LVII - A misser Metteo, rettore della casa della misericordia in Siena
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi specchio di virtù, acciocchè in verità rendiate gloria e loda al nome di Dio, e acciocchè facciate utilità prima a voi medesimo, poi al prossimo vostro, e sì con esempio di santa e onesta vita e con la dottrina della parola, e sì con umili econtinue e fedeli orazioni. Pensate che questo è il debito che Dio ci richiede da noi: 4 non vuole altro che 'l fiore della gloria e loda al nome suo; e nostro vuole che sia il frutto e l'utilità. Adunque virilmente rispondiamo a tanto amore: e perchè a Lui non potiamo fare alcuna utilità, voltianci sopra quello che vediamo ch'Egli molto ama, cioè il prossimo nostro. Qui si ponga ogni nostra sollicitudine; e altro non cerchiamo che di mangiare anime per onore di Dio. E dove andremo per mangiare questo dolce cibo? alla mensa della santissima croce, dilettandoci di sostenere pene e tormenti, ingiurie e scherni e rimproveri, per poter mangiare questo glorioso cibo. Ma non vedo che 'l potessimo pigliare se prima in noi non acquistassimo le vere reali virtù. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi specchio di virtù; e così vi prego che v'ingegniate d'essere. Non dico più qui.
Mandovi un privilegio con bolla papale, d'indulgenzie che io ho accattate a settanta e sette persone... Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
LVIII - A suora Cristofora, priora del monastero di Santa Agnesa in Montepulciano
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere te e l'altre seguitare le vestigie della madre nostra santa Agnesa gloriosa. E di questo vi prego, e voglio, che la dottrina ei modi suoi voi seguitiate. Sapete che sempre vi diè dottrina ed esemplo di vera umilità. Questa fu quella propria virtù principale che fu in lei. Non me ne maraviglio; perocchè ella ebbe quello che debbe avere la sposa che vuole seguitare l'umilità dello sposo suo. Ella ebbe quella carità increata, che continuamente ardeva e consumava nel cuore suo: ella era mangiatrice e gustatrice delle anime. Sempre studiava la vigilia dell'orazione: e non avrebbe avuto in altro modo la virtù dell'umilità: perocchè non è umilità senza carità; chè l'una nutrica l'altra.
Sapete quale è la cagione che la fece venire a perfetta e reale virtù? Il libero spogliamento volontario, che la fece renunziare a sè, e alla sustanzia del mondo, non volendo possedere niente. Ben s'avvide quella gloriosa vergine che il possedere la sustanzia temporale fa venire l'uomo a superbia; perderne la virtù piccola della vera umilità, viene ad amore proprio, manca nell'affetto della carità; perde la vigilia e l'orazione. Perocchè il cuore e l'affetto ch'è pieno della terra e d'amore proprio di sè medesimo, non si può empire di Cristo crocifisso, nè gustare vere e dolci orazioni. Sicchè, avvedendosi Agnesa dolce, spogliasi di sè medesima, e vestesi di Cristo crocifisso. E non tanto ella, ma questo medesimo lassa a noi; e così vi obliga e voi dovete tenere. Sapete bene che voi, spose consacrate a Cristo, non dovete possedere quello del padre, poichè sete andate allo Sposo, ma tenere e possedere quello dello Sposo eterno.
Quello del padre vostro è la propria sensualità, la quale dobbiamo abbandonare, venuto il tempo della discrezione, di seguitare lo sposo e possedere il tesoro suo. Quale fu il tesoro di Cristo crocifisso? Fu croce, obbrobrio, pena, tormento, strazi e scherni e rimproverio, povertà volontaria, fame dell'onore del padre e della salute nostra. Dico che se voi possederete questo tesoro colla forza della ragione mossa dal fuoco della carità, voi perverrete a quelle virtùche dette abbiamo: sarete figliuole vere alla madre, e spose sollicite e non negligenti; e meriterete d'essere ricevute da Cristo crocifisso: per la grazia sua, apriravvi laporta della vita durabile. Non dico più. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Levatevi su con vera sollicitudine ed unione. Se sarete legate e non divise, non sarà nè dimonio nè creatura che vi possa nuocere, nè torvi la vostra perfezione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
LIX - A messer Pietro, prete da Semignano
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Padre carissimo, per reverenzia di quello Sacramento il quale avete a ministrare. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vasello d'elezione a portare il nome di Cristo, e con affetto e desiderio esercitare la vita vostra in pacificarvi col nostro Creatore, e la creatura con la creatura. Perocchè il dovete fare, e sete tenuto di farlo. E credo, se nol farete, voi riceverete grandissima e dura riprensione da Dio. Siate, siate specchio di virtù; e ragguardate la vostra dignità; poichè Dio per sua misericordia v'ha posto in tanta eccellenzia, quanto è avere a ministrare il fuoco della divina carità, cioè il corpo e il sangue di Cristo crocifisso. Pensate che la natura angelica non ha tanta dignità. Vedete che nel vasello dell'anima vostra egli ha messa la parola sua. Ben vedete che favellando in persona di Cristo, voi avete autorità di consecrare quello dolcissimo Sacramento: e però ve la conviene portare con grandissimo fuoco d'Amore, e con purità di mente e di corpo, e col cuore pacifico; traendo ogni rancore e odio dall'anima vostra.
