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Quando e come un Papa favorisce l'eresia... (2)

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2018 01:10
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20/12/2016 14:38
 
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 la situazione è attualmente aggrovigliata che non possiamo ignorare i fatti che stanno avvenendo. Apriamo una seconda pagina (essendo saturata la prima  - vedi qui - anche con oltre semila visite in pochi mesi), per continuare a spiegare che noi, qui, non giudichiamo affatto il Santo Padre Francesco, bensì discutiamo sul suo pensiero poco cattolico, portandovi i fatti, le prove, i testi..... Qui non si fanno processi alle persone, men che meno al Papa, ma abbiamo il dovere di giudicare i fatti, i testi, le parole, i pensieri....


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Dal vangelo secondo Scalfari, “ispirato” da Francesco (di mestiere papa)

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I grandi difensori di Papa Francesco continuano a sostenere che certe “confidenze” private all’amico Scalfari, non sono magistero ufficiale del Papa e, di conseguenza, non ci riguarda. Tuttavia, queste confidenze, vengono poi rese pubbliche dal sito ufficiale de L’Osservatore Romano che, non per nulla, si chiama la “voce del Papa”, e qui vengono pubblicati i Documenti ufficiali del ministero petrino. Quindi non è giustificato il dire che ciò che il Papa dice – in confidenza – all’amico Scalfari o ad altri, non ci riguarda, dal momento che queste confidenze sono di dominio pubblico.

E le ultime “confidenze” sono davvero drammatiche a livello dottrinale. Scalfari arriva a descrivere un “vangelo nuovo” scaturito  dalle riflessioni che egli attribuisce a Papa Francesco, ma che il Papa non smentisce. E sono pensieri gravissimi, eretici, senza sé e senza ma, sono eretici. Qui troverete il testo integrale di Scalfari. Ecco alcune “perle”:

– nel “nuovo vangelo” secondo Scalfari: per Bergoglio il sacerdozio è secondario, e così sarebbe stato nei primi tempi del cristianesimo, tesi luterana che Bergoglio appoggia, secondo Scalfari, ma anche tesi condannata dal concilio di Trento… da qui il luteranesimo, pur tenendosi i “vescovi” ha eliminato di fatto il clero inventandosi i “pastori” senza alcun sacramento dell’Ordine Sacro… Secondo il vangelo di Scalfari, Bergoglio gli avrebbe confidato che Gesù ha istituito SOLO due Sacramenti, il resto “sono venuti DOPO”… dando così l’impressione di sostenere la tesi protestante…. che di fatto ha tolto gli altri sacramenti;

– nel “nuovo vangelo” secondo Scalfari: Bergoglio è d’accordo non sull’unicità di Dio (dottrina cattolica) ma su un dio unico per il mondo (tesi mondialista e dell’Anticristo di Soloviev);

– nel “nuovo vangelo” secondo Scalfari: per Bergoglio, naturalmente è sempre Scalfari che racconta, ma le definisce “confidenze”, Gesù è “realmente un uomo con tutte le passioni, le debolezze, le virtù d’un uomo (qui manca di unirci Dan Brown con la Maddalena sposa di Gesù e siamo a posto!);

Quest’ultima novità è di una gravità, perché detta da un Papa, o a lui attribuita dal suo amico, senza precedenti nella storia della Chiesa. Gesù è Dio e di conseguenza non essendoci in Lui il germe del “Peccato Originale” non vi è neppure la concupiscenza della carne che è la nostra debolezza umana. Se in Maria Vergine, Concepita Immacolata, è stata preservata dal peccato originale come dice il dogma, in Cristo non è un dogma della Chiesa che stabilisce l’innocenza di Gesù, bensì è proprio la Sua situazione di “Dio incarnato” ad offrire a Maria questa primizia di innocenza e alla Sua Chiesa LA VERITA’ ASSOLUTA.

Il Verbo Divino, nato appunto da un grembo verginale reso immune dal peccato originale, essendo Dio vivo e vero, non recava con Se le debolezze e le virtù degli uomini. Il pensiero attribuito al Papa è gravissimo perché attribuisce, persino all’uomo, virtù – ma capovolgendo il donatore – che Dio avrebbe assunto in Se con l’incarnazione mentre – queste virtù – sono suoi, sono DONI DI DIO nella coscienza originale dell’uomo, prima del peccato, e che a causa di questo l’uomo ha dimenticato.

Gesù non aveva in sé nessuna debolezza! E l’unica passione che lo animava, in quanto uomo, era quella giustizia divina che l’uomo aveva ricevuto prima del peccato originale, e che questi ha oscurato, offuscato, fatto dimenticare.

