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Magistero integrale di Benedetto XVI 2 febbraio Presentazione di Gesù al Tempio

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2017 12:18
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FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
XIII GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Lunedì, 2 febbraio 2009

 

Signor Cardinale, 
venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, 
cari fratelli e sorelle!

Con grande gioia vi incontro al termine del Santo Sacrificio della Messa, in questa Festa liturgica che, da tredici anni ormai, riunisce religiosi e religiose per la Giornata della Vita Consacrata. Saluto cordialmente il Cardinale Franc Rodé, con speciale riconoscenza a lui ed ai suoi collaboratori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per il servizio che rendono alla Santa Sede e a quello che chiamerei il "cosmo" della vita consacrata. Con affetto saluto i Superiori e le Superiore generali qui presenti e tutti voi, fratelli e sorelle, che sul modello della Vergine Maria portate nella Chiesa e nel mondo la luce di Cristo con la vostra testimonianza di persone consacrate. Faccio mie, in questo Anno Paolino, le parole dell'Apostolo: "Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente" (Fil 1, 3-5). In questo saluto, indirizzato alla comunità cristiana di Filippi, Paolo esprime il ricordo affettuoso che egli conserva di quanti vivono personalmente il Vangelo e si impegnano a trasmetterlo, unendo alla cura della vita interiore la fatica della missione apostolica.

Nella tradizione della Chiesa, san Paolo è stato sempre riconosciuto padre e maestro di quanti, chiamati dal Signore, hanno fatto la scelta di un'incondizionata dedizione a Lui e al suo Vangelo. Diversi Istituti religiosi prendono da san Paolo il nome e da lui attingono un'ispirazione carismatica specifica. Si può dire che per tutti i consacrati e le consacrate egli ripete un invito schietto e affettuoso: "Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo" (1 Cor 11, 1). Che cos'è infatti la vita consacrata se non un'imitazione radicale di Gesù, una totale "sequela" di Lui? (cfr. Mt 19, 27-28). Ebbene, in tutto ciò Paolo rappresenta una mediazione pedagogica sicura: imitarlo nel seguire Gesù, carissimi, è via privilegiata per corrispondere fino in fondo alla vostra vocazione di speciale consacrazione nella Chiesa.

Anzi, dalla sua stessa voce possiamo conoscere uno stile di vita che esprime la sostanza della vita consacrata ispirata ai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Nella vita di povertà egli vede la garanzia di un annuncio del Vangelo realizzato in totale gratuità (cfr. 1 Cor 9, 1-23), mentre esprime, allo stesso tempo, la concreta solidarietà verso i fratelli nel bisogno. Al riguardo tutti conosciamo la decisione di Paolo di mantenersi con il lavoro delle sue mani e il suo impegno per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (cfr. 1 Ts 2, 9; 2 Cor 8-9). Paolo è anche un apostolo che, accogliendo la chiamata di Dio alla castità, ha donato il cuore al Signore in maniera indivisa, per poter servire con ancor più grande libertà e dedizione i suoi fratelli (cfr. 1 Cor 7, 7; 2 Cor 11, 1-2); inoltre, in un mondo nel quale i valori della castità cristiana avevano scarsa cittadinanza (cfr. 1 Cor 6, 12-20), egli offre un sicuro riferimento di condotta. Quanto poi all'obbedienza, basti notare che il compimento della volontà di Dio e l'"assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le chiese" (2 Cor 11, 28) ne hanno animato, plasmato e consumato l'esistenza, resa sacrificio gradito a Dio. Tutto questo lo porta a proclamare, come scrive ai Filippesi: "Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Fil 1, 21).

Altro aspetto fondamentale della vita consacrata di Paolo è la missione.

