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Meditare con Santa Caterina da Siena

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2016 19:21
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Sesso: Femminile
27/04/2016 15:05
 
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  A Consiglio 

"Laudato sia Gesù Cristo crocifisso, figliuolo della gloriosa Vergine Maria.
A te, dilettissimo e carissimo fratello, ricomprato del prezioso sangue del Figliuolo di Dio, come io, io indegna Catarina, scrivo costretta da Cristo crocifisso, e dalla sua dolce Madre Maria, che io vi preghi e costringa che do-viate uscire e abbandonare la durezza e la tenebrosa infedeltà, e doviatevi riducere, e ricevere la Grazia del santo battesimo: però che senza il battesimo non potete avere la Grazia di Dio.

Chi è senza il battesimo non participa del frutto della Chiesa santa; ma come membro putrido e tagliato dalla congregazione de' fedeli Cristiani, passa dalla morte temporale alla morte eternale, e ragionevolmente riceve pena e tenebra; perocché non s'è voluto lavare nell'acqua del santo battesimo, e ha tenuto a vile il sangue del Figliuolo di Dio, il quale ha sparto con tanto amore.

O carissimo fratello in Cristo Gesù, apri l'occhio dell'intendimento a ragguardare la sua inestimabile carità, che ti manda invitando con le sante spirazioni che ti sono venute nel cuore; e per li servi suoi ti richiede e t'invita, che vuol fare pace teco, non ragguardando alla lunga guerra e ingiuria che ha ricevuto da te per la tua infedeltà. Perocché tanto è dolce e benigno lo Dio nostro, che, poi che venne la legge dell'amore, e che il Figliuolo di Dio venne nella Vergine Maria, e sparse l'abondanzia del sangue in sul legno della santissima Croce, possiamo ricevere l'abondanzia della divina misericordia.

Onde siccome la legge di Mosè era fondata in giustizia e in pena; 
così la legge nuova data da Cristo crocifisso, vita evangelica, è fondata in amore e misericordia. In tanto ch'egli è dolce e benigno, purché l'uomo ritorni a lui umiliato e fedele, e credere per Cristo avere vita eterna. E' pare che non si voglia ricordare dell'offese che noi gli facciamo; e non ci vuole dannare eternalmente, ma sempre fare misericordia.

Adunque lévati, fratello mio, in quanto tu voglia essere legato con Cristo; e non dormire più in tanta cecità, perocché Dio non vuole, né io voglio, che l'ora della morte ti trovi cieco; ma desidera l'anima mia di vederti pervenire al lume del santo battesimo, sì come il cervo desidera, essendo affamato, l'acqua viva. Non fare dunque più resistenzia allo Spirito Santo che ti chiama, e non spregiare l'amore che t'ha Maria, né le lagrime e orazioni che sono fatte per te; perché troppo ti sarebbe grande giudizio.

Permani nella santa e dolce dilezione di Dio; e io prego lui, che è somma verità, che c'illumini e riempia della sua santissima grazia, e adempia il mio desiderio in tè. Consiglio. Data a te, Consiglio, questa da parte di Cristo Gesù. Laudato sia Cristo crocifisso, e la sua dolcissima Madre, gloriosa Vergine, Madonna Santa Maria. Gesù dolce, Gesù amore."


Santa Caterina di Siena, Dottore della Chiesa: Lettera nº.15


Preghiera:

O Dio, Tu hai creato tutte le genti e le hai redente con il Sangue del Tuo Divino Figlio. Ti chiediamo, per intercessione di Santa Caterina, di poter vivere coerentemente la nostra fede come ha fatto lei, in atteggiamento di carità e rispetto verso i nostri fratelli maggiori, eredi della Promessa. Te lo chiediamo per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, che vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen




Santa Caterina da Siena
La storia di una donna che si fa soggetto attivo di unione con Dio e testimone della sua esperienza mistica nella storia, in cui la scrittura è mezzo di perfezione.


