A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

iL MALE MINORE NON ESISTE E SE ESISTE PORTA AL MALE

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2017 20:27
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
10/01/2017 20:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Il “male minore” porta Male (9° parte: eutanasia passiva e testamento biologico)

01 battito mano

9) MALE MINORE, EUTANASIA PASSIVA e TESTAMENTO BIOLOGICO

Ciò che si trova alla base dell’esigenza di avere una legge ad hoc, proveniente soprattutto da esponenti di area cattolica, è ancora una volta il “male minore”: la legalizzazione del testamento biologico consentirebbe di contrastare le derive eutanasiche poste in atto dalle “sentenze creative” e il “far west” dei registri comunali dei biotestamenti, proliferati in tutta Italia grazie alle iniziative dei Radicali.

In realtà, il disegno di legge italiano sulle Dat presenta gli stessi difetti che sono stati rilevati nei Paesi che hanno già introdotto il biotestamento, e ha tutte le caratteristiche per far ritenere che, anziché fermare le sentenze creative eutanasiche, sarà proprio esso, se verrà approvato, a porre le basi in Italia per la “buona morte” legalizzata.


INDICE:

1 ) “Male minore”, nuovo nome della barbarie?

Male minore e “nuovi diritti” legalizzati

2) Male minore e aborto

3) Male minore e fecondazione extracorporea

4) Male minore e divorzio

5) Male minore e contraccezione artificiale

Male minore e “nuovi diritti” reclamati

6) Male minore e matrimonio gay

7) Male minore e droga libera

8) Male minore, eutanasia e suicidio assistito

9) Male minore, eutanasia passiva e Testamento biologico

10) Conclusione

Bibliografia, Filmografia, Articoli e Studi

 

9) MALE MINORE, EUTANASIA PASSIVA e TESTAMENTO BIOLOGICO

Il Testamento Biologico è un documento nel quale una persona capace manifesta la propria volontà circa i trattamenti medici ai quali desidera oppure no essere sottoposta nel caso in cui, a seguito di una malattia o di un trauma, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o dissenso informato. Secondo i suoi promotori, la sottoscrizione di un testamento biologico dovrebbe servire a proteggersi dall’accanimento terapeutico, in realtà le norme che garantiscono la tutela da accanimento (e abbandono) terapeutico esistono già: nella Costituzione, nel Codice Civile e Penale, nel Codice Deontologico e nella Convenzione di Oviedo. La sospensione delle terapie è, infatti, consentita in tutti quei casi in cui il loro prolungamento si trasformi in un trattamento medico (terapie di rianimazione, somministrazione di farmaci, operazioni chirurgiche…) gravemente sproporzionato e privo di efficacia clinica rispetto alla reale situazione del malato prossimo alla fine, che gli procuri una continuazione precaria e penosa della vita in modo forzato e macchinoso.

02 Eu Soc of America living willOra, se le tutele contro l’accanimento terapeutico esistono già, perché fare una legge che introduca la possibilità di sottoscrivere un documento per proteggersi da tale accanimento? Per rispondere a questa domanda è sufficiente risalire alle origini del biotestamento, cioè a chi l’ha ideato e perché. Il “Living Will” (“Testamento Biologico”) viene progettato nel 1967 dall’“Euthanasia Society of America” con l’obiettivo di dare una spinta alla discussione sull’eutanasia poiché, da quando nel 1938 l’organizzazione era stata fondata, non era ancora riuscita a raggiungere alcun risultato importante in vista della legalizzazione delle pratiche eutanasiche. Successivamente, grazie all’ingresso del linguaggio politically correct, il “living will” muterà la sua denominazione in “advance directives” (“direttive anticipate”), ma nella sostanza sempre della stessa cosa si tratta.

