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Ultimo Aggiornamento: 22/01/2018 16:12
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20/01/2018 09:28
 
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"Chiese proibite per usi profani". Firmato: un vescovo

A Valencia il cardinale Arcivescovo scrive un atto rivolto a fedeli e sacerdoti nel quale proibisce l'utilizzo delle chiese per scopi profani. E raccomanda la comunione in ginocchio e in bocca. "La secolarizzazione interna alla Chiesa è la più grave di tutte".


“Il mio tempio è una casa di orazione”: partendo dalla frase del Vangelo il cardinale arcivescovo di Valencia, Antonio Llovera Canizares, ha scritto qualche giorno fa una lettera ai sacerdoti della sua diocesi per indicare come si possa – e soprattutto come non si possa – usare una chiesa. È un argomento particolarmente attuale e interessante, soprattutto da noi, dove l’abitudine – la moda? – di usare le chiese per allestire pranzi e cene, e altri usi ancora, sta dilagando come la Nuova BQ sta mostrando da settimane con la campagna #salviamolechiese. Un fenomeno di imitazione cominciato con la mensa in San Petronio durante la visita del Pontefice, e che si è diffuso qua e là anche altrove; nonostante in moltissimi casi non siano certo i locali a disposizione che mancano alle chiese e alle diocesi…E il card. Canizares raccomanda anche di ricevere l’eucarestia in ginocchio e in bocca, anche se è permesso ricevere l’ostia nella mano.

“Cari fratelli sacerdoti, cari tutti: vi scrivo questa lettera con tutto l’affetto a la preoccupazione e il massimo interesse affinché i templi – cattedrale, basiliche, chiese parrocchiali, cappelle, eremitaggi con culto abituale –siano case di orazione e non si trasformino, o non le convertiamo in luoghi profani”.

Il porporato inizia raccomandando il silenzio, dovuto ai luoghi sacri, e ricorda come sin da bambino gli sia stato insegnato dai genitori a mantenere il silenzio in chiesa. Un silenzio che, osserva, “si vede alterato con troppa frequenza e indebitamente nel rito della pace, così come alla fine della celebrazione, o all’ingresso nel tempio”.

Dopo aver ricordato che per entrare in chiesa è necessario un abbigliamento adeguato, e che è opportuno ricordarlo con cartelli all’ingresso delle chiese, parla poi delle fotografie. “Senza impedire il ricordo, che capisco sia gradito di conservare in fotografia. Si possono fare fotografie, è normale che si desideri. Però non possiamo convertire il tempio in un salone di fotografie né in un momento di divertimento e frivolezza”.

Continua poi in questo piccolo saggio di etichetta sacra: “Mi permetto di richiamare la vostra attenzione a come ci comportiamo quando passiamo davanti al tabernacolo; a volte si passa davanti al tabernacolo senza fare nessun gesto di riverenza né genuflessione, come si deve. I bambini passano davanti al tabernacolo in cui sta Gesù presente, consacrato. Bisogna educarli, e bisogna educare i grandi”.

I punti centrali della lettera però riguardano la comunione, e l’uso improprio dei luoghi di culto. Fa riferimento a una lettera pastorale di qualche anno fa: “In questa stessa lettera ricordavo come darsi la pace e comunicarsi. Vi confesso che ci sono volte che sto male vedendo come si avvicinano alcuni, senza nessun raccoglimento e devozione, senza nessun gesto di adorazione, come si prende un biscotto o qualche cosa di simile. Insisto in quello che dicevo nella lettera citata sull’Eucarestia: ci si può comunicare direttamente in bocca, o con la mano per poi portarsi il corpo di Cristo alla bocca. Però devo aggiungere che la forma più consona con il mistero del Corpo di Cristo che si riceve è comunicarsi in ginocchio, e in bocca. Non sono retrogrado in questo, ma segnalo solo ciò che si accorda alla comunione”.

E l’ultima parte è centrata sull’uso corretto delle chiese, e sulla lotta alla secolarizzazione interna nella Chiesa: “Infine, i templi devono essere rispettati per quello che sono: Tutti abbiamo visto male che in Catalogna si siano utilizzati i templi, per esempio, per metterci le urne del recente voto. E vediamo con quanta tranquillità, senza scomporsi, con un certo gusto anzi, non so se per snobismo o per quale ragione – si usano i templi con la migliore buona intenzione ma senza testa, per altri usi, per i quali si potrebbero usare altri locali; chiaro salvo casi di emergenza o necessità? Rispetto a ciò devo dire per fedeltà e rispetto a quello che è il tempio che proibisco severamente altri usi profani che, salvo casi di emergenza o di necessità maggiore o inevitabile che lo richiedano, e questo con autorizzazione almeno del vicario di zone. Non contribuiamo alla secolarizzazione, la secolarizzazione interna alla Chiesa è la più grave di tutte”.

La lettera si chiude con una richiesta paterna: “Non prendete in mala parte ciò che dico; è per il vostro bene e il bene delle nuove generazioni e della Chiesa…. Non dimentichiamo mai le parole di Gesù stesso, mosso con tutto il suo zelo di Figlio per la gloria del Padre, in tutta la loro gravità e profondità: ‘La mia casa è casa di orazione’. Contribuiremo, se lo facciamo, seguendo le indicazioni che offro ad andare superando la secolarizzazione così grande che subiamo e che è necessario superare. In questo modo contribuiremo al culto in “spirito e verità” come ci dice Gesù, e a compiere quello che ordina il primo comandamento, di amare Dio sopra ogni cosa”. A Valencia c’è un vescovo. 

 
[Modificato da Caterina63 20/01/2018 09:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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