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Video ed altro su Fatima per questo Centenario

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2017 11:39
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07/04/2017 17:48
 
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  Nel 1957, però, la Santa Sede ordina che il testo sia inviato a Roma e chiede alla suora il silenzio. Che sarà mantenuto fino al 2000, ovvero fino alla pubblicazione del documento Il messaggio di Fatima a opera della Congregazione per la dottrina della fede. I critici della versione ufficiale, infatti, hanno buon gioco a far notare una vistosa anomalia. Infatti, nel pubblicare il segreto nella sua interezza, il Vaticano non pubblica la quarta memoria, quella dell’8 dicembre 1941, l’ultima in ordine di tempo, ma la terza, quella dell’agosto 1941, aggiungendovi poi lo scritto del gennaio del ’44, dov’è annotato il terzo segreto. Terza e quarta memoria sono simili, ma nella quarta c’è quella frasetta: «In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede etc.», che nella terza non c’è. Certo, questa espressione non viene omessa del tutto, ma è riportata in una nota a margine, senza alcuna spiegazione. Sennonché proprio quella riga è al centro di grandi controversie… «È possibile che le parole della Madonna, date di persona dalla Madre di Dio, possano finire con un “etc.”?»Cosa nasconderebbe quell’etc.? I critici fanno notare come non ci sia alcun nesso logico tra questa frase e il segreto rivelato nel 2000. E che la frase monca riporta parole della Madonna, parte di un discorso diretto, mentre il segreto consiste in una visione, senza alcuna parola della stessa. Padre José dos Santos Valinho, salesiano, è il nipote di suor Lucia e con lei ha un rapporto preferenziale. In un’intervista, rilasciata poco prima della rivelazione del segreto, ha confidato: «Ritengo che quella parte di segreto riguardi la Chiesa, al suo interno. Forse difficoltà dottrinali, crisi di unità, lacerazioni, ribellioni, divisioni. L’ultima frase dello scritto della zia, che precede la parte ancora sconosciuta del segreto dice: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede”. Dopo, inizia il brano che non conosciamo. Però fa capire che il tema della parte mancante potrebbe essere legato all’ultima affermazione nota. Quindi in altre parti della Chiesa questo dogma potrebbe vacillare».


