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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (5)

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2017 00:46
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14/11/2016 13:36
 
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Quattro cardinali di Santa Romana Chiesa, Walter Brandmuller, Raymond Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner, hanno scritto al papa regnante chiedendo chiarimenti riguardo l’Amoris Laetitia: non avendo ricevuto nessuna risposta, hanno deciso di rendere pubblico il loro appello.

«Il Santo Padre ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa. E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione. Vogliamo sperare che nessuno interpreti il fatto secondo lo schema “progressisti-conservatori”: sarebbe totalmente fuori strada. Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, suprema legge della Chiesa, e non di far progredire nella Chiesa una qualche forma di politica…» (vedi qui tutta la pubblicazione ufficiale fatta da La Nuova Bussola quotidiana).

FRANCESCO NON RISPONDE A CHI DIFENDE LA DOTTRINA

Con queste parole drammatiche e che non possono lasciarci indifferenti, ben quattro cardinali si sono esposti ad un linciaggio mediatico, a seconda di certe tifoserie (nonché all’ira di Papa Francesco), per offrire a NOI fedeli Laici, piccolo gregge, membra afflitte di una Chiesa dottrinalmente alla deriva, ed ora anche senza LA VOCE del Vicario di Cristo che ha deciso di “non rispondere”, un messaggio chiaro e forte.

E stiamo bene attenti: qui non si mette in discussione l’autorità del Pontefice, al contrario, la si cerca, la si invoca, la si chiama in causa in un profondo rispetto, ma anche con la trepidazione che deve caratterizzare i veri credenti. Certo, c’è la “sovrana decisione” di avvalersi di non rispondere ma… trattandosi di un Pontefice molto particolare e che concede udienze e telefonate a chiunque, che telefona personalmente a Scalfari (vedi qui) per tenerlo informato dei suoi pensieri, ben sapendo che questi verranno resi pubblici senza essere smentiti o corretti; ben sapendo come si presta all’uscita mensile di qualche libro che parli di lui e di cosa pensa (firmando interviste o prefazioni), suscita perplessità e smarrimento che a domande così esplicite di dottrina, richieste con umiltà e carità, egli decida di non rispondere, preferendo lasciare il gregge in balia delle mille interpretazioni arbitrarie su un documento papale.

Noi che non siamo preti, o vescovi o cardinali, diciamo che il Papa Francesco “non vuole rispondere”, e laddove è condivisibile – con la carità dei quattro cardinali – che il Papa lo abbia deciso perché vuole che il testo susciti riflessioni e discussioni, pacate e rispettose, più laicamente diciamo anche che il Papa non vuole rispondere perché non può, semplicemente perché non può.

Se lo facesse, infatti, dovrebbe riconoscere che il suo pensiero personale, non in linea con la dottrina della Chiesa sulla disciplina dei due Sacramenti in questione, ed anche il Sacramento della Confessione, è entrato troppo sfacciatamente dentro un Documento magisteriale papale e che si è trattato di “un errore”… Infatti non era mai accaduto nella storia della Chiesa che un testo ufficiale papale spaccasse così l’unità dottrinale della Chiesa. Basterebbe davvero che il Papa si mettesse lì a correggere alcune affermazioni ambigue, ma questo significherebbe ammettere e riconoscere che il suo pensiero è rottura con la dottrina, ed egli non vuole questo, ma che nelle riflessioni e nelle discussioni, questo suo pensiero, si possa cattolicizzare, armonizzare in qualche modo, andando a modificare la dottrina nella famosa “prassi”. Del resto lui è fedele al programma gesuitico modernista di “ammodernamento della Chiesa” di Pedro Arrupe di cui è stato fedele allievo, sulla scia teologica dell’altro gesuita Karl Rahner.

Karl Rahner
Karl Rahner

Insomma, questa Lettera dei quattro cardinali susciterà l’ira di Papa Francesco perché a lui le cose andavano bene così. Andavano bene, e vanno bene, come lo hanno interpretato i suoi vescovi argentini, come ha ben spiegato qui Sandro Magister, e persino lo stesso padre Giovanni Cavalcoli, teologo domenicano, che lo ha spiegato qui.

Fa pensare infatti che, alla richiesta dei presuli argentini al Papa di come andasse interpretata l’A.L. il Papa ha prontamente risposto loro, mentre ai quattro cardinali ha deciso di non rispondere. Il perché è chiaro. I presuli argentini non hanno chiesto di “correggere” alcune ambiguità contenute nel testo, ma hanno richiesto una conferma alla loro interpretazione – errata – del documento. Papa Francesco non ha perso tempo inviando loro però una lettera PRIVATA, ossia privata di ogni autorità legislativa come spiega bene Padre Cavalcoli (il quale, tra l’altro, è favorevole ad ammettere ai sacramenti i divorziati-risposati che non vivono “come fratello e sorella”) con queste parole drammatiche: “Il contenuto della lettera del Papa è quindi di per sé in linea col suo potere giurisdizionale, tuttavia difetta nella forma giuridica, per cui, se non avviene una sanatio formale, essa è giuridicamente invalida, per il motivo che ho detto e che ripeto: la lettera del Papa non è un’interpretazione, ma un mutamento della legge. Mentre l’Amoris Laetitia proibisce la Comunione con la suddetta restrizione, la lettera la ammette…”.

Così ci troviamo davanti ad una forma di schizofrenia di cui si accennava qui: da una parte abbiamo il magistero del Papa, che si limita a pensieri ambigui, dall’altra il suo pensiero affidato a lettere private, telefonate, interviste, che di fatto dicono il contrario della dottrina cattolica, andando a modificare la prassi. Naturalmente noi continueremo a seguire il Magistero ufficiale del Pontefice interpretandolo con il Catechismo della Chiesa a portata di mano, ma come ignorare l’accorato appello dei quattro cardinali?

