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LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 72 alla 152 (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2022 11:51
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14/03/2022 13:53
 
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CXXIX  (129) - A frate Bartolommeo dell'ordine de'predicatori, in Fiorenza

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo suo; con desiderio di vedervi annegato e affocato nel fuoco dell'ardentissima carità di Dio, spogliato del vostro perverso vestimento, e vestito e ricoperto dal fuoco dello Spirito Santo. Il quale vestimento è di tanta fortezza e di tanta durezza, che non ammolla mai il cuore che n'è vestito, e non diventa mai femminile; anco, è atto e forte a ricevere i grandissimi colpi delle molte persecuzioni del mondo e del dimonio, e del corpo proprio; e non gli passano dentro, perocchè il vestimento della carità fa resistenzia. Perocchè l'amore ogni cosa porta: ciò è esso Spirito Santo. Egli è quello lume che caccia ogni tenebra; egli è quella mano, che sostiene tutto il mondo. Così mi ricordo che, poco è, egli diceva: «Io son colui, che sostengo e mantengo tutto il mondo. Io son quello mezzo che unì la natura divina con la natura umana: io son quella mano forte, che tengo il gonfailone della croce; e di questo ho fatto letto, tenuto confitto e chiavellato, Dio-ed-uomo». Egli è di tanta fortezza, che se 'l vincolo della carità, fuoco di Spirito Santo, non l'avesse tenuto, li chiodi non erano sufficenti a tenerlo. O amore dolce, e inestimabile Carità, tu se' ministratore e servitore delle vilissime creature. Quale cuore adunque si difenderà che non si spogli del vestimento dell'uomo vecchio dell'amore proprio di sè medesimo, e non corra, a tanto calore, a vestirsi dell'uomo nuovo? Certo i cuori tiepidi e freddi e negligenti se ne difendono: e tutto questo nasce dalla perversa radice dell'amore proprio. E però vi dissi che io desideravo che voi fuste annegato e vestito di quella fortezza e plenitudine dello Spirito Santo; perocchè l'anima, che ha levato l'affetto suo sopra di sè, e percossolo nel consumato desiderio di Dio, non cade in questo difetto, ma ène privata.

Adunque io vi prego, figliuolo in Cristo Gesù, che, poich'Egli dice che è vestimento forte, che riceve ogni colpo, che noi portiamo virilmente. Oh amore! Il Verbo si ha dato in cibo, il Padre è letto dove l'anima riposa per amore. Dunque non ci manca cavelle. Il vestimento è di fuoco contra al freddo, cibo contra al morire di fame, e letto contra alla stanchezza. Siate, siate innamorato di Dio, dilettando l'anima e la coscienzia vostra in lui;e non vogliate pigliare la estremità: perocchè noi vediamo tanta larghezza, che essendo noi peregrini, questa Parola incarnata ci ha accompagnata nella peregrinazione, e datocisi in cibo per farci correre virilmente. Ed è sìdolce compagno dell'anima che 'l sèguita, che egli è colui che giugnendo al termine della morte ci riposa nel letto, mare pacifico della divina Essenzia, dove noi riceviamo l'eterna visione di Dio. Questo parbe che volesse dire la dolce bocca della Verità in su'l legno della santissima croce, quando disse: «In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum» O Gesù dolce, tu se' nel Padre; ma non noi, perocchè, come membri putridi, per lo peccato eravamo privati della Grazia: sicchè fu detta per noi, perocchè la stretta compagnia che fece coll'uomo, che divenuto una cosa con lui, reputva suo quello che era nostro. O fuoco d'amore! Io non voglio dire più, perocchè non mi resterei infino alla morte, se non che io vi vegga segato per mezzo.

