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e ne scelse Dodici Itinerari sacri dove sono sepolti gli apostoli di Gesù

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2016 19:12
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01/12/2016 20:45
 
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ne scelse dodici



Itinerari sacri: dove sono sepolti gli apostoli di Gesù e alcuni loro amici



di Lorenzo Bianchi

€ 2,00

 

In lettura



















 
Presentazione

Dove sono sepolti gli apostoli di Gesù e alcuni loro amici: 
San Pietro, San Giovanni, San Giacomo il Maggiore, Sant’Andrea, San Tommaso, San Filippo, San Giacomo il Minore, San Bartolomeo, San Matteo, San Simone, San Giuda Taddeo, San Mattia, San Paolo, San Marco, San Luca, San Timoteo, San Tito e San Barnaba.






San Giacomo il Maggiore

Risultati immagini per san Giacomo Maggiore

Giacomo detto il Maggiore, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni, che i Vangeli e gli Atti degli Apostoli nominano al secondo posto dopo Pietro, o al terzo, dopo Andrea o Giovanni, è presente ai principali miracoli di Gesù, alla Sua trasfigurazione sul monte Tabor e alla Sua agonia nell’orto del Getsemani, alla vigilia della Passione. Di carattere impetuoso, lui e suo fratello sono chiamati da Gesù stesso con l’appellativo di boanergéw (figli del tuono). Fu il primo degli apostoli a subire il martirio, a Gerusalemme, in una data che deve essere collocata tra il 42 e il 44; la notizia è riferita stringatamente da Luca negli Atti degli Apostoli: «In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa, e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni» (At 12, 1-2).

Questo Erode è Erode Agrippa I, nipote del tetrarca Erode Antipa il Grande e amico di Caligola, dal quale viene inviato con il titolo di re in Palestina, dove governerà dal 41 fino al 44, anno della sua morte. Come aggiunge Clemente Alessandrino (citato da Eusebio di Cesarea, 
Storia ecclesiastica, II, 9, 2-3), Giacomo morì decapitato dopo aver convertito il suo accusatore: «Di questo Giacomo, Clemente, nel settimo libro delle Ipotiposi, cita un particolare degno di nota, così come gli pervenne dalla tradizione dei suoi predecessori, e dice che colui che l’aveva condotto al tribunale rimase tanto commosso a vederlo rendere testimonianza, che confessò d’essere anch’egli cristiano».

Non si hanno notizie dell’attività missionaria di Giacomo dal giorno dell’Ascensione di Gesù a quello del martirio; essa si svolse probabilmente tra Giudea e Samaria, anche se una tradizione parla di un suo viaggio in Spagna, dove in seguito perverranno, secondo ancora un’altra tradizione, i suoi resti mortali. Queste due tradizioni sono del tutto indipendenti tra di loro. 

La tradizione dell’apostolato di Giacomo in Spagna appare per la prima volta nella versione latina del testo bizantino del Breviarium Apostolorum. Questa versione risale al VII secolo ed è stata composta fuori dalla Spagna: la frase sulla predicazione di Giacomo in Spagna è un’aggiunta del traduttore che non compare nel testo greco originale. Da questa versione dipende Isidoro di Siviglia (Sulla nascita e sulla morte dei Padri, 71), ancora nel VII secolo, ma anche il passo contenuto nell’opera di Isidoro è un’interpolazione, forse della fine dell’VIII, e dunque risale a qualcuno che ha rielaborato il suo testo.

Altri testi, anche di ambito spagnolo, dal X secolo al XIII rigettano la tradizione della predicazione di Giacomo in Spagna, che invece prenderà piede nel secolo successivo fino a essere inserita nel Martirologio Romano del 1586 dal cardinale Baronio, ma per essere poi successivamente da lui stesso respinta. 

Diversa e molto più salda è invece la tradizione relativa alla presenza del corpo di Giacomo in Spagna. Nonostante l’esistenza di tante e discordanti tradizioni che assegnano sue reliquie, confondendolo a volte con l’omonimo apostolo Giacomo il Minore, a diversi luoghi in Europa (a Roma ad esempio è custodito un braccio ritenuto di Giacomo nella chiesa di San Crisogono in Trastevere, all’interno dell’altare centrale, dove sono anche le reliquie di parte del cranio e del corpo di san Crisogono), quella spagnola è in assoluto la tradizione prevalente.

Non si sa quando, né a opera di chi, le reliquie dell’apostolo sarebbero giunte in Spagna, all’estremità nord-occidentale della penisola, in Galizia, in un luogo chiamato Compostella. Il nome del luogo, che una etimologia ricorrente legata alla narrazione del ritrovamento vorrebbe far derivare da 
campus stellae, deve invece intendersi probabilmente derivato dall’espressione compostum tellus, cioè necropoli. Secondo la tradizione, il sepolcro contenente le spoglie di Giacomo sarebbe stato scoperto al tempo di Carlo Magno, tra l’812 e l’814, da un anacoreta di nome Pelagio in seguito a una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro di Iria Flavia, giunto sul posto e aperto il sepolcro, trovò al suo interno i resti dell’apostolo.

La ricerca storica ha stabilito che la scoperta della tomba e la sua identificazione come quella di Giacomo non deriva dalla suggestione della tradizione della sua supposta predicazione in Spagna; si tratta, come si è detto, di due tradizioni del tutto indipendenti e in alcuni testi che le citano entrambe sono riferite addirittura come antitetiche l’una all’altra. Il primo testo che cita il sepolcro in Galizia è il Martirologio di Floro (808-838), al giorno 25 luglio, ripreso alla lettera da quello di Adone (850-860); al X secolo risalgono i primi testi che raccontano la traslazione del corpo di Giacomo, subito dopo il martirio, da Gerusalemme alla Spagna, mentre la descrizione della scoperta del sepolcro e la sua precisa collocazione cronologica al tempo del vescovo Teodomiro di Iria Flavia e del re Alfonso II il Cattolico o il Casto (dunque, come si è detto, tra l’812 e l’814) la si trova ancora più tardi, in un atto del 1077 e poi in testi di fine XI e inizio XII secolo. 

Presso il sepolcro, che le fonti che abbiamo citato descrivono con un’espressione variamente corrotta ma che è stata interpretata in arcis marmoreis (si alluderebbe dunque a un’arca di marmo), quasi da subito inizia la consuetudine del pellegrinaggio, tuttora saldissima. Su di esso viene costruita una prima chiesetta da Alfonso II, ingrandita e abbellita nell’899 da Alfonso III il Grande, distrutta nel 997 (ma senza che il sepolcro sia toccato) e riedificata dal re Vermudo. Sopra di questa, nel 1075 si inizia la costruzione della grandiosa basilica romanica dedicata a Giacomo, portata a termine nel 1128 e tuttora esistente, con aggiunte fino al secolo XIX. 

Se la tradizione del rinvenimento delle reliquie di Giacomo, e in particolare il più tardo racconto della loro traslazione da Gerusalemme, sono stati oggetto di notevoli critiche relativamente al loro valore storico (per tutti valga il nome dell’abate Louis Duchesne), gli scavi archeologici presso la tomba (1878-1879 e 1946-1959) hanno invece confermato quanto le pur tarde fonti affermano relativamente alla descrizione del sepolcro. Il papa Leone XIII, con la bolla Deus omnipotens del 1° novembre 1884, ha dichiarato solennemente l’autenticità delle reliquie conservate a Santiago di Compostella. 






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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