Egli è tutto di Gesù per essere, come Gesù, di tutti; anzi, per essere Gesù per tutti: "Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1 Cor 9, 22). A lui, così strettamente unito alla persona di Cristo, riconosciamo una profonda capacità di coniugare vita spirituale e azione missionaria; in lui le due dimensioni si richiamano reciprocamente. E così, possiamo dire che egli appartiene a quella schiera di "mistici costruttori", la cui esistenza è insieme contemplativa ed attiva, aperta su Dio e sui fratelli per svolgere un efficace servizio al Vangelo. In questa tensione mistico-apostolica, mi piace rimarcare il coraggio dell'Apostolo di fronte al sacrificio nell'affrontare prove terribili, fino al martirio (cfr. 2 Cor 11, 16-33), la fiducia incrollabile basata sulle parole del suo Signore: "Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2 Cor 12, 9-10). La sua esperienza spirituale ci appare così come la traduzione vissuta del mistero pasquale, che egli ha intensamente investigato ed annunciato come forma di vita del cristiano. Paolo vive percon e in Cristo. "Sono stato crocifisso con Cristo - egli scrive -, e non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2, 20); e ancora: "per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Fil 1, 21).

Questo spiega perché egli non si stanchi di esortare a fare in modo che la parola di Cristo abiti in noi nella sua ricchezza (cfr. Col 3, 16). Questo fa pensare all'invito a voi indirizzato dalla recente Istruzione su Il servizio dell'autorità e l'obbedienza, a cercare "ogni mattina il contatto vivo e costante con la Parola che in quel giorno è proclamata, meditandola e custodendola nel cuore come tesoro, facendone la radice d'ogni azione e il criterio primo d'ogni scelta" (n. 7). Auspico, pertanto, che l'Anno Paolino alimenti ancor più in voi il proposito di accogliere la testimonianza di san Paolo, meditando ogni giorno la Parola di Dio con la pratica fedele della lectio divina, pregando "con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine" (Col 3, 16). Egli vi aiuti inoltre a realizzare il vostro servizio apostolico nella e con la Chiesa con uno spirito di comunione senza riserve, facendo dono agli altri dei propri carismi (cfr. 1 Cor 14, 12), e testimoniando in primo luogo il carisma più grande che è la carità (cfr. 1 Cor 13).

Cari fratelli e sorelle, l'odierna liturgia ci esorta a guardare alla Vergine Maria, la "Consacrata" per eccellenza. Paolo parla di Lei con una formula concisa ma efficace, che ne descrive la grandezza e il compito: è la "donna" da cui, nella pienezza dei tempi, è nato il Figlio di Dio (cfr. Gal 4, 4). Maria è la madre che oggi al Tempio presenta il Figlio al Padre, dando seguito anche in questo atto al "sì" pronunciato al momento dell'Annunciazione. Sia ancora essa la madre che accompagna e sostiene noi, figli di Dio e figli suoi, nel compimento di un servizio generoso a Dio e ai fratelli. A tal fine, invoco la sua celeste intercessione, mentre di cuore imparto la Benedizione Apostolica a tutti voi e alle vostre rispettive Famiglie religiose. Amen.

 

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 3 febbraio 2008

 

Cari fratelli e sorelle!

Quest'oggi, vorrei affidare alla vostra preghiera varie intenzioni. In primo luogo, ricordando che ieri, festa liturgica della Presentazione del Signore, abbiamo celebrato la Giornata della Vita Consacrata, vi invito a pregare per coloro che Cristo chiama a seguirlo più da vicino con una speciale consacrazione. A questi nostri fratelli e sorelle, che si dedicano al totale servizio di Dio e della Chiesa con i voti di povertà, castità e obbedienza, va la nostra gratitudine. La Vergine Santa ottenga molte e sante vocazioni alla vita consacrata, che costituisce una ricchezza inestimabile per la Chiesa e per il mondo.

Un'altra intenzione di preghiera ce l'offre la Giornata per la vita, che si celebra oggi in Italia, e che ha come tema Servire la vita. Saluto e ringrazio quanti sono convenuti qui, in Piazza San Pietro, per testimoniare il loro impegno a difesa e promozione della vita e per ribadire che "la civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita" (Messaggio della CEI per la XXX Giornata nazionale per la vita). Ognuno, secondo le proprie possibilità, professionalità e competenze, si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto. È infatti impegno di tutti accogliere la vita umana come dono da rispettare, tutelare e promuovere, ancor più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale. Mi unisco ai Vescovi italiani nell'incoraggiare quanti, con fatica ma con gioia, senza clamori e con grande dedizione, assistono familiari anziani o disabili, e a coloro che consacrano regolarmente parte del proprio tempo per aiutare quelle persone di ogni età la cui vita è provata da tante e diverse forme di povertà.

