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Il Vicario di Cristo il Papa il suo ruolo e la sua rinuncia (2)

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2017 00:02
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23/03/2017 14:01
 
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Inedito: I veri rapporti tra 'i due papi'


 


Riprendo nella nostra traduzione da Benoit et moi, 22 marzo. Un ulteriore quadro della situazione da una fonte attendibile supportato dai link ai testi qui disponibili sugli eventi chiamati in causa.



Strana 'protezione' et alia: nel discorso per il 65° di sacerdozio


Premessa di Benoit e moi

Le poche notizie sul Papa emerito che emergono in quella che alcuni chiamano "la stampa di regime" fanno regolarmente riferimento ai buoni rapporti di amicizia e di complicità tra il Papa emerito e quello regnante. E ogni celebrazione è un'occasione perché Benedetto XVI costituisca l'opportunità di mettere in risalto Francesco, come se il primo potesse esistere solo attraverso il secondo, o in riferimento a lui. "Opporre" i due Papi è un esercizio politicamente e religiosamente scorretto o almeno riservato ai malvagi "nostalgici" e agli altri seguaci della teoria del complotto. 

Di seguito  un articolo quasi caricaturale proprio in questo senso pubblicato in questi giorni su un sito italiano tutto a favore di Francesco (ad una lettura superficiale l'articolo può passare come amichevole, ma ad uno sguardo più attento, è sottilmente malevolo nei confronti di Benedetto XVI).
Sensazioni che trovano (o sembrano trovare) conferma nelle numerose interviste rilasciate da Mons Gänswein (doveva servire da ponte tra i due Papi: ma potrebbe fare qualcos'altro?) E soprattutto nelle parole di Benedetto XVI in persona, nel corso delle sue interviste con Peter Seewald (datate, ricordiamolo, le prime settimane dopo le sue dimissioni, vale a dire all'inizio del regno di Francesco, che sono più neutre di quello che se ne dice nei commenti). Eppure, a più riprese, ad un osservatore attento avrebbero dovuto affiorare molti dubbi. È proprio vera questa bella intesa? È di per sé realistica, considerato il carattere di due uomini che in realtà sono all'opposto in tutto, comprese le loro visuali della Chiesa e del papato (e anche della fede)?

Di seguito la traduzione di un articolo di Giuseppe Nardi che riporta le osservazioni di uno dei vaticanisti tedeschi favorevoli a Francesco, Andreas Englisch. Anche se non fornisce prove formali (i turiferari bergogliani non ne portano certamente di più) ma soltanto il suo sentire personale, ciò che dice conferma i dubbi sorti dalla lettura di alcuni resoconti e dall'attenta osservazione di alcune immagini. E in ogni caso, questo è attendibile.
(...) poche cose legano Francesco a Benedetto XVI: questi è relegato ad un ruolo di mera comparsa, in occasione delle sue apparizioni pubbliche,  ma il papa regnante coglie l'occasione per la facciata e lo fa entrare in scena in caso di necessità. Su questo sfondo, l'assenza di Benedetto nell'ultimo concistoro del 19 novembre 2016 acquista una nuova dimensione.
Andreas Englisch: I Papi Benedetto e Francesco hanno proprio litigato
Giuseppe Nardi - www.Katholisches.info

(Roma) Papa Francesco e il suo predecessore Benedetto XVI sarebbero in pieno contrasto: «Non si parlano». È questa una delle notizie sensazionali riportate dal vaticanista Andreas Englisch, lo scorso 16 marzo, durante una conferenza tenuta a Limburg (Germania).
 
Englisch, per molti anni, è stato il corrispondente da Roma dei media del gruppo Axel-Springer per l’Italia e il Vaticano. Con i suoi trent’anni di esperienza romana, è considerato un eccellente conoscitore del Vaticano.
 
La conferenza del giornalista si è tenuta nella sala Josef Kohlmaier sul tema: “Francesco - combattente in Vaticano”, con fondamento su “I segreti svelati” del Nassauische Neue Post, secondo quanto riportato nel numero del 18 marzo. Ma lo scenario che aperto al suo pubblico da Andreas Englisch, su ciò che accade in Vaticano dietro le quinte, è molto più sensazionale rispetto a quanto riportato dall’articolo del giornale regionale.