Ricevetti la vostra lettera, e intesi ciò che diceva del dubbio che avete. Ratto, per la grazia di Dio, il dichiareremo insieme. Son certa che la divina providenzia non vi farà stare senza frutto, non tollendolo con la vostra coscenzia, ma largo e in perfetta umilità. Così voglio e prego teneramente, come figliuolo, che facciate; ed io, come misera miserabile madre, v'offerirò e terrò dinanzi al Padre eterno Dio. E se mai fui affamata dell'anima vostra, singolarmente il dì d'oggi. In questa pasqua ve ne sete potuto avvedere: e ogni dì è questa pasqua. Onde non potete stare senza me, che continuamente per santo desiderio non sia dinanzi da voi.

Dell'andare a Roma, credo che Dio per sua grazia vi ci manderà, perocchè veggo la volontà di Frate Tomaso inchinata a ciò. Il nostro Cristo in terra ne viene tosto, secondo ch'io intendo. Per la qual cosa io vi prego e costringo che ne veniate il più tosto che potete. Mandastemi a dire che era morto misser Niccolaio e monna Lippa. Honne avuta grande letizia, pensando che ogni cosa è fatta con providenzia di Dio. Sappiate se monna Lippa avesse lassato per testamento cavelle. E se ne poteste avere cavelle per Santa Agnesa, impegnatevene; perocchè hanno, grande bisogno.

Ho scritto a monna Pilia, e a Maddalena. Il Vescovo non mi risponde mai. E però vi prego che v'andiate, e costringiate di fare quello che io gli scrissi: e dia a voiquella quantità che può, sforzando il potere: perocchè è di grandissima necessità. E così dite a Niccolò Soderini. Il più tosto che potete, recate ciò che vi danno. Dite ad Elisabetta ed a Cristofana e a tutte l'altre, che si confortino in Cristo Gesù cento migliaia di volte, e che corrano virilmente dietro allo sposo dolce, Cristo Gesù. Pregatela che mi perdoni, che io dimenticai la manna, che io le promisi. Dite a Ficcolino delli Strozzi, che cresca di virtù in virtù. Perocchè chi non cresce, torna a dietro. Confortatelo molto molto, da mia parte. Sappiate che 'l dì che Dio sposò l'umana generazione con la carne sua, fummo di nuovo lavati nel sangue e sposati con la carne. Annegatevi ed affogatevi nel fuoco del santo desiderio. Permanete nella santa dilezione di Dio. Alessa e Catarina, e io, Cecca pazza, vi ci mandiamo molto raccomandando. Gesù, Gesù. Catarina serva de' servi di Dio inutile. Vi si raccomanda frate Raimondo e frate Tommaso.


CXXX  (130) - A Ipolito degli Ubertini di Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi col cuore virile, spogliato d'ogni passione e tenerezza sensitiva: laquale tenerezza che procede dall'amor proprio, è impedimento d'ogni santo desiderio, e operatore d'ogni male. Colui che ama sè, sta entro una tiepidezza di cuore. Da l'uno lato il chiama Dio, facendogli vedere il poco tempo che ci ha a vivere, e la miseria e fragilità del mondo, e la poca fermezza e stabilità sua; e che ogni diletto minimo e sollecitudine che l'uomo piglia disordinatamente fuori di Dio, è punito miserabilmente. Viengli in odio e dispiacimento il mondo, e volentieri se ne vuol levare; vedendo che chi lassa il mondo, possiede il mondo, cioè, chi si fa beffe dello stato, pompe e delizie sue;vedendo che ognuno è rimunerato, e saragli poi renduto per uno cento. Disponsi allora in sè medesimo al tutto abbandonarlo. Ma se l'amore proprio anco vivesse nell'anima, questo desiderio intepidisce; e con una cotale tenerezza di sè si va pure attaccando, pigliando indugio di tempo. Non si dee fare così; ma uccidere ogni amor proprio, considerando in sè medesimo che non è sicuro d'avere il tempo. Chè se noi ne fussimo sicuri, sarebbe da dire: «io mi porrò a sciogliere questo legame del mondo; e quando io sarò sciolto, n'andrò a legarmi con Cristo crocifisso col mezzo del giogo della sua obedienzia». Carissimo fratello, poichè sete sicuro d'avere iltempo, gettate a terra ogni amore proprio e tenerezza sensitiva; e non vi ponete a sciogliere, ma a tagliare. Recatevi nella mano del libero arbitrio un coltello che abbia due tagli, cioè d'odio e d'amore: amore della virtù, e odio e dispiacimento del vizio e del mondo e della propria sensualità. A questo modo dimostrerete che siate uomo virile, e non tiepido nè negligente.

