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LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 72 alla 152 (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2022 11:51
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14/03/2022 07:49
 
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CVI (106) - A Neri di Landoccio

A nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo Figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere spegnere in te ogni negligenzia e ingratitudine; però che negligenzia non è senza ingratitudine. Perocchè se l'anima fusse grata, e cognoscente verso il suo Creatore, sarebbe sollecita, e non si lasserebbe fuggire il tempo fra le mani; ma con fame della virtù furerebbe il tempo. Voglio adunque, carissimo figliuolo, che col desiderio della virtù, e con gratitudine de' benefizi ricevuti, eserciti sempre il tempo, con umile e continua orazione. Altro non dico. Bàgnati nel sangue di Cristo crocifisso, e permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CVII - A Luisi di misser Luisi Gallerani da Siena in Asciano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A Voi, dilettissimo e carissimo fratello mio in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo suo; con desiderio di vedervi cavaliere virile: cioè che andiate innanzi come cavaliere virile, non vollendovi addietro a schifare e' colpi, ma sempre andiate innanzi con vera e perfetta perseveranzia. Perocchè sapete che sola perseveranzia è coronata, e non il cominciare. E se vi sentite stanco nel perseverare in questo campo della battaglia, tollete, carissimo fratello in Cristo Gesù, tollete il gonfalone santo della croce, il quale è una colonna fortissima, dove si riposa l'Agnello svenato per noi. E tanto è forte, che ci tolle ogni debolezza: e tanto fortifica il cuore dell'uomo, che nè dimonio nè creatura il puole muovere se esso medesimo non vuole. E non me ne maraviglio; perocchè la fortezza dell'Amore il teneva legato e chiavellato in su il legno della santa croce. Or qui su dunque vi prego che vi leghiate; e così non potrete tornare indietro. Ine troverete fondate tutte le virtù. Ine sì troverete Dio-Uomo per l'unione della natura divina coll'umana. Ine troverete l'abbondanzia della divina Carità, con la quale egli ha tratta la sposa dell'umana generazione dalle mani del dimonio, che la possedeva come adultera.

O dolcissimo amore Gesù, che con la mano disarmata e confitta e chiavellata in croce hai confitti e' miei nemici! Egli venne, come nostra pace, a pacificare l'uomo con Dio. Così disse santo Paolo. «Io son messo e legato in Cristo per voi. Pregovi, fratelli carissimi, che vi reconciliate e facciate pace con lui; perocch'egli è venuto come tramezzatore a metter pace tra Dio e l'Uomo». O dolce Gesù, bene è vero che tu se' nostra pace e tranquillità e riposo di coscienzia; e veruna amaritudine nè tristizia può cadere in questa anima, nè povertà, nella quale abiti per Grazia. E ragionevole cosa è, ch'egli abbia perfetta letizia e piena ricchezza; però che in Dio, che è somma letizia, non cade tristizia nè amaritudine. Egli è somma ricchezza, che non viene mai meno; e non v'ha ladri che imbolino.

