È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 72 alla 152 (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2022 11:51
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
13/03/2022 10:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


LXXXVIII (88)- Ad Angelo da Ricasoli vescovo di Fiorenza

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi reverendissimo e carissimo padre in Cristo Gesù. Io Catarina serva e schiava di Dio e vostra, e di tuttili servi di Dio, scrivo, e confortovi nel prezioso sangue sparto con tanto ardentissimo amore per noi. E benchè presunzione sia, voi mi perdonerete, e porretelo all'amore e al desiderio che io misera miserabile ho della salute vostra e d'ogni creatura; ma singolarmente di voi che sete padre di molte pecorelle. E però vi prego dolcissimamente che vi destiate, e leviate dal sonno della negligenzia, imparando dal dolce Maestro della carità, che, ha posto la vita come pastore per le pecorelle, che volontariamente udiranno la voce sua, cioè coloro che saranno osservatori de' comandamenti suoi. E Se ci cadesse cogitazione nel cuore: «Io non posso seguitare questa perfezione, perocchè mi sento debole e fragile ed imperfetto; e per la illusione del dimonio, e per la fragilità della carne, e per le lusinghe e inganni del mondo sono indebolito»; e veramente, reverendo padre, è così, perocchè colui che sèguita questo, diventa debile, e sì pauroso e timoroso di timore servile, che, come fanciullo, teme dell'ombra sua, e più l'ombra della creatura, che l'ombra sua: ed intanto abonda in lui questo timore, che non si cura, per non dispiacere alle creature, e per non perdere lo stato suo, che il suo Creatore sia offeso, ed'offenderlo. Ma se egli è prudente e savio fugge alla madre, e nel suo grembo diventa sicuro e perde ogni timore. Onde la inestimabile Bontà ha posto rimedio contra ogni nostra debilezza con la sua ineffabile carità. Perocchè ella è quella dolcissima madre, che ha per nutrice la profonda umiltà, e nutrica tutti i figliuoli delle virtù; eneuna virtù può avere vita se non è conceputa e parturita da questa madre della carità. Così dice quello innamorato di Paolo, raccontando molte virtù: che nulla gli vale senza la carità.

Adunque seguitate quelli veri pastori che seguitaro Cristo Crocifisso: perocchè furono uomini come voi; e potente è Dio, come allora, perocchè egli è incommutabile. Ma se essi tenevano le vestigie sue; e cognoscendo la debilezza loro, fuggivano umili, abbattuta la superbia dell'onore e amore proprio di sè; e fuggivano alla madre della vera carità, e ivi perdevano ogni timore servile. E non temevano di correggere li sudditi loro, perché tenevano a mente la parola di Cristo; cioè: «Non temete colui che può uccidere il corpo, ma me». E non me ne meraviglio: perocchè l'occhio loro e il gusto non si pasceva di terra, ma dell'onore di Dio e della salute delle creature: volendo servire, e ministrare le grazie spirituali e temporali. E come di grazia avevano ricevuto, di grazia davano; non vendendo per pecunia nè per simonia. Ma facevano come buoni ortolani e lavoratori posti nel giardino della santa Chiesa. E non attendevano nè a giuochi nè a grossi cavalli nè alla molta ricchezza, nè a spender quello della Chiesa nel disordinato vivere, nè quello che dee essere de' poveri . Ma stavano come fortificati da questa madre, al vento e all'acque delle molte battaglie; a divellere li vizii, e piantare le virtù: perdevano sè, e ragguardavano il frutto che portavano a Dio. Ed erano privati dell'amore proprio: onde amavano Dio per Dio, e perché è somma bontà e degno d'amore; e sè amavano per Dio, donando l'onore a Dio e la fadiga al prossimo; e il prossimo per Dio, non ragguardando ad utilità che da lui potessero ricevere, ma solo che egli possa avere e gustare Dio.