Rispondete, ripondete a Dio che vi chiama per sante e buone ispirazioni; e havvi il luogo apparecchiato, santo e divoto, separato al tutto dal secolo: con un padre, cioè il Priore di Gorgona, che è drittamente un angelo, specchio di virtù con una buona e santa famiglia. Non fate resistenzia alla divina grazia, che con tanta benignità vi domanda di volere abitare nel cuore e nell'affetto vostro. Secondo che io intesi per la lettera che mi mandasti, parmi che abbiate buona e santa intenzione: ma troppo la pigliate a lunga, domandando due anni. E questo fa il dimonio, perché gl'incresce del vostro bene, ponendovi innanzi d'avere necessità, per impedire la pace e la quiete vostra. Molto mi parrebbe che facesti bene, il più tosto che si potesse, allogare la fanciulla vostrae levarvi quel peso dal collo; poi degli altri fatti, spacciatamente determinargli. Potreste, le altre faccende che avete a fare, lassarle fare a quel mezzo che vedesti che fusse buono e atto a fadigarsi per l'amore di Dio e per voi; ma quello della fanciulla fate voi medesimo. Pregovi da parte di Cristo crocifisso, che tosto vi spacciate, e non aspettate il tempo, che' l tempo non aspetta voi. Viene a voi il Priore di Gorgona: dite a lui pienamente la vostra intenzione; e pigliate una salda, ferma e vera deliberazione. E se cosa è, che voi pigliate d'essere a quel luogo santo e divoto (che sarà la vita dell'anima vostra), o per qualunque modo si sia, se voi dispensate la sostanza vostra a'poveri, datene a quel luogo di Gorgona. Perocchè il luogo ha bisogno d'essere acconciato, a volere stare secondo i costumi dell'Ordine di Certosa.

Orsù virilmente! Chè io spero nella bontà di Dio che bagnandovi nel sangue di Cristo crocifisso, voi farete questo e ogni altra cosa senza indugio di tempo. Non dico più. Raccomandatemi a Leonardo e Niccolò Soderini; e Monna Antonia e tutta l'altra famiglia benedicete in Cristo dolce Gesù. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXI - A Niccolo Soderini in Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Reverendissimo e dilettissimo fratello in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, vi conforto e benedico nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero figliuolo e servo di Gesù Cristo crocifisso, voi e tutta la famiglia vostra, si come servo ricomprato dal Figliuolo di Dìo: ragguardando sempre come il servo che sta dinanzi al suo signore, che sempre teme di non'offendere e di non dispiacere a lui. Così voglio che sempre facciate voi; e che vediate che 'l Signore a cui siamo obbligati di servire, l'occhio suo, e sempre sopra di noi; onde dobbiamo sempre temere di non offendere a si dolce e caro signore. Questo è quel santo timore che entra come servo nell'anima, e traene ogni vizio e peccato, e operazione che fosse contra alla volontà del Signore suo.