Adunque io vi prego carissimamente che siate sollecito, questo punto del tempo che n'è rimaso; però che è grande consolazione il vivere bene e virtuosamente. E però vi dissi, io desideravo che fuste vero cavaliere, che non vi volleste mai in dietro, lassando il santo proponimento cominciato; armato delle vere e reali Virtù, appoggiato alla colonna della santa croce, la quale vi difenderà da ogni morsura e molestia di dimonio o di creatura che volesse ritrarvi dalle virtù. Non date orecchio, nè crediate a' consigli delle creature che vi volessero ritrarre del santo proponimento: ma con la confessione, spesso usando con quella compagnia che v'aiti ad avere Dio per Grazia. Non dico più. Bagnate la memoria vostra nel sangue suo. E confortatevi da parte di frate Bartolomeo, e di Neri. Raccomandate loro e me a messer Berenghieri. Permanete nella santa pace di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CVIII - A monna Giovanna di Capo e a Francesca in Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissime e carissime figliuole mie. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi tutte accese e consumate nel fuoco della divina Carità, sì e per sì fatto modo, che ogni amore proprio e freddezza di cuore, e tenebre di mente abbia a cacciare fuore. Questa è la condizione della divina Carità; che sempre adopera, e mai non si stanca, siccome l'usuraio sempre guadagna il tempo per lui: se dorme, guadagna; se mangia, guadagna, e ciò che fa guadagna, e non perde mai tempo. Questo non fa l'usuraio, ma il tesoro del tempo. Così fa la sposa innamorata di Cristo, arsa nella divina Carità; sempre guadagna, e mai non sta oziosa. Egli dorme; e la Carità lavora, mangiando, dormendo, e vegliando. Ciò che fa, d'ogni cosa trae il frutto. O Carità piena di letizia, tu se' quella madre che nutrichi i figliuoli delle virtùal petto tuo. Tu se' ricca sopra ogni ricchezza, in tanto che l'anima, che si veste di te, non può essere povera. Tu gli doni la bellezza tua, perocchè la fai una cosa con teco; perché, come dice Santo Giovanni, Dio è carità; e chi sta in carità, sta in Dio, e Dio in lui. O figliuole carissime, gaudio e letizia dell'anima mia, ragguardate l'eccellenzia e la dignità vostra, la quale riceveste da Dio permezzo di questa madre della Carità. Chè sì forte fu l'amore che Dio ebbe alla creatura, che 'l mosse a trarre noi di sè, e donarci a noi medesimi la immagine e similitudine sua, solo perché noi godessimo e gustassimo lui, e partecipassimo l'eterna sua bellezza. Non ci fece animali senza intelletto e memoria; ma egli ci diè la memoria a ricevere i benefizii suoi, e lo intendimento ad intendere la somma sua eterna volontà, la quale non cerca nè vuole altro che la nostra santificazione e la volontà ad amarla. Subitochè l'occhio del cognoscimento intende la volontà del Verbo, che vuole che 'l seguitiamo per la via della santissima croce, portando ogni pena, strazii, scherni, e rimproverii per Cristo crocifisso, che è in noi, che ci conforta; la volontà si leva subito, riscaldata dal fuoco di questa madre della Carità, e corre ad amare quello che Dio ama, e odia quello ch'egli odia, in tanto che non vuole cercare nè desiderare, nè vestirsi d'altro che della somma eterna volontà di Dio. Poich'egli ha inteso e veduto ch'egli non vuole altro che 'l nostro bene, vede che gli piace, e vuole essere seguitato per la via della croce; è contento e gode di ciò che Dio permette, o per infirmità o per povertà, o ingiuria o villania, o obedienzia incomportabile e indiscreta. D'ogni cosa gode ed esulta; e vede che Dio il permette per sua utilità o perfezione. Non mi maraviglio se ella è privata della pena, perocchè ella ha tolto da sè quella cosa che dà pena, cioè la propria volontà, fondata nell'amor proprio, e vestito della volontà di Dio, fondata in carità.

E se voi mi diceste: «Madre mia, come ci vestiremmo?» -rispondovi: «con l'odio, e con l'amore». Chè l'amore fa vestire dell'amore; siccome colui che si veste, che per odio ch'egli ha al vestimento vecchio, se lo spoglia, e con l'amore si mette il nuovo in dosso. O il vestimento, figliuole mie, è quello che veste? no: anco, è l'amore, perocchè 'l vestimento per sè medesimo non si muterebbe, se la creatura non l'avesse preso per amore. Onde potremo ricevere questo odio? solo dal cognoscimento di voi medesime, vedendo, voi non essere: il quale tolle ogni superbia, e infonde vera umilità. Il quale cognoscimento fa trovare il lume e la larghezza della bontà di Dio, e la salute, e inestimabile carità. Il quale non è nascosto a noi: era bene nascoso alla grossità nostra, prima che 'l Verbo Unigenito Figliuolo di Dio s'incarnasse; ma poichè volle essere nostro fratello, vestendosi della grossità della nostra umanità, ci fu manifesto; essendo poi levato in alto, acciocchè 'l fuoco dell'amore fusse manifesto a ogni creatura, e tratto fusse il cuore per forza d'amore.