Oimè, oimè, oimè, disavventurata l'anima mia! Non fanno oggi così. Ma perché amano d'amore mercennaio, amano loro per loro, e Dio per loro, e il prossimo per loro. E tanto abonda questo perverso amore, il quale più tosto si debbe chiamare odio mortale, perché ne nasce la morte! Oimè, piangendo il dico, che non si curano delle immondizie, nè di mercantare e vendere la grazia dello Spirito Santo. Vengono li ladri, che furano l'onore di Dio, e dannolo a loro. Oimè, e non lo impiccano per correggimento. Vede il lupo infernale portarne la pecora, e chiude gli occhi per non vederla. E questa è la cagione perché non vede e non corregge; cioè per amore proprio di sè; onde nasce il disordinato timore: perché egli si sente in quelli medesimi vizi, li quali gli legano lalingua e le mani; e nol lassa correggere nè castigare il vizio.

Non vorrei dunque, carissimo e reverendissimo e dolcissimo padre in Cristo Gesù, che questo addivenisse a voi ma pregovi che siate pastore vero, a ponere la vita per loro. E però dissi, che io pregavo e desideravo con grande desiderio che vi levaste dal sonno della negligenzia: perocchè chi dorme, non vede e non sente. E egli è bisogno di molto vedere, molto sentire; perocchè avete a rendere ragione di loro, e sete in mezzo de' nemici, cioè del corpo, del dimonio, e delle delizie del mondo. La necessità della vostra salute m'invita a destarvi, e con lume seguitare la vita e li santi modi de' veri pastori. Accostatevi adunque a questa dolce madre della carità, la quale vi torrà ogni timore servile e ogni freddezza di cuore, e daravvi fortezza e larghezza e libertà di cuore. Perocchè Dio è carità: e chi sta in carità, sta in Dio e Dioin lui. Adunque, padre, poichè abbiamo veduto che la carità fortifica e tolleci la debilezza, e li nemici sono molti e ci assediano; non è da indugiarsi a intrare in questa fortezza, seguitando la via della verità, e degli altripastori. Non aspettate il dì di domane; ma pregovi per l'amore di Cristo crocifisso, che vi rechiate innanzi la brevità del tempo, perocchè non sapete se averete il dì di domane. Ricordovi, che voi dovete morire, e non sapete quando. Non dico più, padre, se non che perdoniate a me misera miserabile.

E poichè sete padre de' poveri, e perché mi pregaste e facestemi promettere che la prima limosina che fosse da fare, che mi venisse alle mani, io vi richiedessi; e però ardisco e richieggo voi, come padre de' poveri, e per adempire la promessa che io vi feci. Onde sappiate che io ho per le mani da fare una grandissima limosina, cioè al monastero di santa Agnesa, del quale altra volta vi scrissi; e sono buone donne, e santissima familia; ed è in grande bisogno. Ma tra gli altri è questo, che essendo il monastero di fuore, si è ordinato che torni dentro per cagione delle brighe e delle guerre: ma volsi per loro comincio cinquanta fiorini d'oro, per la parte del monastero; e li altri mette il Comune. E però io vi scrivo la necessità loro. Pregovi ed istringovi, che isforziate il potere. Dio sia nell'anima vostra. Permanete nella santa carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



LXXXIX - A Bartolo Usimbardi, e Francesco di Pipino da Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi grati e cognoscenti de' beneficii ricevuti dal nostro Creatore; acciò che in voi si nutrichi la fonte della pietà. Questa gratitudine vi farà solleciti ad esercitarvi alla virtù; perocchè come la ingratitudine fa l'anima pigra e negligente, così questa dolce gratitudine le dà fame del tempo, in tanto che non passa nè ora nè punto, che ella non lavori. Da questa gratitudine procede ogni vera virtù. Chi ci dà carità? Chi ci fa umili e pazienti? Solo la gratitudine. E perché vede il gran debito che ha con Dio, s'ingegna di vivere virtuosamente; però che cognosce che Dio non ci richiede altro. E però, figliuoli miei dolci, recatevi con grande sollecitudine a memoria li molti beneficii ricevuti da lui, acciocchè perfettamente acquistiate questa madre delle virtù. Altro non dico. Permanente nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



