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Renaud Camus e la Grande Sostituzione gli immigrati nuova arma dei comunisti

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2016 21:40
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  Renaud Camus: "Gli immigrati sono l'arma dei nuovi comunisti"



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Renaud Camus:

5 ottobre 2015

Non è facile acchiappare Renaud Camus. E non solo perché vive appartato in un castello nei Pirenei. È sfuggente, Camus, ma non perché si sottragga al dibattito, anzi. Semplicemente, è difficile appiccicargli un' etichetta o tirarlo per la giubba da una parte e dall' altra.

Tuttavia la potenza delle sue idee abbatte qualunque barriera, naturale o edificata dall' uomo. L' unico libro tradotto in italiano di questo affilatissimo intellettuale francese è Tricks, pubblicato anni fa dal piccolo editore Textus su impulso di Walter Siti. Quel volume era aperto da una prefazione di Roland Barthes, e costituiva una sorta di feticcio per il mondo omosessuale. Non sono tradotti, invece, gli scritti di Camus sul fenomeno che lui chiama Le Grand Remplacement, cioè la Grande Sostituzione. E si capisce il motivo: sono troppo scorretti.

Spiegano perché e soprattutto come si sta compiendo una sostituzione di popoli ai danni degli europei. Sono ferocemente critici dell' immigrazione incontrollata, mettono in guardia sull' influenza islamica, combattono l' Invasione. E qui da noi teorie di questo tipo non sono molto gradite. Per questo abbiamo chiesto al gentilissimo Camus di spiegarle nel dettaglio ai lettori italiani.

Che cosa l' ha spinta a scrivere Le Grand Remplacement?
«La disperazione. La speranza».

Che cosa intende con il concetto di Grande Sostituzione?
«Non sono sicuro che si tratti di un concetto. Piuttosto di un sintagma, se desiderate un termine alto. Un appellativo, un nome per un fenomeno: la sostituzione di un popolo e di una civiltà. L' inveramento, da incubo, della famosa battuta di Brecht: "Se il governo non è contento del popolo, non deve fare altro che eleggerne un altro". È precisamente ciò che sta accadendo in Francia: il governo socialista ha perso il suo elettorato popolare, e se ne fabbrica un altro con gli immigrati. Ma il fenomeno è molto più esteso, generale, europeo. La maggior parte delle nazioni europee aveva un popolo, ma con un solo ricambio generazionale ne hanno già un altro o molti altri. Strade, quartieri, città intere si sono trasformate, sono diventate irriconoscibili; per non parlare delle scuole e dei trasporti pubblici. In zone sempre più vaste del territorio, gli autoctoni sono spariti, sono stati sostituiti».

Chi ha elaborato questo progetto?
«Nessuno è all' origine di questo progetto, fatta eccezione per alcune modalità pratiche, come l' esempio che ho appena citato: il Partito socialista francese ha espressamente voluto trovarsi un nuovo elettorato; e alcuni documenti dell' Onu parlano inequivocabilmente della necessità di una trasformazione etnica dell' Europa: lo stesso termine remplacement (sostituzione, ndr) è presente. Tuttavia credo soprattutto alla forza di giganteschi meccanismi storici, economici e ideologici, e anche ontologici, in seno ai quali le istituzioni e gli uomini sono solo degli ingranaggi fra tanti altri, loro stessi manipolati dall' hybris della specie. Ciò che io chiamo remplacisme, l' ideologia che promuove la Grande Sostituzione, è nata dalle nozze mostruose della Rivoluzione industriale nella sua fase avanzata, taylorista, fordista, con l' antirazzismo dogmatico, lui stesso nella sua forma senile.
Che ci siano razze e popoli scelti tramite una decisione amministrativa, volontarista, nominalista, è indispensabile alla fabbricazione post-industriale dell' uomo sostituibile, senza origine, senza cultura, senza civiltà, senza nazione, interscambiabile e delocalizzabile sempre e comunque. Che l' uomo sia sostituibile con se stesso è indispensabile, affinché sia interscambiabile con le macchine da una parte e con i prodotti manifatturieri dall' altra».

