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LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 1 alla 71 (1)

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2021 21:40
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22/04/2016 11:44
 
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LXI  (61) - A monna Agnesa, donna che fu di misser Orso Malavolti

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Al Monastero di Sant'Agnese, in Montepulciano. Offre a modello quella vergine insieme e la peccattrice Maria Maddalena. Lettera di fiorente freschezza.

Laudato sia il nostro dolce Salvatore.

A voi carissima e dilettissima figliuola, monna Agnesa e l'altre figliuole, io Catarina, serva inutile di Gesù Cristo, scrivo con amore e desiderio (risovvenendomi della parola che disse Cristo: «con desiderio ho desiderato») di vedervi unite trasformate in quello consumato e ardentissimo amore. Siccome fece quella apostola innamorata Maddalena, nella quale tanto fu quello ardentissimo amore, che non curò neuna cosa creata. O dilettissime figliuole mie, imparate da queste vergine santa Agnesa la santa vera umilità; perocchè sempre volse avvelire sè medesima, sottomettendosi ad ogni creatura per Dio, retribuendo e cognoscendo ogni grazia e virtù avere da Dio; e così conservava in sè la virtù dell'umilità. Dico che ella arse ancora della virtù della carità: sempre cercando l'onore di Dio e la salute delle creature, dando sempre sè medesima nell'orazione, con una carità liberale e larga ad ogni creatura; e cosi dimostrava l'amore che aveva al suo creatore. L'altra fu la continua sollicitudine e perseveranzia ch'ella ebbe; perocchè mai nol lassò nè per dimonia nè per creature il virtuoso vivere.

O dolcissima vergine, come t'accordasti con quella discepola innamorata Maddalena! Perocchè, se bene vedete, dilettissime figliuole, Maddalena si umiliò, e cognobbe sè medesima; e però con tanto amore si riposò a' piedi del nostro dolce Salvatore. E se noi diciamo che ella gli mostrasse amore, bene lo vediamo a quella croce santa; perocchè ella non teme Giudei e non teme di sè medesima ma, come spasimata, corre ed abbraccia la croce. Non è dubbio che per vedere il maestro suo, ella allaga di sangue. Or s'inebria d'amore Maddalena, in segno che ella è inebriata del maestro suo. Ella ildimostra nelle creature sue; e questo fece dopo la santa resurrezione, quand'ella predicò nella città di Marsilia. Anco dico che ella ebbe la virtù della perseveranzia; e questo mostrasti, dolcissima Maddalena, quando cercando il tuo dolcissimo maestro, e non trovando nel luogo dove l'avevi posto, o Maddalena amore , tu impazzi: perocchè tu non avevi cuore, però ch'egli era riposto col tuo dolcissimo maestro e Salvatore nostro dolce. Ma tu ne pigliasti buono pensiero per trovare il tuo dolce Gesù; perocchè tu perseveri, e non poni termine al tuo grandissimo dolore. Oh quanto fai bene! Perocchè tu vedi che la perseveranzia è quella che ti farà trovare il tuo Maestro.

Or vedete, carissime mie suore, come queste due dilettissime madri e suore s'accordano insieme. E però io vi prego e vi comando che voi entriate in questo santissimo mezzo: perocchè, stando in questo mezzo santo, da qualunque parte voi vi voltate, trovate virtù; e legate sarete allora, sicchè non potrete fuggire che non siate legate. E singolarmente comando a voi, monna Agnesa figliuola mia, che voi vi leghiate a questa vergine santa Agnesa. Confortate e benedicete da parte di Cristo e mia monna Rainiera; e tutte l'altre mie figliuole benedicetemi: e confortatemi Catarina di Gheto mille volte da mia parte e da parte d'Alessa e mia, tutte. Sappiate che ci viene voglia di dire: «facciamo qui tre tabernacoli»; perocchè veramente ci pare il paradiso con queste santissime vergini e sono sì inebriate di noi, che non ci lassano partire, e piangono sempre la partenzia nostra. Avemmo la vostra lettera. Benedicete la figliuola mia Catarina, e ditegli ch'ella preghi Dio che la riempia di virtù, acciocchè sia degna d'essere di queste sante donne. Confortatevi tutti da parte di Gesù Cristo crocifisso, e da parte della donna e sposa novella.

Io Cecca son presso che monaca, perocchè comincio a cantare di forza l'officio con queste serve di Gesù Cristo.