Tra il XIII secolo e il primo Cinquecento, la storiografia letteraria cita come unico nome di donna Santa Caterina da Siena: la tradizione laica è connotata da un lungo silenzio.
Sullo sfondo di questo apparente vuoto dell’intellettualità femminile laica si colloca il nome di Caterina, la cui figura richiama invece una diversa tradizione di conoscenza e di pensiero, interna alla cultura ecclesiastica, già resa visibile da San Francesco d’Assisi, Santa Chiara e Beata Angela da Foligno, e che durerà fino a tutto il XVI secolo.

In questo periodo le scritture spirituali rappresentano una provocazione alla cultura ecclesiastica, e un'occasione di progettualità individuale che si apre a Dio.
Caterina da Siena, la firma più importante dell’epoca, è il simbolo della complessa e affascinante ambiguità di questa tipologia di scrittura femminile.

Caterina, patrona d’Italia, nata a Siena nel 1347 e morta nel 1380, è autrice di una raccolta di Lettere e del Dialogo della Divina Provvidenza, da lei stessa chiamato il Libro. 
Le Lettere, formulate all’origine tra oralità e scrittura, destinate a persone diverse per sesso, età, stato sociale -, hanno assunto la forma di testo vero e proprio dopo la sua morte, per volontà e interesse di altri, e sono state dettate, o scritte direttamente dall’autrice, dal 1370, per un numero totale di 383. 
Il Libro, che assurge Caterina a modello di donna da imitare, viene invece stampato nel 1500 dall’edizione di Aldo Manuzio.

Marina Zancan, studiosa della scrittura femminile, parla ampiamente dell’opera della santa nel libro Il doppio itinerario della scrittura. La donna nella tradizione letteraria italiana (Einaudi, 1998). 
E afferma che il motivo centrale delle Lettere, esito finale di una lunga tradizione di riscrittura, è il tema del "perfetto amore", esperienza strettamente individuale, in cui l’unione fusionale tra lei e Dio permette a Caterina di ritrovare nella sua natura umana l’essenza divina, e di fondare quindi in Dio l’autorevolezza della sua parola.
L’itinerario cateriniano è dunque una ricerca continua del “cognoscimento di sé”, un percorso interiore di perfezione che, anziché risolversi nella contemplazione, si cala nell’umano, nella costruzione di una forte personalità, aperta al mondo per operare in esso e modello da imitare.

Figura del perfetto amore è Cristo, che ci tiene “al petto come balia” (260; 1034), e che ha attributi più femminili che maschili, quasi materni.
In questo modo Caterina torna all’origine che precede la storia, e lì fonda la propria immagine, umana e insieme divina, in grado di generare la vita fino a comprendere l’umanità intera. 
L’esperienza del perfetto amore significa dunque portare nella storia, attraverso le proprie parole, il verbo divino ascoltato nel profondo di sé. 

Le Lettere, in cui la mistica si intreccia alla storia e alla politica, sono infatti scritture che vogliono intervenire attivamente nella realtà umana e sociale, con la pretesa di modificarla. 
Pur situandosi in una zona di frontiera tra oralità e scrittura, nascono in realtà come testi di scrittura.
Questa ambiguità è suggerita da una lettera indirizzata a Raimondi da Capua, il suo direttore spirituale: “Questa lettera, e un’altra ch’io vi mandai, ho scritte di mia mano in su l’Isola della Rocca, con molti sospiri e abondanzia di lagrime; in tanto che l’occhio, vedendo non vedeva; ma piena di ammirazione ero di me medesima, e della bontà di Dio… la quale abondava verso di me, che per refrigerio, essendo privata della consolazione, la quale per mia ignoranzia io non conobbi, m’aveva dato, e proveduto con darmi l’attitudine dello scrivere, acciocché discendendo dall’altezza, avessi un poco con chi sfogare ‘l cuore, perché non scoppiasse… Perdonatemi del troppo scrivere, perocché le mani e la lingua s’accordano col cuore” (272; 1164-65).
Un documento prezioso che conserva un frammento di pensiero connesso alla pratica della scrittura e all’immagine con cui Caterina si raffigura: da qui si coglie che anche lei possiede l’uso della scrittura e la considera un dono; e che avvalora l’immagine di sé come donna semplice, di poca cultura, ma prescelta da Dio.

