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I Congressi Eucaristici

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2016 00:56
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16/02/2016 00:48
 
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6. L’Eucaristia: via d’accesso ai misteri principali della fede


Il Congresso Eucaristico Internazionale di Roma nell’anno 2000, in quanto vertice delle celebrazioni giubilari, ha orientato l’attenzione sul “Festeggiato” [39], Gesù Cristo, nel suo duemillesimo compleanno, presente nella Chiesa in forza dell’Eucaristia e ha indicato al mondo intero la stessa Eucaristia come approdo sacramentale e via d’accesso ai due misteri principali della fede, sintesi mirabile del disegno divino di salvezza e, perciò, centro e vertice dell’evento giubilare [40].


Infatti, l’obiettivo della «fase celebrativa» del Giubileo è stato la glorificazione della Trinità, il primo dei misteri principali della fede cristiana, dal quale «tutto viene e al quale tutto si dirige, nel mondo e nella storia». Dio, rivelandosi in Cristo come Trinità, ha aperto all’umanità l’accesso alla sua vita intima [41], mostrandola a tutti come vita ineffabile di relazione, come realtà trascendente di donazioni interiori, come sinfonia di comunione e di amore. Con la rivelazione trinitaria, Dio ci ha detto che egli non è solo imperturbabile infinità dell’essere: è anche e soprattutto vita, cioè interiore fecondità e comunanza di gioia[42].


Inoltre, la celebrazione giubilare, in forza della sua connotazione eucaristica, ha sottolineato la presenza di Cristo nell’«oggi» della Chiesa, mettendo in evidenza l’altro mistero principale della fede cristiana, cioè l’Incarnazione redentrice del Figlio di Dio. Infatti, l’Eucaristia è come il coronamento dell’Incarnazione: se l’Incarnazione ha regalato all’umanità il mistero ineffabile e splendente di Cristo, l’Eucaristia sviluppa progressivamente questo mistero, dando una “fondazione sacramentale all’esistenza cristiana[43], che si esprime nel Christus totus, cioè nella Chiesa che attualizza, nel tempo e nello spazio, il disegno del Padre [44].


Nella Chiesa, dunque – grazie all’Eucaristia – Cristo è una realtà, non un’ipotesi, un mito, un simbolo religioso. È una realtà viva, umanamente viva, che respira, palpita, gioisce, contempla, ama; non è un personaggio «storico», mummificato nei libri. È una realtà operante; non è tagliato fuori dalla nostra esistenza e dal nostro mondo, ma è il principio della vita e della sussistenza di tutti [45]. Pertanto, rimane “l’urgente bisogno” di approfondire la verità su Cristo come unico Mediatore tra Dio e gli uomini ben distinguendolo dai fondatori di altre religioni”[46]. È per ribadire questa verità fondamentale che, nel 2000, fu pubblicata la dichiarazione “Dominus Iesus” [47].


Di conseguenza, la pastorale della Chiesa modellata su Cristo, con i Congressi Eucaristici è aiutata a recuperare alcune sue caratteristiche irrinunciabili: 1) la «cattolicità», che esprime due dimensioni inseparabili del messaggio cristiano: la «totalità» (“secondo il tutto”) e l’«identità» (un “deposito” da conservare intatto: 1 Tm 6, 20). Oggi non tutte le esposizioni sul cristianesimo contengono in sé l’essenza del cattolicesimo[48]; 2) la «globalità» che porta l’evangelizzatore a trasfigurare in Cristo tutti e tutto: “ogni creatura” (Mt 16, 15) [49], cioé il creato e l’uomo, in tutte le sue dimensioni esistenziali; 3) l’«originalità», segno evidente del “cambiamento di vita e di mentalità”: chi ha fede non può avere lo stesso stile di vita e la stessa concezione del mondo di chi non è credente; 4) l’«irriducibilità»: l’avvenimento cristiano, prima che una religione è un “fatto”, perciò non può essere confuso con altri culti e dottrine, se non come compimento del loro “anelito” al raggiungimento della verità, come ci insegna il magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI[50].


In tale prospettiva, gli itinerari pastorali delle Chiese particolari,  grazie agli eventi straordinari come i Congressi Eucaristici, possono dilatare le loro potenzialità. Attraverso di essi, infatti, quando sono celebrati nella fedeltà ai contenuti cristologici trinitari, le comunità cristiane sono condotte, in forza della dinamica congressuale, alla riscoperta delle «cerniere» capaci di consolidare e avvalorare, nell’azione ecclesiale, il rapporto costitutivo tra l’Eucaristia, la Chiesa e il mondo: l’Eucaristia come epifanìa e primizia della Chiesa; la Chiesa come primizia ed epifanìa del mondo nuovo[51]. In altre parole, questi eventi straordinari ci aiutano a vedere e a vivere l’Eucaristia come Chiesa “in boccio” e la Chiesa come Eucaristia “sbocciata”, nelle relazioni quotidiane, come principio e forza propulsiva di uno stile di vita nuovo e diverso.