I giornali italiani scrivono sempre più spesso che «abbiamo bisogno di 250 milioni di immigrati per sostenere il nostro Welfare». Ci sono pure studi e proiezioni Onu sulla stessa linea. Lei che ne pensa?
«Penso due cose, importanti in maniera diversa. Innanzitutto che è completamente falso: gli immigrati sono la rovina del Welfare state (se quest' ultimo non è ancora morto è soltanto perché gli uomini e i popoli non sono ancora totalmente interscambiabili, grazie a Dio; il Welfare state può funzionare soltanto con uomini e donne di un certo tipo, modellati da generazioni di civiltà e senso civico). Ma soprattutto penso che, anche se fosse vero (e, ripeto, non lo è affatto), tali pensieri possano germogliare solo ed esclusivamente in menti già robotizzate, senza cultura, senza civiltà, direi anche disumanizzate. Cosa ci stanno dicendo questi? Che per salvare l' Italia bisogna sostituire gli italiani con i togolesi (ad esempio). Innanzitutto, lo ripeto, niente si salverà; e se qualcosa sarà salvato, non sarà più l' Italia, ma una specie di Togolia. L' Europa non ha bisogno di immigrati, ha bisogno di aria, erba, spazio, vuoto, di ripresa culturale e di rinnovamento spirituale».

Lei pensa che stia riuscendo, la sostituzione di popoli?
«Non sta riuscendo, si sta completando, con un' accelerazione formidabile dovuta all' invasione migratoria».

Come giudica il comportamento dell' Europa nella gestione dell' immigrazione?
«L' Europa è minata da una formidabile pulsione di morte, un odio di sé che la spinge al suicidio. Si tratta di ciò che ho chiamato "la seconda carriera di Adolf Hitler": forse un po' meno criminale della prima, ma con delle conseguenze storiche parimenti vaste. È una carriera al contrario, in absentia. Il razzismo, nel 1945, era stato a pochi passi dal mettere fine al continente europeo e alla sua civiltà; tre quarti di secolo più tardi, dobbiamo dire invece che l' antirazzismo, questo "comunismo del XXIesimo secolo", come dice Alain Finkielkraut, porterà a termine la missione. L' antirazzismo è il razzismo che indietreggia insultandovi dopo essere passato sopra il vostro corpo. Ridurre l' invasione migratoria a una "crisi umanitaria" o a una "emergenza rifugiati", è come prendere Alla ricerca del tempo perduto per una testimonianza sull' asma».

Che cosa dovremmo fare per frenare i flussi in arrivo?
«Smentire con azioni e cambiamenti legislativi l' idea diffusa ovunque secondo cui l' Europa è un eldorado, pronta a sborsare grandi somme di denaro affinché la terra intera venga a fare i suoi figli, e che sovvenziona lautamente la sua conquista, fatto che non ha precedenti nella storia».

Che peso ha l' islam nel quadro dell' invasione migratoria?
«Un po' più di tre quarti direi. Forse quattro quinti. Ma dato che è il solo gruppo, tra i conquistatori, a disporre di solide strutture comunitarie, sarà anche il solo a trarre beneficio da questa invasione migratoria».

Vorremmo chiederle un commento su una frase pronunciata dalla nostra presidente della Camera dei deputati. Secondo lei gli immigrati sono «l' avanguardia» di una nuova civiltà.
«Purtroppo ha perfettamente ragione. Il cambiamento di popolazione implica necessariamente il cambiamento di civiltà. Ma per quanto mi riguarda, preferisco conservare la vecchia civiltà».

Perché secondo lei c' è una classe intellettuale che propaganda l' ugaglianza assoluta in ogni ambito?
Da dove nasce questa tendenza culturale?
«L' uguaglianza avrà sempre dalla sua parte una vasta maggioranza di cittadini, soprattutto in Francia. Tuttavia, la maggioranza, nelle democrazie avanzate, non è il potere, ma lo strumento del potere infinitamente manipolabile. Gli intellettuali organici saranno sempre dalla parte di questa forza, a maggior ragione per il fatto che garantisce loro l' esclusione degli altri intellettuali, la loro riduzione al silenzio, alla morte civile».