Dunque bene è vero che l'amore trasforma, e fa una cosa l'amato con colui che ama. Or sollicite dunque, figliuole mie, a distendere il braccio dell'amore a prendere e riponere nella memoria quello che l'intendimento ha inteso. A questo modo sarà adempito il desiderio di Dio e mio in voi, cioè, ch'io vi vedrò arse e consumate, e vestite del fuoco della divina carità. Fate, fate, che vi notrichiate di sangue. Chè tosto ne vengono i tempi nostri.

Non vi maravigliate se non siamo venute; ma tosto ne verremo, se piacerà alla divina bontà. Per alcuna utilità della Chiesa e volontà del Padre Santo ho sostentato per un poco il mio venire. Pregovi o comandovi, a voi, figliuole e figliuoli, che tutte preghiate, e offeriate orazioni, santi e dolci desiderii dinanzi a Dio per la santa Chiesa, perocchè molto è perseguitata. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CIX - All'abate Nunzio apostolico

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Venerabile padre spirituale in Cristo Gesù. Io Catarina, serva vostra e figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, mi raccomando, e scrivo a voi nel prezioso sangue di Dio; con desiderio di vedervi vero sacerdote, e membro legato nel corpo della Chiesa santa. O venerabile e carissimo padre in Cristo Gesù, quanto sarà beata l'anima vostra e mia, quando io vedrò che noi siamo legati nel fuoco della divina carità, la quale carità sapete che dà il latte alli figliuoli suoi, e notricali! E parmi chequesto latte non si trae per altro modo che tragga il fanciullo il latte dal petto della madre sua; il quale per mezzo della poppa trae il latte, e così si notrica: così sapete, che l'anima nostra non può avere vita per altro modo che per mezzo di Cristo crocifisso. Così disse la prima Verità: «Veruno può andare al Padre se non per me». E in altro luogo dice: «Io sono via, verità e vita; e chi va per me, non va per le tenebre, anzi va per la luce».

O inestimabile dolcissima Carità, quale è la via tua, che tu eleggesti con tanto amore? Io non vedo che fusse onore nè delizie nè gloria umana, nè amor proprio di te medesimo; perocchè la carità non cerca le cose sue, ma solo l'onore di Dio e la salute della creatura. La vita suadunque non fu altro che scherni e ingiurie e rimproveri e villanie, e all'ultimo l'obbrobriosa morte della croce. Per questa via l'hanno seguitato li Santi, siccome membri legati e uniti con questo dolce capo Gesù. Il quale è tanto dolce che nutrica e dà vita a tutte le membra che in esso capo sono legate. E se noi diciamo: «in che modo sèguito questo dolce capo, e legomi con lui?» sapete che con altro modo non si lega l'uomo, se non con legame, nè non diventa una cosa col fuoco se non vi si gitta dentro, che punto non ne rimanga di fuore. Or questo è quello vincolo dell'amore, col quale l'anima si lega con Cristo. Oh quanto è dolce questo legame il quale legò il Figliuolo di Dio in sul legno della santissima croce. E legato che l'uomo è di questo legame, si truova nel fuoco. E fa il fuoco della divina carità nell'anima, come fa il fuoco materiale; perocchè scalda e allumina, e converte in sè. O fuoco dolce e attrattivo, che scaldi e cacci via ogni freddezza di vizio e di peccati, e d'amore proprio di sè medesimo! Questo caldo riscalda e accende questo legno arido della nostra volontà: onde ella s'accende e distende a' dolci e amorosi desiderii amando quello che Dio ama, e odiando quello che Dio odia. E come l'anima vede, sè essere cotanto smisuratamente amata, e dato sè medesimo Agnello svenato in su 'l legno della croce; allora dico che il fuoco l'allumina, e non cade tenebre in lei. E così l'anima, alluminata a questo venerabile fuoco, tutto distende lo intendimento, e allarga. E poichè ha sentito e ricevuto il lume, discerne e vede quello che è nella volontà di Dio; e non vuole seguitare altro che le vestigie di Cristo crocifisso, perocchè vede bene che per altra via non può andare: e non si vuole dilettare in altroche negli obbrobri suoi. Onde allora, per mezzo della carne di Cristo crocifisso, trae a sè il latte della divinadolcezza. O lume dolce dove non cade tenebre nè pena, per veruna amaritudine nè tristizia che venga! Perocchè il lume, ricevuto dal fuoco, vede che ogni cosa procede da Dio, eccetto che il peccato e vizio; e vede che Dio non vuole altro che la santificazione nostra; e per darci questa santificazione della Grazia, unissi esso Dio e umiliossi all'uomo; onde la sua umilità stirpa la nostra superbia.