Desidero anco che siate figliuolo del Padre vostro celestiale, il quale v'ha creato alla immagine e similitudinesua; e ha fatto a voi e ad ogni creatura come fa il padre che mette alcun tesoro in mano del figliuolo suo, e per farlo grande e arricchito, il manda fuora della città sua. Così fa questo dolce padre: perocchè, avendo creata l'anima, egli le dona il tesoro del tempo e il libero arbitrio della volontà, perché arricchisca. Così vedete voi che è: però che noi siamo forestieri e peregrini in questa vita; e con questo tesoro del tempo e col libero arbitrio guadagniamo. E' vero che in questo tempo la creatura può annegare la volontà e libero arbitrio suo, e con esso può annegare la perversa vanità, piacimento e dispiacimento e sollecitudini e diletti del mondo; la quale è quella mercanzia che sempre l'uomo impoverisce, però che non ha in sè veruna stabilità nè fermezza, e non ha se non una mostra di fuore, e dentro è guasta, e lassata alpuzzo di molti peccati: e questa mostra fa che l'uomo s'accordi a mercato con lui. Adunque, carissimo e venerabile fratello in Cristo Gesù, io non intendo nè voglio che questo tesoro dato dal Padre a noi per divina grazia e misericordia, noi lo spendiamo in si vile mercanzia; perocchè giustamente saremo reprobati dal Padre. Dunque come figliuoli veri, e con perfetta sollecitudine spendiamo questo dolce tesoro in una mercanzia perfetta; la quale è contraria a questa, però che ha il colore pallido, povero e vile: e dentro v'è uno tesoro che ingrassa e arricchisce qui per Grazia, e poi'l conduce nella vita durabile del Padre a godere l'eredità sua. Or vediamo dunque che tesoro, costui che è arricchito, egli ha comprato. Il tesoro è questo: spregiamento d'onore, di delizie, di ricchezze, e d'ogni consolazione e ricreazione o piacimento degli uomini; e ha voluto quelle virtù vere e reali, le quali paiono piccole e di non piccolo aspetto negli occhi del mondo, ma dentro v'è il tesoro della Grazia. Ben pare piccolo al mondo a eleggere strazi, scherni, ingiurie e rimproveri, a eleggere volontaria povertà; la quale caccia a terra l'umana superbia e grandezza e stato del mondo; la quale si mostra tanto alta e diventa umile abbassandosi per virtù. E non vuole tenere altre vestigia che del padrone suo; che gli ha commesso il tesoro della libera volontà; con la quale egli può guadagnare e perdere secondo che vuole e secondo la mercanzia che compra.

Oh dolce e santo tesoro delle virtù, che in ogni luogo andate sicure, in mare e in terra, e in mezzo de' nemici di neuna cosa temete, però che in voi è nascoso Iddio, che è eterna sicurtà! Non gli è tolta dagli uomini nè dall'ingiuria la perfetta pazienzia; perocchè non si trova nel mondo chi voglia ingiurie; e la pazienzia egli prova per mezzo dalla ingiuria e delle fadighe. Così l'ardentìssìma e amorosa carità: perocchè sempre, per contrario, si cerca l'amore proprio di sè medesimo; ma il cuore dilargato e abbattuto alla ricchezza della carità, vuole gaudio e letizia e ogni sicurtà . E non ragguarda nè cerca sè per sè, ma sè per Dio, e 'l prossimo per Dio. E brevemente, ogni sua operazione è drizzata in lui non per propria utilità, ma per onore del Padre, quando ritorna alla casa sua.

Orsù dunque non dormiamo più nel letto della negligenzia, però che egli è tempo da investire questo tesoro in una dolce mercanzia: e sapete in quale? In pagare la vita per lo Dio nostro, dove si terminano tutte le iniquitànostre. Questo dico per l'odore del fiore che si comincia ad aprire, per lo santo passaggio, per lo quale ora il Padre santo e il nostro Cristo in terra ha commesso che si cerchi per voler sapere la santa disposizione e volontà dei Cristiani, cioè se vorranno dare la vita per acquistarela Terra santa; e dicendo che se troverà le volontà disposte, che ogni aiuto darà, e con sollecitudine userà la potenzia sua. Così dice la bolla che egli ha mandata al provinciale nostro e al ministro de' frati Minori e a frate Raimondo; e mandollo, comandando che fussero sollecitati a invistigare le buone volontadi per tutta Toscana e in ogni altro terreno: e vuogli per scritto, per vedere illoro desiderio, e quanti sono; per dare poi ordine, e mandare in effetto. Adunque io v'invito alle nozze della vita durabile, e che v'accendiate per desiderio a pagare sangue per sangue; e quanti ne potete, invitare; però che alle nozze non si vuole andar solo. E non potete poi tornare addietro. Non vi dico altro.