XC (90)- A madonna Laudomia, donna di Carlo delli Strozzi da Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima suoro in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vera serva di Cristo crocifisso. Il quale servire non è servire, ma è regnare, efa l'anima libera, traendola della servitudine del peccato; tolleci la cecità, e dacci perfetto lume; tolleci la morte, e dacci la vita della Grazia: dacci pace e quiete, privandoci d'ogni guerra; e vesteci e saziaci del vestimento della carità e del cibo dell'Agnello (il quale Agnello fu cotto e arrostito in sul legno della santissima croce col fuoco dell'amore dell'onore del Padre e della salute nostra); e fa l'uomo sicuro, tollendogli ogni timore servile. Adunque bene è grande dolcezza e inestimabile dignità di questo dolce servire a Dio. Bene dobbiamo dunque con vera e perfetta sollicitudine servirgli con tutto il cuore e con tutto l'affetto.

Ma attendete, chè questo signore non vuole compagnia, nè vuole essere servito a mezzo, ma tutto; però che impossibile sarebbe a servire a Dio e al mondo. E così disse Cristo bedetto: «Neuno può servire a due signori; però che servendo l'uno,egli è in contente all'altro». Perché non hanno conformità insieme. Il mondo dà tutto il contrario che quello che noi abbiamo detto; però che chi serve alla propria sensualità, delizie, stati e ricchezze, onori e diletti sensitivi, o figliuoli o marito, o alcuna creatura, d'amore sensuale, cioè d'amarli per propria sensualità fuore di Dio; egli gli dà la morte, cecità,nudità; però che fa privare del vestimento della carità, e dàgli vergogna, perdendo la sua dignità. E ha venduto il suo libero arbitrio al mondo, al dimonio, e legatolo alla servitudine del peccato, ponendo l'affetto e l'amore suo in cosa che è meno di sè. E però pecca offendendo Dio; però che tutte le cose create sono fatte perché servano a noi, e noi per servire a Dio. Dandomi dunque a servire a loro fuore di Dio, offendendo, divento servo e schiavo del peccato, che non è; e divento non cavelle, però che son privato di Dio, che è Colui che è.

Convienci dunque al tutto renunziare al mondo, e servire a Dio. Ma perché è tanto contrario il mondo a Dio? Perché Cristo benedetto c'invita e c'insegna a servirlo con povertà volontaria; però che se l'uomo possiede le ricchezze attualmente, non le debbe possedere mentalmente, cioè col desiderio, ma debbesi spogliare l'affetto d'ogni cosa terrena. Il mondo ama superbia, e Dio umiltà; e tanto gli piacque questa virtù, che noi vediamo che Dio s'è umiliato a noi, il Figliuolo suo con grande umiltà e pazienzia è corso infino all'obbrobriosa morte della Croce per noi. Egli c'invita, e richiede la virtù della vera pazienzia con speranza e fede viva; paziente, dico, a portare ciò che Dio ci concede, e per l'amore suo perdonare a chi ci offende. Il mondo vuole tutto il contrario; però che si vuole vendicare, e stare coll'odio e col raucore verso il prossimo suo. La speranza e la fede debbe essere posta in Dio, che è cosa ferma e stabile, no nelle creature ma fidarsi, ed esser fedele a Cristo crocifisso, e non alla propria sensualità. Ed averà fede viva quando parturirà e' figliuoli vivi delle virtù disante e buone operazioni. Dio, ancora, ama giustizia, e 'l mondo ingiustizia. Facciamo dunque, facciamo una santa giustizia di noi medesimi; quando il sentimento nostro sensitivo vuole ribellare al suo Creatore, levisi con affetto d'amore e col lume della coscienzia, e accusilo al signore, cioè al libero arbitrio, e leghilo col legame dell'odio, e col coltello del divino amore l'uccida. Or così facciamo, carissima suoro; però che facendo così, saremo servi fedeli: e essendo servi, saremo signori.