Oimè, oimè, dove è la purità de' ministri del Figliuolo di Dio? Pensate, che come voi richiedete la nettezza del calice per portare all'altare, che se fusse lordo nol vorreste; così pensate che Dio, somma ed eterna Verità, richiede l'anima vostra pura e netta da ogni macchia di peccato mortale, e singolarmente dal peccato della immondizia. Oimè disavventurata l'anima mia! Al dì d'oggi si vede tutto il contrario di questa purità, la quale Diorichiede; perocchè, non tanto che essi sieno tempio di Dio, e portino il fuoco della parola sua, ma essi sono fatti stalla, e luogo di porci e d'altri animali, portando il fuoco dell'ira, odio, e rancore e malevolenzia nella casa dell'anima sua. Perocchè egli tiene ad albergare i porci, cioè, una immondizia che continuamente vi s'involv edentro, siccome il porco nel loto. Oimè, che grande confusione è questa di vedere che gli Unti di Cristo si diano a tanta miseria e iniquità! E non hanno in riverenzia la creazione, perocchè sono creati alla imagine e similitudine di Dio, nè il sangue del quale sono ricomprati, nè la dignità che essi hanno del sacramento, dato a loro per grazia e non per debito.
Oimè, padre carissimo, aprite l'occhio del cognoscimento, e non dormite più in tanta miseria. E non mirate perchè Dio faccia ora vista di non vedere: perocchè quando verrà il punto della morte, la quale neuno può schifare, egli mostrerà bene, che egli abbia veduto; e allora se n'avvedrà l'uomo. Perocchè ogni colpa sarà punita e ogni bene remunerato. Questo non pensano gli stolti, che non veggono che Dio è sopra di loro. E io dico che Dio vede lo intrinseco del cuore: onde noi ci potiamo ben nascondere all'occhio della creatura, ma non a quello del Creatore. Oimè! or siamo noi bestie o animali? Veramente io m'avveggo di sì; non in quanto alla creazione ed all'essere che Dio ci ha dato, ma secondo la mala disposizione nostra, perocchè senza veruno freno di ragione ci lassiamo guidare a questa parte sensitiva, e andiamle dietro, dilettandoci delle brutte e vane dilettazioni; e andiamo scorrendo per le delizie del mondo, enfiati di superbia. E tanto innalza la superbia il cuore dello stolto, che si lassa possedere a lei, e non si vuole umiliare nè a Dio nè alla creatura. Onde alcuna volta gli sarà fatta ingiuria o di morte o d'altre cose temporali, e per la superbia sua non si vuole umiliare a perdonare al suo nemico, ma ben vuole che le grandissime colpe e ingiurie, che egli ha fatte a Dio, gli sieno perdonate. Ma egli è ingannato: perocchè, con quella misura che egli misura ad altrui, sarà misurato a lui.
Non voglio dunque, che siate di questi cotali voi: ma voglio che virilmente voi siate vasello pieno d'amore e di dilezione, e d'affetto di carità. Perocchè io mi maravigliomolto, che uno vostro pari possa tenere odio, avendovi Dio tratto dal secolo, e fatto angelo terrestre in questa vita, per la virtù nel sacramento: e voi per lo vostro difetto v'involvete nel secolo. Non so in che modo voi vi recate a celebrare. Onde io vi dico, che se permaneste ostinato nell'odio, negli altri difetti vostri: dovete aspettare il divino giudicio, che verrebbe sopra di voi. Io vi dico: non più tanta iniquità! Correggete la vita vostra; e pensate che dovete morire, e non sapete quando. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso: e non dubito che, se ragguarderete il sangue di questo Agnello, voi spoglierete il cuore e l'affetto d'ogni miseria, e singolarmente dell'odio. Questo v'addimando per grazia e misericordia: e voglio che facciate questa pace. Or che confusione è a vedere stare due sacerdoti in odio mortale! Grande miracolo che Dio non comanda alla terra che v'inghiottisca ambedue.