Ringraziovi con affettuoso amore della carità che avete mostrata, secondochè per la lettera e per lo Maestro ho inteso. Non sono sufficiente a remunerare l'affetto vostro: ma prego e pregherò continuamente la somma eterna Bontà che vi rimuneri di sè. Raccomandatemi e benedicetemi cento mìglìaia dí volte in Cristo Gesù. Permanete nella santa e dolce dilezíone di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXII - A monna Giovanna e altre figliuole in Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissime e carissime figliuole in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, e madre vostra in Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del figliuolo di Dio; il quale fu Agnello mansueto e immacolato e svenato, non per forza di chiodi o di lancia, ma per forza d'amore e smisurata carità la quale aveva e ha alla creatura. Oh carità ineffabile dello Dio nostro! Tu m'hai insegnato, dolcissimo Amore, e hàmmi mostrato non con sole parole (perché tu dici che non ti diletti di molte parole), ma con l'operazioni, dellequali tu dici che ti diletti, le quali tu richiedi a' servituoi. E che m'hai tu insegnato, Carità increata? m'hai insegnato che io, come agnello, paziententente sostenga non solamente le parole aspre, ma eziandio le percosse dure e aspre, le ingiurie e danni. E con questo vuoli ch'io sia innocente e immacolata, cioè senza nocimento a neuno de' prossimi e fratelli miei; non solamente a quelli che non ci perseguitano, ma a coloro che ci fanno ingiuria: e vuoli che per loro preghiamo come per speciali amici che ci danno buono e grande guadagno. E non solo nelle ingiurie e danni temporali vuoli che noi siamo pazienti e mansueti, ma generalmente in ogni cosa la quale sia contra la mia volontà: come tu non volevi che in veruna cosa fusse fatta la tua volontà, ma quella del Padre tuo. Come adunque leveremo il capo contra la bontà di Dio, volendo che s'adempiano le perverse nostre volontadi? e non vorremo che fusse adempiuta la volontà di Dio?

O dolcissimo amore Gesù, fa'che sempre s'adempia in noi la volontà tua, come sempre si fa in cielo dagli Angeli e Santi tuoi. Questa è, dilettissime mie figliuole in Cristo, quella mansuetudine la quale vuole il nostro dolce Salvatore trovare in noi; cioè che noi con cuore tutto pacifico e tranquillo siamo contenti d'ogni cosa ch'egli dispone e adopera inverso di noi e non vogliamo nè luogo nè tempo a nostro modo, ma solamente a suo. E allora l'anima così spogliata d'ogni suo volere, e vestita dellavolontà di Dio, è molto piacevole a Dio. La quale, come cavallo sfrenato, corre di grazia in grazia velocissimamente, e di virtù in virtù; chè non ha neuno freno che la tenga, che non possa correre, perocchè ha tagliato da sè ogni disordinato appetito e desiderio di propria volontà, i quali sono freni e legami che non lassano correre l'anime degli spirituali.

I fatti del passaggio continuamente vanno di bene in meglio; e l'onore di Dio ogni dì cresce più. Crescete continuamente in virtù, e fornite la navicella dell'anime vostre; perocchè il tempo nostro s'approssima. Confortate e benedicete Francesca da parte di Gesù Cristo e da mia: e ditegli che sia sollecita sì che io la trovi cresciutain virtù quand'io tornerò. Benedite e confortate tutti i miei figliuoli in Cristo. Ora a questi dì è venuto l'ambasciatore della regina di Cipri e parlommi. Esso va al santo Padre Cristo in terra a sollecitarlo de' fatti del santopassaggio. E ancora il santo Padre ha mandato a Genova a sollecitare loro di questo stesso.