Nel Getsemani non vi è affatto “la debolezza del Cristo”, ma quella lotta giusta che fu abbandonata dal peccato originale: l’uomo ha per istinto la sopravvivenza, ed ha in orrore la morte (entrata per invidia del demonio), il soffrire – nel Libro di Giobbe è spiegato assai bene – inoltre Gesù non soffre per “se stesso” in quel frangente nell’orto degli Ulivi, ma “vede” tutto il male degli uomini in ogni tempo, fino alla fine, e ne ha orrore. Da qui la supplica al Padre: “se puoi allontana da me questo calice…”Questa supplica non è l’indice di una debolezza del Cristo, al contrario, è la prova – anche – della nostra sofferenza nei confronti della giustizia, della verità, del recupero dell’uomo afflitto dal peccato originale.

Il Peccato originale, oltre che con il Battesimo che ci dona la Grazia, ci rende Figli adottivi di Dio in senso proprio, lo si vince con ATTI DI VOLONTA’ al progetto di salvezza del Padre. Questo è il Getzemani che ogni uomo deve superare. Gesù anche nel Getzemani insegna, è maestro, sulla propria pelle, di come l’uomo può vincere. Egli assumendo su di sé il peccato degli uomini, soffre nella carne quello che l’uomo soffre nell’anima.

È gravissimo che un Pontefice confidi ad un amico ateo – e gaio di esserlo – che Gesù Cristo avrebbe incarnato in se anche le debolezze degli uomini le quali provengono esclusivamente dal Peccato Originale.

È gravissimo che un Pontefice confidi ad un amico ateo – e gaio di esserlo – che il sacerdozio è roba secondaria, ed è FALSO affermare che: “Così avveniva nei primi secoli del cristianesimo, quando i Sacramenti erano direttamente celebrati dai fedeli e i presbiteri facevano soltanto il servizio…” (parole attribuite al Papa da Scalfari, e dal Papa non smentite). Ma basta leggere i primi capitoli degli Atti degli Apostoli per capire che qui si sta manipolando la Scrittura! Gli Apostoli nominano i diaconi per “occuparsi del servizio ai poveri” e lasciare agli Apostoli il compito DEI SACRAMENTI. Cristo affida solo agli Apostoli il  Sacramento della Riconciliazione; Giacomo descrive che compito dei presbiteri era quello di portare il Sacramento detto “Viatico” o di consolazione ai moribondi: «Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5,14-15).

Il sacerdozio non è affatto “secondario” ma primario, e la malattia del clericalismo nasce purtroppo quando il prete pretende di comandare nell’imporre le sue opinioni personali. Il prete ricopre un ruolo AUTOREVOLE nell’eseguire i comandi del Signore, in questo senso è: «Alter Christus, il sacerdote è profondamente unito al Verbo del Padre, che incarnandosi ha preso forma di servo, è diventato servo (Fil 2,5-11), e diventa un despota quando, deposta la sana dottrina, vuole comandare per imporre la sua visione di Chiesa. Questo fu uno dei peccati di Lutero: pretendere di comandare e di dire alla Chiesa cosa fosse giusto fare in base alle sue opinioni.

I Sacramenti sono 7 e tutti riportati nella Sacra Scrittura: «La Chiesa si riceve e insieme si esprime nei sette Sacramenti, attraverso i quali la grazia di Dio influenza concretamente l’esistenza dei fedeli affinché tutta la vita, redenta da Cristo, diventi culto gradito a Dio» (Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis n. 16). E del resto lo afferma il Catechismo della Chiesa: «I sacramenti della Nuova Legge sono istituiti da Cristo e sono sette, ossia: il Battesimo, la Confermazione, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Unzione degli infermi, l’Ordine e il Matrimonio» (CCC n. 1210). Come fa un Pontefice a dire all’amico ateo che non è così? O Scalfari capisce fischi per fiaschi, ma è grave che l’amico Papa non smentisca mai, oppure ci troviamo davanti ad un Papa che – nelle confidenze ad un amico ateo – MENTE SAPENDO DI MENTIRE, per non dire di peggio, che è convinto degli errori che confida all’amico, felice di essere ateo.

Non spetta a noi trarne delle conclusioni, il dibattito rimane aperto, perché qui non si fa processo a nessuno, ma si ragiona con vigilanza, onestà di mente e di cuore, memori delle parole di San Paolo: «Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!» (Gal 1,6-10).