Francesco e Benedetto non si parlano

Il giornalista non ha fatto mistero della sua simpatia per papa Francesco, ben nota a tutti. Englisch sa come affascinare il suo pubblico: Sì, Monsignor Tebartz-van Elst (vescovo emerito di Limburg, che ha dovuto dimettersi nel 2014, accusato di condurre una vita lussuosa, NdT) [il caso del vescovo di Limburg, qui], ha ricevuto un nuovo incarico in Vaticano, dove lo si trova all’«ufficio postale» (una sorta di deposito). Sotto il pontificato di Francesco, egli dice infatti, non c’è più spazio per coloro i quali «si pongono sopra l’insegnamento di Gesù Cristo e guardano dall’alto i semplici fedeli». Parole forti di Englisch a proposito del papa, e del papa a proposito di un confratello. Quello che Englisch non ha detto è che per Francesco, quelli che sono buoni solo «per l’ufficio postale», non lo sono a causa delle «vasche da bagno d’oro», reali o immaginarie, ma a causa della loro visione della Chiesa. La dimensione sociale, con il suo mito dell’«impegno per i poveri», è ben accolta da un uditorio ma, in realtà, significa ben poco e serve più che altro da copertura.

Ben più esplosivo rispetto al caso di Limburg – per via della portata molto più ampia – è ciò che Englisch ha rivelato del rapporto tra Francesco e Benedetto XVI. Secondo il giornalista, il papa regnante e il Papa emerito avrebbero proprio litigato. Essi non si parlerebbero più. E ciò non da ieri. E cos'altro? Per sua stessa ammissione, Benedetto XVI non fa più apparizioni pubbliche, se non in risposta a un desiderio esplicito di papa Francesco. Ciò che viene mostrato in queste rare occasioni non sarebbe, se si presta fede alle affermazioni di Andreas Englisch, che uno scambio di convenevoli, in cui i protagonisti fingono di essere amici. La ragione della divergenza sarebbe da cercare, secondo il giornalista, nel caso di Limburg, nel quale Benedetto avrebbe preso le difese del vescovo Tebarzt-van Elst. Tutt'al più, si tratta di un aspetto della vicenda. Ma Limburg non è certamente la causa principale di una frattura così profonda nelle relazioni tra i due papi.

Francesco “sa quello che vuole” e fa “quello che vuole”

Il corrispondente da Roma rappresenta Francesco come una personalità forte. «Sa quello che vuole» e lo fa sapere. Al contrario, Benedetto sarebbe «un buon teologo», ma avrebbe mostrato una «debole attitudine al comando». Per decenni i media tedeschi, quando parlavano del “Pantzerkardinal inflessibile”, usavano un linguaggio ben diverso. Da sempre, per favorire una determinata direzione, tutti i mezzi sembrano buoni, in minore o maggior misura. In ogni caso, Benedetto, sempre secondo Englisch, ha lasciato decidere a molte altre persone, mentre Francesco fa «quello che vuole».

Se si spingono fino alle loro ultime conseguenze le dichiarazioni di Englisch, significherebbe che ben Francesco e Benedetto XVI hanno ben poche cose in comune: questi è ridotto, nelle sue apparizioni pubbliche, a un ruolo di mera comparsa, ma il papa regnante lo utilizza all'occorrenza per la facciata e lo fa entrare in scena, in caso di necessità. In questo contesto, l’assenza di Benedetto durante l’ultimo concistoro del 19 novembre 2016 acquista una nuova dimensione.
 
Le promozioni cardinalizie fanno parte di queste poche occasioni in cui il papa regnante ha invitato il suo predecessore a una cerimonia pubblica. Al momento della creazione dei nuovi cardinali nel 2014 e 2015, Benedetto XVI fece un’apparizione nella Basilica di San Pietro [vedi]. Ma nel corso dell’ultimo Concistoro era assente; e Francesco ha riunito i neo-cardinali da Benedetto, senza tante formalità, nel monastero Mater Ecclesiæ. Evidentemente anche per troncare sul nascere, secondo Englisch, possibili illazioni. Ovviamente Francesco sospettava che l’assenza di Benedetto potesse essere un gesto dimostrativo [vedi e qui].