Paolo VI e suor Lucia, Fatima, 13 maggio 1967. La grande apostasia. Sul segreto di Fatima, negli anni, sono circolate le voci più disparate, tra le quali la più ricorrente era quella riguardante la perdita della fede da parte di una moltitudine di cristiani. In altre parole, la Madonna avrebbe preconizzato una grande apostasia. Solo leggende? Così sembrerebbe, alla luce della rivelazione vaticana. Il problema, però, è che tali leggende, negli anni, sono state corroborate da dichiarazioni di persone che, per la loro funzione, erano venute a conoscenza del segreto. Tosatti dedica un intero capitolo a Cinquant’anni di indiscrezioni eccellenti. Ne riportiamo qualcuna. Monsignor Alberto do Amaral, vescovo emerito di Fatima, in una conferenza del 1984, afferma: «Il segreto di Fatima non parla né di bomba atomica, né di testate nucleari […]. La perdita della fede di un continente è peggio che la distruzione di una nazione; ed è vero che la fede diminuisce continuamente in Europa. La perdita della fede cattolica nella Chiesa è ben più grave di una guerra nucleare»(dichiarazione smentita nel 1986, ma poi riconfermata nel marzo del ’95). Il cardinale Alfredo Ottaviani, in una conferenza del 1967 dice: «Io ho avuto la grazia e il dono di leggere il testo del terzo segreto. […] Vi posso dire soltanto questo: che verranno tempi molto difficili per la Chiesa e che c’è bisogno di molte preghiere perché l’apostasia non sia troppo grande». Monsignor Capovilla, segretario di Giovanni XXIII, anche lui sicuramente a conoscenza del segreto, nel 1978 risponde per iscritto a un’intervista. Alla domanda se il segreto faccia riferimento espressamente alle gerarchie ecclesiastiche, alla Russia o a una «crisi religiosa nel mondo», risponde negando le prime due ipotesi, ma nulla dice della terza. Ancora più esplicito il contenuto di una lettera del cardinale Luigi Ciappi, a lungo teologo della Casa pontificia, indirizzata al professor Baumgartner. Nella missiva, scritta nel 2000 ma pubblicata nel marzo 2002, il porporato rivela: «Nel terzo segreto viene predetto, fra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa inizierà dalla sua sommità». Tutti bugiardi? E se così non è, perché non è stato pubblicato un falso? Le cose sono un po’ più complesse. In base a una serie di indizi e testimonianze concordanti, molti dei critici della versione ufficiale sono convinti che il segreto consterebbe in realtà di due parti distinte. E che quella rivelata nel 2000, scritta su quattro fogli, sarebbe solo una delle due parti e sarebbe sempre stata custodita negli archivi del Sant’Uffizio. L’altra parte, quella ancora segreta, scritta su un solo foglio, sarebbe rimasta sempre nell’appartamento dei papi. A conferma di questa ipotesi ci sarebbe anche un indizio di tipo logico. Tosatti riporta la tesi di Andrew M. Cesanek, un altro studioso che si è cimentato sul segreto di Fatima. Questi, comparando le prime due rivelazioni e quella resa pubblica nel 2000, registra come le prime due rivelazioni siano caratterizzate da una scansione del genere visione-spiegazione, mentre l’ultima è priva di spiegazione. Annota Tosatti: «Certo, è curioso che delle tre parti sia in realtà quella più bisognosa di una “guida di lettura” a mancarne». 


I verbali di suor Lucia. La Santa Sede, ovviamente, non poteva mancare d’interpellare anche suor Lucia, l’ultima dei pastorinhos all’epoca ancora in vita (è morta nel febbraio 2005). A questo proposito, l’attuale segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone, si è recato due volte a Coimbra: una prima volta il 27 aprile del 2000 e una seconda il 17 novembre 2001 (in realtà il prelato ha rivelato di aver incontrato la suora anche il 9 dicembre 2003, ma di aver approfondito vicende riguardanti Albino Luciani). Di questi due incontri abbiamo dei resoconti, qualcosa di simile a dei verbali, uno dei quali, il secondo, sottoscritto dalla stessa suor Lucia. In entrambi, in effetti, esce avvalorata la linea del Vaticano: anche per la suora il segreto sarebbe stato rivelato nella sua interezza e la scena del papa ucciso rappresenterebbe l’attentato del 1981. Ma questi “verbali”, frutto di ore di conversazione, secondo i critici, sarebbero eccessivamente sintetici, al limite della laconicità e davvero troppo generici. Per brevità riportiamo solo l’osservazione di padre Paul Kramer, contenuta nel libro di Socci, il quale ha calcolato che dal secondo colloquio, durato circa due ore, il cardinale Bertone «è riuscito a ricavare solo quarantadue parole importanti (quarantadue) da attribuire tra virgolette alla suora». E, sempre a proposito di questo secondo verbale, Socci, premettendo che la suora parla solo portoghese, si domanda: «Perché dunque non esiste un testo in portoghese? E se esiste e – come appare ovvio – suor Lucia ha firmato solo quello, perché il testo in portoghese non è stato pubblicato? E perché la versione in inglese non ha la firma della suora?». Né è valso a fugare i dubbi il libro che la suora ha pubblicato poco prima di morire, Gli Appelli del Messaggio di Fatima, nel quale l’autrice evita di addentrarsi in questioni riguardanti il segreto. Di questo libro, però, Tosatti segnala una frase particolarmente significativa: «Lascio interamente alla Santa Chiesa la libertà di interpretare il senso del messaggio perché le appartiene e le compete; perciò umilmente e volentieri mi sottometto a tutto ciò che essa dirà o vorrà correggere, modificare o dichiarare». In effetti, colpisce che la suora abbia usato verbi come«modificare» e «correggere». 