E stendiamo un velo pietoso sul quel concetto dell’unicità di Dio completamente stravolto e distorto da queste “confidenze”. Il Papa, secondo Scalfari, avrebbe detto testuali parole: «Per me esiste l’Assoluto, la nostra fede ci porta a credere nel Dio trascendente, creatore dell’Universo. Tuttavia ciascuno di noi ha un relativismo personale, i cloni non esistono. Ognuno di noi ha una propria visione dell’Assoluto: da questo punto di vista il relativismo c’è e si colloca a fianco della nostra fede…». Grave! Gravissimo! Inaudito ed eretico!

Il Vangelo di Nostro Signore e la Predicazione apostolica intendeva proprio eliminare quel relativismo della vera Fede a cominciare, infatti, dalla discussione sulla circoncisione (At 15). Perché dunque non usiamo più circonciderci? Il relativismo non si colloca affatto “a fianco della nostra fede” ma piuttosto la relativizza, gli toglie la vera unicità, e conduce la nostra fede A CREARCI UN DIO FATTO A NOSTRA IMMAGINE. Eccolo il capovolgimento del gesuita Karl Rahner di cui, purtroppo, è affetto anche Bergoglio, che male consiglia all’amico fiero di essere ateo.

Secondo Scalfari il Papa avrebbe affermato che “auspica” l’arrivo di una RELIGIONE UNICA nel mondo, in cui ci sia posto non per l’Unico Dio, incarnato, ma per un dio generico FRUTTO DELLA FEDE RELATIVA degli uomini, che però metta “tutti d’accordo”. Qui siamo ad uno stadio superato e ben peggiore dell’eresia ariana.

Gesù è venuto proprio a togliere le personali visioni dell’Assoluto (ora si chiama così, non più Dio, sic!): «Chi ha visto me ha visto il Padre… Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse…» (Gv 14,10-11), accogliere e seguire Gesù, per andare dal Padre, non è un optional, non è un punto di vista soggettivo e relativo…

Ma nel Bergoglio secondo Scalfari, la VERITA’ ASSOLUTA NON ESISTE ed è ovvio che se non esiste tutto diventa relativo e a seconda delle nostre opinioni soggettive. Dunque, ci chiediamo, Gesù che dice: “io sono la Verità…”, esiste o no? E’ Persona viva e vera oppure è solo frutto del nostro relativismo fidei? Un Pontefice non può seminare questi dubbi, non può affermare queste eresie all’amico ateo. E’ ovvio che poi il Papa dica, pubblicamente, che davanti alla sofferenza non abbiamo risposte, oppure che nel Presepe troveremo il “bambinello migrante”. L’uomo è stato messo al posto di Dio! Eresia modernista e del gesuita Rahner, ed oggi di questo magistero liquido. Siamo davanti ad un Papa che invece di correggere gli erranti, si fa confermare da un ateo, felicemente ateo.




ULTIM'ORA: Card. Burke dà utlimatum al Papa: "Deve chiarire i dubia o dopo l'Epifania potrebbe arrivare l'atto formale di correzione"

 
Il Card. Burke pone un limite di tempo al Papa per rispondere, e avvisa: "O risponde dopo l'Epifania o si dovrà procedere con l'atto formale di correzione, dopo l'Epifania. 
L'articolo ricorda un precedente: un atto di formale correzione da parte di teologi dell'Università di Parigi che ammonirono e corressero Papa Giovanni XXII nel XVI secolo. Più che giusto, alla luce anche del ben più autorevole precedente: la correzione che San Paolo ebbe a fare a San Pietro "pubblicamente, perchè ne andava della fede". 
Citiamo, circa la legittimazione dei 4 cardinali (che non sono più soli!) di correggere il Papa, quanto scrissero San Tommaso e sant'Agostino (come riportato da Corrispondenza Romana in un interessantissimo studio di don P. Leoni del 14.12.2016):

"Scrive San Tommaso d’Aquino (ad Gal.2.14): “Essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte di quelli che sono loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede”.
E Sant’Agostino commenta: “Lo stesso San Pietro dette esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dal loro soggetti”.
Riferendosi di nuovo alla critica pubblica di San Paolo a San Pietro, scrive ancora San Tommaso: “La riprensione fu giusta ed utile, ed il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di fatti di un pericolo per la preservazione della verità evangelica… il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò San Paolo scrive: ‘Parlai a Cefa’ cioè a Pietro ‘di fronte a tutti’ perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti.” 
Questo è lo spirito dunque in cui sarà intrapresa la critica delle dottrine o dei gesti che seguono, con la pietà dovuta di un figlio verso il proprio padre spirituale, capo visibile della santa Chiesa di Dio. Le dichiarazioni (o i gesti) trattati riguarderanno solo tre punti determinati: 1) l’Ecumenismo, 2) l’Eroticismo, e 3) l’Adulterio. (segue nell'articolo "Non si può più tacere") "
 
