quella vera, fosse un poco favorita, magari ce lo saremmo potuti anche permettere di venire tutti. Ma non se voglio fare le vacanze, comprare un regalo, mangiare. Ci sono qui io, in rappresentanza di tutti.
Ed ecco il secondo punto. Alle manifestazioni in generale uno conta uno. Stavolta per ognuno di quelli che sono venuti ce ne sono tre, quattro, dieci che sono rimasti a casa. Me lo hanno detto, volevamo venire, ma non ci riusciamo. Perché non è che tutti, in una settimana, riescono a sganciarsi. A noi il viaggio non lo pagano i sindacati, o il partito. Eravamo “solo” trecentomila? Cinquecentomila? Allora eravamo realmente uno, due, cinque milioni. Uominidonnebambini. Gioiosi. Lieti. Lietamente arrabbiati, ma di quell’arrabiatura che non è cattiva, di quella che ti fa dire, bene, facciamo qualcosa. Persino quel gruppetto vestito di nero e capelli un po’ corti, che quando erano entrati avevano volti tesi che facevano un po’ timore. Li ho rivisti verso la fine, ce n’era uno che sembrava un armadio a due ante, braccia tatuate grosse come le mie cosce, che agitava una bandiera con una faccia da bambino, e non faceva più paura. E mi dicevo, guarda cosa ci vuole per battere la violenza e far battere il cuore. Un po’ di piccoli, un po’ di gioia, parole vere.

Per cui non si è mandato nessuno al’inferno, o affan, come in altre piazze. Nessuno, nemmeno chi ci vuole male, e a leggere i giornali sono tanti. Tanti che minimizzano, o cercano di far dire altro a chi ha parlato. Signori miei, noi c’eravamo, e se scrivete cose false la conseguenza sarà che non vi crederemo più. Credere ha la stessa radice di credito. Non si darà più credito a chi ha dimostrato di non meritarlo. Chi sono coloro che ci stanno aiutando e coloro che ci oscurano, come dice Gandolfini nel video completo, qui sotto, al minuto 1:58:30 circa. Perché noi c’eravamo.

C’eravamo. Siamo venuti, avvisati all’ultimo, di tasca nostra, senza un partito, un sindacato, un’organizzazione, un movimento, una Chiesa che ci abbia sponsorizzato. Tantissimi. Più di quanti potesse contenerne quel Circo Massimo che ora, solo per noi, minimizzate.
Vi dico, meglio il nostro Circo Massimo del vostro circo minimo di pagliacci, prestigiatori e funamboli scadenti. Siete pochi, siete scalcagnati. Avete sponsor potenti, e i soldi e il potere possono molto, è vero. Ma le bugie non durano, specie quelle che si vivono.
Quella di ieri non è stata una bugia. E’ stata giornata molto bella. Non è troppo tardi per lasciare il vostro circo e unirsi al nostro, senza più fingere. Ritrovare la gioia.




Card. Bo: attacchi alla famiglia più pericolosi dell'atomica

Card. Charles Bo - AFP

Card. Charles Bo - AFP

01/02/2016 

L’Asia e l’Africa "lottano per la sopravvivenza di famiglie povere, oppresse. Le nazioni ricche hanno deviato l’attenzione dalla povertà e dall’oppressione, parlando di nuove forme di famiglie, di nuove forme di genitorialità. Più ancora della bomba atomica, del terrorismo, un pericolo mortale si affaccia sull’umanità intera, perché alcune nazioni hanno scelto la via della distruzione della famiglia attraverso le leggi”. È quanto ha sottolineato il card Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e legato pontificio, nell’omelia della Messa conclusiva del 51° Congresso eucaristico internazionale, che si è svolto a Cebu (Filippine) dal 25 al 31 gennaio.