Giovanni Paolo II a Fatima, in occasione della beatificazione di Giacinta e Francesco Marto, il 13 maggio 2000. Poco dopo l’uscita del libro di Tosatti, la Rizzoli ha pubblicato un altro volume su Fatima, questa volta un libro-intervista col cardinale Bertone, a cura del vaticanista Giuseppe De Carli. Nel volume, il porporato ribadisce la versione ufficiale, arricchendola di particolari inediti, ma evita di rispondere alle domande sollevate dai critici. Per parte nostra, ci limitiamo a evidenziare un passaggio del libro di De Carli che, in un lettore ordinario, potrebbe far sorgere ulteriori domande. Il cardinale Bertone è interpellato sul rapporto tra Fatima e Albino Luciani. La questione è nota: l’allora patriarca di Venezia, poco prima di essere eletto Papa, andò a far visita a suor Lucia. Questa, è stato ipotizzato da alcuni, gli avrebbe profetizzato il pontificato e la morte a breve. Il cardinale Bertone risponde negando che la suora abbia mai fatto una simile profezia. E, a tale proposito, produce uno scritto dello stesso Luciani, datato gennaio ’78, nel quale si riporta sinteticamente il contenuto del colloquio. Suor Lucia, annota il patriarca di Venezia, gli aveva parlato della necessità di avere «cristiani e specialmente seminaristi, novizi e novizie decisi sul serio a essere di Dio senza riserve» e via dicendo. Poi Luciani, dopo aver raccontato di aver chiesto della danza del sole (spettacolare miracolo di Fatima), s’interroga: «[…] qualcuno chiederà: un cardinale s’interessa di rivelazioni private?». Sì, risponde, spiegando che il «Vangelo contiene tutto», ma che ai cristiani è necessario anche «scrutare i segni dei tempi». «E, dietro al segno, è opportuno badare alle cose sottolineate da quel segno. Quali?», si chiede ancora con quel suo stile semplice e lineare. Ed elenca le quattro cose che, a suo dire, sono state indicate dalla Madonna in quel lontano 1917, spiegandole una a una: pentirsi, pregare, recitare il rosario e, da ultimo, tenere a mente che l’inferno esiste. Nelle righe che il patriarca dedica alla preghiera, però, c’è un accenno che colpisce. Luciani annota la difficoltà che questa pratica incontra presso i suoi contemporanei. E conclude: «Non sono io, ma Karl Rahner che ha scritto: “È in atto anche all’interno della Chiesa un impegno esclusivo dell’uomo per le realtà temporali, che non è più una scelta legittima, ma apostasia e caduta totale della fede”». Apostasia? Insomma, nonostante il disvelamento del 2000, sul segreto di Fatima continua ad aleggiare un alone di mistero. Parola densa di enigmi minacciosi, per tanti. Non così per il semplice fedele, al quale invece appare carica di conforto e di speranza, laddove la parola mistero scandisce e accompagna la recita del rosario. Una preghiera che, proprio in quel luogo, si è arricchita di quella giaculatoria di dolce misericordia che la Madonna ha voluto consegnare ai tre fanciulli e, attraverso loro, alla Chiesa tutta. Ed è proprio per questo, crediamo, che l’apparizione di Fatima, negli anni, si è fatta cara al popolo cristiano. La distruzione di metà del mondo è una cosa spaventosa, a dir poco – Sarebbe la più grave catastrofe sin dai tempi del diluvio universale. Eppure non è l’aspetto più terrificante del castigo predetto nel Segreto. Assai peggiore è il castigo spirituale contenuto nel Terzo Segreto.

   continua......



[Modificato da Caterina63 07/04/2017 17:49]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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