LXII - A Sano di Marco, e agli altri figliuoli

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
L'anima fedele non è servo mercenario; non teme per sè, non bramando per sola sè. Al vento della prosperità o dell'avversità non gonfia la vela, non precipita il corso. Ama Dio donatore, no il dono: non si duole del dolore che è bene suo, perchè datole dal Bene sommo. Sentimento della mente, sensualità spirituale, odio santo, affetto liberale: idee grandi espresse in parole potenti. Il servo di Dio deve non obbedire all'uomo nel male: egli è libero e re. Non finge compassione de' men buoni per mormorare di loro. Astinenza dai giudizii severi, perfezione grande. Siano tutti i fedeli un cuore solo; e tutti essendo uno, uno solo avrà la corona. (Fatta in astrazione.)

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi servi fedeli al nostro dolce Salvatore, il quale servire non è essere servo, ma è regnare. E servo, senza fede, non può essere in verità; perocchè, se egli è servo e non è fedele, è mercenario; però che serve per proprio rispetto di sua utilità, ed egli è servo per timore servile. E perchè questo servire non è perfetto, con lo lume della fede, però non è forte nè perseverante; ma per ogni vento va a vela. Onde, se egli è vento di consolazione, si muove con leggerezza di cuore; e se egli è vento di tribolazione, si muovecon impazienzia; e se egli è vento di battaglie e molestie del dimonio, egli intiepidisce, e ponesi a sedere nel tedio con tristizia di cuore, parendogli esser privato di Dio, quando si vede privato della consolazione, e del sentimento della mente sua. Tutto questo gli addiviene perch'egli ama più il dono che 'l donatore delle grazie, e perchè serve più per rispetto di sè che per rispetto della somma ed eterna bontà di Dio. Onde, come che è imperfetto lo amore, così è imperfetto il lume della fede.

Ma colui che perfettamente ama, fedelmente serve, e con fede viva. E crede in verità, che ciò che Dio dà e permette, il dà per sua santificazione; però che egli non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva. E ha veduto col lume della santissima fede, che con quello medesimo amore che egli ci dà le grandi consolazioni, ci permette che il dimonio ci molesti nella mente nostra, e le creature ci perseguitino. Onde vediamo che Dio è sommamente buono e da lui non può nascere altro che somma bontà: e vediamo che neuna cosa è fatta senza Dio, se non solamente il peccato. E però l'anima fedele abbraccia ogni cosa con amore, perchè ogni cosa è buona, e data per nostra salute; e non si può dolere nè debbe dolere del suo bene.

E se voi mi diceste, carissimi figliuoli: «nel tempo delle battaglie egli ci pare essere ribelli, e offendere a Dio: perciò più ci dogliamo di questo che della pena;» - io vi rispondo, ch'egli è altro tanto la propria sensualità spirituale, che si duole quanto sia altro. E questa passione, sotto timore di offendere Dio, ha posto un poco di polvere nell'occhio dello intelletto, dove sta la pupilla della santissima fede; che non lascia cognoscere nè discernere la verità. Perocchè, se dinanzi all'occhio dell'intelletto suo non fosse alcuna cosa, cognoscerebbe che Dio, gli dà queste battaglie a misura.
E debbe bene vedere che neuna battaglia nè molestia del dimonio o dalla fragilità nostra della carne, non è peccato, nè per questo offende il suo Creatore, se non quando la propria volontà consente alle cogitazioni del cuore. Ma l'anima ch'è serva fedele, cioè con lo lume della santissima fede, fa i grandi guadagni nel tempo delle battaglie; e fa il vero fondamento, partendosi dall'amor proprio mercenario: e diventa il cuore schietto, e l'affetto liberale. Nello tempo delle battaglie si fa la gran guerra con sè medesimo; e dalla guerra e dall'odio santo che ha conceputo, è fatto paziente, come servo fedele. E sempre si diletta di stare in battaglia per Cristo crocifisso; e crescere in amore, cognoscendo la santa e buona volontà sua non da sè, ma dalla somma eterna bontà di Dio che per grazia, e non per debito glie l'ha data.