In rapporto a questo modello, Caterina realizza una trasformazione della tradizione agiografica: ella riconosce infatti tutte le valenze di potere insite nella scrittura, e se ne appropria.
“Io muoio e non posso morire”, scrive, spiegando la pienezza dell’abbandono, e continua affermando: “se non che lo Spirito Santo m’ha proveduto dentro da me con la clemenzia sua, e di fuore m’ha proveduto di passarmi con lo scrivere” (272; 1164).

La prosa di Caterina è un modello inimitabile di scrittura, con un “vigore di lingua indiscutibile”, come ha affermato Giovanni Pozzi, poiché non riprende la tradizione latina né altre tradizioni di lingua letteraria medioevale: il periodo è rapido e possiede un ritmo costante, scandito dalla frequenza di interrogazioni, esclamazioni o esortazioni.

“Volsesi come fa la sposa quando è giunta all'uscio dello sposo suo e volge l'occhio e il capo addietro inchinando chi l' à accompagnata e con l'atto dimostra segni di ringraziamento”: è questo uno tra gli accenti più vivi e più delicatamente umani dell'opera di Santa Caterina, tale da illuminare quest'anima che sa raccogliere a volte fremiti di vita in una chiara sintesi poetica.

Caterina è parte integrante della storia: lo dimostrano, nelle Lettere, le parti più legate al quotidiano, la freschezza dei quadri cittadini, la vivezza dei rapporti amicali o degli affetti familiari.
Ciò che da essa la separa è l’intangibilità del suo mondo interiore, in cui Caterina rigenera l’immagine di sé nei tratti sovrumani di una figura esemplare: tra l’una e l’altra si dispiega lo spazio della scrittura, terra di confine tra i sogni e i segni della storia.





Santa Caterina da Siena, scrive

Il sangue di Cristo e il "cognoscimento di sé"

Alcuni brani estratti dalle celebri Lettere, scritte tra il 1370 e il 1380, in cui la santa celebra l’amore di Dio ed esorta gli altri a seguirlo.

La bocca sua non diceva se non, Gesù, e, Catarina. E, così dicendo, ricevetti il capo nelle mani mie, fermando l’occhio nella divina bontà e dicendo “Io voglio”.
Allora si vedeva Dio-e-Uomo, come si vedesse la chiarità del sole; e stava aperto, e riceveva il sangue; nel sangue suo uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell’anima sua per grazia; riceveva nel fuoco della divina sua carità.
Poiché ebbe ricevuto il sangue e il desiderio suo, ed egli ricevette l’anima sua, la quale mise nella bottiga aperta del costato suo, piena di misericordia; manifestando la prima Verità, che per sola grazie e misericordia egli il riceveva, e non per veruna altra operazione. 
O quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio! con quanta dolcezza e amore aspettava quella anima partita dal corpo! Voltò l’occhio della misericordia verso di lei, quando venne a intrare dentro nel costato bagnato del sangue suo, il quale valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio. Così ricevuto da Dio per potenzia (potente a poterlo fare); e il Figliuolo, sapienza Verbo incarnato, gli donò, e fecegli partecipare, il crociato amore, col quale egli ricevette la penosa e obbrobriosa morte… e le mani dello Spirito Santo il serravano dentro.
(Lettera 273, p. 1150)


Perché si trova il fuoco nel sangue? Perché il sangue fu sparto con ardentissimo fuoco d’amore.
O glorioso e prezioso Sangue, tu se’ fatto a noi bagno, e unguento posto sopra le ferite nostre. Veramente, figliuola mia, egli è bagno; ché nel bagno tu trovi il caldo e l’acqua, e il luogo dove egli sta.
(Lettera 73, p. 1036)


Fa’, figliuola mia, due abitazioni; una abitazione attuale nella cella, ché tu non vada discorrendo in molti luoghi se non per necessità o per obedienzia della priora o per carità. 
E un’altra abitazione fa’ spiritualmente, la quale porti congiuntamente teco: e questa è la cella del vero cognoscimento di te; dove troverai il conoscimento della nìbontà di Dio in te.
(Lettera 49, p. 929)

Santa Caterina da Siena
Dalle Lettere 
- Brani estratti da Le lettere, a cura di U. Meattini, Milano 1987.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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