Il Papa non può rispondere ai quattro cardinali perché loro non hanno chiesto di confermarli nell’errore interpretativo, ma hanno chiesto chiarezza dottrinale e correzione degli errori di interpretazione. Resta ora il difficile compito di come interpretare questo – assai poco caritatevole e poco umile – gesto di un papa tutto votato a dare segni mediatici di misericordia e porte e finestre spalancate, improvvisamente chiuse e sbarrate laddove qualcuno si azzardasse a parlare di sacra Dottrina. (Vedere qui i “Dubia” esposti al Papa dai quattro cardinali.)

Nei quattro cardinali sembra di rivedere la scena descritta da Giovanni quando Pietro, dopo che Gesù aveva spiegato il mistero dell’Eucaristia, vedendo “molti discepoli” allontanarsi, andarsene, vuole richiamare l’attenzione di Gesù: “Signore, il tuo linguaggio è duro e molti se ne vanno…” (Gv 6,66-70), Gesù non dice a Pietro di aver capito male e di bloccare i discepoli che non avevano capito, ma sorprende ancora una volta come solo Dio vero sa fare: “Volete andarvene anche voi?”. Non che Pietro avesse capito il mistero dell’Eucaristia, ma comprende che solo Lui ha parole di vera vita e così si profuse in quell’abbondante professione di fede.

Qui la situazione ovviamente si capovolge. I quattro cardinali non sono Pietro, e non sono i discepoli che se ne vanno. Sono piuttosto coloro che ancorati nella professione di fede di Pietro appena pronunciata davanti a Gesù, chiedono al suo Vicario in terra di aiutarli a capire che cosa sta accadendo. Ma Papa Francesco è ancora e sempre quel Pietro? Non vogliamo dare una risposta, constatiamo però che la risposta che egli dovrebbe dare a questi quattro cardinali, e dunque a tutto il popolo di Dio (e non suo), non arriva e non arriverà, perché questo Successore di Pietro ha deciso che delle cose, imposte dall’insegnamento di Gesù, vadano cambiate.

IL MARXISTA “PRIMATO DELLA PRASSI”

E poiché sa perfettamente che non è in suo potere modificare l’accesso ai Sacramenti – accesso stabilito dalla morale cattolica tratta dai Vangeli, dalle Lettere di Paolo, dalla Tradizione magistrale della Chiesa – ha deciso di farlo attraverso un “tacito consenso” di chi ha capito le sue reali intenzioni (la lettera ai presuli argentini esplicita questo) e di farle diventare “la prassi”.

Con un pronunciamento ufficiale questo cambiamento non sarebbe infatti possibile.

Curiosa è infatti l’altra scena del Vangelo quando Gesù, nello spiegare l’indissolubilità del matrimonio e il divieto al ripudio, scatena una risposta ai suoi discepoli che sa davvero di battuta: “Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi»” (Mt 19,10-12), anche qui Gesù non cerca accomodamenti, non fa compromessi, ed anche se con la sua risposta annuncia e prefigura il celibato dei preti, sono risposte utili anche a chi, divorziato, deve trovare la soluzione proposta data dal Vangelo e non dal mondo, e la Familiaris Consortio lo ha stabilito.

Pedro Arrupe
Pedro Arrupe

Non sappiamo come andrà a finire, non sappiamo le ritorsioni papali che questi quattro coraggiosi cardinali riceveranno, possiamo solo immaginare la gogna mediatica che subiranno dai lecchini di Bergoglio, possiamo solo immaginare che Papa Francesco continuerà ad usare canali non ufficiali per diffondere il suo vero pensiero e dare risposte a chi non è d’accordo con questo atteggiamento schizofrenico, lasciando che il suo magistero papale proceda nell’ambiguità, avvalendosi del famoso detto “purché se ne parli”…

Dal canto nostro noi abbiamo una sola soluzione al problema: interpretare questo magistero solo e sempre alla luce del Catechismo e dei testi papali di tutti i duemila anni di storia della Chiesa, senza compromessi, senza ambiguità e senza distorcere alcunché. E laddove riscontriamo passaggi ambigui, impossibili da cattolicizzare, metterli da parte, lasciarli andare alla deriva, non obbedire… Certo, questo atteggiamento è scomodo, è politicamente scorretto, non fa audience, o se lo fa è per arricchire i portafogli dei vaticanisti asserviti alla propaganda modernista della Chiesa, pronti a destabilizzare la Vera Chiesa di Cristo.

“Signore, e dove vuoi che andiamo? Tu solo hai parole di vita eterna”: è questo il grido che deve continuare ad animarci senza mai perdere la speranza, senza cedere allo scoraggiamento, e questo vale per ogni condizione in cui il vero credente viene a trovarsi. Sono infatti le parole di Gesù che risanano, animano, danno vita, incoraggiano, correggono, ammaestrano, e tutto ciò che si allontana – anche sotto la parvenza di buona fede e di buone intenzioni – va lasciato andare per la strada larga che si vuole percorrere, trovando il coraggio di procedere per la via stretta e sassosa anche con soli quattro cardinali, fra gli oltre duecento, che hanno trovato il coraggio di prendere questa croce e procedere lungo il calvario per sostenere non le masse inibite dalla sponsorizzazione mediatica e spesso dall’ignorare le Parole di Gesù, ma per fiancheggiare il piccolo gregge del quale, dice Gesù: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono (Gv 10,27), e questo non vale solo per i Laici, ma anche per il Clero, per i vescovi, i cardinali, i papi, i primi a dover dare questa testimonianza.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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