Preghiamo anche perché la Quaresima, che avrà inizio mercoledì prossimo con il Rito delle Ceneri - che io celebrerò come ogni anno nella Basilica di Santa Sabina all'Aventino - sia un tempo di autentica conversione per tutti i cristiani, chiamati ad una sempre più autentica e coraggiosa testimonianza della propria fede. Affidiamo queste intenzioni di preghiera alla Madonna. Da ieri fino all'intero giorno dell'11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes e 150° anniversario delle Apparizioni, è possibile ricevere l'indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle solite condizioni - Confessione, Comunione e preghiera secondo le intenzioni del Papa - e sostando in orazione dinanzi ad un'immagine benedetta della Madonna di Lourdes esposta alla pubblica venerazione. Per gli anziani e gli ammalati ciò è possibile mediante il desiderio del cuore. Maria, Madre e Stella della Speranza, illumini i nostri passi e ci renda sempre più fedeli discepoli di Gesù Cristo.

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 1° febbraio 2009

 

Cari fratelli e sorelle!

Quest’anno, nelle celebrazioni domenicali, la liturgia propone alla nostra meditazione il Vangelo di san Marco, del quale una singolare caratteristica è il cosiddetto "segreto messianico", il fatto cioè che Gesù non vuole che per il momento si sappia, al di fuori del gruppo ristretto dei discepoli, che Lui è il Cristo, il Figlio di Dio. Ecco allora che a più riprese ammonisce sia gli apostoli, sia i malati che guarisce di non rivelare a nessuno la sua identità. Ad esempio, il brano evangelico di questa domenica (Mc 1,21-28) narra di un uomo posseduto dal demonio, che all’improvviso si mette a gridare: "Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!". E Gesù gli intima: "Taci! Esci da lui!". E subito, nota l’evangelista, lo spirito maligno, con grida strazianti, uscì da quell’uomo. Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo "segreto" perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. Sa infatti che per liberare l’umanità dal dominio del peccato, Egli dovrà essere sacrificato sulla croce come vero Agnello pasquale. Il diavolo, da parte sua, cerca di distoglierlo per dirottarlo invece verso la logica umana di un Messia potente e pieno di successo. La croce di Cristo sarà la rovina del demonio, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (cfr Lc 24,26), essendo la sofferenza parte integrante della sua missione.

Gesù soffre e muore in croce per amore. In questo modo, a ben vedere, ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. E proprio "la forza della vita nella sofferenza" è il tema che i Vescovi italiani hanno scelto per il consueto Messaggio in occasione dell’odierna Giornata per la Vita. Mi unisco di cuore alle loro parole, nelle quali si avverte l’amore dei Pastori per la gente, e il coraggio di annunciare la verità, il coraggio di dire con chiarezza, ad esempio, che l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo. La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto "dolce", ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio.

La Vergine Maria ha custodito nel suo cuore di madre il segreto del suo Figlio, ne ha condiviso l’ora dolorosa della passione e della crocifissione, sorretta dalla speranza della risurrezione. A Lei affidiamo le persone che sono nella sofferenza e chi si impegna ogni giorno al loro sostegno, servendo la vita in ogni sua fase: genitori, operatori sanitari, sacerdoti, religiosi, ricercatori, volontari, e molti altri. Per tutti preghiamo.


Dopo l'Angelus:

Domani celebreremo la festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio. Quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe lo portarono a Gerusalemme, seguendo le prescrizioni della Legge di Mosè. Ogni primo nato, infatti, secondo le Scritture, apparteneva al Signore, e andava quindi riscattato con un sacrificio. In questo avvenimento si manifesta la consacrazione di Gesù a Dio Padre e, legata ad essa, quella di Maria Vergine. Perciò il mio amato predecessore Giovanni Paolo II ha voluto che questa ricorrenza, in cui molte persone consacrate emettono o rinnovano i loro voti, diventasse Giornata della Vita consacrata. Domani pomeriggio, pertanto, al termine della Santa Messa presieduta dal Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica, incontrerò nella Basilica di San Pietro i consacrati e le consacrate presenti a Roma. Invito tutti a ringraziare il Signore per il prezioso dono di questi fratelli e sorelle, e a domandare a Lui, per intercessione della Madonna, tante nuove vocazioni, nella varietà dei carismi di cui è ricca la Chiesa.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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