Roberto

Intervista al Card. Burke (19.12.2016)
Traduzione di MiL:

In un'intervista esclusiva con LifeSiteNews(19.12.2016), il cardinale Raymond Burke ha dato un'indicazione del possibile termine entro cui dovràavvernire una "correzione formale" di Papa Francescoqualo lo stesso pontefice dovesse non rispondere ai cinque dubia, che chiedono chiarezza su Amoris Laetitia, presentatigli da quattro cardinali, tra cui il cardinale Burke. 

"I dubia devono avere una risposta perché hanno a che fare con i fondamenti stessi della vita morale e del costante insegnamento della Chiesa in materia di bene e male, per quanto riguarda le varie realtà sacre come il matrimonio e la Santa Comunione e così via,"  ha detto il Card. Burke durante una intervista telefonica. 
"Ora, naturalmente, siamo negli ultimi giorni, giorni di forte grazia prima della Solennità della Natività di Nostro Signore, e poi abbiamo l'ottava della Solennità e le celebrazioni di inizio del nuovo anno - cioè di tutto il mistero della nascita di Nostro Signore e della sua Epifania - quindi  il termine potrebbe essere fissato qualche giorno dopo".

Il cardinale, che è il patrono del Sovrano Ordine di Malta, ha detto che la forma della correzione sarebbe "molto semplice": "Sarebbe diretta (anche perchè i dubbi, se risolti, non lascerebbero più spazio ad altre domande) e si potrebbe fare confrontando le dichiarazioni confuse in Amoris Laetitia con quanto è stato il costante insegnamento e la prassi della Chiesa, e correggendo in tal modo Amoris Laetitia," 

L'esortazione ha causato confusione diffusa nella Chiesa cattolica dalla sua uscita nel mese di aprile 2016, in gran parte a causa della sua ambiguità su importanti questioni morali.Questo ha permesso a vari vescovi e alle conferenze episcopali di  interpretare il documento, a volte in modi che sono in contrasto con la dottrina cattolica sul matrimonio, sulla sessualità, sulla coscienza, e sulla ricezione della Santa Comunione.  
Ad esempio, i vescovi di Buenos Aires e il vescovo Robert McElroy di San Diego hanno interpretato il documento per consentire ai divorziati cattolici risposati civilmente e che vivono quindi in adulterio di ricevere in alcuni la Santa Comunione. 
 Il Papa stesso ha scritto ai vescovi di Buenos Aires per lodare le loro linee guida, dicendo che non c'era "nessun' altra interpretazione possibile."

Il cardinale Burke, insieme a cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, e Joachim Meisner, ha presentato nel mese di settembre 2016 i dubia, cinque domande a cui si deve rispondere sì o no, alla ricerca di chiarezza da parte di Papa Francesco sul fatto che l'esortazione siaconforme o non alla dottrina morale cattolica.  
Poichè il Papa dopo due mesi non aveva dato alcuna risposta dopo due mesi, i cardinali li hanno reso pubblici i dubia. 
 E 'stato dopo questo che il cardinale Burke ha rivelato che un atto formale di correzione sarebbe necessario, se il Papa si rifiutasse di chiarire il significato della sua esortazione. 

Mentre un tale atto di correzione formale è qualcosa di raro nella vita della Chiesa, non è comunque senza precedenti. Papa Giovanni XXII nel XIV secolo è stato pubblicamente sfidato da cardinali, vescovi e teologi laici dopo aver negato la dottrina che le anime dei giusti sono ammessi alla visione beatifica dopo la morte, insegnando invece che il cielo è ritardatofino alla risurrezione generale alla fine di tempo. Papa Giovanni alla fine ritrattatò la sua posizione, dovuta in parte a una lettera congiunta di teologi dell'Università di Parigi, che professavano sì una totale obbedienza al papa, ma mettevano in chiaro  che il suo insegnamento era contraddetto dalla fede cattolica. 
Burke ha chiamato la procedura di correggere l'errore di un pontefice un "modo di salvaguardia che l'ufficio e il suo esercizio. e che sarebbe 'realizzata con il rispetto assoluto per l'ufficio del Successore di San Pietro".



 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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