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LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 72 alla 152 (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2022 11:51
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19/10/2022 11:43
 
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CXLIV - A monna Pavola a Fiesole

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, carissima e dolcissima suoro mia in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo e confortovi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi unita e trasformata nel fuoco della divina carità: il quale fuoco unì Dio con l'uomo, e tennelo confitto e chiavellato in croce. Oh ineffabile e dolcissima Carità, quanto è dolce l'unione ch'hai fatta con l'uomo! Bene hai dimostrato lo inestimabile amore tuo, per molte grazie e per molti benefizi i fatti alle creature, e spezialmente per lo benefizio della Incarnazione del Figliuolo tuo. Vedete dunque la somma Altezza venire a tanta bassezza quanta è la nostra umanità. Bene si dee vergognare l'umana superbia di vedere Dio tanto umiliato nel ventre di Maria dolce; la quale fu quello campo dolce, dove fu seminato il seme della Parola incarnata del Figliuolo di Dio. Veramente, dolcissima suoro, in questo benedetto e dolce campo di Maria fece questo Verbo innestato nella carne sua, come il seme che si gitta nella terra; che per lo caldo del sole germina, e trae fuore il fiore e il frutto; e il guscio rimane alla terra. Cosìveramente fece, per lo caldo e per lo fuoco della divina carità che Dio ebbe all'umana generazione, gittando il seme della parola sua nel campo di Maria. O beata e dolce Maria, tu ci hai donato il fiore del dolce Gesù. E quando produsse il frutto questo dolce fiore? quando fu innestato in sul legno della santissima croce: però che allora ricevemmo vita perfetta.

E perché dicemmo che il guscio rimane alla terra? quale fu questo guscio? fu la volontà dell'unigenito Figliuolo di Dio; il quale, in quanto uomo, era vestito del desiderio dell'onore del Padre, e della salute nostra: e tanto fu forte questo smisurato desiderio, che corse come innamorato, sostenendo pene, vergogne, e vituperii, infino alla obbrobriosa morte della croce. Considerando, dunque, carissima suoro, che questo medesimo fa Maria, cioè ch'ella non poteva desiderare altro che l'onore di Dio, e la salute della creatura; però dicono e' dottori, manifenando la smisurata carità di Maria, che di sè medesima avrebbe fatto scala per ponere in croce il Figliuolo, se altro modo non avesse avuto. E tutto questo era, perché la volontà del Figliuolo era rimasa in lei.

Tenete a mente, o suora mia carissima, e non v'esca mai del cuore nè della memoria nè dell'anima vostra, che sete stata offerta e donata, voi e tutte le vostre figliuole, a Maria. Pregatela dunque, che ella vi rappresenti, e doni al dolce Gesù Figliuolo suo: ed ella il farà, come dolce madre e benigna, e madre di misericordia. Non siate ingrata nè scognoscente; però che non ha schifata la petizione, anco l'accetta graziosamente. Siate tutte fedeli, non ragguardando per neuna illusione di dimonio, nè per detto di neuna creatura; ma, virilmente correte, pigliando quello affetto dolce di Maria; cioè che sempre cerchiate l'onore di Dio e la salute dell'anime. E così vi prego. E, quanto è possibile a voi, studiate la cella dell'anima, e del corpo vostro. Ine vi studiate, per amore e santo desiderio di mangiare e parturire anime nel cospetto di Dio. E quando fuste richieste nell'atto delle tribolazioni da alcuna persona, con perfetta sollecitudine vi studiate di cavarle dalle mani delle demonia. E questo sia il segno vero che noi siamo veri figliuoli; perocchè a questo modo seguitiamo le vestigie del padre. Ma sappiate che a questo effetto del grande e smisurato desiderio non potremo pervenire senza il mezzo della santissima croce, cioè del cruciato amore e affettuoso del Figliuolo di Dio: però ch'egli è quello mare pacifico che dà bere a tutti quelli che hanno sete e fame e desiderio di Dio, e pace a tutti coloro che sono stati in guerra evoglionsi pacificare con lui. Questo mare gitta fuoco, che riscalda ogni cuore freddo; e tanto 'l riscalda fortemente, che ogni timore servile perde, e solo rimane in perfetta carità, e in santo timore, lassando di più offendere il Creatore suo.