Le pressioni sulla rinuncia di Benedetto XVI

La cronologia dei fatti, in ogni caso, non induce a pensare a una semplice visita di cortesia – come il Vaticano ha presentato l’avvenimento –, ma contiene qualcosa di esplosivo. Cinque giorni prima del Concistoro, quattro cardinali, Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner, avevano pubblicato i loro dubia sulla controversa esortazione post-sinodale Amoris Lætitia, poiché papa Francesco, dopo due mesi, ancora non aveva dato loro alcuna risposta. Con i dubia, essi si sono opposti frontalmente a Francesco, che da allora ha lasciato decadere la questione, costringendo i suoi più stretti collaboratori e sostenitori a una estenuante ginnastica verbale. Francesco può prolungare il suo silenzio, ma non esce meno indebolito dal conflitto, apparendo come un papa che si rifiuta di rispondere a domande su temi fondamentali della fede e della morale. Una macchia sulla sua immagine, che incombe come un’ombra sul suo pontificato.

Il Nassauische Post ha taciuto su un altro aspetto sollevato da Englisch: varie forze all’interno della Chiesa avrebbero esercitato pressioni su Benedetto XVI perché si dimettesse. Questa affermazione è dinamite! Le circostanze nelle quali ha avuto luogo la rinuncia del Papa – fatto unico nel suo genere nella storia della Chiesa – non cessano da allora di alimentare dubbi. Dove è esattamente la linea di demarcazione tra una forte pressione e una costrizione? Benedetto stesso ha assicurato di essersi dimesso di sua spontanea volontà. Fino a prova contraria, occorre prendere per buone queste sue parole. Tuttavia, al di là dell’aspetto giuridico, rimane una sensazione indefinibile. E ciò ancor più se si considera la forte pressione esercitata nel giugno 2012 dal cardinale Carlo Maria Martini su Benedetto XVI perché si dimettesse e il ruolo giocato dal club di San Gallo (fondato da Martini) in occasione dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio [vedi e qui].

Il fatto è che Benedetto XVI ha lasciato il campo libero, un campo che il team Bergoglio (prodotto dal club segreto di San Gallo) ha occupato come un vero e proprio stato maggiore senza pensare affatto ad una evacuazione.
Giuseppe Nardi


L’apostasia nella Chiesa secondo sant’Agostino: l’anticristo siederà nel tempio di Dio

pio-xi

L’apostasia nella Chiesa è stata predetta da san Paolo nella II lettera ai Tessalonicesi. I padri della Chiesa ne hanno spesso parlato, per cercare di capire.

Tra questi sant’Agostino, nel libro XX del De civitate dei.

Di seguito alcuni passi:

Noto che si devono tralasciare molti brani del Vangelo e degli Apostoli sull’ultimo giudizio di Dio, affinché questo libro non si estenda in un’eccessiva lunghezza, ma non si deve tralasciare affatto l’apostolo Paolo. Egli, scrivendo ai fedeli di Tessalonica, dice: Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e della nostra comunione con lui

di non lasciarvi così facilmente confondere nel pensiero e turbare né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente, affinché nessuno v’inganni in qualche modo. Prima infatti dovrà venire l’apostata e dovrà essere rivelato l’uomo iniquo, il figlio della rovina, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto fino a sedere nel tempio di Dio, ostentandosi come Dio. Non ricordate che, mentre ero ancora tra voi, venivano dette queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione affinché avvenga a suo tempo. Il mistero dell’iniquità è già in atto. Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga, finché esca di mezzo e allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con la luce della sua venuta, perché la presenza dell’empio avverrà nella potenza di Satana con ogni specie di portenti, di segni e prodigi di menzogna e con ogni sorta d’empio inganno per quelli che si perdono, perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. Perciò Dio invierà loro una giustificazione dell’errore affinché credano alla menzogna e così siano giudicati tutti coloro che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità.