Egli è quella regola la quale tutti ci conviene seguitare. Questo ragguarda bene lo intendimento alluminato, e vede, fermando l'occhio nell'occhio della divina carità e bontà di Dio. E dove la trova? dentro nel cognoscimento di sè medesimo. Perocchè vede, sè non essere, e l'essere suo cognosce avere da Dio per grazia e per amore, e non per debito. Subito, dunque, il nostro intendimento intenderà a tanta bontà; nascerà in lui una fonte viva di grazia, una vena d'olio di profonda umiltà, la quale non lasserà cadere, nè enfiare per superbia nè per veruno stato nè gloria ch'egli abbia. Ma, come buon pastore, seguiterà le vestigie del maestro suo; siccome faceva quello santo e dolce Gregorio, e gli altri che 'l seguiro, che essendo li maggiori, erano minori, e non volevano essere serviti, anzi servire spiritualmente e temporalmente, più con la buona vita che con le parole. Poi, dunque, che lo intendimento ha ricevuto il lume del fuoco per lo modo che detto è; ed egli il converte in sè medesimo, e diventa una cosa con lui. E così la memoria diventa una cosa con Cristo crocifisso, onde altro non può ritenere nè dilettare nè pensare, che del diletto suo che egli ama, e l'amore ineffabile che egli vede che egli ha a lui e a tutta l'umana generazione. Onde subito la memoria ritiene questo in sè; e diventa amatore di Dio e del prossimo suo; in tanto che cento migliaia di volte porrebbe la vita per lui. E non ragguarda a utilità che tragga da lui; ma solo perché vede che solamente Dio ama la sua creatura, si diletta d'amare quello ch'egli ama. Adunque bene possiamo dire che egli è drittamente fuoco che scalda e allumina, e converte in sè. E accordansi in questo fuoco le tre potenzie dell'anima, cioè la memoria a ritenere li beneficii di Dio, lo intendimento a intendere la bontà; e la volontà si distende ad amare per sì fatto modo che non può altro amare nè desiderare veruna cosa fuore di lui. E tutte le sue operazioni sono dirizzate in lui; e non può vedere altrimenti, ma sempre pensa di fare quella cosa che più piaccia al suo Creatore. E perché vede che veruno sacrificio gli è tanto piacevole quanto essere mangiatore e gustatore dell'anime, mai non se ne sazia. E singolarmente a voi, padre, richiede Dio, e a'vostri pari, questo zelo e sollecitudine. Questa èla via di Cristo crocifisso, che sempre ci darà il lume della Grazia. Ma tenendo altra via, anderemo di tenebre in tenebre, e nell'ultimo alla morte eternale.