E non temete, nè voglio che voi temiate, le insidie e le battaglie delle dimonia, che venissero per rubare e tollere la città dell'anima vostra. Non temete; ma come cavalieri poste nel campo della battaglia, combattete coll'arme e col coltello della divina carità: però ch'egli è quellobastone che fiagella il demonio.

E sappiate chè, a non voler perdere l'arme colla quale ci conviene difendere, ce la conviene tenere nascosta nella casa dell'anima nostra per vero cognoscimento di noi medesime. Però che quando l'anima cognosce se medesima non essere, ma sempre operare di quella cosa che non è, e subito diventa umiliata a Dio, e a ogni creatura per Dio; e ricognosce ogni grazia e ogni beneficio da lui; e vede in sè traboccare tanta bontà di Dio, che per amore cresce in tanta giustizia di sè medesimo, che volentieri, non tanto che ne voglia far vendetta ma e' desidera che tutte le creature ne facciano vendetta di lui, eogni creatura giudica megliore di sè. Allora nasce un odore di pazienzia, che non è neuno peso sì grande, nè tanto amaro, che nol porti per amore di quello innamorato innestato Verbo.

Or oltre, carissime figliuole. E tutte di bella brigata corriamo, e mettiamoci in su questo Verbo; e io v'invito alle nozze di questo innesto, cioè di spendere il sangue per lui, come egli l'ha sparto per voi, cioè al santo Sepolcro, e ine lassar la vita per lui. Il Padre santo ha mandatauna lettera con la bolla sua al Provinciale nostro, e a quello de' Minori, e a frate Raimondo, che essi abbiano a fare scrivere tutti quelli che hanno desiderio e volontà d'andare ad acquistare il santo Sepolcro, e morire per la santa Fede; e vuole che tutti se gli mandino per iscritto. E però v'invito che v'apparecchiate. Permanete nella santa dilezione di Dio.

Confortati da parte di Cecca stolta, e Alessa, e di Giovanna Pazza; e confortate tutte quante da parte di Cristo crocifisso. Gesù, Gesù, Gesù.



CXLV - Alla Reina d'Ungheria, cioe alla madre del Re

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissima e reverenda madre in Cristo Gesù, la vostra indegna Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrive a voi, con desiderio di vedervi accesa e infiammata di dolce e amoroso fuoco di Spirito Santo; considerando me, che egli è quell'amore che tolle ogni tenebra, e dà perfetta luce; tolle ogni ignoranzia, e dà perfetto cognoscimento. Perocchè l'anima ch'è piena di Spirito Santo, cioè del fuoco della divina carità, sempre cognosce, sè medesima non essere, e cognosce in sè quella cosa che non è, cioè il peccato; e ogni essere e ogni grazia e dono spirituale e temporale retribuisce al suo Creatore, parendole, come egli è, aver ricevuto e ricevere ogni cosa per grazia, e non per debito, nè servigio che facesse mai al suo Creatore. Questo è quello vero cognoscimento, venerabile madre, che arricchisce l'anima; però che le dà la maggiore ricchezza che possa ricevere, cioè che cognoscendo sè non essere, sèguita a mano a mano di cognoscere la bontà di Dio in sè. Nel quale cognoscimento nasce una vena di profonda umiltà, che è un'acqua graziosa che spegne il fuoco della superbia, e accende il fuoco della divina e ardentissima carità, il quale riceve per lo cognoscimento della bontà di Dio in sè. Perocchè l'anima che vede tanto smisurato amore di Dio verso di sè, non può fare che non ami. E perch'egli è condizione dell'amore, d'amare ciò che colui ama il quale egli ama, e odiare ciò ch'egli odia; subitochè noi abbiamo veduti noi e veduta la divina bontà noi amiamo e odiamo. E non può essere che senza questo cognoscimento noi possiamo partecipare la divina Grazia. Perocchè colui che non cognosce sè, cade in superbia e in ogni difetto. E perché la superbia accieca l'anima e impoveriscela e disseccala, perché le tolle la grassezza dellaGrazia; non è atto questo cotale e a governare sè nè altrui.