Che responsabilità ha l' élite intellettuale di sinistra?
«Oh, non tanto più grandi degli intellettuali di destra, i quali sono ugualmente favorevoli alla Grande Sostituzione (Camus li definisce remplacistes, ndr). La sola linea di separazione che conta veramente oggi, intellettualmente, moralmente, politicamente e quasi militarmente, è quella tra i remplacistes e gli antiremplacistes. Questi ultimi sono i sostituibili che non vogliono farsi sostituire, E naturalmente ci sono anche i remplaçants, sempre più numerosi e potenti. Sono come gli uccelli nel film di Hitchcock: attendono il loro turno. I remplacistes sono pazzi: sostituiscono un popolo rincretinito dall' insegnamento dell' oblio e dall' industria dell' ebetudine, frustrato, rabbioso, lobotomizzato, senza identità, con un popolo ultraidentitario. Scavano la loro tomba. Il problema è che nello stesso tempo stanno scavando anche la nostra».

Che ne pensa della teoria dello scontro di civiltà elaborata da Samuel P. Huntington? Soprattutto: abbiamo ancora una civiltà da difendere?
«Per quanto mi riguarda, sono ardentemente huntingtoniano. Sono quotidianemente colpito dalla pertinenza del libro di Huntington, comprese le questioni secondarie alle quali abbiamo prestato poca attenzione - la Grecia, ad esempio: tutta la crisi greca di questi ultimi mesi è perfettamente prevista e analizzata nel libro di Huntington, pubblicato vent' anni fa.
Che abbiamo una civilità da difendere, questo è fuori discussione. Ma vi posso dire che non è affatto in buona salute. La Piccola Sostituzione, quella della non-cultura o dell' industria culturale ai danni della cultura, quella della piccola-borghesia mondializzata ai danni della classe acculturata, quella "delle élite" (mediatiche, finanziarie, sportive, elette) ai danni "dell' élite" (morale, intellettuale, artistica, culturale), ha preceduto la Grande Sostituzione, ne è stata la condizione necessaria».

Lo scenario descritto da Michel Houellebecq in Sottomissione potrebbe concretizzarsi?
«Certo. Si sta già concretizzando. Proprio ieri mattina, alla radio, nel corso della trasmissione di Alain Finkielkraut, Répliques, ho sentito Pierre Manent dichiarare che con il mondo musulmano ormai dobbiamo condividere la stessa nazione (come in Libano, insomma). Quanto a Jacques Juillard, di fronte a Manent, diceva che non bisogna fasciarsi la testa, che in due o tre secoli i musulmani si laicizzeranno, come ha fatto il cristianesimo. È solo una questione di pazienza. Tuttavia lo scenario di Houellebecq non è né il più drammatico né il più verosimile».

di Francesco Borgonovo






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  Francia, stai attenta! Stanno sostituendo un popolo con un altro

Renaud Camus, intellettuale fuori dagli schemi "destra-sinistra", denuncia l'inganno del multiculturalismo. E tutti lo attaccano

Nel numero di dicembre 2014 di Causuer , mensile conservatore francese, il filosofo Alain Finkielkraut commenta la seguente notizia: una dozzina di terroristi islamici partiti per combattere in Siria proviene dalla cittadina di Lunel, Sud della Francia, 26mila abitanti.

 

Racconta Finkielkraut: «Lunel è stata, nel Medioevo, un centro filosofico ebraico, una piccola Gerusalemme. Oggi resta quasi nulla di quella comunità ebraica fiorente. Uno dei muri dell'hôtel particulier è stato riconosciuto come quello dell'antica sinagoga, il comune ha apposto una targa. In compenso, nel 2010, a Lunel è sorta una moschea... Nella città di Lunel, oltre vent'anni fa, Renaud Camus ha provato l'impressione alienante del cambiamento radicale di un'intera società. In una conferenza pronunciata a Lunel, il 26 novembre 2010, Camus ha esposto la teoria della Grande Sostituzione».