O glorioso servire fedele, che privi l'anima della perversa servitudine del dimonio, del mondo, e di sè medesimo! Egli è liberato del dimonio, perchè ha legato la volontà col legame della ragione, e non consente alle molestie sue, nè per sue pene lassa venire l'anima a disordinata confusione; ma fassi beffe di lui, dilettandosi di stare nel campo della battaglia. Onde il dimonio è allora legato e flagellato, dico, con il bastone della carità,ed è legato collo legame della vera umiltà. Sicchè dunque l'uomo è fatto signore, e non teme il dimonio; ma il dimonio teme lui, per Cristo crocifisso, per cui ogni cosa può. Dico ch'è fatto libero e signore del mondo; perchè non si lassa signoreggiare alle delizie e grandezze sue con disordinato affetto: anco, n'è fatto signore, spregiandole e facendosi beffe di loro; però che ha veduto e cognosciuto col lume della santissima fede che la ricchezza del mondo è somma povertà, li suoi diletti e piaceri sono miserabili sopra ogni miseria e spiacevoli; e in tanto gli paiono spiacevoli, che gli spregia come serpente velenoso. E non è servo degli uomini fuora della volontà di Dio; perocchè non si vuole conformare con la volontà loro, se non in quanto ella fusse ordinata in cercare e amare la verità eterna.

E perchè l'ama e serve? Però che ha veduto col lume dolce che 'l prossimo suo è quello mezzo che Dio gli ha posto perchè manifesti lo amore suo sopra di lui. E questo servire il fa ben libero, però che non serve il prossimo con colpa di peccato. Dico ancora, che è fedele e libero, e non servo della propria sensualità, la quale ha conculcata con i piedi dell'affetto, spezzandola e percotendola col coltello dell'odio e dell'amore: cioè amore della virtù, e odio del vizio. Bene è adunque fatto re e signore con questa dolce servitudine; però che non ha cercato sè, per sè, ma sè per Dio, perchè è somma ed eterna bontà, degno d'essere amato e servito da noi; il prossimo per Dio, e non per rispetto alla propria utilità.

Quale lingua sarà sufficiente a narrare la pace dell'anima fedele? Non dico che ella stia in pace, che ella sia privata delle onde e tempeste del mare; ma sta in pace la volontà sua, perchè ell'è fatta una cosa con la dolce volontà di Dio. Onde la tempesta gli è quiete, perchè non cura di sè. Serve egli il suo creatore, o vuole in guerre o vuole in pace; e tanto tiene cara la guerra, quanto la pace, e la pace quanto la guerra: però che col lume della fede vide, e con lo vedere cognobbe, che da uno medesimo amore procedeva l'uno e l'altro. Questi mai non si scandalezza nel prossimo suo; perocchè non è fatto giudice della volontà dell'uomo, ma solamente della volontà di Dio. E però è privato della mormorazione. La qual cosa io non credo che anche sia in voi, nè questa perfezione: ma spesse volte sotto colore di bene e di compassione mormorate, e giudicate l'uno l'altro: la qual cosa non è senza offesa di Dio, ma è spiacevole a lui e a me fortissimamente. Non v'è data questa dottrina: ma che voi v'amiate insieme portando e sopportando e' difetti l'uno dell'altro. Neuno è senza difetto; solo Dio è senza difetto. Tutto questo vi avviene perchè non sete fatti ancora servi fedeli; però che se fuste servi fedeli, nè beffe nè mormorazione nè scandalo nè disobbedienzia in voi sarebbe, nè per gioco nè per ira.

Onde, considerando me la vostra imperfezione, e che la imperfezione vostra viene perchè 'l lume della santissima fede non è perfetto in voi; però dissi che io desideravo di vedervi servi fedeli; il quale servire vi farà regnare in questa vita per Grazia, e signoreggerete il mondo, la carne, e le dimonia: e fatti liberi, sarete legati nel legame della carità, umili e mansueti, e con vera e santa pazienzia. Nell'ultimo regnerete co' veri e dolci gustatori nella vita durabile, dove l'anima è remunerata d'ogni fadiga. Ine sazietade senza fastidio, e fame senza pena; però che di lunga è la pena dalla fame e lo fastidio dalla sazietà. Orsù, figliuoli dolcissimi, correte questo palio; e fate che solo sia uno quello che l'abbia, cioè che 'l cuore vostro non sia diviso, ma sia una cosa col prossimo vostro per affetto d'amore. E acciò che meglio possiate correre, saziatevi, inebriatevi del sangue di Gesù Cristo, il quale sangue invita l'uomo a correre; e, animato a combattere, non rifiuta labore, vollendo il capo indietro per paura de' nemici suoi; però ch'egli non si confida in sè, ma nel sangue di Cristo crocifisso. Adunque non dormite, ma correte al sangue di Cristo crocifisso, destandovi dal sonno della negligenza. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




LXIII - A Misser Matteo, Rettore della Casa della Misericordia in Siena

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Goda e ringrazi Dio delle fatiche da portare in pro de' fratelli. Nella malattia non faccia penitenze, ma si abbia riguardo.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi portatore de' pesi delle creature per affetto e desiderio dell'onore di Dio, esalute loro; e pastore vero, che con sollicitudine governiate le pecorelle che vi sono o fussero messe fra le mani, acciocchè il lupo infernale non le portasse. Perocchè se ci commetteste negligenzia, vi sarebbe poi richiesto. Ora è tempo di mostrare chi ha fame o no; e chi si sente de' morti, che noi vediamo giacere privati della vita della Grazia.