In altre parole, viste le grandi difficoltà incontrate tra la popolazione nel trovare consensi verso l’eutanasia, i paladini americani della morte autodeterminata misero a punto un nuovo piano, impostato sulla necessità di “camminare prima di poter correre”. Il testamento biologico nasce nell’ambito di questa nuova strategia quale strumento per eradicare le resistenze, facendo accettare alle persone, intanto le forme passive di eutanasia e, poi, in seguito l’eutanasia vera e propria. Le forme passive di eutanasia si differenziano da quelle attive per il fatto di lasciare morire il malato, o tramite la rinuncia all’attivazione delle cure, o mediante l’interruzione dei sostegni che lo tengono in vita (acqua, cibo, aria). Emblematica al riguardo è la seguente affermazione fatta dalla filosofa australiana Helga Kuhse, durante la conferenza mondiale delle società eutanasiche del 1984:

“Se riusciamo a far accettare alla gente la rimozione di ogni trattamento e assistenza, specialmente del cibo e dei liquidi, ci si accorgerà di come sia doloroso questo modo di morire e quindi, nel migliore interesse del paziente, accetteranno l’iniezione letale”.

03 Stop nutrizioneIn sostanza, così come la legalizzazione delle droghe leggere a scopo terapeutico è il passaggio per arrivare alla legalizzazione di tutte le droghe, il testamento biologico è diventato lo strumento per spuntare la legalizzazione dell’eutanasia. Con lo slogan di “no all’accanimento terapeutico” e l’invocazione del “diritto di autodeterminare” il proprio fine-vita, si instilla nelle persone la necessità di tutelare anzitempo la fine della propria vita dallo “strapotere” dei medici, mediante la sottoscrizione di un testamento biologico che dovrà, perciò, essere legalizzato dallo Stato. Esso servirà, in realtà, per arrivare alla legalizzazione dell’eutanasia attiva, dopo il passaggio intermedio del riconoscimento delle forme di eutanasia passiva. Come rivela Kuhse, questo obiettivo si deve raggiungere puntando sulla rimozione del cibo e dei liquidi, poiché morire di fame e di sete è estremamente doloroso perciò, per il bene del malato, apparirà di gran lunga preferibile una veloce e “indolore” iniezione letale.

Arrivati a questo punto, però, i paladini della “dolce morte” hanno ancora un ostacolo da superare, il fatto che idratazione e nutrizione non rientrano nel campo degli interventi sproporzionati, dal momento che non sono terapie mediche ma sostegni vitali, e perciò passibili di rimozione solo nel caso in cui il malato non sia in grado di assimilarli o gli arrechino danno. Come fare, allora, per legittimare sempre l’interruzione anche di cibo e liquidi? Niente di più facile, basta cambiare la realtà modificando il significato delle parole: con un agile equilibrismo linguistico i sostegni vitali sono trasformati in mere cure mediche, dopodiché anch’essi potranno essere inseriti nel testamento biologico tra i trattamenti sanitari che si intende rifiutare e sarà, altresì, possibile chiedere la loro sospensione appellandosi al dovere di evitare l’accanimento terapeutico. Osserva al riguardo Giovanni battista Guizzetti, responsabile dell’Unità Operativa Stati vegetativi del Centro Don Orione di Bergamo:

“Il tentativo di equiparare l’alimentazione ed idratazione ad una terapia ha come unico scopo quello di poterla giudicare sproporzionata ed eventualmente inefficace per aprire la strada alla sua sospensione. Vale la pena ricordare una riflessione di Keith Andrews: ‘È curioso che l’unico motivo per cui la sonda dell’alimentazione sia considerata “trattamento” è perché possa essere rimossa. La gran parte del dibattito riguarda la questione che la sonda sia un trattamento inutile. Io dico che la sonda è un trattamento estremamente efficace in quanto realizza il compito che noi ci aspettiamo che compia. Ciò che in realtà si pone è l’inutilità della vita del paziente – di qui il bisogno di trovare una strada per porre la fine a quella vita… Il desiderio della medicina di non sembrare apertamente a favore dell’eutanasia ha prodotto un ragionamento tortuoso per dimostrare che non siamo responsabili di quella morte’”.