E però vi dissi che io desideravo di vedervi ripiena del fuoco dello Spirito Santo; perocchè vedo io che voi adagiate a reggere voi e' sudditi vostri; mi pare che abbiate bisogno di grande lume e di grande e ardentissimo amore verso l'onore di Dio e la salute delle creature, acciocchè non ci caggia amore proprio nè timore servile; ma, spogliata di voi medesima, voi e' 'l figliuolo vostro voglio vedervi e sentirvi accesi di questo amoroso fuoco, sicchè, poich'abbiamo odiata questa nostra parte sensitiva che sempre vuole ribellare al suo Creatore, siamo amatori delle virtù del dolce e buono Gesù.

Ma questo amore sapete che non possiamo mostrare senza alcuno mezzo, cioè del prossimo nostro: perocchè sopra questo amore sono fondati e' comandamenti della legge, cioè amare Dio sopra ogni cosa, e 'l prossimo come sè medesimo, d'amore puro e non mercenario; cioè amare noi per Dio, e Dio per Dio, in quanto egli è somma bontà e degno d'essere amato, e 'l prossimo per Dio. E veramente, madre carissima, che quando l'anima ragguarda l'Agnello svenato in sul legno della santissima croce, per l'amore ineffabile che egli ha alla sua creatura; concepe un amore sì grande verso la salute dell'anime, che darebbe sè medesima a cento migliaia di morti per campare un'anima dalla morte eternale. E neuno sacrificio potete fare che sia più piacevole a Dio, che questo. Chè voi sapete che tanto gli dilettò questo cibo, che non si curò di veruna amaritudine: nè pena, nè morte, nè strazi, nè scherni, nè la ingratitudine nostra il ritenneche egli non corresse, siccome ebro e innamorato della salute nostra, all'obbrobrio della santissima croce.

Io v'invito dunque, voi e 'l vostro figliuolo, a questo dolce cibo. E trovato abbiamo il luogo dove voi il potete prendere. E 'l tempo è già venuto, e maturo è 'l frutto; e il luogo è 'l giardino della santissima Chiesa. In questo giardino si pascono tutti e' fedeli cristiani; però che ine èpiantato l'arboro della croce, dove si riposa il frutto dell'Agnello svenato per noi con tanto fuoco d'amore che dovrebbe accendere ogni cuore. Oh frutto suavissimo, pieno di gaudio, letizia e consolazione! Quale cuore si potrebbe tenere che non scoppiasse d'amore a ragguardare questo dolce e saporoso frutto, cioè il dolce e buono Gesù? il quale Dio Padre ha dato per sposo alla santa Chiesa. Dobbiamo dunque correre come innamorati, ed essere amatori della Chiesa santa per lo amore di Cristo crocifisso. Che voi sovveniate a questa sposa bagnata nel sangue dell'Agnello: che vedete che ognuno le fa noia, e Cristiani e Infedeli. E voi sapete che nel tempodel bisogno si debbe mostrare l'amore.