Renaud Camus? Grande Sostituzione? Di chi e cosa sta parlando Finkielkraut? Renaud Camus è un autore francese, impegnato in politica e fondatore del Parti de L'In-nocence, formazione elettoralmente vicina al Front National da quando Marine Le Pen ha preso il posto del padre Jean-Marie. Camus, nonostante l'etichetta di ultra-destro, sfugge alla classificazione entro schemi canonici. Il suo partito ha un programma più che altro culturale, fondato sulla riscoperta dell'identità francese attraverso la riforma, che poi è un ritorno alla tradizione, della scuola.
Innumerevoli ma vani i tentativi di liquidarlo come sciovinista, razzista, fascista.

Negli ultimi giorni, quotidiani e siti d'informazione di sinistra hanno accusato Camus, e insieme con lui altri scrittori non allineati al multiculturalismo, di aver istigato all'odio contro gli immigrati e addirittura di aver creato il clima di tensione nel quale è maturato il massacro di Parigi. Come a dire: i responsabili (morali) sono gli adepti del politicamente scorretto... Il curriculum artistico di Camus è internazionale, con maestri e amici che vanno da Aragon a Warhol passando per Gilbert&George, Bob Wilson, Rauschenberg. Omosessuale dichiarato, il suo libro più famoso è Tricks (Textus), un diario di incontri sessualmente «proibiti» con prefazione di Roland Barthes.

L'interno della moschea di Lunel, sud della Francia

Trascinato in tribunale per le sue parole su islam e immigrazione, ne è uscito con una condanna ma anche col sostegno dell'intellighenzia.
Sempre scomodo, lui, sostenitore di Israele, in passato è stato accusato di antisemitismo. In quel caso si schierarono dalla sua parte personalità del mondo ebraico francese, tra cui lo stesso Finkielkraut. È comunque un dato di fatto che le idee di Camus, radicali ed espresse senza mezzi termini, siano ampiamente presenti nel dibattito in corso in Francia. Facile trovarne traccia, ad esempio, nel romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq o nel saggio bestseller Le Suicide français di Eric Zemmour.

Ma cosa vide Camus a Lunel, città di forte immigrazione araba?

Leggiamo ne Le Grand Replacement (2012): «Un giorno rimasi stupefatto perché, nel giro di una generazione, la popolazione era completamente cambiata. Non era più lo stesso popolo d'un tempo ad affacciarsi alle finestre e camminare sui marciapiedi. Pur immerso nei luoghi della mia cultura e della mia civiltà, stavo passando in mezzo a un'altra cultura e un'altra civiltà. Non sapevo ancora che questa svolta fosse stata “abbellita” col termine ingannatore di multiculturalismo».

La Grande Sostituzione consiste proprio in questo: rimpiazzare un popolo con un altro. L'immigrazione selvaggia cambia i rapporti demografici all'interno dei quartieri metropolitani e delle cittadine di provincia. Gli stranieri chiedono (e ottengono) la cittadinanza ma non intendono diventare francesi. Lo sono dal punto di vista formale ma non sostanziale. Di fatto conservano la propria lingua, i propri costumi e non si riconoscono nella cultura della nazione che li ospita. Il che dimostra che concedere la cittadinanza non conduce all'integrazione ma alla concezione di «popolo» come fatto puramente amministrativo.

Questo processo ha una portata storica, secondo Camus si tratta di una autentica «contro-colonizzazione». L'impatto è avvertito soprattutto nelle banlieues ove regnano il malessere e la violenza. Porre un argine alla delinquenza è necessario ma il problema va oltre l'ordine pubblico. Le periferie sono anonime terre di nessuno e quindi di conquista.

In questo quadro, l'accento sulla cultura è prioritario. Essere francesi, infatti, significa soprattutto riconoscersi nella storia e nella tradizione letteraria-filosofica d'Oltralpe. Ciò che rende possibile la Grande Sostituzione è quindi il crollo dell'istruzione o, nella definizione di Camus, la «Deculturazione». La pedagogia ha distrutto l'università e la scuola, imponendo l'idea che sia più importante «come» si insegna rispetto al «cosa» si insegna. Una idiozia che finisce col relativizzare l'importanza della cultura nazionale. Il dominio del politicamente corretto conclude l'opera di rimbecillimento generale screditando come «razzisti» tutti coloro che rifiutano il multiculturalismo, chiedono di regolare il flusso migratorio, stabiliscono un legame tra il numero di clandestini e il dilagare del crimine, rivendicano le proprie radici, criticano alcuni aspetti del mondo islamico. A proposito di islam.