Avete veduto in quanta eccellenzia e utilità ne viene l'anima di questo santo servire; e senz'esso non possiamo avere il fine per lo quale noi fummo creati. E anco abbiamo veduto quanto è pericoloso e a quanta viltà e miseria si conduce l'anima che serve al mondo e alle delizie e diletti suoi. Abbiamo ancora veduto per che cagione non hanno conformità insieme, cioè perché sono molto di lunga l'uno da l'altro. Cristo ama la virtù, e odia il peccato: e tanto l'amò e odiò, che, per vestircene noi, spogliò sè della vita, fabbricando le iniquitadi nostre sopra il corpo suo, con molti flagelli e pene, e vergogna e vituperio e nell'ultimo la penosa morte della croce. Poi, dunque, che tanto gli dispiace il peccato, dobbianlo fuggire e odiarlo infino alla morte; però che in altro modo non offende l'anima, se non in amare quello che Dio odia, e in odiare quello ch'egli ama.

Or leviamo dunque il santo desiderio, e con affetto d'amore serviamo a Dio, spogliando il cuore d'ogni vanità e d'ogni amore disordinato di figliuoli, di marito, e di ricchezze. E possedetele e amatele come cose prestate a noi; però che ogni cosa n'è dato in presto e per uso; e tanto ne bastino quanto piace a Dio che ve l'ha date. Cosa sconvenevole è a possedere la cosa che non è sua per sua; ma la divina Grazia è nostra, e dobbianla possedere per nostra. Bene è veramente nostra la cosa che nè dimonio nè creatura ci può tollere se noi non vogliamo; e bene è ignorante colui che esso medesimo si priva di così grande tesoro. Or non ce ne facciamo caro, poìchè nè così grande dovizia. E acciò che meglio 'l possiate avere e conservare, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, e bagnatevi nel prezioso sangue suo. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

 

XCI - A monna Agnesa moglie di Pipino sarto

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti crescere in uno desiderio santo e in una pazienzia vera, per siffatto modo, che mai non ti scordi della dolce volontà di Dio; ma con una allegrezza ti sappi conformare in ogni tempo che Dio ti dà, e con allegrezza annegarti nel sangue di Cristo crocifisso, e ine fare il tuo riposo, e ogni tua abitazione. In questo glorioso sangue riceverai il lume; però che nel sangue si consuma la tenebra. Riceverai nel sangue la vita della Grazia; però che nel sangue ci tolse la morte: e gusterai nel sangue il frutto della ardentissima carità. Perocchè per amore fu sparto; e anco, l'amore fu quello, che 'l tenne confitto e chiavellato in croce; però che non erano sufficienti e' chiovi, se l'amore non l'avesse tenuto; ma l'amore il tenne. Or di questo amore voglio che tu ti vesta. E volendotene vestire, ti conviene bagnare nel sangue di Cristo crocifisso: e così voglio che tu faccia. Si sollecita all'orazione santa, al luogo e al tempo suo, quando tu puoi; però ch'ella è quella madre che nutrica i figliuoli delle virtù. Altro non ti dico. Permaninella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


XCII - A uno spirituale in Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e dilettissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva inutile di Gesù Cristo, mi vi raccomando: con desiderio di vederci uniti e trasformati in quella dolce, eterna e pura Verità, la quale Verità tolle da noi ogni falsità e bugia. Io, carissimo Padre, cordialmente vi ringrazio del santo zelo e gelosia che avete all'anima mia; in ciò che mi pare, che siate molto sospeso, udendo la vita mia. Son certa che non vi move altro, il desiderio dell'onore di Dio e della mia salute, temendo voi l'assedio e l'illusione delle dimonia. Di questo timore, padre, che voi avete singolarmente nell'atto del mangiare, io non mi maraviglio: chè io vi prometto, che non tanto che ne temiate voi, ma io stessa tremo per timore dell'inganno delle dimonia. Se non che io mi confido nella bontà di Dio; e sconfidomi di me, sapendo che di me io non mi posso fidare. Perché mi mandaste domandando, se io credeva potere essere ingannata, ovvero se io credeva non potere essere ingannata, dicendo che, se io nol credo, che questo è inganno di dimonio. E io vi rispondo, che non tanto di questo, che è sopra la natura del corpo, ma di queste e di tutte l'altre mie operazioni, per la mia fragilità e per l'astuzia del dimonio iosempre temo, pensando di potere essere ingannata; però ch'io cognosco e veggo che 'l dimonio perdette la beatitudine, ma no la sapienzia, colla quale sapienzia, come dissi, cognosco che mi potrebbe ingannare. Ma io mi rivolgo, poi, e appoggiomi all'arbore della santissima croce di Cristo crocifisso, e ine mi voglio conficcare; e non dubito che s'io sarò confitta e chiavellata con lui per amore e con profonda umiltà, che le dimonia non potranno contro di me, non per mia virtù, ma per la virtù di Cristo crocifisso.