La Chiesa ha bisogno, e voi avete bisogno. Ella ha bisogno del vostro aiuto umano, e voi del suo divino. E sappiate che quanto più le donerete dell'aiuto vostro, più participerete della divina Grazia, fuoco di Spirito Santo, che in essa si contiene. O sposa dolce, ricomprata del sangue di Cristo, tu se' di tanta eccellenzia, che neuno membro che sia tagliato da te, può ricevere nè pascersi del frutto detto di sopra. Bene c'è dunque, venerabile e carissima madre, necessario a voi ed a me e ad ogni creatura, d'amarla e servirla in ogni tempo, ma singolarmente al tempo del bisogno. Io misera miserabile, non ho di che aitarla: ma se aiuto alcuno il sangue mio le fosse, svenerei volentieri e aprirei il corpo mio. Ma io farò così: che io le darò di quella poca particella che Diomi darà, che le sia pro e utile, benchè io non ci veggo altra utilità in me, che io possa dare, se non lagrime e sospiri e continua orazione.

Ma voi, madre e il signor messer lo re vostro figliuolo, potete aitarla coll'orazione per santo desiderio, e anco lapotete volontariamente e per amore sovvenire coll'aiuto umano. None schifate dunque, per lo amore di Dio, questa fadiga; ma abbracciatela per Cristo crocifisso, e per vostra utilità ed esaltazione, e per compimento della vostra salute. E pregate il caro vostro figliuolo strettamente, che per amore si proferi e serva la santa Chiesa. E se il nostro Cristo in terra l'addimanda e volesse ponergli questa fatiga; pregatelo che accetti fedelmente la sua petizione e addimanda, confortando il Padre santo; e crescergli il santo proponimento di fare il santo e dolcepassaggio sopra li cani malvagi Infedeli che posseggono il nostro e anco più. Secondo che intendo, essi ne vengono oltre, a più potere. Grande vergogna per certo è de' Cristiani, di lassargli possedere quel santo e venerabile luogo, il quale per ragione è nostro. Non è più dunque da tenere occhio; ma come figliuoli affamati dell'onore del padre, vi dovete levare e racquistare il nostro in salute dell'anime loro e esaltazione della santa Chiesa. Fateviragione che vi fosse tolta una delle vostre città, la qualeracquisterete: son certa che porreste ogni rimedio e sforzo che potreste, infino alla morte, per riavere il vostro. Or così vi prego che facciate in sovvenire quello che c'è tolto. E tanto più e con maggiore sollecitudine dovete attendere a questo, quanto più si sovviene all'anime e al luogo: e nella vostra città, sarebbe solo alla terra. Credoche abbiate inteso come e' Turchi a più possa perseguitano e' Cristiani, tollendo le terre della santa Chiesa; perla qual cosa il Padre santo è disposto e apparecchiato a fare uno principio di uno santo passaggio sopra di loro. E credo, per la bontà di Dio, che vi disporrete voi e gli altri ad aitarlo e confortarlo sopra questo fatto in ciò chepotete: e io ve ne prego e costringo da parte di Cristo crocifisso che ne siate sollicita e non negligente; sicchè questo sia uno strumento a farvi ricevere e stare nella plenitudine della divina Grazia del fuoco dello Spirito Santo, del quale l'anima mia desidera di vedervi piena. Sappiate, carissima madre, che di questo medesimo che io prego voi, io n'ho scritto alla reina di Napoli e a moltialtri signori; e tutti m'hanno risposto bene e graziosamente, proferendo di dare aiuto coll'avere e colla persona, accesi tutti di grande desiderio a dare la vita per Cristo; parendo mille anni che il Padre rizzi il gonfalone della santissima croce. Spero, per la inestimabile carità di Dio, che tosto lo leverà. E in questo vi prego che seguitiate loro. Laudato sia Gesù Cristo crocifisso, e vi riempia della sua santissima grazia. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CXLVI - A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine de' predicatori quando era biblico di Fiorenza