Sollicitate virilmente, e con vero cognoscimento, e con le umili e continue orazioni infino alla morte. Sapete che questa è la via a volere cognoscere ed essere sposo della verità eterna: e verun'altra ce n'è. Guardate che voi non schifiate fadighe; ma con allegrezza le ricevete facendomi a rincontra con perfetto desiderio, dicendo: «Voi siate le molto ben venute». E dicendo: «Quanta grazia mi fa il mio Creatore, che egli mi facci sostenere e patire per gloria e loda del nome suo!». Facendo cosi l'amaritudine vi sarà dolcezza e refrigerio, offrendo lagrime con dolci sospiri per ansietato desiderio, per le miserabile pecorelle, che stanno nelle mani delle dimonia. Allora i sospiri vi saranno cibo, e le lagrime beveraggio. Non terminate la vita vostra in altro; dilettandovi e riposandovi in croce con Cristo crocifisso.

Altro non vi dico. Ho inteso che avete avuto e avete grandissimo male; per la qual cosa ho avuto desiderio di ritrovarmi con voi. Non m'è ora possibile: ma ritroverommi per continua orazione. Non voglio in veruno modo del mondo che abbiate più male, acciocchè meglio potiate portare. E fate (che io vi comando)che voi non stiate ora in penitenzia per veruno modo; ma pigliate ogni conforto che potete.

Non dico più qui. Giovanni povero è venuto a me.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Gesù dolce, Gesù amore.



LXIV - A frate Guglielmo d'Inghilterra, de' frati eremiti di Sant'Agostino

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi con vero lume; perocchè senza il lume non potremo andare per la via della verità, ma anderemo in tenebre. Due lumi sono necessari da avere. Il primo è che noi siamo alluminati in cognoscere le cose transitorie del mondo, le quali passano tutte come il vento. Ma non si cognosce bene questo, se noi non cognosciamo la nostra propria fragilità, quanto ella è inchinevole, con legge perversa che è legata nelle membra nostre, a ribellare al suo Creatore. Questo lume è necessario a ogni creatura che ha in sè ragione, in qualunque stato si sia, se vuole avere la divina Grazia, e participare il frutto del sangue dell'immacolato Agnello. Questo è il lume comune, cioè, che comunemente ogni persona il debba avere; perocchè chi non l'ha, sta in stato di dannazione. E questa è la cagione che egli non è in stato di Grazia non avendo il lume; perocchè chi non cognosce il male della colpa e chi n'è cagione, none 'l può schifare, nè odiare la cagione. Così chi non cognosce il bene e la cagione del bene cioè la virtù, non può amare nè desiderare esso bene.

E poichè l'anima è venuta, e ha acquistato il lume generale, non debbe stare contenta; anco debbe andare con ogni sollicitudine al lume perfetto. Perocchè essendo in prima imperfetti che perfetti, col lume si vuol andare alla perfezione. Due maniere di perfetti vanno in questo perfetto lume; ciò sono alcuni che perfettamente si dànno a gastigare il corpo loro, facendo aspra grandissima penitenzia; e acciocchè la sensualità non ribelli allaragione, tutto hanno posto il desiderio loro più in mortificare il corpo che in uccidere la propria volontà. Costoro si pascono alla mensa della penitenzia, e sono buoni e perfetti; ma se essi non hanno una grande umilità, e tutti confortinsi a essere giudici della volontà di Dio e non di quella degli uomini, spesse volte offendono la loro perfezione, facendosi giudicatori di coloro che non vanno per quella medesima via che vanno elli.

E questo gli addiviene perchè hanno posto più studio e desiderio in mortificare il corpo, che uccidere la propria volontà. Questi cotali vogliono scegliere sempre i tempi e luoghi e le consolazioni della mente a loro modo; e anco le tribolazioni del mondo e le battaglie del dimonio: dicendo per inganno di loro medesimi, ingannati dalla propria volontà (la quale si chiama volontà spirituale): «Io vorrei questa consolazione, e non queste battaglie nè molestie del dimonio; non già per me, ma per più piacere e avere Dio; perchè meglio me lo pare avere in questo modo che in quello». E per questo modo spesse volte cade in pena il tedio, e diventane incomportabile a sè medesimo; e così offende il suo stato perfetto. E giacevi dentro l'odore della superbia; e non se ne avvede. Perocchè, se egli fusse veramente umile e non presuntuoso vederebbe bene che la prima dolce Verità dà lo stato il tempo il luogo, e consolazione e tribolazione, secondo che è necessità alla salute nostra e a compire la perfezione, nell'anima, alla quale è eletto. E vederebbe che ogni cosa dà per amore, e però con amore.