Mandastemi dicendo, che singolarmente io pregassi Dio ch'io mangiassi. E io vi dico, padre mio, e dicovelo nel cospetto di Dio, che in tutti quanti e' modi che io ho potuto, sempre mi sono sforzata, una volta e due il dì, di prendere il cibo; e ho pregato continuamente, e prego Dio e pregherò che mi dia grazia che in quest'atto del mangiare io viva come le altre creature, se egli è sua volontà, perocchè la mia c'è. Dicovi, che assai volte, quand'io ho fatto ciò ch'io ho potuto, e io entro dentro da me a cognoscere la mia infirmità, e Dio che per singolarissima grazia m'abbia fatto correggere il vizio della gola; dogliomi molto, ch'io la mia miseria non l'ho corretta per amore. Io per me non so che altro rimedio ponermici, se non ch'io prego voi che preghiate quella somma eterna Verità che mi dia grazia, se gli è più suo onore e salute dell'anima mia, che mi faccia prendere il cibo, se gli piace. E io son certa, che la bontà di Dio nonspregierà le vostre orazioni. Pregovi che quello rimedio che, voi ci vedete, che voi me lo scriviate; e pur che sia onore di Dio, io il farò volentieri. E anco vi prego che voi non siate leggiero a giudicare, se voi non sete bene dichiarato nel cospetto di Dio. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



XCIII - A monna Orsa donna di Bartolo Usimbardi, e a monna Agnesa donna di Francesco di Pipino sarto di Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo: con desiderio di vedervi perseverare nel santo desiderio acciò che mai non volliate il capo addietro: perciocchè non ricevereste il frutto, e trapassereste la parola del nostro Salvatore, che dice che noi non volliamo il capo addietro a mirare l'arato. Adunque state perseveranti; e ragguardate non a quello che è fatto, ma a quello che avete a fare. E che abbiamo a fare? A rivollere continuamente l'affetto nostro verso Dio, spregiando il mondo con tutte le sue delizie, e amando la virtù; portando con vera pazienzia ciò che la divina Bontà permette a noi: considerando, che ciò che dà, dà per nostro bene, acciò che siamo santificati in lui. E nel sangue troveremo che gli è così la verità. Onde di questo glorioso sangue, che ci manifesta tanto dolce verità, ce ne dobbiamo empire la memoria, acciò che non stiamo mai senza il suo ricordamento. E così voglio che facciate voi, carissime figliuole; però che in questo mondo persevererete infino alla morte, e nell'ultimo della vita vostrariceverete la eterna visione di Dio. Non dico più qui.

Io ti riprendo, carissima figliuola mia dolce, però che tu non hai tenuto a mente quello ch'io ti dissi, cioè di non rispondere a persona che di me ti dicesse neuna cosa che ti paresse meno che buona. Onde io non voglio che tu faccia più così; ma voglio che l'una e l'altra di voirisponda in questo modo a chi vi narrasse e' difetti miei: che non ne narrano tanti quanti molti più ne potrebbono narrare. Dite a loro, che si muovano a compassione dentro nei cuori loro dinanzi a Dio, come essi il mostrano con la lingua; pregando tanto la divina Bontà per me, che corregga la vita mia. Poi dite a loro che il sommo Giudice è quello che punirà ogni mio difetto, e remunererà ogni fadiga che per lo suo amor si porterà. Verso di monna Paula non voglio che tu pigli sdegno neuno; ma pensa che ella faccia come la buona madre, che vuole provare la figliuola, se ella ha virtù o no. Confesso veramente, che in me poca fortuna ha trovata; ma ho speranza nel mio Creatore, che mi farà correggere e mutare modo. Confortatevi, e non vi date più pena; però che ci troveremo unite nel fuoco della divina Carità, la quale unione non ci sarà tolta nè da demonio nè da creatura. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:18. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com