Il dottor Marco Maltoni scrive:

“Esiste una posizione, apparentemente più sfumata e ‘subdola’, che considera eutanasica solo una accelerazione della morte dovuta ad un atto attivo, e non eutanasiche le interruzioni di supporto vitale”. Tale posizione si declina nel “tentativo in atto di ‘allargare’ sempre più la definizione di ‘accanimento terapeutico’ (più le azioni sono considerate ‘accanimento’, più sono legittimamente e doverosamente da sospendere), e [nel] ‘restringere’ sempre più la definizione di ‘eutanasia’ solo a quella attiva effettuata su richiesta di un adulto consenziente…

L’attribuire ad atti di supporto vitale il carattere di ‘terapia’ giustifica la doverosità (nel caso siano giudicate ‘sproporzionate’) o comunque la legittimità (nel caso in cui siano considerate ‘proporzionate’) del loro rifiuto, senza che ciò sia chiamato eutanasia. È evidente, invece, che anche le azioni omissive, non solo quelle commissive, possono, in certi casi, configurarsi come eutanasiche, in base all’intenzione, alla procedura, e al risultato che prevedono; per cui, checché venga oggi proposto, non tutte le ‘omissioni’ sono innocenti.

Nella letteratura scientifica (e, in quanto tale, ‘oggettiva’) è in atto, come lo è stato per altri eventi, una revisione ‘terminologica’ che descrive atti violenti con parole sempre più neutre e rassicuranti per l’opinione pubblica: dal ‘Physician Assisted Suicide’ (PAS) (Suicidio Assistito dal Medico) si è passati alla ‘Physician Assisted Death’ (PAD) (Morte Assistita dal Medico). Il principio della ‘china scivolosa’, però, fa prevedere che anche in questa visione, a parole non eutanasica, ma nei fatti criptoeutanasica, del Testamento Biologico, la cruda realtà emergerebbe ben presto. In primo luogo, la morte per fame e sete può rappresentare un’opportunità da non perdere per una società con risorse limitate e con età media troppo elevata: ‘il rifiuto della nutrizione può diventare, nel lungo termine, il solo modo efficace per assicurarsi che un largo numero di pazienti biologicamente resistenti venga effettivamente a morte. Considerato il crescente serbatoio di anziani resi disabili dall’età, cronicamente ammalati, fisicamente emarginati, la disidratazione potrebbe diventare a ragione il non trattamento di elezione’. Secondariamente, la morte per fame e per sete è talmente tremenda, che ben presto, in una visione utilitaristica, viene ritenuto più pietoso un intervento attivo, rapido, e indolore”.

Negli Stati che hanno introdotto il testamento biologico, il terreno è stato preparato dalle cosiddette “sentenze creative”. Negli USA, i principi contenuti nella sentenza del famoso “caso Quinlan” costituiscono la base per la regolamentazione, nel 1976 in California, del primo testamento biologico (“Natural Death Act”). Subito dopo, altri Stati ne seguono le orme: Illinois, Louisiana, Tennessee, Texas, Virginia, ecc. L’introduzione del testamento biologico a livello federale è anch’esso preparato da una “sentenza creativa”, il noto “caso Cruzan”, che nel 1991 porta all’approvazione del “Patient Self-Determination Act”. La legge federale USA stabilisce che una persona in grado di intendere e di volere gode della libertà, protetta costituzionalmente, di non acconsentire a cure mediche non desiderate e di formulare dichiarazioni anticipate di volontà. Rientrano tra le cure passibili di rifiuto anche i sostegni vitali di nutrizione e idratazione. Impone a tutti i centri ospedalieri finanziati da fondi federali di chiedere ai pazienti, al momento del ricovero, se dispongono di “direttive anticipate”, che andranno incluse nella cartella clinica. In caso negativo, dispone che i pazienti siano informati del loro diritto di sottoscrivere tale documento, ricevendone il dovuto orientamento. Il testamento biologico prevede anche la possibilità di nominare un rappresentante, che dovrà prendere le decisioni circa l’assistenza e le cure nel caso in cui la persona si trovi nell’incapacità di esprimere la propria volontà.