E con riverenzia debbe ricevere ogni cosa, siccome fanno i secondi, che son in questo dolce e glorioso lume, i quali sono perfetti in ogni stato che sono, e in ciò che Dio permette a loro, ogni cosa hanno in debita reverenzia, reputaudosi degni delle pene e degli scandali del mondo, e d'essere privati delle loro consolazioni. E come si reputano degni delle pene, cosi si reputano indegni del frutto che seguita della pena. Costoro nel lume hanno conosciuta e gustata l'eterna volontà di Dio, la quale non vuole altro che lo nostro bene, e che siamo santificati in lui: e però le dà: e poichè l'anima l'ha cognosciuta, se n'è vestita, e non attende ad altro se non a vedere in che modo possa crescere e conservare lo stato perfetto suo per gloria e loda del nome di Dio. E però apre l'occhio dell'intelletto nell'obietto suo, Cristo crocifisso, il quale è regola, via e dottrina a' perfetti e agl'imperfetti; e vede lo innamorato Agnello che gli dà dottrina di perfezione. E vedendola, se ne innamora.

La perfezione è questa: che il Verbo del Figliuolo di Dio si notricò alla mensa del santo desiderio dell'onore del Padre e della salute nostra; e con questo desiderio, corre con grande sollecitudine all'obbrobriosa morte della croce, non schifando nè fadiga nè labore, non ritraendosi per nostra ingratitudine e ignoranzia di non cognoscere il beneficio suo, ne per persecuzione de' Giudei, nè per scherni nè villanie e mormorazioni del popolo; ma tutte le trapassa, come nostro capitano e vero cavaliero, il quale era venuto per insegnarci la via e ladottrina e la regola sua, giugnendo alla porta con la chiave del suo prezioso sangue sparto con fuoco d'amore, e con odio e dispiacimento del peccato. Quasi dica questo dolce e innamorato Verbo: «Ecco che io v'ho fatta la via, ed aperta la porta col sangue mio. Non siate voi dunque negligenti a seguitarla, ponendovi a sedere con amore proprio di voi, e con ignoranzia di non cognoscere la via, e con presunzione di volerla eleggere a vostro modo, e non di me, che l'ho fatta. Levatevi dunque suso, e seguitatemi; perocchè neuno può andare al Padre, se non per me. Io sono la via e la porta».

Allora l'anima innamorata e ansietata d'amore, corre alla mensa del santo desiderio; e non vede sè per sè, cercando la propria consolazione, nè spirituale nè temporale; ma come persona che al tutto in questo lume e cognoscimento ha annegata la propria volontà, non rifiuta nessuna fadiga da qualunque lato ella si viene; anco, con pena, con obbrobrio, e molte molestie del dimonio, e mormorazione degli uomini, mangia in su la mensa della croce il cibo dell'onore di Dio e della salute dell'anime. E non cerca alcuna remunerazione nè da Dio nè dalle creature: cioè, che non servono a Dio per proprio diletto, nè 'l prossimo per propria volontà e utilità, ma per puro amore. Pèrdono loro medesimi, spogliandosi dell'uomo vecchio, cioè della propria sensualità; e vestonsi dell'uomo nuovo Cristo dolce Gesù seguitandolo virilmente. Questi sono che si pascono alla mensa del santo desiderio, e che hanno posto più la sollicitudine in uccidere la propria volontà, che in uccidere o in mortificare il corpo.

