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L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati! 3

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2018 11:51
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27/11/2016 17:10
 
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 I PECCATI DEGLI ANTENATI NON SI TRASMETTONO

Permettetemi un approfondimento dottrinale della trasmissione del peccato inerente al mio precedente post sulla guarigione dell’albero genealogico. 
Alcuni sono venuti a chiedermi spiegazioni perché ritenevano questa dottrina propriamente cattolica e con fondamenti anche scritturistici. 

Intanto cosa si vuol intendere con “guarigione” dell’albero genealogico?

Il concetto di fondo è che molte persone soffrirebbero nell’animo per le conseguenze dei peccati commessi dai loro antenati, la qual cosa richiederebbe il ricorso a vari mezzi spirituali di guarigione per ristabilire l’equilibrio psichico e spirituale compromesso da colpe altrui (tare spirituali e psicologiche).
Queste teorie si trovano delineate per lo più im autori di area protestante carismatica episcopaliana! Si tratta di J. HAMPSCH c.m.f., La guarigione delle vostre radici familiari… una soluzione divina per i problemi di difficile soluzione (sic), 1986,9891. Questo libro si ispira indubbiamente a molti altri, tra cui quello del Dr Mac All (episcopaliano, 1910-2001), ma l’incidenza dell’eucaristia in queste pratiche suggerisce di disciplinare la riflessione sulla teologia cattolica della messa e del purgatorio. 

Questa dottrina tira in ballo due questioni fondamentali una a livello psicologico e l’altro dogmatico. Il primo fa leva su una sorta di ereditarietà che va oltre le caratteristiche fisiche includendo anche quella spirituale e psicologica. Per esempio se la collera è la caratteristica preponderante in un clan famigliare essa deve avere una certa origine. Ovvero deve esserci un momento, un fatto, un evento, delle persone da cui tutto è iniziato.
Questa origine va ricercata anche al di là delle persone viventi. il chirurgo e psichiatra MacAll arriva addirittura ad affermare che vi è in questo modo una possibilità di ottenere una guarigione per i defunti attraverso la preghiera dei vivi e allo stesso modo guarire i vivi attraverso le preghiere per i morti. Ovvero vi sarebbe una sorta di influenza tra la condizione del defunto nell’aldilà e il suo discendente in vita. Influenze che abbraccerebbero non solo l’ambito delle tare ereditarie psicologiche e fisiche , ma anche spirituali trasmissibili, addirittura, geneticamente. .(cf. R. De Grandis, Schubert, La guarigione dell’albero genealogico, ed. S. Michele, pp. 22-25) 

Ma tale ipotesi dal punto di vista scientifico della psicologia comporta un alto rischio. Di fatto, “esso riposa su concetti semplicistici della causalità psichica. La conseguenza probabile è che impedisca un autentico lavoro di elaborazione psichica. Il soggetto si trova come “scagionato” dalle implicazioni di ciò che gli accade. La nozione di inconscio personale non viene più considerata. Il fascino esercitato dalle ipotesi genealogiche, o da chi le propone, può impedire alla persona sofferente di considerare le altre dimensioni della sua sofferenza.” (cf. Doc CONFERENZA EPISCOPALE FRANCESE,Sulla guarigione dell’albero genealogico”, nota Dottrinale n. 6, p.2).

Inoltre non pochi sono gli aspetti incompatibili dogmaticamente e dottrinalmente. La nota dottrinale precedentemente citata pone due questioni certamente non secondarie dottrinalmente: la trasmissione del peccato e la dottrina del purgatorio!

  Approfondiamo un attimo la questione sulla trasmissione del peccato!

Nella dottrina cattolica ad eccezione del peccato originale nessun peccato attuale di persona viva o defunta può trasmettersi ad un'altra, in nessun modo neanche come una sorta di influenza spirituale nel presente!. Non esiste una ereditarietà del peccato attuale, né una sua comunicabilità perchè esso riguarda appunto l’individuo e il suo corpo e non altri. (cf.. S. Th, q. 83, a 3). S. Agostino imposta il problema nel suo Enchiridion [ cc. 46,47 ].

Infatti se uno considera attentamente la questione vede l'impossibilità che si trasmettano per origine i peccati degli altri antenati, o i peccati del nostro progenitore, a eccezione del primo.
E il motivo è che l'uomo genera un essere identico nella specie, ma non identico come individuo.
Perciò gli elementi che direttamente appartengono all'individuo, come sono le azioni personali e quanto è connesso con quelle, non si trasmettono di padre in figlio (cf. S. Th. I-II, 81, 2).

Pertanto qualsiasi tipo di peccato di Adamo eccetto quello originale o degli altri antenati più prossimi può essere trasmesso ai posteri.

Infatti è dottrina certa che :

1. Senza una colpa non si può meritare una pena.
2. Si contrae il peccato originale dal nostro progenitore perché eravamo in lui come nel principio [ germinale ] della nostra natura, la quale può essere ulteriormente guastata dal peccato, come si legge nell'Apocalisse [ Ap 22,1 ]: « Chi è contaminato si contamini ancora ».

Ora, come a una persona, così anche alla natura alcune cose possono appartenere in forza di se stessa, in quanto causate dai suoi princìpi, altre invece per un dono di grazia.
E in questo modo il dono della giustizia originale era come un dono di grazia offerto da Dio a tutta la natura umana nella persona del nostro progenitore. [S. Th q. 100, a. 1 ],
Ma esso fu perduto dal primo uomo col primo peccato.
Perciò, come sarebbe stata trasmessa ai discendenti la giustizia originale insieme con la natura, così viene trasmesso anche il disordine opposto.