Dopo la legge è partito puntuale il “piano inclinato”. In principio l’interruzione dei sostegni vitali era autorizzata solo nei confronti di chi ne aveva fatto esplicita richiesta nella propria direttiva anticipata, ma se la richiesta mancava prevaleva il favor vitae, si presumeva cioè che il paziente avesse interesse a restare in vita. Poi, in assenza di una decisione, si è permessa la ricostruzione della volontà “presunta” del paziente (“caso Cruzan”, in Italia una cosa analoga è avvenuta con il “caso Englaro”). Quindi è arrivato il “miglior interesse del paziente”, cioè: in mancanza di una volontà esplicita, o nell’impossibilità di ricostruire la volontà presunta, la sospensione dei sostegni vitali può essere autorizzata se il rappresentante legale o il giudice lo ritengano opportuno “nel miglior interesse del paziente”. Nell’“interesse del paziente” si possono quindi sospendere i sostegni vitali anche in mancanza di volontà esplicita o presunta, e persino contro il volere dei familiari, come è successo a febbraio 2011, nel Maryland, a Rachel Nyirahabiyambere, sottoposta a interruzione forzata dei sostegni vitali su ordine del magistrato, perché i familiari non potevano pagare le sue cure. Da ultimo è arrivata la proposta della dottoressa Catherine Constable, della New York University, che sulla rivista Bioethics di marzo 2012 ha sostenuto che nutrizione e idratazione “artificiali” dovrebbero essere sospese a tutti i pazienti in stato vegetativo permanente, salvo evidenza della volontà di essere tenuti in vita. In questo modo l’onere della prova viene ribaltato: chi non vuole morire deve averlo lasciato detto con chiarezza.

Man yanking electrical cord

In altre parole, il principio del favor vitae viene rovesciato nel suo contrario: anziché presumere che il paziente voglia vivere, salvo dimostrazione del contrario, si presume che voglia morire, salvo dimostrazione del contrario. Per la Constable, la presunzione a favore del mantenimento della nutrizione e idratazione non sarebbe nell’interesse del paziente e causerebbe inutili costi per la società.

In conclusione, l’introduzione del testamento biologico in America non ha affatto fermato gli abusi: se lo sottoscrivi stai pur certo che, alla prima occasione, rispetteranno la tue volontà e ti lasceranno morire; se non lo sottoscrivi, nel tuo “migliore interesse”, ti lasceranno morire lo stesso.

L’“Illinois Right to Life Committee” (“Comitato per il Diritto alla Vita dell’Illinois”), ha osservato che il testamento biologico può elidere le disposizioni dei pazienti e dei propri cari sulla propria salute e fine-vita. Bill Beckman, direttore esecutivo del Comitato, scrive:

“Sapevamo che la spinta verso il testamento biologico dopo il caso Terri Schiavo sarebbe stata pericolosa per le persone che avrebbero abboccato. Recentemente alcuni casi che stanno venendo alla luce confermano i nostri timori circa i pericoli di tali documenti. Un testamento biologico non ha nulla a che fare con la vita, ma ha tutto a che fare con la morte…