Il discorso di Camus non riguarda strettamente i musulmani ma l'immigrazione in generale. Tuttavia, proprio la comunità islamica, in Francia imponente, è la più difficile da assimilare perché la religione, a detta dello scrittore, impone conversione ed espansione, comunque si voglia declinare questo termine, a danno degli infedeli.

Resta una domanda: chi è la mente della Grande Sostituzione? Una mente non c'è. Non ci sono complotti. C'è invece la globalizzazione, che ha bisogno di manodopera e di consumatori intercambiabili. Sostituibili, appunto. E questo è l'aspetto che rende Camus indigesto anche ai liberali.

In Francia c'è una discussione molto accesa sui temi qui appena accennati. Segno che a Parigi si cercano strumenti con i quali affrontare un presente che fa paura. Anche a noi. Ma qui tutto tace.




Fraternamente CaterinaLD

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  L’islam e “la vecchia badante”


“L’Europa imbelle sta morendo”. Parla Camus, il rinnegato dei Lumi


A colloquio con lo scrittore omosessuale. “C’è una scelta: guerra o sottomissione. Ma la seconda è più probabile”


di Giulio Meotti | 30 Giugno 2015 

Renaud Camus

Roma. Renaud Camus non è sempre stato inviso all’establishment letterario di Parigi. Come quando era amico di Louis Aragon, il celebre poeta comunista fondatore del surrealismo. Come quando per un voto non riuscì a sostituire Julien Green fra gli immortali dell’Académie française. Fa impressione pensare che un tribunale di Parigi ha condannato Camus per “islamofobia” (una multa di quattromila euro), per un discorso pronunciato il 18 dicembre 2010, nel quale parlò di “Grand Remplacement”, la sostituzione del popolo francese da parte dell’islam sotto il “cavallo di Troia del multiculturalismo”.

Ma la Francia, prima che di conquista, muore di inedia. “Sono persuaso che il grande fattore della distruzione sia l’égalité” dice il libertino anticonformista Camus al Foglio. “L’egalité, non appena abbandona il letto del diritto, distrugge ogni cosa. Come Eschilo dice di Elena di Troia: ‘Ha rovinato città, navi e uomini’.
L’uguaglianza fra genitori e figli ha distrutto la famiglia, l’uguaglianza fra insegnanti e studenti ha distrutto la scuola, l’uguaglianza fra l’arte e l’intrattenimento ha distrutto la cultura, l’uguaglianza fra cittadini e non cittadini ha distrutto le nazioni.
L’Europa, quella che ha composto il ‘Quintetto’ di Schubert o ‘Quer pasticciaccio brutto de via Merulana’, aveva un’idea di eccellenza, di superamento di se stessa. L’uguaglianza forzata culturale ha ridotto l’Europa a una imbecillità”
.

La teoria della “Grande Sostituzione” venne a Renaud Camus durante una visita a Vémars, nella Val d’Oise, alla casa di François Mauriac. Camus vide le periferie con le donne islamiche velate, il mutamento estetico della provincia. Quando la cultura francese gli faceva terra bruciata attorno, Camus venne difeso da insospettabili come Sylviane Agacinski (filosofa e moglie del premier Lionel Jospin), Emmanuel Carrère, Pierre Bergé, Frédéric Mitterrand e Alain Finkielkraut. Sono gli anni in cui Camus pubblica saggi come “La Grande Déculturation”, “Décivilisation” e “La Civilisation des prénoms”.

I complotti contro le chiese e ora la decapitazione a Lione. La Francia è sotto attacco, ma pochi vogliono ammetterlo. “Negare la realtà è l’occupazione principale non soltanto dei francesi, ma degli europei, negli ultimi trent’anni”, dice Camus al Foglio. “Nessuno parla del collasso del nostro sistema educativo, del legame fra delinquenza e immigrazione e tantomeno, segreto dei segreti, della sostituzione culturale e di civiltà. ‘Gouverner, c’est prévoir’, recitava l’adagio. In realtà si dovrebbe dire ‘Gouverner c’est ne pas voir’. Se vuoi governare e detenere il potere oggi devi non vedere e, soprattutto, non dire. Questo vale per lo stato come per i media”.