Ricevetti, dolce padre mio, la lettera vostra con grande consolazione e letizia, pensando che vi ricordiate di sìvile e misera creatura. Intesi ciò che diceva: e rispondendovi alla prima delle tre cose che mi dimandate, dirò che il dolce nostro Cristo in terra credo, e così pare nel cospetto di Dio, che sarebbe bene che due cose singolari, per le quali la Sposa di Cristo si guasta, si levassero via.L'una si è la troppa tenerezza e sollicitudine di parenti, la quale singolarmente si converrebbe che in tutto e per tutto egli fusse tutto mortificato. L'altra si è la troppo dolcezza fondata in troppa misericordia. Oimè, oimè, questa è la cagione che i membri diventano putridi, cioè per lo non correggere. E singolarmente ha per male Cristo tre perversi vizi; cioè la immondizia, l'avarizia, e lainfiata superbia, la quale regna nella Sposa di Cristo, cioè ne' prelati, che non attendono ad altro che a delizie e stati e grandissime ricchezze. Veggono i demoni infernali portare l'anime de' sudditi loro, e non se ne curano, perché sono fatti lupi, e rivenditori della divina Grazia. Vorrebbesi dunque una forte giustizia a correggerli; perocchè la troppa pietà è grandissima crudelità; ma con giustizia e misericordia si vorrebbe correggere. Ma ben vi dico, padre, che io spero per la bontà di Dio che questo difetto della tenerezza de' parenti, per le molte orazioni e stimoli che egli averà da' servi di Dio, si comincerà a levare. Non dico che la sposa di Cristo non sia perseguitata: ma credo che rimanerà in fiore, come dee rimanere. Egli è bisogno, che a racconciare al tutto, si guasti infino alle fondamenta. E questo che detto è, il gustare che io voglio che voi intendiate, non è in altro modo.

All'altra che dite, de' peccati vostri. Dio vi doni l'abondanzia della sua misericordia. Sapete che Dio non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva. Onde io, indegna vostra figliuola, m'ho recato e recherò il debito de' peccati vostri sopra di me; e insiememente li vostri e li miei arderemo nel fuoco della dolce Carità, dove si consumano. Sicchè sperate, e tenete di fermo che la divina Grazia vi gli ha perdonati. Or pigliate dunque uno ordine di ben vivere: e con virtù tenendo piantato nel cuore vostro il crociato amore che Dio ha a voi, eleggendo innanzi la morte, che offendere il suo Creatore, o tenere l'occhio che sia offeso da' sudditi vostri.

All'altra dico: quando io vi dissi che v'affaticaste nellaChiesa santa, non intesi, nè non dico solamente, delle fadighe che voi pigliate sopra le cose temporali (poniamochè sia bene); ma principalmente vi dovete affatigare insiememente col Padre santo, e farvi ciò che voi potete in trarre li lupi e li demoni incarnati de' pastori, che a veruna cosa attendono, se non in mangiare e in belli palazzi e in grossi cavalli. Oimè, che quello che acquistò Cristo in su il legno della croce, si spende con le meritrici. Pregovi che, se ne doveste morire, che voi ne diciate al Padre santo che ponga remedio a tante iniquitadi. E quando verrà il tempo di fare li pastori e' cardinali, che non si faccino per lusinghe nè per denari nè per simonia: ma pregatelo quanto potete, che egli attenda e miri, se trova la virtù e la buona e santa fama nell'uomo; e non miri più a gentile che a mercennaio; perocchè la virtù è quella cosa che fa l'uomo gentile e piacevole a Dio. E questa è quella dolce fadiga, Padre, che io vi prego e pregai che voi pigliate. E poniamochè l'altre fadighe siano buone; questa è quella fadiga che è ottima.

Altro per ora non dico. Perdonate alla mia presunzione. Raccomandomivi cento migliaia di volte in Cristo Gesù. Stianvi a mente li fatti di messer Antonio. E se vedete costà l'Arcivescovo, sì me gli raccomandate quanto più potete. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CX - A monna Stricca, donna che fu di Cione di Sandro de' Salimbeni