 


7. Inculturare l’Eucaristia per inculturare la fede


Oggi la Chiesa considera un Congresso Eucaristico come una «statio», cioè una sosta straordinaria di impegno e di preghiera “per approfondire insieme qualche aspetto del mistero eucaristico e prestare ad esso un omaggio di pubblica venerazione, nel vincolo della carità e dell’unità” [52]. In tale contesto i Congressi Eucaristici possono essere considerati in una doppia prospettiva: come eventi di grazia e come occasioni pastorali[53].


1) Il Congresso come evento di grazia offre alla Chiesa che lo celebra la periodica possibilità di ricentrare la vita dei singoli e delle comunità sulle inesauribili potenzialità dell’Eucaristia, come “fonte” di ogni risorsa spirituale e “culmine” di ogni azione ecclesiale [54].


2) Il Congresso come occasione pastorale esprime l’esigenza che l’Eucaristia, sia periodicamente «elevata a vessillo per i popoli che cercano con ansia» (Cfr. Is 11, 10) una risposta adeguata alla sete di verità che ogni individuo porta nel cuore[55]. È la prospettiva indicata da Benedetto XVI, quando ha parlato dell’opportunità per la Chiesa di aprire una sorta di «cortile dei gentili» [56]. In quest’ottica, la «salvezza sociale» assume le caratteristiche dell’inculturazione della fede attraverso l’inculturazione dell’Eucaristia, che nella dinamica congressuale trova uno degli strumenti straordinari più efficaci, per indicare alla società distratta le potenzialità salvifiche del mistero dell’Incarnazione[57].


La Chiesa, che oggi agisce in un mondo che cambia rapidamente, si trova di fronte a nuove sensibilità e nuovi linguaggi, che esigono nuovi metodi pastorali, ma la sostanza del suo messaggio non cambia. Pertanto, senza l’inculturazione dell’Eucaristia, nella sua identità reale con Gesù Cristo, non ci può essere un’autentica inculturazione della fede [58], perché l’Eucaristia – lo abbiamo visto – è la fonte e il culmine di tutta l’evangelizzazione[59] di cui l’inculturazione è il banco di prova, nel senso che deve promuovere i contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica, “quale formulazione essenziale e completa della fede per gli uomini del nostro tempo» [60].


In quanto eventi di grazia e occasioni pastorali, dunque, i Congressi Eucaristici hanno il compito di riportare al loro centro la persona di Cristo e il suo Vangelo, perché l’opera di inculturazione dell’Eucaristia entri davvero negli ambiti concreti della vita umana[61]. A proposito dell’inculturazione eucaristica – scrive Benedetto XVI – è necessario esplicitare la relazione tra Mistero eucaristico e impegno sociale, per rafforzare la comunione e la pace. La Chiesa deve inserirsi nella società, non sul piano politico, ma per la via dell’argomentazione razionale e del risveglio delle forze spirituali, senza le quali la giustizia non può affermarsi[62]. A tale proposito, la beatificazione del Cardinale John Henry Newman (19 settembre 2010) apre orizzonti interessanti per il recupero del rapporto fede-ragione, in un contesto di piena umanizzazione (Cor ad cor loquitur[63].


 


8. Il dinamismo trasformante del sacramento pasquale


Quando si celebra un Congresso Eucaristico non bisogna mai perdere di vista una costante della prassi ecclesiale: “ogni grande riforma è legata, in qualche modo, alla riscoperta della fede nella presenza eucaristica del Signore in mezzo al suo popolo”, perché l’Eucaristia, quando dà forma alla vita e all’azione della Chiesa, diffonde la verità e la carità dentro la storia [64]. Paul Claudel ha scritto che “la quintessenza del cristianesimo è l’Eucaristia” e Teilhard de Chardin ha espresso la convinzione che, anche nel nostro tempo, si possono pronunciare queste parole: “l’Eucaristia invade l’universo. Essa è il fuoco che corre sulla sterpaglia. È il colpo che fa vibrare il bronzo [...]. Le Specie sacramentali sono costituite dalla totalità del Mondo, e la durata della Creazione è il tempo richiesto per la sua consacrazione [65].