Essi hanno bene mortificato il corpo, ma non per principale effetto; ma come strumento ch'egli è ad aiutare e ad uccidere la propria volontà; perocchè il principale effetto debbe essere ed è d'uccidere la volontà; che non cerchi nè voglia altro che seguitare Cristo crocifisso, cercando l'onore e la gloria del nome suo, e lasalute dell'anime. Costoro stanno sempre in pace e in quiete; e non hanno chi li scandalizzi, perocchè hanno tolto via quella cosa che dà lo scandalo, cioè la propria volontà. Tutte le persecuzioni che il mondo può dare e il dimonio, tutte corrono sotto i piei suoi: sta nell'acqua attaccato a' tralci dell'affocato desiderio, e non s'immolla. Questi gode d'ogni cosa; e non è fatto giudice de' servi di Dio, nè di neuna creatura che ha in sè ragione; anco, gode d'ogni stato e d'ogni modo che vede, dicendo: «Grazia sia a te, Padre eterno, che nella casa tua hai molte mansioni!». E più gode de' diversi modi che vede, che di vederli andare tutti per una via; perchè vede manifestare più la grandezza della bontà di Dio. D'ogni cosa gode e trae l'odore della rosa. Ed eziandio quella cosa che vede spressamente che è peccato, non piglia per giudizio; ma più tosto con santa e vera compassione, dicendo: «Oggi tocca a te, e domane a me, se non fusse la divina grazia, che mi conserva».

Oh menti sante, mangiatori alla mensa del santo desiderio, che con tanto lume sete giunti a nutricarvi del cibo santo, vestiti del vestimento dolce dell'Agnello, cioè dell'affetto e carità sua! Voi non perdete il tempo a ricevere i falsi giudizi, nè de' servi di Dio nè de' servi del mondo: voi non vi scandalizzate per veruna mormorazione, nè per voi nè per altrui. L'amore vostro è ordinato in Dio e nel prossimo, e non disordinato. E perch'egli è ordinato, non pigliano, carissimo figliuolo, questi cotali mai scandalo in coloro ch'essi amano; perocchè il loro parere è morto, e non hanno preso giudizio che siano guidati da uomini, ma solo dallo Spirito Santo. Or vedete dunque che costoro gustano l'arra di vita eterna in questa vita.

A questo lume, vorrei che voi e gli altri figliuoli ignoranti giugnessero: perocchè vedo che questa perfezione manca a voi ed agli altri. Perocchè se egli non vi mancasse, non sareste giunti a tanti scandali e mormorazioni e falso giudicio, cioè, di credere e dire, che altri sia guidata e tenuta per la volontà della creatura e non del Creatore. Duolmene il cuore e l'anima, di vedervi offendere la vostra perfezione alla quale Dio v'ha chiamato, sotto specie d'amore e colore di virtù. E nondimeno ella è quella zizzania che lo dimonio ha seminato nel campo del Signore; e questo ha fatto per affogare il grano de' santi desiderii, e della dottrina che è stata seminata ne' campi vostri. Non vogliate dunque fare più così, poichè Dio v'ha dato di grazia più lumi: il primo, di spregiare ilmondo; il secondo, di mortificare il corpo; il terzo, di cercare l'onore di Dio. Non offendete questa perfezione con la volontà spirituale; ma trapassate dalla mensa della penitenzia, e giugnete alla mensa del desiderio di Dio, dove l'anima è morta in tutto alla propria volontà, notricandosi senza pena nell'onore di Dio e nella salute dell'anima; crescendo la perfezione, e non offendendola.

Onde, considerando me che senza il lume questo non si può avere, e vedendo che non c'era; dissi, ch'io desideravo e desidero di vedervi con vero e perfetto lume. E così vi prego per l'amore di Cristo crocifisso, voi e FrateAntonio e tutti gli altri, e singolarmente voi, che v'ingegniate d'acquistarlo, acciocchè siate nel numero de' perfetti e non degli imperfetti. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. A tutti mi vi raccomando. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Gesù dolce, Gesù amore.




LXV   (65)- A Daniella da Orvieto vestita dell'abito di Santo Domenico

... Vedi dunque, che costoro gustano l'arra di vita eterna in questa vita. Ricevono l'arra, ma non il pagamento; non aspettano di riceverlo nella vita durabile, dove ha vita senza morte, sazietà senza fastidio, e fame senza pena. Perocchè di lunga è la pena dalla fame, perocchè essi hanno compitamente quello che essi desiderano: e di lunga è il fastidio dalla sazietà, perocchè egli ècibo di vita senz'alcuno difetto. é vero che in questa vitasi comincia a gustare l'arra a questo modo, che l'anima comincia a essere affamata del cibo dell'onore di Dio e della salute dell'anime. Come ella ha fame, così se ne pasce: cioè, che l'anima si notrica della carità del prossimo,del quale ha fame e desiderio.