La famiglia deve essere protetta, promossa e nutrita
Incentrato sul tema “Cristo in voi, speranza della gloria” - riferisce l'agenzia AsiaNews - l’appuntamento è stato occasione di confronto sul tema dell’evangelizzazione e della missione non solo in Asia, ma in tutto il mondo. Il cardinale ha usato parole durissime contro quanti minacciano la base della vita e l’unione familiare. Esaltando, al contempo, il ruolo della Filippine quale faro dell’evangelizzazione per il terzo millennio. “L’Eucaristia è seminata all’interno della famiglia - ha spiegato il card. Bo - e germoglia al suo interno. La famiglia è il luogo della prima comunione. La famiglia è il nucleo primario della Chiesa” ed è il luogo in cui “ogni giorno si spezza il pane”. Per questo, avverte, “deve essere protetta, promossa e nutrita”. 

Il più grande pericolo per l’umanità oggi è la distruzione della famiglia
“Papa Francesco - prosegue il porporato - ha espresso tre grandi preoccupazione negli ultimi tre anni che riguardano il mondo intero: famiglia, ingiustizia ambientale, ingiustizia economica. Ma il più grande pericolo per l’umanità oggi è la distruzione della famiglia. Purtroppo, anche in seno alla Chiesa cattolica si fatica a capire il pericolo terribile che corre la famiglia”. 

L’Eucaristia ha rafforzato i rapporti tra le Chiese di vari Paesi
Illustrando la settimana di incontri e riflessioni appena conclusa, l’arcivescovo di Yangon ha ricordato che “veniamo da molte nazioni, parliamo lingue diverse. Ma come nel giorno di Pentescoste, l’Eucaristia rafforza i nostri rapporti”. Questo è un momento “di Grazia”, impreziosito dall’ospitalità delle Filippine e dei suoi abitanti, che il porporato birmano definisce “apostoli del sorriso”. 

La centralità delle Filippine nella missione del terzo millennio
Proprio nell’omelia, il porporato birmano ha inoltre voluto sottolineare la centralità delle Filippine nella missione del terzo millennio. All’unica nazione asiatica a maggioranza cattolica, avverte il porporato, destinata a “gloria, prosperità e spiritualità”, spetterà il compito di “essere luce non solo per l’Asia, ma per il mondo intero”. “Le Filippine - ha detto - hanno bisogno di speranza. La Chiesa ha bisogno di speranza. Le nostre famiglie hanno bisogno di speranza. Il mondo di oggi ha gran bisogno di una parola di quattro lettere: Hope (speranza)”. In questo senso le Filippine, “la più grande nazione cattolica dell’Asia, è portatrice di grande speranza” afferma il card Bo che non vuole “negare le sfide, povertà, insicurezza, migrazione”, ma avverte anche che questa nazione “possiede grandi potenzialità per tutto il mondo cattolico”. 

Filippine: terra di grazia per integrità familiare e giovani
Riprendendo il tema della famiglia, il card Bo ricorda che le Filippine hanno due tipi diversi di grazia: “La vostra integrità familiare è forte. Avete il tasso minore di divorzi della regione. Molte nazioni ricche hanno denaro ma non hanno famiglie. E per secondo, il numero di giovani. Che sono una benedizione!”. 

Eucarestia: fonte e vetta del nostro impegno di vita
In conclusione, il porporato rilancia “la centralità” dell’Eucaristia che resta “la fonte e la vetta del vostro impegno di vita”. “Dobbiamo sentirci rinvigoriti dalla teologia dell’Eucaristia”, ha concluso il card Bo, “ricordandoci sempre che la Prima Eucaristia è stata celebrata da un uomo condannato, un uomo senza poteri, un uomo il cui cuore “era in subbuglio”. Ma il potere dell’Eucaristia - avverte - scorreva da quelle mani vuote. E continua a ispirarci. L’Eucaristia è vera presenza, l’Eucaristia è missione, l’Eucaristia è servizio”. (R.P.)






 

[Modificato da Caterina63 01/02/2016 14:01]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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