Il nostro dolce Salvatore vi doni la sua eterna benedizione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXIII - Alla Reina di Napoli

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, reverendissima e carissima madre mia in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi, e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vera e perfetta figliuola di Dio. Sapete pure che il servo giammai non vorrà offendere nella presenzia del signore, perocchè teme la pena che sèguita dopo la colpa commessa; onde per questo timore s'ingegna di servirlo bene e diligentemente. Così dico che colui ch'è vero figliuolo, elegge innanzi la morte, che offendere il padre; non per timore di pena nè per paura che abbia da lui, ma solo per la reverenzia sua e per l'amore che egli ha al padre, non l'offende. Questo è quello figliuolo che debbe avere la eredità, però che non ha renunciato al testamento del padre, ma ha osservate e sèguita le vestigie sue. Così vi prego, venerabile madre in Cristo Gesù, che facciate voi, e come il vero servo; chè voi sapete che sempre stiamo dinanzi a questo Signore, e l'occhio suo vede in occulto, ed è sempre sopra di noi; e ben vede la somma eterna Verità chi è colui che 'l serve o che 'l disserve. Debbe dunque l'anima temere di non offendere il suo Creatore, però che egli è quello vero signore che ogni peccato punisce, e ogni bene remunera; e neuno nè per signoria nè per ricchezza nè per gentilezza può fare, nè schivarsi, che non serva a questo signore dolce Gesù.

Oh quanto è dolce e santa questa dolce servitudine, che pone freno e ordine all'anima e non la lassa andare per la perversa servitudine del peccato: anco, fugge tutte quelle cose che la potessero inducere al peccato! Tutte le cose che vede siano fuore della volontà del Signore, odia; perocchè sa che se egli le amasse, caderebbe nel giudizio suo. Poi, dunque, che l'anima s'è levata con timore, ragguardando, sè essere serva, e che dall'occhio suo non si può nascondere; comincia a dibarbare l'affetto e l'amore disordinato del mondo; e ordinali e conformali colla volontà del signore suo; però che altrimenti non potrebbe piacergli. Chè, come disse Cristo, neuno può servire a due signori; però che se serve all'uno, è contrario all'altro. Sicchè, poi che l'anima nostra è trattacon timore, corre con perfetta sollicitudine, e caccia ogni peccato e defetto da lui. Drittamente questo amore fa come il servo nella casa, che è posto per lavare e' vasiimmondi.

Ma poi che l'anima è venuta a esser figliuola, cioè essere e stare in perfetta carità, fa come 'l vero figliuolo che ama eternalmente il padre suo; e non ama per amore mercenario, cioè per utilità che tragga dal padre; e non teme d'offenderlo per paura di pena, ma solo per la bontà del padre, e per la sustanzia della sua natura che 'lpadre gli ha data con amore. Sicchè la natura gli dà fortezza, e l'amore il costringe ad amarlo e servirlo. Onde costui si può dire che sia vero figliuolo. Adunque dico che l'amore nostro verso il Padre celestiale, è, che tu non ami per rispetto di neuna utilità che tu tragga da lui,nè per paura di pena che ti facesse portare: ma solamente perché egli è sommo e giusto e eternalmente buono, per sua infinita bontà, e degno d'essere amato; e neuna altra cosa è degna d'essere amata fuore di Dio; ma in lui e per lui amare e servire ogni creatura.

Or questo è amore di padre. E come timore dritto ha a mondare e' vasi, così questo amore ha a empire il vasello dell'anima delle virtù, e trarne fuore ogni grandezza e pompa di vanagloria, ogni impazienzia e ingiustizia e vanità e miseria del mondo; trarne il ricordamento delle ingiurie ricevute: e solo ci rimane il ricordamento de' benefizii di Dio e della sua bontà, con vera e perfetta umiltà; e con pazienzia a sostenere ogni pena per lo dolce Gesù, con una giustizia santa che giustamente renderà il debito suo a ognuno.