Quello è un cibo che, notricandosene, non se ne sazia mai. é insaziabile: e però rimane la continua fame. Siccome l'arra è uno comincio di sicurtà che si dà all'uomo, per la quale aspetta di ricevere il pagamento (non, che l'arra sia perfetta in sè, ma per fede dà certezza di giugnere al compimento); così l'anima innamorata di Cristo, che già ha ricevuta l'arra, in questa vita, della carità di Dio e del prossimo, in sè medesima non è perfetta, ma aspetta la perfezione della vita immortale. Dico che non è perfetta quest'arra; cioè che l'anima che la gusta, non ha ancora la perfezione, che non senta le pene in sè ed in altrui: in sè per l'offesache fa a Dio, per la legge perversa ch'è legata nelle membra nostre; ed in altrui, per l'offesa del prossimo. é ben, perfetto a Grazia; ma non a quella perfezione de' Santi che sono in vita eterna, come detto è; perocchè i desiderii loro sono senza pena, e i nostri con pena. Sai come sta il vero servo di Dio, che si notrica alla mensa del santo desiderio? Sta beato e doloroso, come stava il Figliuolo di Dio in sul legno della santissima croce: perocchè la carne di Cristo era dolorosa e tormentata, e l'anima era beata per l'unione del desiderio nostro in Dio, ed essere vestiti della sua dolce volontà; e dolorosi, per la compassione del prossimo, e per tollere a noi delizie e consolazioni sensuali, affiggendo la propria sensualità.

Ma attendi, figliuola e suoro carissima. Io ho parlato a te e a me in generale; ma ora parlerò a te e a me in particolare. Io voglio che due cose singolari facciamo, acciocchè l'ignoranzia non c'impedisca la nostra perfezione, alla quale Dio ci chiama; acciocchè lo dimonio con lo mantello della virtù e della carità del prossimo non notricasse dentro nell'anima la radice della presunzione. Perocchè da questo caderemo ne' falsi giudizi, parendoci giudicare dritto, e noi giudicheremo torto; e andando noi dietro al nostro vedere, spesse volte il dimonio ci farebbe vedere molte verità per condurci nella bugia, e perchè noi ci facciamo giudici delle menti delle creature: la quale cosa solo Dio l'ha a giudicare.

Questa cosa è una di quelle due, dalla quale voglio che noi al tutto ce ne leviamo. Ma voglio che sia appreso con modo, e non, senza modo. Il modo suo è questo; che se già Dio spressamente, non pur una volta nè due, ma più non manifesta il difetto del prossimo nella mente nostra; noi nol dobbiamo mai dire in particolare a cui egli tocca, ma in comune correggere i vizi di chi ci venisse a giudicare, e piantare le virtù, e caritativamente e conbenignità. Nella benignità l'asprezza, quando bisogna. E se paresse che spesse volte Iddio ci manifestasse i difettialtrui; se non fusse espressa revelazione, come detto è, attienti alla parte più sicura, acciocchè fuggiamo lo inganno e la malizia del dimonio: perocchè con questo amo del desiderio ci piglierebbe.

Nella bocca tua dunque stia il silenzio, e uno santo ragionamento delle virtù e spregiamento del vizio. E 'l vizio che ti paresse cognoscere in altrui, ponilo insiememente a loro ed a te, usando sempre una vera umilità. E se in verità quello vizio sarà in quella cotale persona, egli si correggerà meglio, vedendosi compreso così dolcemente; e dirà quello a te, che tu volevi dire a lui. E tu ne sarai sicura, e taglierai lavia al dimonio, che non ci potrà ingannare nè impedire la perfezione dell'anima tua. E sappi che d'ogni vedere noi non ci dobbiamo fidare, ma dobbiamceli ponere dopo le spalle, e solo rimanere nel vedere e nel cognoscimento di noi. E se alcuna volta venisse caso che pregassimo particolarmente per alcune creature, e nel pregare noi vedessimo in colui per cui è pregato alcuno lume di Grazia e in uno altro no, che è pur servo di Dio; ma parèssetel vedere con la mente avviluppato e sterile, nol pigliare però per giudizio di difetto di grave colpa in lui;perocchè potrebbe essere che 'l tuo giudizio sarebbe falso. Chè alcuna volta addiviene che, pregando per una medesima persona, e l'una volta il troverò con uno lume e con uno desiderio santo dinanzi da Dio, in tanto che dello suo bene pare che l'anima ingrassi; e un'altra volta il troverai che parrà che la mente sua sia di lunga da Dio e tutta piena di tenebre e di molestie, che parrà che sia fadiga a chi prega, di tenerlo dinanzi a Dio.