Un caso avvenuto in Florida può dimostrare il serio rischio che il testamento biologico e la teoria delle cure inutili hanno sui pazienti. Alla fine del 2004, Hanford Pinette è stato ricoverato con urgenza in un ospedale di Orlando, in Florida, a causa di un’insufficienza cardiaca congestizia. Ed è stato posto sotto ventilazione meccanica e dialisi. I medici hanno comunicato alla moglie Alice che la sua condizione era ‘senza prospettive di miglioramento’. Quindi le hanno detto che avevano intenzione di ‘attenersi al suo testamento biologico’ con la rimozione dei dispositivi di ventilazione e dialisi. La signora Pinette si è opposta perché il marito era vigile e lucido, non vi era alcuna prognosi che stabilisse che la sua morte fosse imminente, parlava (sporadicamente, ma era in grado di farlo) e rispondeva ai comandi e al contatto fisico. Stava lottando per vivere. Secondo la signora Pinette, Hanford Pinette non aveva chiaramente intenzione di morire. L’ospedale si è allora rivolto al tribunale per ottenere l’autorizzazione a rimuovere i dispositivi di ventilazione e dialisi, scavalcando le obiezioni del delegato (sua moglie Alice) incaricato dall’uomo ad ‘attuare il suo testamento biologico’. Vinsero, e quei trattamenti medici indispensabili gli furono tolti. Dopo due ore di lotta per l’aria, Hanford Pinette – un uomo non malato terminale, cosciente e vigile – si è arreso ed è stato dichiarato morto. L’applicazione a favore della morte del suo testamento biologico, da parte dell’ospedale, ha prevaricato persino la disposizione chiaramente indicata secondo cui sarebbe stata la moglie a prendere le decisioni mediche nei suoi riguardi”.

L’“Illinois Right to Life Committee” esorta quindi le persone a non sottoscrivere alcun testamento biologico e, per una maggior sicurezza, visti i rischi che si corrono anche in sua mancanza, a proteggersi con la sottoscrizione del “Patient Self-Protection Document” (“Documento di Autodifesa del paziente”) che hanno predisposto:

“Se non hai firmato un Testamento Biologico, non farlo! Se hai già un testamento biologico, strappa tutte le copie in tuo possesso e quelle dei componenti della tua famiglia. Quindi contatta tutte le agenzie mediche che potrebbero averne fatto una copia e avvisali che il documento non è più valido. Poi firma solo una versione a favore della vita [come] il Patient Self-Protection Document”.

E quando un paziente verrà ricoverato in una qualsiasi struttura sanitaria finanziata da fondi federali e gli verrà chiesto se ha firmato una direttiva anticipata, non dovrà far altro che presentare il Patient Self-Protection Document che “è chiaro ed efficace per rispondere a questa esigenza”. Nella sezione del documento “Istruzioni per le mie cure mediche”, si legge:

“Poiché la vita umana è intrinsecamente buona e non meramente strumentale ad altri beni, nulla deve essere fatto che possa causare direttamente la mia morte, e niente deve essere omesso se questa omissione dovesse essere la causa diretta e primaria della mia morte. L’eutanasia, sia per omissione che per commissione, non è permessa. Istruisco il mio rappresentante e il mio medico ad assistermi nella conclusione dei giorni della mia vita fino alla morte naturale… Desidero che mi siano forniti cibo e liquidi per via orale, venosa, tramite sondino, o altri mezzi nella misura pienamente necessaria per preservare la mia vita e prevenire la morte per disidratazione e/o fame, a meno che la morte non sia davvero imminente a seguito di una malattia mortale di base, o a meno che io non sia in grado di assimilare cibo e liquidi. Nel caso in cui io sia stato diagnosticato come malato terminale, il sollievo dal dolore e l’assistenza di base, inclusi in particolar modo cibo e liquidi come già osservato, dovrebbero essere forniti, così come l’assistenza sanitaria ordinaria e le cure mediche adeguate alla mia condizione. Anche se può essere necessario l’alleviamento del dolore, esso non dovrebbe mai essere diretto a causare la morte tramite soppressione della respirazione o sedazione terminale. Queste istruzioni sono vincolanti, non solo per il rappresentante nominato, ma per tutto il personale sanitario o istituto che prenda una decisione circa le mie cure e/o trattamenti”.

06 living will mortePare, insomma, che in America la proposta “rovesciata” della dottoressa Constable sia già una realtà: dopo l’introduzione del testamento biologico, il cittadino americano che non vuole correre il rischio – secondo il suo “migliore interesse” – di essere lasciato morire anzitempo, si trova costretto a compilare un contro-biotestamento. Alla fine il living will ha manifestato la sua vera natura di strumento di morte, come i suoi ideatori (Euthanasia Society of America) avevano concepito.