Benedetto XVI, addirittura, scrive che la “conversione sostanziale” del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo pone dentro la creazione il “principio di un cambiamento radicale”, una specie di «fissione nucleare» introdotta nel più intimo dell’essere, che suscita un “processo di trasfigurazione della realtà” il cui termine ultimo sarà la trasfigurazione del mondo intero [66]. In sostanza, l’Eucaristia alimenta una spinta evangelizzatrice che “ci mette in dialogo con le differenti culture e in un certo senso le sfida” [67]. Infatti, questo grande «Mistero della fede» diviene criterio di valorizzazione di tutto ciò che il cristiano incontra nelle varie espressioni culturali [68].


Inoltre, con l’Eucaristia – memoria oggettiva della Croce e sacramento di ogni salvezza – noi offriamo all’umanità la sola chiave interpretativa possibile della propria inevitabile pena, offrendo, così – tra tante sofferenze – uno spiraglio di serenità sufficiente per ritrovare il gusto di vivere e coltivare la speranza. Con la celebrazione della Messa, e il culto eucaristico nel suo insieme, noi  riportiamo tra gli uomini quel Dio che a molti sembra latitante e invece ha scelto di restare con noi in tutte le ore dell’esistenza, anche le più tragiche[69], quel Dio che, in Gesù Cristo è sceso fino nei bassifondi dell’umanità”, per introdurre la luce nella “notte della Redenzione” [70].


 


9. La domenica: festa “primordiale” ricolma di gioia


La gioia appartiene alle componenti fondamentali di ogni convocazione eucaristica, perché la presenza di Cristo è motivo di «grande gioia per tutto il popolo» (Cfr. Lc 2, 10), e, di conseguenza, la Chiesa gioisce per la salvezza» [71], perché celebra e custodisce il Sacramento che la genera. Infatti, è proprio l’Eucaristia la sorgente della gioia cristiana, in quanto sacramento della Pasqua di Cristo, crocifisso e risorto, che “realizza davvero la nostra liberazione dal male e dalla morte” [72].


Nella prospettiva della gioia, allora, ogni Congresso Eucaristico, ci riconduce alle radici della festa cristiana (festum), che nasce dalla concorrenza di due fattori essenziali: un avvenimento importante da ricordare (la Pasqua di Cristo) e il bisogno di ritrovarsi insieme per celebrarlo[73]. Per questo la festa cristiana deve rimanere ancorata ai misteri principali della nostra fede (in particolare all’evento pasquale) e al momento aggregativo, che trova nella domenica la sua «primordialità» [74] e la sua «ordinaria solennità»[75]. Ma “il giorno del Signore”, per conservare la sua originaria freschezza, ha bisogno di convocazioni periodiche più ampie e di «straordinaria solennità», tra le quali spiccano i Congressi Eucaristici Internazionali, Nazionali e Diocesani.


Pertanto, con la celebrazione di un evento congressuale internazionale (Statio Orbis) si vuole indicare al mondo la sorgente della vera gioia e l’antidoto alla disperazione dilagante nella società secolarizzata. Questa gioia, nella Chiesa, viene alimentata dalla Messa domenicale. La domenica, infatti, in quanto “Pasqua settimanale” (S. Agostino), è “giorno di gioia e di riposo”, ma lo è a titolo speciale, perché educa alla gioia vera, riscoprendone i tratti autentici e le radici profonde [76].


Proprio per questo bisogna fare in modo che il «senso della comunità parrocchiale fiorisca soprattutto attorno alla celebrazione comunitaria della Messa domenicale»[77], dove Cristo risorto sta al centro di tutto, come ragione fondamentale del fare festa[78] e del conseguente recupero delle note caratteristiche della festa stessa[79]: il riposo, l’intensità di vita, la contemplazione, la gioia e le opere dell’ottavo giorno[80], che danno concretezza all’otium(all’armonia interiore) per sconfiggere il neg-otium (la pesantezza delle opere servili) oggi identificabile nella “dispersione” del mondo secolarizzato [81].


In questa prospettiva «la celebrazione del giorno della risurrezione acquista un valore dottrinale e simbolico capace di esprimere tutta la novità del mistero cristiano»[82]. Per questa ragione i Congressi Eucaristici debbono sempre mettere in evidenza il loro rapporto con la domenica, proprio per agganciare la loro «straordinaria solennità» (che passa) all’«ordinaria solennità» della domenica, che resta a scandire il tempo del pellegrinaggio ecclesiale, come «centro del mistero del tempo», «asse portante della storia» e «sintesi della vita cristiana»[83]. Stando così le cose, la domenica è veramente “una risorsa per tutti” [84] e non possiamo lasciarla cadere nell’oblio.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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