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi Dilettissimo e carissimo padre per reverenzia di quello dolcissimo Sacramento, e figliuolo in Cristo Gesù; io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo e confortovi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi arso e affocato e consumato nella sua ardentissima carità, sapendo che colui che è arso e consumato di questa carità, non vede sè. Questo voglio dunque che facciate voi. Io v'invito a entrare in uno mare pacifico per questa ardentissima carità, e in uno mare profondo. Questo ho io trovato ora di nuovo (non che sia nuovo il mare, ma è nuovo a me nel sentimento dell'anima mia) in quella parola: Dio è amore. E in questa parola, siccome lo specchio rappresenta la faccia dell'uomo, e il sole la luce sua sopra la terra, così si rappresenta nell'anima mia, tutte quante l'operazioni essere solamente amore; perocchè non sono fatte d'altro che d'amore. E però dice egli: «Io son Dio amore». Di questo nasce uno lume nel misterio inestimabile del Verbo incarnato, che per forza d'amore è stato dato con tanta umiltà, che fa confondere la mia superbia, e insegnaci a non ragguardare all'operazioni sue, ma all'affetto infocato del Verbo donato a noi. E dice che facciamo come colui che ama: che quando l'amico giugne con uno presente, non mira alle mani per lo dono che egli reca, ma apre l'occhio dell'amore, e ragguarda il cuore e l'affetto suo. Ora così vuole che facciamo noi quando la somma eterna e sopra dolce bontà di Dio visita l'anima nostra. Visita dunque co' smisurati benefizii. Fate subito che la memoria s'opra a ricevere quello che lo intendimento intende nella divina carità; e la volontà si levi con ardentissimo desiderio, e riceva e ragguardi il cuore consumato del dolce e buono Gesù che n'è donatore: e così vi troverete affocato e vestito di fuoco, e del dono del sangue del Figliuolo di Dio; e sarete privato d'ogni pena e malagevolezza. Questo fu quello che tolse la pena alli discepoli santi, quando gli convenne lassare Maria, e l'uno e l'altro; e per seminare la parola di Dio, volentieri lo portarono. Correte dunque, correte, correte.

De' fatti di Benincasa non possono, rispondere se io non sono a Siena. Ringraziate messer Nicolaio della carità che ha adoperata per loro. Alessa e io e Cocca poverelle vi ci raccomandiamo mille migliaia di volte. Dio sia sempre nell'anima vostra, amen. Gesù, Gesù.

CATERINA, serva de' servi di Dio.

CXLVII - A Sano di Maco, essendo la Santa a Pisa la prima volta

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue suo, il quale sparse in sul legno della sua santissima croce, costretto solo dal legame della sua santissima carità, la quale aveva alla creatura. Così dice la bocca della dolce prima Verità, che per la smisurata carità che aveva Dio alla umana natura, mandò esso Padre celestiale il suo diletto ed unico Figliuolo, acciocchè non perisse la creatura sua, ma salvassesi il mondo per lui. O ineffabile e inestimabile carità di Dio, che, per salvare il suo ribello e a lui disobbediente, diede sè medesimo ad essere creatura, ad essere spregiato, infamato, vituperato, schernito, e all'ultimo vituperosamente morto, come malfattore! Conciosiacosachè egli non avesse fatto nè detto cosa veruna degna di reprensione; ma noi eravamo quelli che avevamo commessa la colpa, per la quale egli portò la pena, per nostro amore. Bene me amasti, dolcissimo amore Gesù; ed in questo m'insegni quanto debbo amare me medesima e gli fratelli miei, e' quali tu tanto amasti, non avendo bisogno di noi, come noi di te.

E però, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo Gesù, sempre si conviene che l'anime nostre siano mangiatrici e gustatrici dell'anime dei nostri fratelli. E di nullo altro cibo non ci doviamo mai dilettare; sempre aiutandoli con ogni sollecitudine, dilettiamoci di ricevere pene e tribolazioni per amore di loro; perciocchè questo fu il cibo del nostro dolce Salvatore. Ben ve ne dico, che il nostro Salvatore me ne dà mangiare. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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