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi serva fedele al nostro Creatore, fondata in vera e santa pazienzia. E pensate che in altro modo non potreste piacere a Dio. Noi siamo pellegrini e viandanti in questa vita, e senza alcuna stanza di tempo corriamo verso il termine della morte; onde ci conviene avere il lume della santissima fede, acciò che (senza essa, per lo impedimento di tenebre) possiamo giungere al termine nostro. Ma vuole essere fede viva, cioè con sante e buone operazioni: perocchè dicono e' Santi che la fede senza l'opere è morta. Poi, dunque, che noi abbiamo creduto che Dio è Dio, e ch'egli ci ha creati alla imagine e similitudine sua, ch'eglici ha dato il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo nato nel ventre dolce di Maria, e morto in sul legno della santissima croce per tollerci la morte e darci la vita della Grazia(la quale perdemmo per la disobedienzia di Adam, e per l'obedienzia del Verbo tutti contraiamo la Grazia, sì come prima tutti contraemmo la morte per lo primo peccato); subito, dico, allora che l'anima ha acquistato così dolcemente il lume della fede, vedendo tanto amore ineffabile quanto Dio le porta (e per darci anco speranza della nostra resurrezione, la quale averemo nell'ultimo dì del Giudizio, egli ha manifestato la resurrezione sua), l'anima s'innamora a tanto lume e a tanta dolcezza d'amore, quanto vede che Dio gli ha. E comincia a vedere con questo medesimo occhio, che Dio non vuole altro che la nostra santificazione; e ciò ch'egli ci dà e permettein questa vita, dà per questo fine; e tribolazioni e consolazioni, ingiurie, scherni e villanie, persecuzioni del mondo e tentazioni del dimonio, fame e sete, infermità e povertà, prosperità e delizie, e ogni cosa, permette per nostro bene. Onde la ricchezza ci permette, perché ne siamo disponsatori a' poveri; le delizie e stati del mondo, non perché noi leviamo il capo per la superbia: anco, molto maggiormente ci dobbiamo umiliare con un santo ringraziamento della divina bontà. La tribolazione, da qualunque lato ella viene, e povertà, ce la dona, perché noi veniamo a vera e perfetta pazienzia, e perché cognosciamo la poca fermezza e stabilità del mondo; acciò che noi ne leviamo l'affetto e 'l desiderio nostro, e siaposto solamente in Dio con le vere e reali virtù. E così riceveremo il frutto delle nostre fadighe. Perocchè ogni fadiga che noi sosteniamo per lo suo amore, è remunerata, e serbatoci il frutto della vita durabile, dove è vita senza morte e luce senza tenebre, sazietà senza fastidio, e fame senza pena. Così dice santo Agostino; dilunga è il fastidio dalla sazietà, e la pena dalla fame. Nell'altra vitaogni bene è remunerato, e ogni colpa è punita.

Adunque l'anima che ha questa viva Fede, partorisce le vere e sante operazioni; ed è veramente paziente a sostenere ogni pena e fadiga per Dio, e per remissione dei peccati suoi. Anco, ha in reverenzia ogni pena, considerando chi è colui che le dà, e perché le dà, e a cui le dà.Chi è colui che le dà? E' Dio, somma ed eterna Bontà; non per odio, ma per singolare amore. Così disse egli a' discepoli suoi: «Io vi mando a esser perseguitati e martirizzati nel mondo, non per odio, ma per singolare amore. E di quello amore che il Padre mio ha amato me, di quello io amo voi. Però chè, perché egli m'amasse di singolare amore, egli non di meno mi mandò a sostenere la pena obbrobriosa della santissima croce». Dico: Perché le dà? Per amore come detto è, e per nostra santificazione, acciò che siamo santificati in lui. Noi chi siamo, a cuisono date queste fadighe? Siamo coloro che non siamo; ma per la colpa nostra siamo degni di cento migliaia d'inferni, se tanti ne potessimo ricevere. Però che, perché noi offendiamo il Bene infinito, doverebbe seguitare una pena infinita; e Dio per misericordia ci punisce nel tempo finito, dandoci pena finita. Perocchè tanto bastano le tribolazioni in questa vita, quanto il tempo, e più no. E però ogni grande fadiga è piccola, per la brevità del tempo. Il tempo nostro, dicono e' Santi, è quanto una punta d'aco. La vita dell'uomo è non cavelle; tanto è poca. Adunque ogni grande fadiga è piccola: la fadiga, che è passata, noi non l'abbiamo; e quella che debbe venire, noi non siamo sicuri d'averla, perché non siamo sicuri d'avere il tempo. Solo dunque questo punto del presente ci è, e più no.

Or su, figliuola dolcissima, lèvati dal sonno; e non dormiamo più, ma seguitiamo con fede viva le vestigie di Cristo crocifisso, con vera e santa pazienzia. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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