Camus non è rimasto impressionato dal premier Manuel Valls, che ha parlato di “guerra di civiltà”. “Valls ha scoperto che siamo impegnati in una guerra di civilizzazione. Forse, fra vent’anni, quando sarà sottosegretario per i Diritti dei Nativi in un governo islamico di Ahmed Cherkaouï (nome inventato, ndr), allora ammetterà che c’era davvero una ‘Grande Sostituzione’. Ma dirà anche che non era possibile prevederla”.

Sembra che un pensiero negativo si sia impossessato della cultura francese. “Non soltanto francese. La cultura europea in generale. E’ la seconda carriera di Adolf Hitler. Meno orribile della prima, ma dalle conseguenze anche più profonde. Il cancro hitleriano venne estirpato dai medici in modo tale che venisse asportato non soltanto il tumore, ma anche le funzioni vitali. Soltanto nel 1968, la data simbolica dell’avvento al potere nel mondo della piccola borghesia, si videro gli effetti della grande distruzione hitleriana. Il paziente è vivo, ma anche morto. Non ha cuore, non ha cervello, non ha stomaco, non ha nervi, non ha sesso, non ha orgoglio, non ha reazione di sorta. L’Europa vede un progetto di conquista, in passato resistevano, ma oggi la reazione è: ‘Poveri conquistatori, spero non abbiano problemi’. E’ come se Elisabetta d’Inghilterra avesse detto della Invincibile Armada: ‘Quei poveri spagnoli, con quel mare cattivo, sono preoccupata’”.

 
C’è chi la accusa di allarmismo con la Grande Sostituzione. “Non è una teoria, un concetto o una nozione: è un fatto. I popoli europei sono sostituiti da popoli non europei. Lo comprendi dalla demografia, paragonando i non europei e gli europei dall’età: la proporzione è ancora bassa per le persone sopra i settant’anni, ma è enorme sotto i cinque. La Francia è come una vecchia badante che alleva i figli di un altro popolo. E devi essere davvero vanitoso, naïf se pensi che questi popoli abbiano la stessa idea di nazione, di cultura, di civiltà, di identità. Questo ‘sostituismo’, come lo chiamo io, è la base ideologica della Grande Sostituzione, è una concezione dell’esistenza. E’ una ideologia della intercambiabilità. E le condizioni sono la Grande Esculturazione, l’insegnamento dell’oblio, l’industria dell’ebetudine”.

Camus attacca gli ex compagni di strada. “L’intellighenzia di sinistra, quella di Saint-Germain-des-Près, il Café de Flore, è diventato un luogo di incontro per consumisti. Hanno santificato la vittima in modo che il perdente fosse disponibile alla conquista”. Perché gli europei non la riconoscono per quello che è? “Perché era realizzata da conquistatori a cui non piaceva la parte, e perché era un tipo di conquista mai vista prima. Non si usano le armi, si conquista senza resistenza. Ma quanto sto dicendo sta diventando obsoleto. I conquistatori hanno gettato la maschera e stanno tornando a metodi più familiari”.

Dunque niente ottimismo sul futuro dell’Europa. “Oh sì invece, sono molto ottimista. Almeno abbiamo una scelta: guerra o sottomissione. E devo ammettere che la sottomissione sarà più probabile”.




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12/03/2016 21:29
 
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«Cari italiani, svegliatevi Vi stanno colonizzando»

Parla lo scrittore francese tra i più duri critici dell’immigrazione «Gli stranieri in arrivo non sono vittime ma pericolosi invasori»

12 mar 2016 - Libero

«Noi avversari della Grande Sostituzione siamo più ambiziosi dei sovranisti, che pure sono spesso nostri alleati: non vogliamo uscire dall’Europa per difendere dall’invasione una qualunque ridotta nazionale, noi vogliamo lottare contro la colonizzazione dell’Europa intera, tramite l’unione dei resistenti europei di tutte le nazioni».

Secondo lei lottare contro l’immigrazione è un atto etico. Accogliere coloro che fuggono da guerra e povertà forse non lo è?