E attendete che in due modi avete a fare giustizia. Cioè, prima, di voi medesima, sicchè giustamente rendiate la gloria e l'onore a Dio, rícognoscendo da lui e per lui avere ogni grazia: e a voi rendete quello ch'è vostro, cioè il peccato e la miseria, con vera considerazionee dispiacimento del peccato. Perocchè il peccato tenne confitto e chiavellato il figliuolo di Dio in su'l legno della santissima croce. L'altra si è una giustizia data sopra lecreature; la quale avete a fare e tenere per lo Stato vostronel vostro reame. Per la qual cosa io vi prego in Cristo Gesù, che voi non teniate occhio che sia fatta ingiustizia;ma con giustizia giustamente ad ognuno sia renduto il debito suo, così al grande come al piccolo. E guardate che neuno piacimento nè timore di creatura vi ritraggano da questo: altrimenti, non sarete vera figliuola. Onde se voi giustamente terrete l'occhio verso l'onore di Dio, vorrete innanzi morire, che passarla mai.

Poichè il vasello è netto de' vizi e peccati, ed è ripienodelle virtù; non si può tenere nè difendere il cuore che non ami; sì perché egli ha trovata la vena della bontà di Dio adoperare in lui, e sì per la conformità che ha la creatura col Creatore. Perocchè la creò alla immagine e similitudine sua: e questo fece non per debito nè perché ne fosse pregato, nè per utilità che traesse da lei, ma solol'abisso e la forza dell'amore e la ineffabile carità sua ilmosse. Questo fu quello amore che fece Dio unire e umiliare all'uomo. Oh quanto, dolce e venerabile madre, si debbe vergognare la creatura d'insuperbire per neuno stato o grandezza che abbia, vedendo il suo Creatore tanto umiliato, e con tanta ardentissima carità correre all'obbrobriosa morte della croce! Or di questo, dunque, dolcissimo amore desidera l'anima mia che siate vestita; perocchè senza questo non potreste piacere a Dio nè avere la vita della Grazia.

Fovvi assapere le dolci e buone novelle; perocchè il dolce nostro Cristo in terra, il santo Padre ha mandata una Bolla a tre religiosi singulari, cioè al Provinciale de'frati Predicatori, e al ministro de' frati Minori, e a uno nostro frate servo di Dio: e ha loro comandato che sappiano e facciano sapere per tutta Italia e in ogni altro paese che essi possono e debbono investigare coloro che volessero e avessero desiderio di morire per Cristo oltre mare, e andare sopra gl'Infedeli: e tutti gli debbano scrivere e rappresentare a lui: dicendo che se truova la santa disposizione e l'acceso desiderio de' Cristiani, che vuole dare aiuto e vigore colla potenzia sua, e andare sopra gl'Infedeli. E però vi prego e costringo da parte di Cristo crocifisso che vi disponiate e accendiate il vostro desiderio, ognora che questo dolce punto verrà, di dare ogni aiuto e vigore che bisognerà, acciocchè il luogo santo del no. stro dolce Salvatore sia tratto dalle mani delle dimonia, acciò che partecipino il sangue del Figliuolo di Dio, come noi. Pregovi umilmente, madre mia, che none schifiate di rispondere a me il vostro santo e buono desiderio che avete verso questa santa operazione. Altro non dico. La pace e la Grazia dello Spirito Santo sia sempre nell'anima vostra. Permanete nella santa dilezione di Dio, e perdonate alla mia presunzione. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXIV - A Bartolomeo e Jacomo, eremiti in campo santo in Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimi e carissimi figlíuoli miei in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi svenare, e aprire il nostro corpo per lo dolce nome di Gesù. Oh quanto sarà beata l'anima nostra se riceveremo tanta misericordia, che noi diamo quello per lui che esso diè per noi con tanto fuoco d'amore e di carità! Oh fuoco che ardi e non consumi, e consumi ciò che è nell'anima fuore della volontà di Dio! Questo fu quello caldo vero che cosse l'Agnello immacolato in sul legno della santissima croce. Oh cuori indurati e villani, come si possono tenere che non si dissolvono a questo caldo? Certo io non mi maraviglio se i Santi non erano accecati in amore proprio di loro, ma in tutto erano annegati in cognoscere la bontà di Dio ed il fuoco della sua ardentissima carità. Correvano, con la memoria del sangue, a spandere il sangue. Quando ragguardo lo smisurato fuoco di Lorenzo, che stando in su la graticola del fuoco, stava immoto col tiranno... Doh! Lorenzo, non ti basta il fuoco? - Risponderebbeci: «No». Perocchè è tanto l'ardentissimo amore che è dentro, che spegne il fuoco di fuore.