Se dagli USA ci spostiamo in Europa, nei Paesi che hanno introdotto il testamento biologico, vediamo che i pazienti non se la passano meglio. Invece di autodeterminare il fine-vita, anche nel Vecchio Continente il biotestamento espone ad abusi e al rischio di una condanna a morte anticipata.

In Francia, al pari dell’America, è il clamore suscitato da diversi casi giudiziari controversi, ad aprire la discussione sulla necessità di regolamentare il testamento biologico e l’“eutanasia passiva”. Nel 2003 il presidente Jacques Chirac istituisce una commissione ad hoc per discutere la questione, che due anni dopo (22 aprile 2005) porterà all’introduzione della “legge Leonetti” sui “diritti del malato e alla fine della vita”. Tra i vari aspetti che la legge Leonetti disciplina vi è l’istituto del testamento biologico. Benché la legge vieti fermamente il “far morire”, cioè il procurare attivamente la morte (eutanasia attiva), introduce tuttavia il concetto ambiguo di “lasciar morire”, con la motivazione di proteggere il paziente dall’accanimento terapeutico.

È riuscito il legislatore francese a mettere ordine nelle questioni del fine-vita e a tutelare i pazienti dagli abusi? Sulla base delle osservazioni rese nel 2008 a Le Monde dalla dottoressa Véronique Fournier – direttrice del Centro d’etica clinica dell’ospedale Cochin di Parigi -, sembra proprio di no. Il centro di Cochin è una struttura unica in Francia, che illumina operatori sanitari e pazienti in caso di dilemma medico. Da quando la legge Leonetti è entrata in vigore, il centro si è confrontato con almeno sei situazioni estreme in cui si è discussa l’ipotesi di arrestare alimentazione e idratazione in risposta a una richiesta di morte anticipata. Osserva Fournier:

“Se la legge ha esplicitamente negato le pratiche eutanasichetali pratiche possono comunque aver luogo sotto la sua copertura”: l’arresto di alimentazione e idratazione può, infatti, essere deciso con l’intenzione di “far morire” piuttosto che “lasciar morire”. Pertanto, “se applicata in modo improprio, questa pratica [“lasciar morire”] è potenzialmente fonte di derive etiche”.

Con il divieto di accanimento terapeutico – scrive Le Monde -, la legge Leonetti ha messo i medici al riparo da azioni penali quando decidono di interrompere i trattamenti, anche se questo significa la morte dei loro pazienti. Nella quasi totalità dei casi la decisione è stata facilitata quando le famiglie e gli operatori sanitari erano d’accordo sul fatto di fermare ogni escalation medica. Si tratta di persone che non sono in fin di vita, ma che dipendono, quale unico trattamento, dall’alimentazione artificiale tramite sonda, come nel caso del giovane Hervé Pierra, che versava in uno stato di coma neurovegetativo. Ha impiegato sei giorni a morire dopo la sospensione dell’alimentazione, in condizioni estremamente difficili. I pazienti, infatti, non reagiscono tutti allo stesso modo all’arresto della sonda e ai sedativi: al quinto e sesto giorno della sua agonia, Pierra era scosso da convulsioni così violente da farlo sobbalzare dal letto.

I responsabili del centro d’etica di Cochin – continua Le Monde – hanno constatato che molte équipes mediche si rifiutano di applicare questa forma di “lasciar morire”. Inoltre, quando gli operatori sanitari accettano di interrompere i sostegni vitali, le cattive pratiche non sono rare, a causa della mancanza di conoscenze. “Alcuni si lanciano senza preoccuparsi minimamente di sapere come fare perché ciò avvenga nel modo più dignitoso e umano possibile”, afferma Fournier. Le équipes mediche sono spesso disarmate, devono adattarsi a reazioni, a volte impressionanti, che non avevano immaginato.

 

  continua.............

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:52. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com