Orsù dunque virilmente! Mentre che sete nel tempo di potere ricevere misericordia, ricorrete a Cristo, crocifisso, che vi riceverà benignamente purchè voi vogliate. E pensate che se nol faceste, caderebbe sopra voi quella sentenzia che fu data a quello servo iniquo, il quale aveva ricevuta tanta misericordia del grande debito che aveva col signore, e poi al servo suo non volse lassare una piccola quantità, ma mettevaselo sotto i piedi, e volevalo strangolare: onde sapendo il signore, giustamente revocò la misericordia che gli aveva fatta, e fecene giustizia, comandando a' servi suoi che gli leghino le mani e' piedi, e sia messo nelle tenebre di fuore. Non pensate che la divina bontà dolce del buono Gesù ponesse questa similitudine se non per coloro che stanno in odio con Dio e col prossimo loro. Non voglio dunque che aspettiate più questa reprensione; ma voglio che la misericordia che avete ricevuta e ricevete, voi la participiate col nemico vostro: perocchè in altro modo non potreste participare la grazia di Dio, e sareste privato della visione sua.
Non dico più. Rispondetemi della vostra intenzione e volontà. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
LX (60)- Ad un secolare che non si nomina
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina serva e schiava di Dio scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vero servo di Gesù Cristo, osservatore de' suoi comandamenti: de' quali comandamenti, neuno può aver la vita della Grazia se non n'è adempitore. Adunque, carissimo fratello, voglio che voi apriate l'occhio dell'intelletto del cognoscimento di voi medesimo, a cognoscere, voi non essere, ma sempre operatore di quella cosa che non è, cioè del peccato. Essendo l'uomo che non è da sè neuna cosa, è tutto umiliato, cognoscendo il beneficio del benefattore; e tanto cresce in amore, cognoscendo, in sè adoperare la grande bontà di Dio, che eleggerebbe innanzi la morte, che trapassare il comandamento del suo dolcissimo Creatore. Questo tremore santo ci fa venire a grandissimo amore. E questo amore trarremo dalla fonte del sangue del Figliuolo di Dio, il quale fu sparto per nostra redenzione, solo per lavare la colpa commessa del peccato. Oh quanto terribile cosa è il peccato, e spiacevole a Dio, poichè non l'halassato impunito; anco, ne ha fatto giustizia e vendetta sopra il corpo suo! Ben sarebbe misero miserabile colui che non vogli far vendetta del peccato.
Adunque vi prego, carissimo e dolcissimo fratello, che prendiate queste due ali, che vi faranno osservare i comandamenti di Dio; e giunto a' comandamenti, vi faranno volare alla vita durabile; cioè odio e dispiacimento del peccato, e d'amor proprio di sè medesimo (del quale nasce ogni vizio), ed essere amatore della virtù. E perchè vede che la virtù gli è necessaria, però l'ama: vede che Dio vuole che esso sia amatore della virtù e spregiatore del vizio. Oh quanto vi sarà dolce avere questa virtù, la quale vi tolle la servitù del dimonio, e donavi libertà; tollevi la morte, e donavi la vita; tollevi la tenebrae donavi la luce! e per lo contrario il peccato conduce l'uomo in ogni miseria.
Bene è da sollecitare, e non commettere più negligenzia, questo punto del tempo, che è rimaso per voi e per tutta la vostra famiglia; con una sollicitudine santa. Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso, che l'occhio dell'anima vostra sia drizzato con ogni vostra operazione verso Iddio. Oh quanto diletto e gaudio sentirà l'anima vostra quando verrà il tempo che sarà richiesta dalla prima Verità, sentendosi la compagnia della virtù, appoggiato al bastone della santissima Croce, dove egli ha acquistati i santi comandamenti di Dio! E udirà quella dolce parola nel fine suo: «Vieni, benedetto figliuolo mio, a possedere il reame del cielo; però che tu con sollecitudine hai tratto l'affetto e il desiderio della conformità del secolo, e nutricasti e allevasti la famiglia tua contimore santo di me. Ora ti dono perfetto riposo, però che io sono remuneratore di tutte le vostre fadighe, che per me avete sostenute». Or non diciam più, fratello mio carissimo; se non ch'io prego la prima eterna Verità, che vi riempia della sua eterna e dolcissima grazia, e che vi cresca di virtù in virtù, in tanto che vi disponiate a dar lavita per lui. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.