Non v’è dubbio che ha espresso questi concetti sull’Anticristo e che non si avrà il giorno del giudizio, considerato come giorno del Signore, se prima non verrà colui che egli chiama apostata fuggitivo, evidentemente, da Dio Signore. Se questo epiteto si può applicare rettamente a tutti gli empi, molto di più a lui. Però è incerto in quale tempio sederà, se sulla rovina del tempio costruito dal re Salomone ovvero nella Chiesa. L’Apostolo non considererebbe tempio di Dio il tempio di un dio o di un demone. Perciò alcuni sostengono che nel passo per Anticristo non s’intende il capo stesso, ma in senso figurato tutto il suo corpo, cioè la moltitudine di uomini che a lui appartiene come capo. Pensano inoltre che anche in latino più correttamente si dice, come in greco, non nel tempio di Dio, ma: segga in qualità di tempio di Dio, come se egli sia il tempio di Dio che è la Chiesa. Diciamo, ad esempio: Siede in qualità di amico, cioè come amico, o altri casi in cui si è soliti esprimersi con questo tipo di linguaggio. Una riflessione sulla frase: E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione; sapete, cioè, che cosa è in ritardo e qual è la causa della dilazione affinché avvenga a suo tempo. Poiché ha detto che lo sapevano, non ha inteso dirlo apertamente. Perciò noi, che non sappiamo quel che essi sapevano, desideriamo ma non siamo in grado di giungere, sia pure con insistenza, a ciò che pensava l’Apostolo, soprattutto perché i concetti, che ha aggiunto, rendono più astruso il significato. Infatti che significa: Già il mistero dell’iniquità è in atto. Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga, finché sia tolto di mezzo, e allora sarà rivelato l’empio? Io confesso che proprio non capisco quel che ha detto. Tuttavia non passerò sotto silenzio le ipotesi di uomini che ho avuto possibilità di ascoltare o leggere…

Alcuni invece pensano che le frasi: Sapete che cosa impedisce la sua manifestazione, e: Il mistero dell’iniquità è già in atto, siano dette soltanto dei malvagi e dei falsi cristiani, che appartengono alla Chiesa, finché giungano a un numero tale da costituire un numeroso popolo per l’Anticristo e che questo è il mistero dell’iniquità perché sembra occulto. Pensano che per questo l’Apostolo esorta i fedeli a perseverare con fermezza nella fede che professano, dicendo: Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga finché sia tolto di mezzo, cioè finché esca di mezzo alla Chiesa il mistero dell’iniquità che ora è occulto. Pensano che al medesimo mistero si riferisca quel che nella sua lettera dice Giovanni evangelista: Ragazzi, questa è l’ultima ora e come avete udito che l’Anticristo dovrà venire, di fatto ora molti sono divenuti anticristi; da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri. Che se fossero dei nostri, certamente sarebbero rimasti con noi. Come dunque, affermano questi testi, prima della fine, in quest’ora che Giovanni considera l’ultima, sono usciti dalla Chiesa molti eretici, che egli reputa come molti anticristi, così alla fine usciranno da essa tutti coloro che non apparterranno a Cristo, ma all’Anticristo, e allora si manifesterà…”.

Si aggiunga un fatto: Paolo parla, come si è visto, di qualcuno che “ora lo trattiene”, di qualcuno che impedisce all’anticristo, o al suo corpo (l’insieme dei malvagi), di trionfare.

La tradizione di solito identifica questo katechon nel pontefice.

In sintesi: sembra che il trionfo del male nasca da dentro la Chiesa, da parte di coloro che sono nella Chiesa ma non sono della Chiesa, e dal loro manifestarsi palese, dal loro abbandonare palesemente (di qui la parola apostasia: allontanamento) la fede prima professata, causa il cedimento, o la scomparsa, o l’abdicazione… di “colui che trattiene”, cioè il pontefice.

 

Da circa 50 anni l’idea sostentuta da molti è che Fatima abbia rivelato proprio l’imminenza di questa apostasia.

vedi ad es: http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/03/il-iii-segreto-di-fatima-una-grave-crisi-nella-chiesa/

 

Così il Catechismo della Chiesa cattolica:

L’ultima prova della Chiesa

675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. 637 La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra 638 svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.

676 Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può essere portata a compimento se non al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato « intrinsecamente perverso ». 

677 La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. 642 Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa 643 secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male644 che farà discendere dal cielo la sua Sposa. 645 Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio 646 dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa. 647




[Modificato da Caterina63 23/03/2017 23:05]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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