Questo addiviene alcuna volta; che può essere per difetto che sarà in colui per cui è pregato; ma il più delle volte non sarà per difetto, ma sarà per sottraimento che Dio averà fatto di sè in quell'anima, cioè che si sarà sottratto per sentimento di dolcezza e di consolazione, ma non per grazia. Onde sarà rimasta la mente sterile, asciutta e penosa; la quale Dio fa sentire a quell'anima che ne prega. E questo fa Dio per grazia di quell'anima che riceve l'orazione, acciocchè insiememente con lui aiti a dissolvere la nuvola. Sicchè vedi, suoro mia dolce, quanto sarebbe ignorante e degno di reprensione quello giudizio, che noi, per questo semplice vedere, giudicassimo che 'l vizio fusse in quell'anima. E però se Dio cel manifestasse così torbo e tenebroso, dove noi già abbiamo veduto che egli non è privato di grazia ma del sentimento della dolcezza del sentimento di Dio... Pregoti dunque, te e me ed ogni servo di Dio, che ci diamo a cognoscere perfettamente noi, acciocchè più perfettamente cognosciamo la bontà di Dio; sicchè, col lume, abbandoniamo il giudizio del prossimo, e pigliamo la vera compassione, con fame d'annunziare le virtù e di reprendere il vizio e in noi e in loro per lo modo detto di sopra.. Detto abbiamo dell'una; ma ora ti dico dell'altra, la quale io ti pregoche noi riprendiamo in noi; se alcuna volta il dimonio, o il nostro pessimo parere ci molestasse, di voler mandare o vedere andare tutti i servi di Dio per quella via che andiamo noi. Perocchè spesse volte addiviene, che vedendosi andare per la via della molta penitenzia, tutti li vorrebbe mandare per quella medesima via; e se vede che non vi vada, ne piglia dispiacimento e scandalo in sè medesimo, parendogli che non faccia bene; e alcuna volta addiverrà che farà meglio colui e più virtuoso sarà, poniamochè non facci tanta penitenzia quanta quello che mormora.

Perocchè la perfezione non sta in macerare e uccidere il corpo, ma in uccidere la propria e perversa volontà. E per questa via della volontà annegata, sottoposta alla dolce volontà di Dio, dobbiamo desiderare che tutti vadano. Buona è la penitenzia e il macerare del corpo; ma non mel ponere per regola a ognuno: perocchè tutti i corpi non sono agguagliati; e anco, perchè spesse volte addiviene che la penitenzia che si comincia, per molti accidenti che possono addivenire, si conviene lassare. Se il fondamento dunque o in noi o in altrui facessimo o facessimo fare sopra la penitenzia; verrebbe meno e sarebbe si imperfetto, che mancherebbe la consolazione e la virtù nell'anima, perchè sarebbe privato di quella cosa ch'egli amava, e dove egli aveva fatto il suo principio; e parrebbegli essere privato di Dio; e parendogli essere privato di Dio, verrebbe a tedio e a grandissima tristizia e amaritudine, e nella amaritudine perderebbe l'esercizio e la fervente orazione la quale soleva fare. Sicchè vedi quanto male ne seguiterebbe per fare solo il suo principio nella sua penitenzia; perocchè noi saremmo ignoranti, e caderemmo nella mormorazione, e verremmone a tedio e a molta amaritudine, e studieremmo di dare solo operazione finita a Dio, che è Bene infinito, il quale ci richiede infinito desiderio.

Convienci dunque fare il fondamento in uccidere e in annegare la propria e perversa volontà; e con essa volontà sottoposta alla volontà di Dio, daremo dolce e affamato e infinito desiderio in onore di Dio e salute dell'anime. E così ci pasceremo alla mensa del santo desiderio detto, il quale desiderio non è mai scandalizzato nè in sè nè nel prossimo suo, ma d'ogni cosa gode e trae il frutto. Dolgomi io miserabile, che non seguitai mai questa vera dottrina; anco, ho fatto il contrario, e pero mi sento d'essere caduta spesse volte in dispiacere e in giudizio del prossimo. Onde ti prego per amor di Cristo crocifisso che in questa e in ogni altra mia infirmità ponga rimedio; sicchè io e tu cominciamo oggi ad andare per la via della verità, alluminate in fare il vero fondamento nel desiderio santo, e non fidarci de' nostri pareri e vederi; perocchè leggermente non escissemo di noi e giudicassimo i difetti del nostro prossimo, se non per compassione e reprensione generale.

Questo faremo, notricandoci alla mensa del santo desiderio: in altro modo non potremo. Perocchè del desiderio abbiamo il lume, e il lume ci dà desiderio, e l'uno notrica l'altro. E però dissi ch'io desideravo di vederti con vero lume. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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