Adunque, carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù, gli affetti e desiderii vostri non siano morti di qui all'ultimodella vita nostra: non dormite: destatevi. E non ci veggo altro rimedio a destarci, se non uno continuo odio: dall'odio nasce la fame della giustizia, in tanto che vorrebbe che li animali ne facessero vendetta. Come giunto è alla vendetta di sè, purgasi l'anima in questo dolce fuoco; dove troverete formata in voi la bontà di Dio.

Per lo quale cognoscimento della somma bontà, quando l'anima si trova annegata in tanto abisso d'amore, quanto vede che Dio ha in lei; dilargasi il cuore e l'affetto; onde l'occhio del cognoscimento apre a intendere, la memoria a ritenere, e la volontà si distende ad amare quello che egli ama. E dice e grida l'anima: «O dolce Dio, che ami tu più?». Risponde il dolce Dio nostro: «Ragguarda in te, e troverai quello ch'io amo». Allora ragguardate in voi, figliuoli miei carissimi, e troverete evedrete che con quella medesima bontà e ineffabile amore che troverete che Dio ama voi, con quello medesimo amore ama tutte le creature che hanno in loro ragione. Onde l'anima come innamorata si levi e distendasi ad amare quello che Dio più ama: ciò sono i dolci fratelli nostri. E levasi con tanto desiderio e concepe tanto amore, che volentieri darebbe la vita per la salute loro, e per restituirli alla vita della Grazia. Sicchè diventano mangiatori e gustatori dell'anime; e fanno come l'aquila che sempre ragguarda la rota del sole e va in alto: e poi ragguarda la terra, e prendendo il cibo, del quale si debbe notricare, il mangia in alto. Così fa la creatura: cioè, che ragguarda in alto, dove è il sole del divino amore; e ragguarda poi verso la terra, cioè verso l'umanità del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio: e ragguardando in quello Verbo e Umanità tratta dal ventre dolce di Maria, vede in su questa mensa il cibo e mangialo; e non solamente nella terra, nella quale ella ha preso dell'umanità di Cristo, ma levasi su in alto col cibo in bocca; e levatasi su, entra nell'anima, consumata e arsa dell'amore del Figliuolo di Dio. E quello affettuoso amore trova che è uno fuoco che esce dalla potenzia del Padre, il quale donò a noi per ardore la sapienzia del Figliuolo suo; e una fortezza di fuoco di Spirito Santo, il quale fu di tanta fortezza ed unione, che nè chiodi nè croce averebbe tenuto quello Verbo, se non fusse il legame dell'amore: e l'unione fu sì fatta, che nè per morte nè per veruna altra cosa la ntura divina si parti dall'umana.

Or voglio che mangiate questo dolce cibo. E se mi diceste: «Con che ale volo?» con l'ale dell'odio e della morte; con pene di strazii, di scherni e di rimproverii crociati per Cristo crocifisso. E non vogliate nè reputate di sapere altro che Cristo crocifisso: in lui sia la vostragloria e il vostro refrigerio e ogni vostro riposo. Pascetevi e notricatevi di sangue. Dio ragguardi a'vostri desiderii. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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