Invece gli altri peccati attuali, o del nostro progenitore o degli altri antenati, non corrompono la natura nei suoi elementi naturali, ma solo negli elementi personali, ossia accentuano l'inclinazione all'atto.
Per cui gli altri peccati e tutto ciò che ad esso attiene e ne deriva non si trasmettono.
Sicuramente molti addurranno numerose citazioni bibliche che sembrano affermare il contrario ma attenzione!

La maggior parte delle citazioni bibliche addotte come prova della trasmissione dell’iniquità come male oggettivo ed ereditato – a differenza ovviamente dal peccato in se stesso come colpa e mancanza soggettiva – sono prese dall’Antico Testamento. Viene citato in particolare Es 20,5-6 : “Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano”.
Ma stranamente si elude (HAMPSCH p. 37) l’insegnamento di Ezechiele 18 sulla rottura di queste solidarietà ancestrali, rinviandone la validità ai tempi della liberazione escatologica.

In altri termini, si nega alla differenza tra Esodo 20 ed Ezechiele 18 il valore di uno sviluppo della Rivelazione sul rapporto tra Dio e la responsabilità personale. L’autore (p. 35) aveva anche raggirato il testo più chiaro del Nuovo Testamento sull’argomento, cioè il racconto del cieco nato di Gv 9,2. Qui l’autore non intende negare la parola di Gesù (“Non hanno peccato né lui né i suoi genitori”). Ma Hampsch stranamente rovescia la verità autorevole dell’episodio, che sembra ricondurre l’infermità ad un’ipotesi neutra rispetto alla colpa personale e soprattutto ereditata, riducendola ad un’eccezione nel corso presente della storia della salvezza: “Gesù così mostrò loro [ai giudei] che avevano torto a generalizzare questa conclusione [che l’infermità proviene sempre da un peccato ereditato] (ibidem p. 35). Ma chiaramente questo metodo esegetico che prescinde dalla lettura e dall’nsegmaento della tradizione è estraneo alla fede cattolica e va rintracciato nell’area protestante in genere.

Intanto pochi sanno che su tale questione vi è un pronunciamento del Magistero Ordinario della Chiesa che vi invito a leggere. Esso è vincolante più per il suo contenuto dottrinale che per la sua forma.
La Conferenza Episcopale Francese nel 2007 si è espressa chiaramente e dottrinalmente sulla controversa teoria della “guarigione delle radici familiari tramite l’Eucaristia”, in parole povere sulla cosiddetta “guarigione dell’albero genealogico” (potete tranquillamente scaricare il testo on line). Purtroppo molti e soprattutto sacerdoti, sembrano ignorare un tale documento dal contenuto dottrinale certamente non secondario, che giunge alla seguente importante conclusione: “Che le strutture di peccato (peccato sociale) incidano profondamente sulla santificazione delle persone, per le causalità di condizionamento, è ammissibile. Chi potrebbe negarlo? Ma che le anime dei defunti che sono ancora in Purgatorio possano nuocere in modo attuale e decisivo alla salute attuale dei loro discendenti, e che liberando gli uni si possano contestualmente guarire anche gli altri, sembrerebbe una realtà nuova nella chiesa cattolica, che non trova nessun riscontro nella Dottrina della Fede Cattolica, per cui non si potrebbe né riconoscerla né praticarla.”

Ovvero che certe stili di vita reiterati nel tempo possano avere certe influenze (condizionamento o ereditarietà genetica di alcune parti del carattere) è un conto ma per lo più dai molti la guarigione dell’albero genealogico viene intesa come una sorta di ricaduta di colpe con relative punizioni attraverso una trasmissione generazionale da cui bisogna essere risanati.

In conclusione per la fede cattolica l’unico peccato che si trasmette ovvero si propaga per via di generazione naturale è il peccato originale, e questo è “de fide” (Denzinger, 790, 791).

Pertanto vorrei terminare citandovi la conclusione stessa del Documento CEF chiaro e sintetico di quanto sopra detto:

“Una valutazione dottrinale può fondare la sua coerenza solo sull’oggettività di un documento, per questo la nostra analisi ha scelto di concentrarsi sui racconti e sulle argomentazioni sviluppate nel libro di P. Hampsch. Il punto culminante del concetto ivi delineato ci è parso contravvenire alla dottrina cattolica del battesimo, a quella del purgatorio e delle indulgenze e, infine, all’intenzione evidente che presiede alla carità disinteressata che dobbiamo ai nostri fratelli defunti con l’applicazione della messa a loro vantaggio. Inoltre l’idea di una solidarietà del peccato attinge le prove alle fonti veterotestamentarie prese alla lettera, in termini che disconoscono - in tale ambito - lo sviluppo della Rivelazione, fino al caso esemplare del cieco nato riportato nel vangelo di san Giovanni.
Che le strutture di peccato (“il peccato sociale”) incidano pesantemente sulla santificazione delle persone, per le causalità di condizionamento, è ammissibile. Chi potrebbe negarlo? Ma che le anime dei defunti che sono ancora in purgatorio possano nuocere in modo attuale e decisivo alla salute spirituale dei loro discendenti e che, liberando gli uni, si possano contestualmente guarire anche gli altri, sembrerebbe una verità nuova nella Chiesa cattolica, che non trova alcun riscontro nella Tradizione, per cui non si potrebbe né riconoscerla né praticarla.”

Don Matteo De Meo




[Modificato da Caterina63 27/11/2016 17:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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