«Mi perdoni, ma la sua domanda dà troppe cose per scontate. Oggi non si tratta di accogliere persone che fuggono guerra e povertà, come vogliono farci credere. Intanto povertà e guerra non sono affatto la stessa cosa. E poi la maggior parte degli immigrati non ha l’atteggiamento da rifugiato, ma dell’invasore. Sono aggressivi, violenti, “nocenti”, per usare la mia terminologia. Può esserci il minimo paragone fra loro e gli ebrei degli anni 30, per esempio? Loro attaccavano la polizia o l’esercito? Loro se la prendevano con la popolazione civile?».

Ha citato un termine chiave della sua visione del mondo, la «nocenza». Può spiegarci di cosa si tratta?

«Dalla semplice maleducazione al crimine sanguinario, passando per lo stupro, la nocenza - il cui contrario è l’innocenza - è lo strumento della conquista. Noi non abbiamo a che fare con degli eserciti in armi, forse questo ci inganna. Abbiamo a che fare con dei “nocenti”, dei profittatori, imbucati, ladri, stupratori, scippatori, rapinatori, sempre più spesso con dei terroristi. Non c’è soluzione di continuità fra delinquenza comune e delinquenza politica, religiosa o terroristica. D’altra parte non si tratta di accogliere individui, ma popoli, che potrebbero, dovrebbero benissimo prendere in mano il proprio destino. Ma il destino degli attuali invasori, ai loro occhi, non è la liberazione dei loro Paesi, ma la conquista dell’Europa. Ora, nessuna legge morale prevede che si debba dire sì alla sostituzione del proprio popolo con un altro. Quando questo assenso viene dato, si chiama tradimento, non generosità».

Cosa pensa del Front national di Marine Le Pen?

«Non è la mia famiglia, il mio ambiente, la mia cultura, ma ciononostante è la principale forza contro la Grande Sostituzione. Non si può contestare a Marine Le Pen la prima linea nella battaglia, dato che dispone del grosso delle truppe. È un po’ come con la Chiesa cattolica: se sono con noi per difendere la civiltà europea, siamo con loro. Se disertano questa battaglia, ci batteremo senza di loro, alla peggio contro di loro (ma in questo caso penso più alla Chiesa che al Front)».

In questi giorni lei è stato in Italia. Ha trovato il nostro Paese cambiato, rispetto a quello che conosceva?

«Assolutamente sì, e in peggio. L’Italia subisce, così come la Francia, quattro colonizzazioni simultanee e legate fra loro: quella dell’Africa, ovvero la sommersione demografica; quella dell’America, ovvero l’asservimento culturale; quella della “dittatura della piccola borghesia”; infine quella del cemento, che è la più immediatamente percettibile delle quattro. Urbanizzazione a oltranza, divenire-periferia generale, massacro e sparizione dei paesaggi (come se l’asse Roma-Tivoli, questo incubo, fosse la prefigurazione dell’avvenire globale)».

In Italia hanno appena approvato le unioni civili. Cosa pensa di questo tema?

«Sarei tentato di dirvi che me ne infischio. Quando la questione si è posta in Francia, ho rifiutato di lasciarmi trascinare nel dibattito, mi sembrava farsesco rispetto alla storia. Quando una nazione è invasa come ci si può preoccupare di tali idiozie? È la storia di Bisanzio e del sesso degli angeli. D’altra parte, è evidente che questo attacco contro le strutture tradizionali della società fa parte del movimento che prepara la Grande Sostituzione».

Dicono che è un provvedimento in favore dell’eguaglianza...

«L’eguaglianza, quando lascia il suo dominio di legittimità, ovvero la politica, distrugge tutto ciò che tocca. L’eguaglianza tra genitori e bambini distrugge la famiglia, tra professori e studenti distrugge il sistema educativo, tra arti maggiori e minori distrugge la cultura, tra cittadini e non cittadini distrugge la cittadinanza (e dunque la nazione). L’eguaglianza tra eterosessuali e omosessuali ridicolizza il matrimonio. Il “pertuttismo” è un nichilismo».





[Modificato da Caterina63 12/03/2016 21:40]
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